Capitolo 29. Mettere l'orgoglio da parte.

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L'amore che sento invade gli spazi e prende forma su carta attraverso parole, come si faceva un tempo: voglio scrivergli una lettera.

Roma,
13 Giugno 2019.

Caro Francesco,
mi sorprende riuscire ad immaginare il coraggio che hai avuto nell'amarmi incondizionatamente e nel non soffermarti alla facciata del balcone, della casa che sono.
Sappi che la tua pelle trasuda l'amore che tieni stretto tra le mani, lo sento quando mi sfiorano il viso le volte in cui il mio sorriso si sta per spegnere.
Percepisco nei tuoi occhi la luce che mi accende e che arriva dritta allo stomaco mentre qualcuno mi prende a pugni l'anima. 
Quando ti chiedo se mi ami, lo faccio perché mi piace sentirtelo dire e non per mettere in dubbio quello che provi.
Mi piace sentirti pronunciare quelle parole mentre pendo dalle tue labbra.
E tu non t'arrabbiare se te lo chiederò una volta in più del normale.
Mi sono innamorata di te e questo, l'avevo già capito anni fa, mentre ti guardavo venire verso me tutte le mattine a scuola.
Non avrei immaginato il mio, si fosse trasformato presto in un amore corrisposto.
Mi hai inseguita nonostante non avessi nessun pretesto per farlo, hai aspettato i miei no, i miei malumori, i casini.
Hai fatto anche tua la mia battaglia e mi sei stato vicino come se mi fosse dovuto.
Hai conosciuto le mie tenebre e hai acceso la luce per aiutarmi a cercare un'uscita.
Non hai avuto paura d'amarmi mentre soffrivo.
Tutte le volte che andavi via, il filo rosso che ci univa, continuava a scorrere lesto per percorrere ogni chilometro che ci separava e tenerci uniti per non farci perdere.
Abbiamo sofferto la solitudine, ci siamo sentiti pezzi smarriti di un puzzle.
E nel frattempo sei sempre stato per me un mistero.
Non riuscivo a decifrarti, perché infondo, non volevi concedermelo.
Avevi così tanta paura di affezionarti per poi soffrire che hai finito comunque per innamorarti.
Non avrei immaginato saresti diventato il mio migliore amico, il mio futuro.

La mia lettera si interrompe.
Sento suonare e corro alla porta a vedere chi è.

"Che cosa ci fai qui? Non dovevi studiare?"
"Vestiti che ti porto al mare."

Che fine fa la malinconia quando scompare? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora