Capitolo 34. Lettera a me stessa.

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Ho sempre cercato di nascondere i fulmini dentro i miei occhi, un po' proprio come si nascondono gli scheletri dentro l'armadio e mai errore più grande ho commesso.

Mi nascosi in un angolo remoto di me, nella speranza che la tempesta passasse. Più mi nascondevo e più dentro 
me intravedevo il diluvio.
Non c'era ombrello che bastasse a coprirmi, se non l'amore.
L'amore per me, per gli altri, la mia autostima e il mio coraggio.
A volte me ne dimentico, mi dimentico di dover essere forte e una nube nera mi trascina fuori.
Fuori da me, dalla realtà.
È come se ciò che ti circonda improvvisamente perdesse senso.
E devi ritrovarne uno, di senso.
Ho sempre dato così tanto peso a tutto  che ho fatto si che la mia bilancia si rompesse.
E a volte non riesco più a pesare le mie emozioni, fatico a riconoscerle.
Perché non ho mai avuto mezzi termini, parole, strade e sogni.
O il bianco o il nero.
O il sole o la tempesta.
Mentre adesso, lotto per trovare un equilibrio.
E ci sono io su un filo, che cammino fuori da ogni conforto per affermarmi nel mondo e uscire da quell'angolo buio, che per tanti anni mi è sembrato casa.

Ps: grazie.

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