13 - Discesa agli Inferi

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"Và, Persefone, a raggiungere tua madre, dea dalla veste oscura, và con cuore sereno e non essere più così eccessivamente triste

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"Và, Persefone, a raggiungere tua madre, dea dalla veste oscura, và con cuore sereno e non essere più così eccessivamente triste. Non sarò per te un marito degno tra gli immortali. Tu regnerai, anche se sei qui, su tutti gli esseri viventi e avrai il massimo onore tra gli dei. Chi ti offenderà e non presenterà un sacrificio espiatorio, sconterà pene eterne".



— I summoned you, please come to me
Don't bury thoughts that you really want
I fill you up, d r i n k from my cup
Within me lies what you really want




Quando ho detto a Hades che sarei stata alla larga da lui e i suoi fratelli strambi, non mi aspettavo di doverlo fare davvero.

Insomma, credevo fosse solo un'accesa discussione avvenuta a seguito di emozioni forti. Le emozioni forti passano, si affievoliscono. Nel mio caso, già un'ora dopo ero più calma e tranquilla.

A quanto pare, però, per lui non è stato così.

È difficile ignorare una persona che non vuoi ignorare. Ed è ancora più difficile ricevere lo stesso trattamento. È estremamente difficile ignorare il fatto che qualcuno stia ignorando il tuo ignorarlo.

Jack mi passa dietro, silenziosa, e mi lancia un'occhiata. «Scelta audace.»
Faccio una smorfia e sistemo meglio il vestito. «Non ne sono molto sicura.»

Nelle ultime tre settimane non è successo nulla. Il vuoto più totale. Vorrei poter dire di non aver provato a ristabilire un contatto con Hades o uno dei Lively che mi odiano di meno, ma non posso mentire a me stessa. A mio fratello e gli amici, sì. Dentro la mia testa posso ammetterlo.

Sono andata due volte a teatro, per quello stupido club di improvvisazione di cui è a capo. La prima volta non mi ha nemmeno guardata in faccia. Non mi ha interpellata. Non mi ha chiesto nulla. Era come se fossi invisibile. La seconda, quando ho provato a parlare perché volevo partecipare anche io alla recita di un pezzo teatrale, mi ha zittita con un'alzata di mano e ha chiamato al centro del palcoscenico altre due persone. Così ho deciso di rinunciare e non mi sono più presentata.

A mensa non è mai andata meglio. Ogni volta che entravo e i miei occhi si posavano sul tavolo dei Lively, Hades ricambiava il mio sguardo. Poi si alzava, facendo strisciare la sedia, e se ne andava.

L'unica volta in cui ho avuto un accenno di scambio comunicativo è stato il giorno dopo la grande discussione nei giardini. Mi sono ritrovata tutti i Lively dietro, in fila al bancone della caffetteria. Hades mi ha guardata per una frazione di secondo sufficiente a farmi capire che avrebbe preferito spararsi in fronte piuttosto che parlare con me.

Così mi sono rivolta ad Apollo, che ha esitato, quasi come se volesse salutarmi, almeno. Hades gli ha dato una gomitata che era tutto tranne che discreta e lui ha indietreggiato; non esistevo più. Hermes è stato l'unico a sorridermi, ma è durato quel giorno e basta. Anche lui ha cominciato a far finta di non vedermi.

Game Of Gods. Discesa agli Inferi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora