36 - (H) Nella mia testa

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"I greci avevano quattro parole per esprimere il concetto dell'amore

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"I greci avevano quattro parole per esprimere il concetto dell'amore.
Tra queste, EROS rappresentava il tipo di amore che arreca le sofferenze maggiori. Molto più che affetto e molto meno che spirituale. L'eros e l'erotismo possono condurre alla gloria e alla disgrazia, alla più alta forma di felicità e alla più tragica disperazione."





— A drop in the ocean
A change in the weather
I was  p r a y i n g that
you and me might end up together
It's like wishing for rain
as I stand in the desert




🍎
H A D E S'
P O V




Ho sempre odiato la filosofia e i filosofi in generale. D'altronde, che cazzo me ne frega di quello che pensano loro della vita e di come vedono il mondo? Li ho detestati tutti, dal primo all'ultimo.

Su una cosa, però, Arthur Schopenhauer aveva quasi ragione: egli sosteneva che la vita umana fosse come un pendolo che oscilla tra dolore e noia, passando per fugaci intervalli illusori di piacere e gioia.

Be', io apporterei una piccola modifica. La vita umana è come un pendolo che oscilla tra una rottura di coglioni e l'altra. Almeno, la mia è così.

Sospiro piano e compio il grosso errore di abbassare le palpebre per qualche secondo in più. Come succede sempre, da tempo ormai, un viso familiare prende colore e forma nella mia testa. Due occhi di colore diverso, contornati da ciglia castane e un paio di labbra color pesca. Ciocche ramate di capelli le svolazzano attorno; quei filamenti rossastri che sembrano i raggi del sole.

Nella mia testa, lei c'è sempre. Quando nella realtà lei non è con me, mi basta chiudere gli occhi.
Nella mia testa, Haven è ancora mia. Nella mia testa, Haven mi sorride, mi accarezza la cicatrice e mi dice che mi ama. Nella mia testa non sono un codardo e glielo dico anche io.

Ma quando riapro gli occhi, c'è un altro viso che mi fissa. D'istinto, grugnisco, infastidito. Mi porto il bicchiere di whiskey alla bocca e ne bevo un sorso generoso. «Cosa vuoi, Minthe?»

Si poggia al bancone, mentre mi fa una radiografia completa. Non prova nemmeno a nascondere il modo in cui è attratta da me. Indossa i soliti vestiti da lavoro: un top verde fluorescente e degli shorts in jeans decisamente troppo corti. I capelli sono lunghi, rispetto all'ultima volta in cui li ho visti, e le scendono spettinati sul busto. Lasciano comunque un'ottima visuale del suo seno, stretto nel minuscolo pezzo di stoffa.

«Sembri triste,» dice. «Qualcosa non va?»

È impossibile che sappia di me e Haven, ma si sarà fatta due domande sul motivo per cui me ne sto al mio stesso locale a bere da solo, come un povero sfigato. «Sì, tante cose non vanno. Una di queste sei tu che mi parli. Vattene.»

Game Of Gods. Discesa agli Inferi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora