18 - (H) La punizione dei Titani

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"Crono, che aveva raggiunto il potere spodestando il padre, viveva nel terrore di essere spodestato a sua volta da qualcuno dei suo figli

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"Crono, che aveva raggiunto il potere spodestando il padre, viveva nel terrore di essere spodestato a sua volta da qualcuno dei suo figli. E prese allora una decisione singolare: non avrebbe permesso alla sua discendenza di divenire adulta, avrebbe divorato le sue creature via via che nascevano. Trattandosi di bambini divini, quindi immortali, gli rimaneva una sola opzione: divorarli e farli prigionieri dentro di lui."



— Running in c i r c l e s ,
now look what you've done.



H A D E S '
P O V


Non appena comincio ad aprire gli occhi, mi rendo subito conto che sarà una giornata di merda. Forse, la giornata di merda più di merda di tutte le giornate di merda che ho vissuto nella mia vita di merda.

Ho ancora metà viso che mi fa male, ma riesco a muovere un po' di più i muscoli facciali.

Mi metto seduto e fisso la porzione di letto in cui ha dormito Haven solo qualche notte fa. Per un motivo a me oscuro, non voglio sdraiarmici sopra. Voglio lasciarlo intatto, così com'è.

Il pensiero di Haven, seppur nato con la volontà di scemare il prima possibile, resta fisso nella mia testa. Ogni volta che penso a lei, rivivo due immagini in particolare: il suo corpo fasciato dal vestito che indossava la notte di Halloween e la sua figura esile e impacciata che viene trascinata sopra il ring, ignara che sta per affrontare me.

Una delle due immagini mi fa incazzare, l'altra fa risvegliare parti diverse del mio corpo.

Scendo dal letto. Attorno a me c'è un silenzio tombale e, poco prima di aprire la porta, mi blocco. C'è troppo silenzio. Qualcosa non va. Hermes inizia a parlare da quando apre gli occhi la mattina. In genere sento pure le brevi risposte che gli dà Apollo, tanto per farlo contento.

Quando arrivo all'ingresso della camera, ne ho la conferma. Sarà proprio una giornata di merda clamorosa.
«Ciao,» saluto.

Jox se ne sta impalato con le mani congiunte dietro la schiena. «Hades. Devi venire con me.»

Jox è uno dei tanti scagnozzi che lavorano per i miei genitori. Alto fino al soffitto, con i capelli rasati e fucsia, un tatuaggio che gli copre metà viso, non è esattamente la persona che vorresti trovarti davanti di prima mattina.

«Perché?» domando.
«Perché lo vogliono i tuoi genitori.»

Perfetto. Le altre due persone che non vorrei trovarmi davanti e basta, a prescindere dal momento della giornata.

Con la coda dell'occhio mi rendo conto che Hermes e Apollo sono qui con noi, a qualche passo di distanza. Hermes ha la sua la caffettiera-tazza in mano, ma non beve. Apollo ha il capo basso.

«Muovetevi. Tutti quanti,» ordina Jox, già pronto a uscire.

Aggrotto la fronte. Non mi suona strano che papà e mamma vogliano vedere me, perché in genere devono rimproverarmi per qualcosa. Ma Apollo è il pupillo di mamma. Cosa c'entra?

Game Of Gods. Discesa agli Inferi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora