32 - La pozione di Eros

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"Immortale Afrodite dal trono variopinto,figlia di Zeus, tessitrice di inganni, io ti supplico:non prostrare con ansie e tormenti,o dea augusta, l'animo mio,[

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"Immortale Afrodite dal trono variopinto,
figlia di Zeus, tessitrice di inganni,
io ti supplico:
non prostrare con ansie e tormenti,
o dea augusta, l'animo mio,
[...] Vieni a me anche ora e liberami
dai tormentosi affanni, e tutto ciò che il mio animo brama che per me si avveri, avveralo tu, e tu stessa sii la mia alleata.
Inno ad Afrodite - Saffo




— Now that I'm g o n e
you'll see I'm your missing piece




La prima cosa che cattura la mia attenzione quando esco dalla mia stanza, alle sei del mattino, è qualcosa di rosso che giace sul pavimento davanti a me. Mi chino fino a prendere tra le mani quella che è una rosa rossa. Me la avvicino al viso e ne inspiro il profumo, chiudendo gli occhi per qualche istante. Poi la mano scivola lungo il gambo e rimango stupita dal fatto che non vi sia alcuna spina. Come se, chiunque me l'abbia messa qui, si fosse impegnato per tagliarle via.

Il sorriso si ferma a metà strada, perché mi accorgo che c'è un foglietto di carta attaccato al gambo. Il fiore mi cade di mano come se, d'improvviso, scottasse. Nell'ultimo mese ho imparato che, quando qualcuno mi recapita un bigliettino, non è niente di buono. Il fatto che lo sconosciuto adesso mi lasci anche i fiori è disturbante in un modo che mi fa venire la nausea.

«Haven?»

Scatto in piedi, voltandomi. La speranza è proprio l'ultima a morire, visto che non è chiaramente la voce di Hades ma io spero comunque di trovare lui. È Apollo. Con i suoi capelli sciolti e i vestiti da addestramento.

«Mi allenerai tu, oggi?» Domanda stupida, lo so. Dopo tutto quello che è successo con Hades ieri, non potevo aspettarmi di trovarlo qui. Eppure, la delusione mi sta soffocando.

Apollo abbassa il capo. «Ti allenerò io fino all'incontro.»
«Oh.»

I nostri occhi si incontrano, una delle rare volte in cui Apollo riesce a stabilire un contatto visivo con me. «Lo so che non è quello che avresti voluto, ma...»

Deglutisco a fatica e gli vado incontro, sorridendo. Agito le mani in aria, in gesti un po' troppo nervosi, che dovrebbero invece mostrare calma e noncuranza. «Sei un buon allenatore,» lo interrompo. «Mi piace allenarmi con te e stare con te.»

Le sue sopracciglia scattano verso l'alto, in un'espressione stupita. Neanche gli avessi appena detto che vorrei leccargli le dita dei piedi. Boccheggia, alla ricerca di qualcosa da dirmi. «Be', grazie, mi fa piacere,» balbetta.

Restiamo impalati, uno davanti all'altra, a fissarci senza sapere cosa aggiungere. Riconosco in un lui un po' dell'Apollo che era con me al Ballo d'Inverno della sua famiglia. Quello che mi ha detto di essere geloso delle persone che riescono a guardarmi negli occhi senza desiderarmi. L'Apollo meno timido e più sfacciato.

Game Of Gods. Discesa agli Inferi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora