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Capitolo nove di Difficult.

Capitolo nove di Difficult

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Sono passati un paio di giorni da quando Martin è tornato ed io non ne ho ancora visto nemmeno l'ombra.

La cosa mi turba? Probabilmente si. Sono sempre stato abituato ad avere lui ed Andrew attorno e, quando se ne andarono, ci misi un po' ad abituarmi alla loro assenza.

A volte ripenso a quando Noah ed Elijah entrarono a far parte del nostro gruppo.

Ero geloso. Non volevo che nessuno prendesse il mio posto con Martin e ammetterlo mi è pesato molto.
Quando però li ho conosciuti, si sono rivelati molto più simili a me di quanto mi aspettassi. O almeno non rompevano il cazzo.

Non mi hanno mai fatto domande inopportune, e a dire il vero non sanno nulla sulla mia vita. Conoscono solo il mio carattere.
Anche loro non stavano affrontando un bel periodo e quindi nessuno ha mai fatto domande all'altro. La cosa si è prolungata finché non siamo stati meglio e, tutt'ora, continuiamo a non chiedere.

Noah è l'unico dei due che ha sempre chiesto a Martin di poter agire insieme a me, ma quest'ultimo non gliel'ha mai lasciato fare.

So che hanno avvisato Noah ed Elijah, ma non mi hanno detto altro a parte che devono partire per New York un paio di giorni.

«Posso sapere dov'è finito Martin? Perché non riesco ancora a vederlo? Sta dormendo qui almeno? Passo intere giornate ad aspettare che torni per parlargli» faccio il terzo grado ad Andrew.

«Ha delle cose da sbrigare e, dato che è appena tornato, vuole tastare bene il terreno prima di tornare a casa. Si sta fermando in magazzino.»

Proprio in quel momento qualcuno suona al citofono. Lo schermo che lascia vedere tramite la telecamera di chi si tratta mostra il postino che gira la schiena e va via.
«Vado io» annuncio scocciato, anche perché so che non ci sarebbe mai andato lui.

Raggiungo il muro con le cassette della posta e prendo il mazzo di chiavi dalla tasca in modo da aprire quella che ci appartiene.
Raccolgo le poche buste che ci sono e, senza darci sguardo, torno di sopra.

Mi chiudo la porta alle spalle e le butto sul tavolo. Almeno a controllarle può farlo lui.
Ormai me ne occupo io e so per certo che sono tutte bollette. Siamo a metà mese ed è questo il periodo in cui arrivano.

Andrew le prende ed inizia ad aprirle, lasciando cadere il contenuto sul tavolo dopo averti dato un'occhiata veloce. Tutte bollette, lo sapevo.

Sto per girarmi e tornare in camera mia quando la sua voce mi ferma. «Cosa diamine è questa?» continua a tenere tra le mani il contenuto di una busta senza lasciarla andare. Alza lo sguardo su di me con le sopracciglia corrugate e tante piccole vene ad incorniciargli il viso.

Mi avvicino tendendo la mano, intimandogli di lasciarmi vedere di cosa si tratta. Mi passa la busta mostrandomi una foto, la foto di una ragazza bionda che cammina, intenta a parlare al telefono.

IMPOSSIBLE: I can't love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora