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Capitolo ventisette di Difficult.

Capitolo ventisette di Difficult

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La mattina seguente.

Il rumore della sveglia di Stefanie che inizia a risuonare per la stanza mi sveglia dal sogno che stavo facendo.
Cos'era?
Non ricordo.

Vedo che anche Andromeda si mette a sedere sul suo letto e apre gli occhi strofinandoli.

Dopo che Cassie è uscita da questa camera ieri sera, mi sono spogliato e mi sono messo a dormire. Nel letto di Stef ovviamente. Non ci penso proprio a dormire un'altra notte su quel divano letto del cazzo.

Ovviamente ho fatto una doccia, non mi sarei mai messo a letto con una persona che non sia quella con cui ho scopato poco prima senza lavarmi.

Mi metto a sedere sul letto, e mi guardo intorno, iniziando pian piano a mettere a fuoco dove mi trovo. 

Tutte le mattine mette questa sveglia del cazzo ed è sempre l'unica che non si sveglia per spegnerla. 

Allungo la mano sul comodino. «Questa sveglia del cazzo» borbotto tra me e me, anche se dalla sua espressione credo che And mi abbia sentito. Afferro il telefono e metto fine a quel suono orribile. Quando mi giro a guardare Stefanie però, noto che sta ancora dormendo come se nulla fosse.

Prendo una ciocca dei suoi capelli tra le dita, e solo dopo essermela rigirata sull'indice, la stringo tirandogliela.

Lei scatta subito seduta lasciando andare un piccolo gridolino per lo spavento.
Si gira verso di me guardandomi male, e prende a massaggiarsi la parte di cute lesa.
«Sei impazzito così all'improvviso?!»

«Io?» mimo con le lebbra continuando a guardarla.

«Buongiorno!» esclama Andromeda alzandosi dal letto, correndo subito in bagno.

La seguo con lo sguardo portandolo solo dopo su Stefanie che si sta alzando, mettendosi seduta con le gambe che penzolano dal letto. 

Rimaniamo cosi, in silenzio. Almeno finchè Andromeda non mette piede fuori dal bagno.
«A che ora devi andare allo studio?» chiede subito Stef. 

«Non devo più andare, inizio settimana prossima, mi hanno dato pausa per le vacanze» la informa infilandosi di nuovo sotto le coperte del suo letto. 
Devo ricordarmi di dirlo a Noah. Non so se ne è già al corrente. 

«Allora avviso Phebe che andiamo stamattina a fare shopping, così abbiamo più tempo per cercare i vestiti» esclama iniziando già a comporre il numero sul telefono.
Ci mancava solo lo shopping. E giustamente ad andare con loro dovrò essere io. 

«Stef in realtà non sono tanto sicura di voler andare alla festa, quindi non so se è una buona idea andare a cercare un-»
«Smettila And con le tue solite paranoie. Andremo alla festa e ci divertiremo, e poi dobbiamo cercare qualcosa di appariscente ma non troppo così» si ferma a guardarmi per poi alzarsi, andando a parlare vicino all'amica, credendo che non la senta. «Così Noah non avrà occhi che per te»

Le ragazze continuano a parlare ancora per un po', e i miei pensieri vengono portati su altro, lasciandogli involontariamente il loro spazio.



«Ti piace?» mi chiede guardandomi. Non si può dire che sia coperta, ma non posso neanche dire che non sia bellissima. 
«Per te quello vuol dire essere vestiti?» le chiedo continuando a tenere le braccia incociate al petto, rimanendo seduto sulla sedia della mia scrivania.

«Ma dai, l'ho preso per te. Io un angioletto e tu il diavoletto» sorride prendendo un cerchietto con delle corna rosse dal suo zaino. 
«Nini io non ho intenzione di andare a quella festa. Non conosco nessuno e probabilmente per come sei vestita finirò per picchiare qualcuno»

«Non puoi non venire, sai che è la festa dell'ultimo anno, e in più è Halloween. Non ti lascerò solo a casa ma non ho intenzione di rimanerci. E so per certo che tu non mi ci manderai sola, quindi smettiamola di prenderci per il culo e vestiti»

Incrocia le braccia al petto, divaricando le gambe, mentre si mette davanti a me per squadrare la mia figura seduta. 
Ha ragione, non la lascerò andare da sola. 

Alzo gli occhi al cielo, mentre sbuffo alzandomi dalla sedia. «Va bene verrò. Ma il diavoletto, come dici tu, non lo faccio» esclamo andando verso l'anta del mio armadio. Osservo i pantaloni neri che indosso e prendo dall'armadio una camicia del medesimo colore. 

Tolgo la maglia che avevo indosso e la sostituisco con ciò che ho scelto, passando le mani bottone per bottone, chiudendola. 

Niki mi osserva in modo lussurioso prima di affermare: «Dovresti indossare una cravatta»

Riceve subito un'occhiata sbieca. «Non ci penso proprio. Ne ho solo una e conosci bene il suo utilizzo. Se ti piace l'idea della cravatta sarò ben lieto di utilizzarla una volta che torneremo a casa, dato che preferisci andare a quella stupida festa piuttosto che giocare con quella»

Lei mi lancia un cuscino, e sono certo che sia avvampata ripensando a tutte le volte che gliel'ho avvolta attorno ai polsi, o a tutte le volte in cui l'ho bendata con quel tessuto, esplorando con vari oggetti il suo corpo mentre aveva i polsi legati al mio letto senza potersi muovere.

Merda non dovevo pensarci nemmeno io. Ora mi toccherà andare a quella festa con un'erezione più che visibile nei pantaloni.


La porta che sbatte dietro a Stefanie che entra nel bagno mi risveglia da quel ricordo. 
Dall'ultima volta che siamo stati noi. 

Se solo avessi saputo che quella sera sarebbe successo tutto forse non mi sarei mosso di casa.

Si dice però che le cose andranno lo stesso come devono andare, e che se provi a modificare il corso delle cose, quest'ultimo troverà lo stesso il modo di arrivare dove si era prefissato. 

Quindi forse meglio che sia andata cosi. 

Ma cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente?

IMPOSSIBLE: I can't love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora