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Capitolo ventiquattro di Difficult.

Arrivo sotto l'appartamento in cui vivo dove devo vedermi con Noah

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Arrivo sotto l'appartamento in cui vivo dove devo vedermi con Noah.

Scendo dall'auto e la chiudo andando verso di lui non appena lo vedo a passo svelto.
Sistemo la giacca di pelle e mi porto la sigaretta che avevo preso prima di scendere tra le labbra.
Quella stronza e tutto questo nervoso mi faranno diventare i polmoni uno schifo.

Guardo Noah mentre mi avvicino.
So che riguarda le ragazze, qualsiasi cosa sia ciò che mi deve dire.
E spero vivamente che voglia dirmi che cazzo succede prima che arriviamo davanti a tutti.

«Allora? Cos'è stavolta?» chiedo portandomi l'altra mano con l'accendino alla bocca per accendermi la sigaretta.

Senza proferire parola lui prende una busta stropicciata dalla tasca della giacca di pelle e me la passa.

Tenendo la sigaretta con due dita, stiro bene la carta per riuscire ad estrarre il foglio contenuto, ma una volta preso capisco che non è un foglio ma una foto.

La osservo per un attimo prima di alzare lo sguardo su di lui.
La rabbia di fa strada in me.
Non capisco che cazzo c'entra ora questa.
L'ennesima.

«Stai scherzando spero» esclamo con voce bassa e roca.
Spero per lui di sì.
Ma per mia sfortuna lui scuote la testa. «Posso mai mettermi a scherzare con una cosa del genere?! Sei scemo o cosa? Sono preoccupato quanto te se non di più»

Porto la sigaretta alla bocca facendo un altro tiro, mentre ripasso la foto tra le mani girandola e rigirandola.
«Non c'era scritto nulla? Che so, un biglietto qualcosa?»

Prende un altro foglio dalla tasca. «Solo questo» me lo passa, e noto che si tratta di un piccolo post-it con scritto sopra solo un numero. "2".

È evidente che quel numero sta ad indicare le foto che sono arrivate.
So che però questa volta non è Stefanie la persona che crea preoccupazione, ma quella ritratta nella foto.

«Hai intenzione di dirglielo?» chiedo ancora guardandolo, ricevendo mi l'ennesima scossa di testa.
«Non penso. Magari più in là, ora è già abbastanza preoccupata per le questioni sue» sospiro.

Guardò di nuovo la foto che ritrae Andromeda e serro la mascella.

«Sai perché c'è tutta questa merda?!»chiedo serio rivolgendogli solo uno sguardo con la coda dell'occhio.
Lui sospira. Sospira perché sa già cosa sto per dire.

«Avevamo detto di starle lontano, dovevamo osservarle da lontano porca puttana! Abbiamo sbagliato entrambi non solo tu. La situazione purtroppo non ha girato a nostro favore. Non dovevamo proteggerle da una sola minaccia e ci siamo ritrovati nella merda lo stesso.»

«Non cambieremo il nostro comportamento. Ora che l'hanno capito possiamo stare con loro, non le lasceremo andare per nessun motivo al mondo.» mi interrompe prima che possa dire altro.
Grazie al cazzo che ora possiamo. Ormai le hanno prese di mira.

IMPOSSIBLE: I can't love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora