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Le lezioni finirono, perciò andai con Yewon al karaoke. Prima di andare però decisi di passare in sala prove per scusarmi ancora con Chan. Sono stato stupido a provocarlo. Lui ci metteva impegno in ogni cosa che faceva, però non otteneva mai risultati; e poi c'ero io che non mi sono mai dedicato troppo alla musica e alla danza di per sé, eppure avevo la borsa di studio a dell'università americana a cui Chan mirava da sempre.

Mi fermai di colpo quando sentii di nuovo il cuore martellare - Che succede? - mi chiesi, mi portai una mano sul petto e lo strinsi. Nelle mie orecchie entrava una voce angelica, rappava e cantava come se niente fosse, come se lo facesse da anni. Alla fine mi fermai davanti la porta dell'aula di musica, il suono della tastiera si era fermato e si sentiva solo quella voce.
Aprii uno spirale della porta e sbirciai al suo interno, c'era Chan che era seduto davanti la tastiera e guardava incantato verso una direzione fuori dal mio sguardo.
Mi sporsi di più senza farmi notare, e allora lo vidi. Dei capelli arancioni sudati, mentre cantava singhiozzava. Stava piangendo, stava piangendo di nuovo, e sapevo bene di chi era la colpa.

Chan si voltò e mi vide, io mi nascosi dietro la porta - Continua così Jisung, devo fare una cosa - disse Chan alzandosi. Sentii i suoi passi venire verso la porta, così feci per scappare, ma lui mi afferrò per il colletto.
Chiuse la porta e incrociò le braccia fermandosi davanti a me - Lo sai che dopo quello che è successo in mensa è corso a piangere chissà dove? - abbassai lo sguardo, sentendomi in colpa. - Dopo le lezioni è corso a cercarmi, ha detto che voleva cantare. Va avanti così da un quarto d'ora ormai - sospirò Chan. Io scrutai la sua testa arancione dal vetro della porta; Chan posò una mano sulla mia spalla attirando la mia attenzione. - Jisung mi ha detto cosa è successo tra voi. Ma si può essere più scemi? Urlare, contro a un ragazzo che di problemi ne ha già troppi, di volere una vita normale? Non ti riconosco più, Minho - disse scuotendo la testa - Chan, io... - iniziai, lo guardavo serio. - Come posso rimediare? - prima mi guardò sorpreso, ma poi sorrise - Digli ciò che pensi. Tutto. - mi diede una pacca sulla schiena e andò via.

Esitante entrai nella stanza. Jisung ora era accucciato a terra, di nuovo la testa nascosta tra braccia e ginocchia, e intanto canticchiava con una voce che si sentiva a malapena. Mi avvicinai a lui lentamente, sentendolo singhiozzare. Il mio cuore batteva come se avessi appena corso una maratona. Mi fermai a pochi centimetri da lui, poi mi sedetti a terra dandogli le spalle - Come hai fatto a renderti conto del tuo orientamento sessuale? - fu la prima cosa che gli venne in mente di chiedergli, lui smise di singhiozzare, un silenzio si fece largo in tutta la stanza, alla fine fu spezzato da Jisung. - Alle medie. Dopo essere stato rifiutato più volte dalle ragazze ho deciso di provare qualcosa di diverso - disse. La sua voce era debole, si vedeva chiaramente che aveva pianto, ma mi rassicurava il fatto che mi stesse parlando invece di ignorarmi o di andare via.
- Vai avanti - lo incitai, lui tirò su col naso e andò avanti: - Era il mio unico amico, e io ero il suo unico amico. Lui è estroverso, ma nelle scuole medie in cui andavamo venivamo entrambi bullizzata, è così che abbiamo fatto amicizia. - continuavo a guardarmi intorno evitando però di guardare lui, perciò gli davo le spalle. - Era tutti i giorni nei miei pensieri, così realizzai i miei sentimenti. Feci fatica ad accettarli e alla fine, quando decisi che era il momento di rivelare tutto, lui venne a cercarmi. E per cosa? Per dirmi di essersi innamorato di qualcuno. - sospirò - Perciò non ho mai rivelato i miei sentimenti e ho continuato a fare la parte del migliore amico rispondendogli con un semplice "È fantastico" e con un sorriso stampato in volto. - e forse sapevo chi era la persona in questione - Felix, vero? - chiesi. Mi voltai verso di lui e lo vidi annuire, per poi tornare a guardarmi intorno.

Sospirai e feci per dire qualcosa, ma lui andò avanti a parlare e quindi decisi di restare zitto e ascoltarlo - Poi sei arrivato tu, hyung. Grazie a te ho dimenticato Felix. Ho creduto che tu provassi qualcosa per me, sai? Ho creduto che forse tra noi poteva esserci qualcosa - tirò ancora su col naso, aveva ricominciato a piangere. - Però io penso tu mi veda solo come un gioco. Il modo in cui mi guardavi, il modo in cui mi ascoltavi, in cui mi sorridevi. Hyung, sai quanto il mio cuore batta forte ogni volta che mi rivolgevi la parola, ogni volta che ti vedevo? Per non parlare di tutte quelle volte in cui comparivi nei miei sogni per crearmi ancora più speranza. Solo false speranze, però. - disse. E le ultime frasi le disse con una voce più arrabbiata, mentre ricominciava a singhiozzare.

Alla fine non potevo più resistergli - Odio queste false speranze - disse mentre si ritirava in sé stesso ancora una volta. Piangeva più forte, cercando inutilmente di trattenersi. Alla fine mi trascinai verso di lui e presi i suoi polsi per spostare la sue braccia, proprio come avevo già fatto quando l'avevo trovato in mezzo a quei due bidoni. - Jisung - sussurrai. - Scusami, Jisung - misi le sue braccia intorno a me e lo strinsi forte mentre gli accarezzavo la schiena.
Sentivo le sue lacrime calde bagnarmi la camicia - Hyung - disse tra i singhiozzi - Perché mi innamoro solo di persone con cui non ho speranze? - concluse, stringendomi più forte. Io lo staccai da me e misi una mano sul suo volto. Col pollice gli tolsi le lacrime - È l'amore, non possiamo controllarlo. E io sono stato stupido cercando di farlo solo perché non volevo accettare i miei sentimenti - lui mi guardò sorpreso e, senza dargli il tempo di chiedere spiegazioni, abbassai lo sguardo sulle sue labbra e inclinai la testa avvicinandomi. Inizialmente si tirò indietro, ma alla fine lasciò che le nostre labbra si scontrassero tranquillamente, anche se esitanti. Prima, mentre il mio volto si avvicinava al suo, i nostri sguardi si incontrarono: il suo era sorpreso, chissà com'era il mio?

✔︎𝑴𝒚 𝑺𝒖𝒏 ~ [𝘔𝘪𝘯𝘴𝘶𝘯𝘨]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora