La giornata era stupenda, il sole era alto nel cielo e il caldo era quasi asfissiante.
<Dany… posso parlarti un attimo? > domandò mia sorella entrando all’improvviso nella mia stanza.
<Si certo… ma la prossima volta bussa prima di entrare> risposi, non mi andava di farmi vedere mezzo nudo da mia sorella, ero in boxer intento a scegliere un costume da mettere per andare al mare con Paola e i suoi amici.
<Ecco vedi… Lo sai che quest’anno mamma e papà vogliono andare in crociera per le vacanze estive... > disse guardandosi i piedi.
<Si e allora? Io sono già due anni che non vado in vacanza con loro! > risposi… improvvisamente un leggero brivido mi risalì per tutta la schiena… avevo capito dove voleva arrivare, non era difficile da comprendere e poi aveva lo stesso sguardo che avevo io, quando qualche anno prima chiesi ai miei di restare a casa, però speravo tanto di sbagliarmi, l’intera estate da solo con mia sorella non era di certo la vacanza che stavo ideando… non avrei più avuto la casa libera.
<Beh non è che quest’anno posso restare con te? Non mi va proprio di… di… di partire con loro…ecco! > disse guardandomi con occhi supplichevoli. Ecco lo sapevo, la richiesta era arrivata e ora come facevo? Come facevo a dirgli di no? La cosa migliore era non guardarla, non potevo farla restare, le mie vacanze sarebbero andate a farsi benedire. Senza rispondere mi girai e iniziai a scartare tra i costumi che erano sparsi sul letto.
<Camy io non credo sia una buona idea > provai a spiegarle.
<Dany ti prego… > mi supplicò con la sua vocina smielata, la usava sempre quando voleva ottenere qualche cosa.
Ok… era inutile non riuscivo mai a dirgli di no, soprattutto se faceva gli occhi dolci e quella voce smielata.
<Ok proverò a parlare con mamma e papà ma non ti prometto nulla > dissi rassegnato.
<Grazie… Grazie fratellone… > disse saltandomi al collo e dandomi dei baci sulla guancia.
<Va bene… va bene… ho capito, mi hai ringraziato abbastanza > le dissi scrollandomela di dosso.
<Ok… tolgo il disturbo > disse avvicinandosi alla porta < Ah Dan quasi dimenticavo… Metti quello nero! > continuò voltandosi.
<Cosa? > chiesi voltandomi a mia volta.
< Per andare a mare con Paola metti il costume nero, è quello che si intona di più alla tua pelle > disse uscendo. Come faceva a sapere di Paola? Io non le avevo detto nulla, vabbè mi ero risparmiato una seccatura, ormai lo sapeva e non aveva avuto nessuna crisi di nervi.
Seguii il suo consiglio, misi il costume nero poi indossai un jeans chiaro e una maglia bianca abbastanza aderente che avevo già preparato, sistemai i capelli non perdendoci molto tempo, tanto andando a mare non sarebbero durati allungo, salutai mia sorella e scesi per andare a prendere Paola.
In una mezzoretta arrivai sotto il suo palazzo, decisi di chiamarla per incitarla a scendere anche se sapevo che non era ancora pronta. Dopo un paio di squilli rispose.
<Pronto? Dan? > disse con voce bassa, così bassa che la cosa mi preoccupò.
<Paola? Tutto bene? Hai una voce strana… > le dissi preoccupato.
<Si sto bene… più o meno > disse con il suo regolare tono di voce, anche se comunque mi sembrava strano.
<Sei sicura? > le chiesi, non so il perché ma mi sembrava che Paola fosse una pessima bugiarda, era troppo ingenua e buona per riuscire a mentire senza farsi scoprire.
<Si… Il fatto è che ho cambiato idea… non mi va più di andare a mare > rispose.
Ci pensai per un istante e per questo cambiamento improvviso trovai solo due motivazioni, una era che gli fosse arrivato il suo ciclo mensile, l’altra era che si vergognava a farsi vedere in costume, tra le due non sapevo quale mi avrebbe consolato di più, speravo fosse la seconda visto che era una situazione che avevo già affrontato… Anche Sammy la prima volta che andammo a mare insieme non voleva farsi vedere, mi ci volle mezz’ora per convincerla ad uscire e un’altra mezz’ora per riuscire a farle ammettere che si vergognava…
<E come mai questo improvviso cambiamento? > chiesi sicuro che fosse la mia seconda ipotesi.
<Beh… Perché… ecco… >balbettò.
Avevo avuto la mia conferma si era accorta così tardi che l’avrei vista in costume che non aveva avuto il tempo di trovare una scusa plausibile, a questo punto decisi di divertirmi un po’.
<Mica ti vergogni di me? > le chiesi con un tono serio, anche se avrei tanto voluto ridere, ma perché le ragazze si preoccupavano così tanto di farsi vedere in costume?
<No cosa vai pensando… e poi perché dovrei?> disse tutto d’un fiato.
<Beh se non è per questo dimmi perché non vuoi più andare? > chiesi con insistenza ma mantenendo sempre il mio sorriso.
<Senti che vuoi, perché vuoi saperlo per forza, non mi va più di andare punto e basta… > continuò. La cosa si mostrava più difficile del previsto, Paola non sarebbe caduta così facilmente.
<Ok se non vuoi andare a mare non andiamo… cosa facciamo allora? > chiesi.
<Per te va bene se non andiamo> domandò stupita.
<Si tanto prima o poi ti vedrò in due pezzi, quindi la cosa non mi preoccupa, la cosa che… >
<Aspetta… aspetta… che vuol dire che tanto prima o poi mi vedrai in due pezzi? Sei così sicuro di te? > domandò interrompendo il mio discorso.
<Proprio sicuro no… però diciamo che ci spero e comunque al momento non m'interessa> risposi, in realtà ero abbastanza sicuro che saremmo andati oltre il bacio altrimenti non ci avrei perso tutto questo tempo, avvolte quando le stavo accanto la voglia di farla mia era quasi incontrollabile… vabbè meglio non pensarci.
<Comunque… > continuai <L’importante non è questo, forse ti vergogni di presentarmi ai tuoi amici, forse non ti senti ancora pronta > dissi fingendomi dispiaciuto.
<No il punto non è questo… vabbè sto scendendo, ci rinuncio> disse rassegnata, ce l’avevo fatta, adoravo vincere… però che fatica! Dopo pochi minuti la vidi uscire dal palazzo, era bella come sempre, i suoi capelli mossi le cadevano con delicatezza sulle spalle indosso aveva un prendi sole fucsia legato al collo da due piccoli laccetti, che mostrava tutte le sue forme, ai piedi portava dei zoccoli bianchi abbastanza alti, la borsa da mare era anch’essa bianca.
< Ciao > disse salendo in macchina.
< Ciao > risposi fissandola da capo a piedi, cercando di capire perché si vergognasse così tanto.
<Cosa guardi? > chiese incuriosita.
<Te… che dovrei guardare? Non posso guardarti? > risposi come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo
<Non in quel modo… > rispose irritata.
<Quale modo? > dissi innocentemente.
<Come se volessi portarmi direttamente nel tuo letto! > replicò.
<Perché ti dispiacerebbe venirci> chiesi, vidi il suo viso sconvolto colorarsi di un inteso rosso porpora.
<Tu sei incorreggibile io con te di quest'argomento non ci parlo> disse scuotendo la testa.
<Comunque ti sta veramente bene il vestitino > continuai guardandola partendo dalle gambe per poi risalire lentamente sul resto del corpo < Comunque non mi hai salutato > dissi offeso.
<Certo che ti ho salutato > controbatté.
<No invece > ribattei.
<Dan cosa hai bevuto stamattina? Ti ho salutato appena sono entrata in macchina > disse sconvolta.
<Per me quello non era salutare> dissi, mi avvicinai a lei e la baciai per un interminabile momento.
<Questo significa salutare > le dissi quando ritornai sul mio sedile. Il suo rossore non tardò a ripresentarsi come non tardò ad arrivare il mio sorriso compiaciuto per essere riuscito a farla arrossire di nuovo.
Arrivammo a una delle spiagge di Castellammare, parcheggiai e scendemmo dalla macchina, non appena ci avvicinammo alle spiagge Paola iniziò a guardarsi intorno.
<Che strano non li vedo… eppure avevano detto che ci aspettavano fuori > disse guardando a destra e sinistra.
<Sicura che sono già arrivati? > chiesi.
<Si sono sicura ma non li vedo > disse senza smettere di guardarsi intorno.
<Allora chiama qualcuno e vedi dove sono > le consigliai, anche se la voglia di restare da solo con lei mi faceva sperare che i suoi amici fossero in ritardo o addirittura che non venissero proprio… cosa meno probabile. Intanto sentii Paola parlare a cellulare. Si mise d’accordo con un’amica, che da come avevo capito doveva chiamarsi Federica. Dopo pochi minuti sentii chiamare il nome di Paola, insieme ci voltammo in direzione della voce, una ragazza mora e liscia con due grandi occhi scuri correva nella nostra direzione, indosso aveva una gonna di jeans a pieghe, abbastanza corta mentre sopra aveva solo il pezzo di un costume rosso.
<Ciao Paola! Finalmente tra noi> la salutò appena si avvicinò a noi.
<Ciao Fede> la salutò Paola < Lui è Daniele > disse indicandomi < E lei è Federica, la mia migliore amica > continuò indicando lei.
Ora che la vedevo da vicino era una ragazza abbastanza carina, aveva dei lineamenti delicati, una corporatura snella ed era poco più alta di Paola.
<Ciao seduttore… > Mi salutò con un sorriso. Paola di tutta risposta gli diede un colpetto sul braccio.
<Seduttore? > chiesi dubbioso.
<E’ il tuo nuovo soprannome… Ti prego non contrastarla altrimenti non la finirà mai di chiamarti così! > mi supplicò Paola.
<Stai dicendo che sono una bambina? > replicò Federica.
<No… I bambini sono leggermente più intelligenti e maturi di te > rispose Paola sorridendo.
<Vabbè comunque andiamo, gli altri ci stanno aspettando> continuò Federica.
<Chi è venuto? > chiese Paola.
<Beh a parte noi tre ci sono… Sara, Anna, Maria, Francesco, Matteo, Vittoria e Luca > rispose Federica senza voltarsi.
<Tutta questa gente? > domandai.
<Hanno fatto una bella rimpatriata > disse Paola con un tono leggermente seccato.
<Logico… Dovevamo vedere lui > disse Federica indicandomi con lo sguardo.
<Devo essere davvero molto importante! >dissi sarcastico.
<Diciamo che personalmente posso dire che mi ha assillato su te e su quanto sei bello > commentò Federica. Paola gli diede un colpo sul braccio, fulminandola con lo sguardo, non credevo di piacergli così tanto da “assillare” la sua amica.
<Ahi! > esclamò Federica massaggiandosi il braccio.
<Dai lasciala stare… Non ha fatto nulla di male… Sai mi sa che oggi mi divertirò parecchio > dissi mettendole un braccio sulle spalle.
<Beato te, io credo invece che se continua così fra poco mi scaverò una fossa con le mie mani > replicò guardando minacciosamente l’amica.
Dopo pochi metri arrivammo all’entrata della spiaggia, scendemmo delle piccole e strette scale, così strette che fui costretto a lasciare la presa di Paola.
Finite le scale arrivammo su una piccola spiaggia, ma la maggior parte dei ragazzi presenti era stesa sugli scogli.
<Dove vi siete messi? > chiese Paola a Federica mentre si guardava attorno.
<Lì giù > disse Federica indicando degli scogli poco più lontani da noi. Camminammo per la spiaggia e stavamo per salire sugli scogli quando Paola si fermò di colpo.
<Che c’è? Perché ti sei fermata?> le chiesi dubbioso.
<Sai salire sugli scogli? > mi chiese.
<Certo… Perché ti serve una mano? > domandai.
<No… si può dire che io sono più agile qui che quando cammino > spiegò.
<Quindi ti sei preoccupata per me? Che carina che sei > le dissi dandole un leggero pizzicotto sulla guancia per poi sorpassarla.
<Beh… Io…Non mi sono preoccupata… Era solo… > iniziò a balbettare diventando rossa di colpo.
<Vabbè balbuziente sali… Ma che amica idiota che ho, le basta un sorriso per andare in tilt > disse Federica dandole una piccola spinta. Le feci passare avanti e le segui con il mio sorriso compiaciuto sul volto, che scomparve appena non appena notai che tra gli amici di Paola c’era anche Luca, avevo dimenticato questo piccolo particolare, anche se lo avevo sentito da Federica poco prima, la sua sola presenza mi irritava ma era un suo “amico” , almeno così lo definiva lei, ed anche se gli sguardi di lui sembravano volerla spogliare con gli occhi non potevo farci nulla, dovevo rodermi il fegato in silenzio, non potevo manifestare il mio fastidio, lei non era la mia ragazza e quindi non potevo farci nulla.
<Ciao ragazzi > li salutò Paola.
<Ciao tesoro! > la salutò Luca correndo verso di lei e dandole un bacio sulla guancia.
<Ciao Daniele! > mi salutò Luca freddamente.
<Ciao Luca! > ricambiai con la stessa freddezza.
<Bene… allora dovrei iniziare con le presentazioni… > disse Paola. A uno ad uno mi presentò tutti i suoi amici, erano tre maschi compreso Luca e altre quattro ragazze. I loro nomi li dimenticai subito dopo che Paola finì di pronunciarmeli. Con mia sorpresa notai che Federica avesse un ragazzo,non perché non fosse una bella ragazza anzi al contrario era molto attraente, ero solo sorpreso che il ragazzo l’aveva mandata da noi senza preoccuparsi del suo abbigliamento, decretai che Matteo, così mi sembrava si chiamasse, fosse un tipo strano, anche se a giudicare dall’aspetto doveva avere qualche anno in più rispetto a Federica. Personalmente non avrei mai permesso alla mia ragazza di camminare in giro mezza nuda,se sarebbe dovuta uscire fuori dal lido senza di me doveva mettersi qualcosa addosso. Intanto mentre le presentazioni continuavano, sentivo gli sguardi delle ragazze addosso ma non ci badai.
<E lui è Dan > disse rivolgendosi alla comitiva.
Finite tutte le presentazioni iniziai a spogliarmi, restato in costume mi sedetti su uno degli scogli.
La giornata era molto calda e non avrei resistito un minuto di più con quei vestiti addosso, portai gli occhi verso Paola che era seduta a pochi centimetri da me e notai con mia grande sorpresa che portava ancora il prendisole.
<Ma non hai caldo? > le chiesi.
<No sto bene > rispose ma era più che sicuro che mentisse.
<Si… certo…. Come no… Stai benissimo> intervenne Luca iniziando ad avvicinarsi a Paola.
<Che vuoi fare? Perché ti avvicini? > chiese Paola spaventata.
<Tranquilla non voglio fare nulla! > disse ridendo.
<No… so cosa vuoi fare > disse scattando in piedi.
<Dai levati sto coso… Stai morendo di caldo e si vede> disse continuando ad avanzare.
<Ma non ci penso proprio > rispose Paola iniziando a correre.
Luca fece lo stesso, iniziarono a rincorrersi per tutti gli scogli. La loro complicità mi metteva a disagio, lo avrebbe visto anche un cieco che negli occhi di Luca non c’era solo amicizia.
<Non ci far caso… Fanno sempre così > mi disse Federica, oramai stesa tra le braccia di Matteo, essendo così vicini si poteva notare maggiormente il loro distacco di colori, mentre Federica era scura, Matteo era molto chiaro con classici capelli biondi e occhi azzurri.
<E io che devo fare? Buon per loro che hanno questo legame… > mentii come se la cosa non mi toccasse, Federica sorrise guardando anche lei quella scena. Dopo pochi secondi Luca riuscì a raggiungere Paola, prese uno dei lacci che legavano il prendisole, tirandolo facendo sciogliere il nodo e il prendisole cadde a terra facendo fermare di colpo Paola che per poco non cadde, notai subito il suo costume, era dello stesso colore del vestitino solo che questo aveva dei piccoli disegni in una tonalità più scura.
Dopo avergli dato un piccolo schiaffo sulla spalla tornarono da noi.
<Ecco fatto! > disse Luca ridendo.
<Stronzo > commentò Paola mettendosi seduta al mio fianco.
<Perché non volevi toglierti il prendisole? Stai così bene con questo costume… >le dissi accarezzandole con un dito il braccio.
< Perché… Perché > iniziò a dire ma non la feci parlare che subito mi fiondai sulle sue labbra per baciarla.
Rimase sorpresa da questo mio gesto ma poi ricambiò il mio bacio con mia grande soddisfazione. Luca era poco distante da noi quindi poteva godersi la scena in tutti i suoi particolari “Ognuno aveva la sua scena da vedere e a lui era toccata questa”, doveva capire che oramai Paola stava diventando proprietà privata. Improvvisamente Paola si stacco di botto da me, non ne capivo il motivo, forse aveva fatto qualche cosa che non andava? Non mi sembrava che avessi fatto qualche cosa di diverso dal solito.
<Ma che… che fai? > mi chiese.
<Te lo devo spiegare? > chiesi confuso.
<No… cioè… non intendevo questo> disse arrossendo.
<Dan lasciala stare, s'imbarazza a baciare i ragazzi davanti agli amici> mi spiegò Federica.
<Eppure non mi sembrava tanto imbarazzata dal modo di come ricambiava> dissi con un mezzo sorriso, Paola dall’imbarazzo si nascose il viso tra le mani suscitando le risate di tutti, l’unico a non ridere era Luca ma sembrava che io fossi stato l’unico ad accorgermene.
<Senti pomodoro io ho caldo andiamo a fare il bagno? > dissi a Paola alzandomi in piedi.
<Si mi sa che è meglio andare a mare… >rispose alzandosi anche lei e iniziando a camminare in direzione della spiaggia.
<Aspetta > la bloccai.
<Che c’è? > mi chiese voltandosi nella mia direzione.
<Io fare tuffo! > le dissi indicando il mare.
<Dan qui sotto ci sono gli scogli se ti tuffi ti fai male! > disse seria.
<Nah > risposi guardando di sotto.
<Smettila di fare l’idiota, finirai per farti male, non possiamo neanche portarti in ospedale perché sei l’unico ad avere la patente > ribatté con un tono preoccupato, cercava di convincermi ma era tutto inutile quando mi mettevo qualche cosa in testa era difficile, anzi quasi impossibile, farmi cambiare idea.
<Sta tranquilla non mi farò niente e poi anche se mi facessi male c’è altra gente in spiaggia e ci sarà di sicuro con la macchina> dissi sicuro di me.
<Puoi cercare di non fare l’idiota è scontato che ti farai male e poi… >
<Nulla è scontato… > la interruppi.
<Senti… Daniele dai retta a Paola è così una bella giornata perché ti vuoi rompere la testa? > mi domandò Federica.
<State tranquille, la mia testa è troppo dura per rompersi… > ribadii prendendo una rincorsa e lanciandomi in acqua, sentii a mala pena un “no” straziato di Paola e la voce di qualcuno dei presenti che esclamava “Oddio l’ha fatto davvero”, l’acqua era più profonda di quanto pensassi e ci misi un bel po’ per salire a galla.
<Dan… > sentii l’urlo di Paola.
<Potevi dirmi che l’acqua qui era così profonda, avrei preso più aria > mi lamentai un volta riemerso.
<Ma… Stai bene? > mi chiese.
<Si certo… te l’avevo detto che non mi sarei fatto nulla, dai tuffati anche tu! > le dissi.
<Ma non se ne parla proprio… io non sono fortunata come te> rispose indietreggiando.
<Dai ti prendo io… Giuro > dissi allungando le braccia.
<No! > ribatté.
<Fidati di me… Non ti farei mai del male > dissi cercando di rassicurarla.
Paola fissò prima il mare poi Federica che le rivolse un sorriso, infine posò i suoi occhi su di me.
<Sicuro che mi prendi? > mi chiese dubbiosa.
<Certo… > affermai allungando ancora di più le braccia per incitarla a tuffarsi.
<Speriamo bene! > esclamò, successivamente prese una rincorsa e si lanciò in acqua, l’afferrai subito per la vita per evitare che scendesse troppo in profondità come avevo fatto io.
<Che bello… Lo rifacciamo? > disse appena fu riemersa. Non potei trattenermi a un sorriso compiaciuto.
<Sei bravo nei tuffi > commentò una delle amiche di Paola.
<Vabbè… se la cava nulla di speciale! > ribatté Luca.
<Come? > chiesi ridendo, avevo fatto più di dieci anni di nuoto e se di me si diceva solo che me la cavavo… era fin troppo poco.
<Te la cavi… nulla di speciale > disse alzandosi in piedi, decisi di non raccogliere la provocazione, dovevo cercare di resistere… almeno per qualche altro minuto.
<Ok… convinto tu! >risposi.
<A mare non contano i tuffi… conta come sai nuotare! > continuò. Non sembrava intenzionato a mollare, non avrei mantenuto il controllo ancora per molto, anzi lo avevo già perso e poi non avevo intenzione di fare la figura dell’idiota… se il ragazzino voleva fare una pessima figura l’avrei accontentato.
<Mi stai sfidando? > chiesi sorridendo, avevo Paola ancora tra le braccia che sembrava un cucù, mentre guardava prima me e poi lui con aria confusa.
<Se te la senti! > disse spavaldo. Di certo non mi sarei tirato indietro e poi sapere di batterlo mi metteva una certa allegria.
<Certo che me la sento… detta pure le condizioni > dissi senza battere ciglio.
<Da qui fino alla riva il primo che arriva vince > propose.
<Ok… ci sto, qual è la penitenza per chi perde?> chiesi.
<Beh… non lo so > disse guardandosi attorno < Paga la colazione a tutti? > chiese.
<Ok > acconsentii, sapevo benissimo che non avrei perso, ma anche nel caso ipotetico che avrei perso pagare la colazione per me non era tutta questa penitenza.
<Bene > disse tuffandosi, avrebbe voluto imitare il mio tuffo, ma a mio parere non ci riuscì non aveva la classe del nuotatore, feci appoggiare Paola a uno scoglio, aveva ancora gli occhi stralunati e mi guardava con aria interrogativa.
<Scusa un attimo… torno subito> le dissi dandole un bacio a timbro, poi mi avvicinai al punto di partenza ma potei notare che Paola, Federica e Matteo si stavano avviavano alla riva, per verificare chi sarebbe arrivato per primo. La sfida iniziò e con mia grande sorpresa il ragazzino era alquanto veloce ma non abbastanza per battermi, iniziai a nuotare sott’acqua. Era lo stile che mi piaceva di più anche se richiedeva un maggiore sforzo fisico. Mi bastò qualche secondo per arrivare a riva, vidi dei piedi ammollo nell’acqua che si alzavano sulle punte, era convinto che fosse Paola quindi l'afferrai per le caviglie e la tirai giù. Presa alla sprovvista Paola cadde in acqua emettendo un piccolo urlo.
<Hey > dissi avvicinandomi al suo viso.
<Ma sei cretino? Mi hai fatto venire un colpo > disse dandomi una schiaffo sulla spalla.
<Allora chi ha vinto? > chiesi, anche se sapevo già la risposta.
<Tu… > rispose Federica < Ecco che arriva Luca> continuò.
Infatti dopo pochi secondi me lo ritrovai di fianco.
<Mi dispiace mi sa che ti tocca offrire la colazione! > dissi sorridendo.
<Ok… io ci ho provato > rispose alzandosi dall’acqua.
<Dai Luca non te la prendere andiamo dagli altri > disse Matteo spingendolo via. Paola stava per rialzarsi ma la tirai giù facendola ritornare nella posizione di poco prima.
<Che c’è? > chiese stupita.
<Aspetta… Fa allontanare quei tre e poi te lo spiego > dissi, voltandomi nella direzione degli scogli per controllare se si erano allontanati abbastanza.
<Allora? > mi sollecitò Paola.
<Niente… Sono arrivato primo… Voglio solo il mio premio > dissi e avvicinandomi a lei per poi iniziare a baciarla, questa volta non si staccò anzi ricambiò il mio bacio con più foga di quanto mi aspettassi, dopo un po’ fui io a staccarmi, soddisfatto della mia ricompensa.
<Ora possiamo andare > dissi alzandomi.
La mattina passò velocemente, arrivata ora di pranzo decidemmo di scendere dagli scogli per recarci al piccolo bar sulla spiaggia.
Erano più di quindici minuti che Luca si era attaccato a Paola, ridevano, scherzavano e si abbracciavano, forse per loro era normale adottare quel comportamento ma io non riuscivo a concepirlo due che erano stati insieme non potevano avere un rapporto di amicizia così forte, la sensazione di un pugno in pieno stomaco divenne così forte che mi passò la fame, dovevo allontanarmi da loro altrimenti correvo il rischio di prenderlo a pugni… Non avevo alcun diritto su di lei, lei non mi definiva il suo ragazzo quindi una mia qualsiasi reazione sarebbe stata fuori luogo.
<Scusate > dissi alzandomi dal tavolo.
<Dove vai? > Mi chiese Paola sorpresa.
<Non ho fame, vado a fare quattro passi > dissi allontanandomi. Passarono pochi secondi e Paola si avvicinò a me iniziando a camminare al mio fianco.
<Che c’è? Perché sei venuta? > le chiesi senza neanche guardarla.
<Anche io non ho fame e sono venuta a farti compagnia > disse sorridendo.
<Ma se sei stata la prima a dire che avevi fame e volevi andare a mangiare > ribattei.
<Beh ora mi è passata… preferisco restare in tua compagnia > disse abbassando gli occhi.
<A me sembrava che preferissi la compagnia di qualcun altro > sbottai… ma che cavolo stavo facendo? Stavo ammettendo di essere geloso di quel ragazzino? E ora come potevo fare per rimediare? Che m'inventavo?
<Guarda che Luca è solo un amico > disse cercando di rassicurarmi.
<Ma è anche un tuo ex > risposi di getto. Ok ormai la mia bocca si apriva spontaneamente senza che io potessi fare niente per controllarla.
<E tu come fai a sapere che io e lui siamo stati insieme? > mi domandò.
<Ho visto la foto che hai in camera, e poi basta osservare il modo in cui ti guarda per capire che per lui sei di più di una semplice amica > dissi voltandomi verso di lei.
<Guarda che ti sbagli… io e lui ora come ora siamo solo amici… e poi fermati quando parlo vorrei essere guardata in faccia > disse afferrandomi un braccio. Ok l’avevo fatto arrabbiare! Era anche più carina del solito quando si arrabbiava ma decisi di non dirglielo… per ora.
<Si è vero… io e lui siamo stati insieme… Ma è una storia finita > continuò.
<Forse lui non la pensa così > ribattei.
<Sei ridicolo > disse guardando altrove.
<Non sono ridicolo, sono solo un ragazzo che sa il significato di quando un ragazzino ti guarda in quel modo > affermai.
<Ragazzino? > chiese voltandosi verso di me, distolsi lo sguardo per evitare che i nostri occhi si incontrassero..
<Beh si ragazzino… non mi ricordo come si chiama > mentii.
<Aspetta… Aspetta… tu sei geloso di lui! > disse sorridendo.
<Geloso io? No… perché dovrei essere geloso> risposi senza fissarla, lei si avvicinò a me e alzandosi sulle punte mi baciò, non ne capivo il motivo ma ricambiai lo stesso, anche perché era impossibile respingere quelle labbra così morbide e calde.
<Ho mentito… Ho davvero fame! > disse una volta staccatasi da me.
<A essere sincero è venuta fame anche a me > dissi sorridendo.
Camminando mano nella mano ritornando verso il bar, entrambi con un sorriso sul volto ma questa volta era diverso, era un sorriso che niente e nessuno mi avrebbe più tolto.
Dopo la spiaggia riaccompagnai Paola a casa, fortunatamente Luca restò al suo posto per tutto il resto della giornata, ora mi toccava il compito più difficile della giornata, convincere mia madre e mio padre a lasciarmi Camilla. Era facile a dirsi… solo mi mancava la motivazione… perché volevo avere mia sorella tra i piedi per tutta l’estate? Per quanto mi sforzassi non riuscì a trovare un’idea. M’infilai sotto la doccia, magari l’acqua fredda mi avrebbe aiutato a ragionare meglio. Uscito dalla doccia mi infilai un pantaloncino e una canottiera, andai in salotto dove trovai mia sorella seduta sul divano che leggeva una rivista, appena mi vide mi corse incontro.
<Allora quando parli con mamma e papà? > mi chiese, certo che mia sorella per me aveva un amore incondizionato.
<Ci sto andando ora, dov’è la mamma? > chiesi.
<In cucina > rispose. Presi un lungo respiro e mi recai in cucina.
<Mamma posso parlarti un attimo? > le chiesi fermandomi all’entrata della cucina, lei si voltò di scatto.
<Si… certo > rispose confusa.
<Ecco… vedi > iniziai.
<Aspetta… Aspetta… devo prima sedermi > mi interruppe, mia madre era tipo abbastanza preciso, si poteva notare anche da come teneva la nostra cucina, rossa con le rifiniture in acciaio,inoltre sulle piccole mensole c’erano tutti i souvenir dei nostri innumerevoli viaggi.
<Ok… dimmi tutto, ma se si tratta di un guaio dimmelo tutto d’un fiato > disse una volta seduta al tavolino della cucina.
<Ma perché devi sempre pensare al male! > esclamai.
<Scusa se mi preoccupo, mio figlio diciannovenne dice che deve parlarmi è normale che mi vengono mille pensieri e mille ansie > rispose. Ah dimenticavo che mia madre era la regina dei melodrammi, prima di sapere una qualsiasi notizia ci costruiva sopra una serie di film… la maggior parte dei quali finiva con lei nei panni di nonna a soli trent’otto anni.
<Mamma rilassati… va tutto bene, non è successo niente > cercai di rassicurarla, il fatto che non si fidasse di me mi faceva saltare i nervi.
<Va bene… dimmi > disse fingendosi rassicurata.
<Ecco… volevo chiederti se Camilla poteva restare con me quest’estate > le dissi senza guardarla.
<Perché? > mi chiese confusa.
<Che bisogno c’è di sapere il perché? Non puoi semplicemente dire si o no? > ribattei.
<Semplicemente perché se non mi dici la motivazione non ti dico si o no! > rispose con un sorriso a trentadue denti, tipico di mia madre… Non poteva dire si o no… Doveva prima sapere tutto e poi rispondeva. Prima che potessi parlare vidi Camilla sbucare in cucina, forse, anzi sicuramente per scoprire che scusa mi sarei inventato.
<Camy esci! > le dissi con tono severo, avevo appena trovato una motivazione che aveva anche un pizzico di verità, non potevo assolutamente permettere che la mia cara sorellina sentisse.
<Perché non può restare? > chiese mia madre.
<Se vuoi sapere il perché lei deve uscire! > le dissi.
<Camy esci > disse mia madre indicando la porta.
<Vattene in camera tua > aggiunsi, sapevo che se fosse rimasta in salotto e avrebbe origliato. Rassegata uscì dalla cucina, senza riuscire a dire una parola.
<Allora? > mi chiese mia madre.
<Io te lo dico… Ma mi raccomando non dire nulla a Camilla> la pregai.
<Daniele parla… prima che perda la pazienza > disse scocciata.
<Come avrai notato Camilla sta crescendo è sta diventando una bella ragazza… >
<Logico ha preso tutto dalla madre > m'interruppe. In effetti Camy assomigliava molto a mia madre, aveva il suo stesso taglio degli occhi e gli stessi lineamenti delicati, anche se i colori li aveva presi da papà.
<Per favore non mi interrompere… la cosa non facile da dire> le chiesi.
<Ok… non parlo più! > disse seria.
<Sono geloso di lei e se sta con voi, io non posso più controllarla > dissi tutto d’un fiato. Ci fu un breve silenzio poi mia madre scoppiò in una fragorosa risata.
<Che c’è da ridere? > le chiesi con tono offeso.
<Nulla… scusami ma non sono riuscita a trattenermi… comunque va bene te la lascio… Magari ne approfitto per farmi una seconda luna di miele con tuo padre > disse alzandosi e tornando a preparare la cena.
Mi alzai e andai a informare mia sorella della notizia.
<Puoi restare > le dissi restando sulla soglia della porta.
<Grazie… Grazie > esultò saltandomi al collo.
<Ma come hai fatto a convincerla? >mi chiese.
<Le ho detto solo la verità! > risposi staccandomi da lei.
<Che sarebbe? > mi domandò curiosa.
<Non riusciresti a farmelo dire neanche sotto tortura > risposi uscendo dalla sua stanza, tornai in camera mia per accasciarmi sul letto, iniziai a guardarmi intorno, ogni angolo della mia stanza rappresentava un pezzo della mia vita, di fronte al mio letto c’era il televisore a plasma che mi era stato regalato dai miei zii per il mio diciottesimo compleanno, incollate sull’armadio bianco a sinistra del mio letto c’erano dei adesivi di non so quale cartone animato che aveva messo mia sorella all’età di cinque anni, nonostante la cosa mi sembrasse infantile non mi era mai passato per la mente di toglierli. Dalla parte destra invece c’erano alcune mensole con innumerevoli modellini di macchinine che collezionavo dall’età di tre anni, ce n’erano di vari tipi dai modelli più vecchi a quelli più recenti, ne avevo anche qualcuna straniera regalatami da qualche vecchio zio che abitava all’altro capo del mondo, così mentre con la mente vagavo nei miei lontani ricordi i miei occhi si chiusero e un sonno profondo mi travolse.
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Non ho mai amato così
RomanceUn nuovo amore, una nuova emozione, una relazione tutta da scoprire dove il cuore inizia ad avere un nuovo battito. Lui è Daniele un ragazzo proveniente da una famiglia benestante, che ha appena conseguito la maturità e sta iniziando a decidere cosa...