Paura Di Te

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Finite le vacanze si ritornava alla vita di sempre, mancava ancora qualche giorno e poi Paola avrebbe ripreso la scuola. Come ultimo sabato prima della totale fine delle vacanze estive decidemmo di andare al luna park, c’erano anche gli amici di Paola con noi e di conseguenza anche Luca, questa volta però non era tanto irritante… forse perché aveva spostato le sue attenzioni altrove, con precisione erano rivolte a Monica e lei sembrava attribuirgli altrettante attenzioni, ma cosa ci trovavano tutte in quel… come lo definiva Mark, Puffo.
< Sai che siete carini insieme > disse Paola a Monica quando Luca si fu allontanato da noi per andare a prendere qualche cosa al bar.
< Lo so ma prima di tutto e il tuo ex ragazzo e gli ex delle amiche non si toccano e poi io preferisco evitare i ragazzi al momento > rispose Monica.
< Se l’amica ti da il permesso puoi toccarlo > continuò Paola.
< Mi stai dando una sorta di permesso? > chiese Monica.
< Diciamo di si! E poi credo che Luca provi una certa attrazione per te, di solito non è così diretto con le ragazze che non conosce > specificò Paola.
< Ma sei sicura che non è un problema? > le chiese Monica come se non aspettasse altro.
< Si sono sicura > ripeté Paola.
< Ma cosa ci trovi in quel tizio? > intervenne improvvisamente Mark, voltandosi verso Monica.
< Cosa ci trovo? Allora vediamo… è simpatico, intelligente, gentile e poi ha un carisma tutto suo > spiegò Monica con voce smielata, sapevamo tutti che quel tipo di voce la usava con Mark solo quando voleva provocarlo.
< Quello ha carisma? Se lui ha carisma io cosa dovrei avere? > ribatté Mark.
< Tu hai fascino la cosa è diversa >precisò Monica, di tutta risposta Mark sbuffò, ero sicuro che se avrebbe avuto una pistola fra le mani avrebbe tirato un colpo a quel Puffo.
< Ma poi è basso! > continuò improvvisamente Mark, come al solito non si rassegnava molto presto.
< Non è lui che è basso, sei tu che sei troppo alto> ritrattò Monica senza neanche guardarlo.
< Scusa ma lasciala stare, deve piacere a lei, a te cosa importa! > intervenne Camilla.
<M’importa! > disse semplicemente  Mark.
Poco dopo arrivò Luca e l’argomento si chiuse, quasi come se non fosse mai stato aperto, dopo quella breve pausa decidemmo di continuare il nostro giro per il luna park.
< Andiamo nella casa delle beffe? > propose Federica.
< Io questa la passo! > dichiarò Monica.
< Paura dei fantasmi? > le chiese Luca con un sorriso.
< Non ho paura di quei quattro lenzuoli che svolazzano… ho la scotofobia> rispose Monica.
< Che in italiano significherebbe? > domandò Federica.
<Semplice paura del buio > spiegò. Ricordavo perfettamente quando ci trovavamo a casa mia e improvvisamente mancò la luce… La reazione di Monica? Meglio non ricordarla.
< Ha la tipica paura di tutti i bambini > commentò Mark.
< Almeno la mia fobia è giustificata ma la tua invece? > insinuò Monica.
< Fobie a parte che facciamo entriamo? > intervenni. Volevo evitare l’argomento fobie … non volevo che diventasse argomento di conversazione, altrimenti sarei stato costretto a rivelare la mia di fobia e sinceramente non mi andava di rivelarla. Sapevo che la mia era una paura stupida ma ogn’uno aveva le sue no?
Entrammo nella casa delle beffe, era del tutto buia e dovevi camminare con cautela per non inciampare in uno dei tanti ostacoli che c’erano sul pavimento. Quando arrivammo alla fine, trovammo una specie di ruota che girava in senso orario, io e Mark volevamo cercare di far passare per prime le ragazze, così nel caso fossero cadute le avremmo aiutate a rialzarsi, era una prospettiva ottima se durante la caduta non avessero trascinato anche noi con loro… per uscire da quella sottospecie di vortice ci toccò strisciare verso l’altra estremità della ruota. Essendo Mark ed io di corporatura pesante ci risultò facile attraversarla, ma per Paola e Camy era diverso, erano troppo leggere e la ruota continuava a sbatterle da una parte all’altra. Tra le risate e le continue cadute ci volle un po’ per tirarle fuori.
<Uh… come gira il mondo… >esclamò Camilla appena fummo usciti.
< Ma che brutte facce che avete > commentò Monica.
< Io non sono mai caduto in questa stupida giostra, per afferrare a queste due sono caduto una decina di volte > disse Mark.
<Sei sempre il solito esagerato, sei caduto solo una volta> intervenne Camy.
< Per la precisione due volte… > la corresse Mark.
< E per la precisione entrambe le volte sei finito sopra di me > obbiettai.
< Ma sicuramente non l’ho fatto di proposito, non sei proprio il mio tipo > rispose Mark.
< Invece tu non è che non sei il mio tipo, non sei proprio il mio genere… hai  una cosa di troppo da una parte ma sei scarseggiato da un’altra > controbattei.
<Facciamo qualcos’altro oppure restiamo qui a contemplare le misure di Mark? > intervenne Monica.
< Andiamo sulla ruota panoramica? > propose Camilla.
< Questa mi sa che la passa Mark! > affermai.
<Perché? > mi chiese Camilla.
<Perché… >
< Per nessun motivo… > m'interruppe Mark prendendo Camilla per la mano e trascinandola verso la ruota. Com'era possibile avere un amico così cretino? Soffriva di vertigini e quando la ruota si fermava a mezz’aria per lui era una tragedia. Ma visto che nelle sue vene non sgorgava sangue ma orgoglio, non voleva ammettere le proprie debolezze, soprattutto davanti a estranei.
Presi Paola per mano e cercai di stare dietro a Mark, se aveva deciso di salire su quella giostra meglio avere un amico vicino no? Ok forse volevo anche divertirmi un po’…  che c’era di male?
Io, Paola Mark e Camilla salimmo in uno scompartimento mentre il resto della compagnia si divise negli altri scomparti. Dopo pochi secondi, come da prassi, la ruota si fermò di colpo.
< Quanto ci troviamo in alto! > esclamai guardando fuori.
<Già… però c’è una bella vista da quassù > confermò Paola.
< Mark perché non guardi anche tu? > disse Camilla.
< Mark stai bene? > chiesi non sentendo risposta. Avrei tanto voluto ridere, ma cercai di non farlo.
<Insomma! > rispose Mark lievemente.
< Ma cos’ha? > mi chiese Camilla preoccupata.
<Vertigini > risposi semplicemente.
< E perché sei salito se soffri di vertigini! > lo rimproverò Camy.
< Io non soffro di vertigini… e quando mi ritrovo sospeso e fermo a mezz’aria che sento una strana sensazione > obbiettò Mark.
< E queste non sono vertigini… > esclamò Camilla esasperata.
< Ma perché questa cosa non si muove ancora? > chiese alzando leggermente lo sguardo.
< Forse si sarà bloccata! > risposi.
< Dan!> mi rimproverò Paola < E già abbastanza spaventato così, non c’è bisogno di punzecchiarlo, tranquillo Mark, sono sicura che tra poco parte > continuò. Infatti dopo pochi secondi la ruota partì e Mark poté tirare un sospiro di sollievo.
< Mark tutto bene? > gli chiese Monica quando lo vide.
<Abbastanza! > commentò.
< Guarda il lato positivo almeno questa volta non hai dato di stomaco > lo rassicurò Monica accarezzandogli il braccio.
< Non ho dato di stomaco perché non ho guardato giù> rispose Mark.
<Perché non andiamo a mangiare qualche cosa, così diamo anche il tempo a Mark per riprendersi >propose Monica. Accettammo tutti di buon grado anche perché si era fatta quasi ora di pranzo e tutti avevamo un certo appetito. Ci sedemmo in un piccolo chalet dove ogn’uno ordinò qualche cosa.
< Allora nella compagnia abbiamo una ragazza che ha paura del buio e un altro che soffre di vertigini… che altre paure si celano a questa tavolata? > chiese Luca. Ci guardammo uno per uno sembrava che nessuno avesse intenzione di dichiarare apertamente la propria paura, ed io lo ammettevo ero il primo che non voleva rivelare la mia fobia.
< Andiamo ragazzi non mi sembra di aver chiesto nulla di sconvolgente… in fondo siamo tra amici… o quasi! > continuò Luca non ricevendo risposta, sentivo i suoi occhi addosso, sapevo che voleva scoprire le mie debolezze ma dovevo cercare di non dargliela vinta.
< Allora perché non inizi tu a dire qual è la tua paura, così magari rompi il ghiaccio > dissi rivolto a Luca.
< Tombe!> disse semplicemente.
< In che senso tombe? > chiese Monica.
<L’idea di restare rinchiuso lì dentro, è vero che quando finirò li dentro non avrò grandi idee, ma mi fa impressione avvicinarmi a quelle cose… > spiegò.
<Interessante > commentò Monica < E tu Paola di cosa hai paura? > continuò.
<Scarafaggi > disse con un’espressione di disgusto dipinta sul volto.
<Perché sono così divertenti, quando li schiacci fanno crack > disse Monica.
< Una ragazza che si diverte ad ammazzare scarafaggi… Ma che femminilità può avere > intervenne Mark.
< Tu critichi solo quello che non puoi avere > rispose Monica mettendo in mostra tutto il suo charme.
< Beh ora tocca a me… > intervenne improvvisamente Camilla< A me spaventano i gatti > continuò.
< Poveri mici sono così teneri > commentò Mark. In seguito ad uno a uno iniziarono a rivelare le proprie paure, prima o poi sarebbe toccato anche a me rispondere, tutta colpa di quella sottospecie di bonsai.
< Allora Dan sembra che manchi solo tu… Qual è la tua più grande paura? > mi chiese Luca. Non so per quale assurdo motivo ma mi sembrava che quel ragazzo cercasse di farsi odiare ogni giorno sempre un po’ di più, forse voleva una mia reazione… ma non l’avrebbe ottenuta, almeno non davanti a lui.
< Non saprei… Non ho nessuna paura in particolare >mentii.
<Vorresti farmi credere che non c’è nulla che ti spaventi? > ribatté con quel suo tono arrogante.
< Tu puoi credere quel che ti pare > risposi.
< Ma lo sai che neanche io conosco la tua fobia? Ne devi avere per forza una sei umano > intervenne Mark.
< Io sapevo qual era, al momento mi sfugge > commentò Camilla. Notai l’espressione assorta di Camy segno che stava pensando o per meglio dire stava cercando di ricordare < Ricordo che l’associavo sempre a Sammy… >continuò immersa nei suoi pensieri.
< E ti pareva! > commentò Paola.
< Sammy?> chiese Luca.
< La sua ex ragazza… è sempre al centro di qualsiasi discorso > spiegò Paola.
< Almeno a me è presente solo nei discorsi! > replicai.
< Adesso ricordo… > urlò Camilla distogliendo l’attenzione da quello che avevo detto.
<Sarebbe? > chiese Mark.
< Affari miei… se avrei voluto dirlo a tutti l’avrei detto di persona > intervenni prima che mia sorella potesse rispondere.
< Ma come sei apatico… qual è il problema? Tutti abbiamo detto le nostre fobie > commentò Luca.
< Sai Luca tra me e te c’è una bella differenza… io non mi fingo amico di nessuno, a differenza di come hai detto prima qui non siamo tutti tra amici e raccontare le mie cose a gente qualsiasi non è da me, sono una persona abbastanza riservata > risposi facendo ammutolire tutta la tavolata, Luca non osò replicare sapevo che aveva capito che il suo falso perbenismo non era accettato, ma come un bravo attore fece finta di niente. In seguito si tonò a parlare del più e del meno facendo cadere nel dimenticatoio l’argomento precedente.
<Perché hai fatto quella sparata con Luca prima? > mi chiese Paola quando restammo da soli.
< Non era una sparata era realtà dei fatti > risposi.
< Stava solo cercando di conoscervi meglio > lo difese. Mi fermai e mi piazzai davanti a lei, volevo che quello che stavo per dirgli lo ascoltasse guardandomi negli occhi, perché era una cosa che non avrei mai più ripetuto.
< Allora Paola chiariamo una cosa, tu puoi chiedermi qualsiasi cosa, ti giuro qualunque ma non chiedermi mai di essere amico o provare a essere amico di un tuo ex ragazzo > spiegai.
<Scusa… io pensavo che non ci fosse nulla di male a confidare le proprie paure > bisbigliò.
< Non c’è nulla di male nel dirlo a te, di dirlo a un Mark a una Monica, vedi confidare le proprie paure vuol dire mostrare una parte di se stessi ed esprimere le proprie debolezze > spiegai.
< Capito! Quindi non hai nessun problema a parlare con me, con Mark e con Monica > ripeté.
< No!> confermai.
< E qual è? > domandò. Sorrisi, sapevo che me l’avrebbe chiesto.
< Bambole di porcellana > ammisi. La sua espressione sembrava confusa e disorientata.
< Che c’è? > domandai.
< A parte il fatto che trovo ridicola questa paura? > chiese.
< Si a parte questo > dissi.
< Che c’entra Sammy? > chiese.
< Bambola di porcellana e uno dei tanti soprannomi che le affibbiarono > spiegai.
<Capito… in effetti hai i tratti delicati come le bambole>
< Ah senti prima che mi dimentichi, sai per caso cosa è successo a Monica? L’ho vista un po’ strana > chiesi.
< Luca l’ha baciata sulla ruota panoramica! > disse semplicemente. La notizia mi colse di sorpresa… e mi pentii amaramente di averglielo chiesto, e non osai immaginare la reazione di Mark quando l’avrebbe saputo.
<Capito… sai una cosa mi sono proprio stancato di parlare!> dissi per poi avvicinarmi lentamente alle sue labbra. 

< Io non capisco cosa ci trovi in quel tizio! > esclamò Mark. Stava parlando con Monica e come avevo previsto la questione di Luca non gli era andata tanto a genio.
< Senti ormai quel che fatto è fatto e poi è stato solo un bacio > replicò Monica.
< Quello che non capisco come fa a piacerti > continuò imperterrito Mark. 
< Bacia bene ecco la risposta > ribatté Monica
< Come fai a sapere se bacia bene o male se nella tua vita hai baciato solo Max > contestò Mark.
<Veramente Luca sarebbe il quarto hai dimenticato Dan e… Insomma hai dimenticato un paio di persone >obbiettò Monica.
< Chi è l’altro? Non me ne hai mai parlato > chiese Camilla curiosa.
< Non lo conosci, comunque nessuno d'importante non mi ricordo neanche il nome, è passato tanto di quel tempo… >tagliò corto Monica.
< Infatti non stavamo parlando di questo… stavamo dicendo cosa avesse quel Luca di così speciale > intervenne Mark cercando di far puntare l’attenzione su un altro argomento.
< Faranno così per molto? > mi chiese Paola.
< Si ancora per un po’ > affermai. La conversazione durò fin troppo, quando finalmente gli animi si pacarono era già ora di uscire, ci trovavamo a casa mia perché come al solito i miei erano entrambi fuori per lavoro e quindi tutti si erano offerti di far compagnia a me e mia sorella. C’era anche Federica che era diventata il nuovo acquisto della combriccola visto che attualmente sia lei che Monica erano single.
< Allora tutti pronti? > domandò Camilla.
<Si… anzi no… devo prendere la borsa > rispose Paola entrando in camera mia. Passarono una decina di minuti e Paola era ancora chiusa nella mia stanza.
< Ma che fine ha fatto? > chiese Mark.
< Non ne ho idea… meglio che vada a vedere > risposi dirigendomi in camera mia. La trovai seduta sul mio letto con una cartellina in mano. Era la cartellina dove c’erano tutti i miei schizzi, principalmente si trattava di vecchi monumenti.
< Li hai fatti tu? > chiese stupita.
< Si!> confermai sedendomi accanto a lei.
< Sono bellissimi… sembra quasi di guardare delle fotografie> commentò.
< Adesso non esagerare > risposi ridendo.
< Non esagero > disse continuando a sfogliare i disegni.
< Questo è lo schizzo di una casa? > chiese mostrandomi un foglio.
< Si è la casa che un giorno vorrei avere > spiegai.
< E l’hai progettata tu? > domandò con un sorriso.
< Si!>
< Hai mai pensato di studiare architettura? Secondo me sei portato per questo tipo di cose > disse seria, appoggiando la cartellina sul letto.
<Sinceramente non ci ho mai pensato > ammisi. Non avevo mai pensato di studiare architettura, forse avrei potuto provare a entrare in facoltà… tanto cosa avevo da perdere? Poco dopo questa breve conversazione raggiungemmo gli altri e uscimmo di casa, quella sera avevamo deciso di andare in un karaoke dove di solito cantava Paola, fra poco avrei potuto sentire, finalmente, il suo modo di cantare e la sua tonalità di voce. Arrivammo al karaoke dopo una quarantina di minuti, il locale aveva un’ambientazione moderna se non mi sbagliavo lo stile era quello del wenghé. Sulla destra c’era il bancone del bar era fatto con due tipo diversi di legno la superficie era di legno scuro mentre la parte inferiore era fatta di un legno molto più chiaro quasi bianco, intorno c’erano sgabelli che andavano nell’azzurro, il pavimento era di un marmo trasparente e infondo alla sala c’era un palco con tutti i vari strumenti per chiunque volesse cimentarsi in qualche esibizione canora, infine per tutto il locale erano collocati tavolini con tovaglie anch’esse azzurre.
< Carino il locale > commentai ricevendo l’assenso di tutti. Ci sedemmo vicino al parco e dopo pochi minuti arrivò il cameriere per prendere le ordinazioni.
< Allora cosa canti stasera? > chiese incuriosita Camilla a Paola.
< Ancora non lo so, vedrò al momento > rispose Paola facendo spallucce.
Iniziammo a parlare del più e del meno quando improvvisamente mi sentii prendere alle spalle e udii una voce femminile che urlava il mio nome, per fortuna c’era un po’ di confusione e nessuno si accorse di nulla, certi comportamenti in pubblico li ritenevo leggermente imbarazzanti.
< Chi è? > dissi voltandomi, appena mi voltai incrociai i suoi occhi azzurri e la riconobbi all’istante, come avrei mai potuto dimenticare una simile piccola peste.
< Sara> esclamai.
< In carne e ossa! > affermò mettendosi in posa e facendo un saluto generale alla tavolata.
< Che ci fai da queste parti? > chiesi.
<Più o meno quello che fai tu… sto con amici,mangio e se mi va più tardi canto > rispose con un sorriso.
< Quindi forse avremo l’onore di sentirti? > intervenne Mark.
< Se fossi in te non ci conterei troppo > suggerii. Sara era capace di cambiare idea al secondo quindi era del tutto imprevedibile.
<È un nuovo acquisto? > domandò indicando Paola.
< Diciamo di si! Piacere Paola > disse facendo un cenno di saluto.
< E che ruolo avresti nel gruppo? > domandò Sara incuriosita.
<E’ la mia ragazza > intervenni, prima che si potesse dire che magari io ero quello che non aveva detto chi era… e cose del genere.
< Che carino ti sei fidanzato > commentò sedendosi sulle mie gambe.
<Comunque piacere Sara… sai conosco il tuo ragazzo da più o meno sei anni > continuò.
< Sara ti sei seduta sulle mie gambe > le feci notare.
< E allora? >chiese < Ho capito mi alzo…  > continuò annoiata dopo aver rivolto un breve sguardo in direzione di Paola.
< Con chi sei venuta? > le domandò Monica.
< Con mia sorella e alcuni amici… oh cavolo mi sono dimenticata di loro… io scappo ci si vede… > disse per poi sparire in un secondo.
<Iperattiva la ragazza > commentò Mark.
< Cosa ti aspettavi dalla sorella di Sammy! > rispose Monica.
< Quella è la sorella di Sammy? > domandò Paola voltandosi nella direzione dove si era recata Sara.
<Si… perché? > chiesi perplesso.
<Perfetto! > esclamò con ironia. Ora cosa le prendeva? Cosa l’aveva turbata?
< Fatti forza amica mia! > la incoraggiò Federica utilizzando la stessa ironia.
< Cosa c’è che non va? > le chiesi, avevo pur diritto di capirci qualche cosa anch'io o no?
< Nulla!> esclamò con leggera enfasi.
<Bugiarda… avanti cosa è successo? > domandai per la seconda volta.
< Meno male che i tuoi ex dovevano essere presenti solo nei discorsi > confessò.
< Io non vedo nessun ex qui > dissi annoiato. Non si poteva tornare sempre sull’argomento Sammy, dopo un pò diventava noioso.
<È presente comunque! > continuò.
<Aspetta, ora mi alzo e la caccio da locale > dissi ironicamente.
< Riesci a essere serio un minuto? > mi chiese, sembrava quasi che si stesse arrabbiando.
< Non posso essere serio su una scempiaggine simile… e poi nel mio caso, non invito io la mia ex a uscire quando c’è la mia ragazza > risposi.
< Luca fa parte della mia comitiva e poi è un amico e preferirei che non lo criticassi >ribatté.
< Allora facciamo una cosa, io non critico più lui se tu non critichi più Sammy… visto che anche per me lei è un’amica > proposi.
< Ok> aderì ma non mi sembrò tanto convinta.  Notai gli sguardi perplessi dei presenti ma feci finta di nulla.
< Paola tutto bene? > le chiese Federica.
< Meglio che vado a cantare > esclamò Paola dirigendosi verso il palco.
< Penso che l’hai fatta leggermente arrabbiare > commentò Mark.
< Ma davvero? Ed io che pensavo che stesse facendo salti di gioia > risposi irritato.
<Esaurito! > bisbigliò Mark.
< Senti Dan visto che mi sei abbastanza simpatico, posso darti un consiglio? > mi chiese Federica.
< Spara!>
< Non so se l’hai notato che a un certo punto mentre parlavi con Paola, lei ha iniziato a mordersi le labbra? > domandò.
<Sinceramente non ci ho fatto caso > ammisi.
< Allora la prossima volta cerca di farci caso, perché è segno che si sta facendo un complesso > concluse, appena in tempo perché proprio in quel momento Paola salì sul palco.
<Un’altra cosa… Ascolta bene la canzone che sta per cantare Paola > bisbigliò Federica.
<Perché? > chiesi dubbioso.
<Perché Paola, quando canta in pubblico, non canta nessuna canzone che non sente sua > spiegò brevemente. Dopo pochi secondi iniziarono le prime note della canzone… la riconobbi subito era “Lo so che finirà” che se non davo errando era di Anna Tatangelo. La voce di Paola era così dolce ma allo stesso tempo chiara e potente. Chi lo avrebbe mai immaginato che da un esserino così piccino potesse uscire una voce simile. Rimasi quasi rapito da quel dolce suono, anche se la canzone non era delle più allegre… Un attimo Federica mi aveva detto di prestar attenzione alla canzone non al modo di cantare, da come potevo interpretare, ascoltando quella canzone, Paola era spaventata. Aveva paura della fine della nostra relazione, questa volta però non potevo far niente per rassicurarla… come potevo farlo quando le sue paure erano anche le mie? Finita la canzone e dopo aver raccolto gli applausi del pubblico, tornò al tavolo, cantare gli aveva fatto bene, sembrava molto più allegra, quasi come se si fosse tolta un grosso peso dallo stomaco…

Pov Paola: 
<  Lo sai che hai proprio una bella voce? > mi disse Monica mentre tutte e quattro ragazze ci accingevamo ad uscire dal locale i ragazz, invece, erano dentro per pagare il conto.
< Grazie!> risposi semplicemente, mi si poteva dire di tutto per farmi complessare lo sapevo bene anch'io, ma l’unica cosa sulla quale non mi facevo problemi era sul mio modo di cantare, certo la canzone doveva trasmettermi qualche emozione altrimenti non ci trovavo gusto. Appena fuori dal locale il sorriso che avevo dipinto sul volto si spense, la stessa reazione la ebbero anche le altre ragazze. Sammy era lì fuori, anche lei in procinto di andarsene, avevo fatto di tutto per evitare di incrociarla durate tutto l’arco della serata e proprio ora che avevo abbassato le difese ecco che lei, perfetta come sempre, senza neanche una ciocca di capelli fuori posto, sbucava dal nulla.
< Guarda un po’ chi si vede… > esclamò col suo falso sorriso dirigendosi verso di noi, il suo passo deciso e i suoi modi così sicuri mi mettevano una certa soggezione.
< Che vuoi Sammy? > intervenne subito Monica.
<Niente… che posso volere, vi ho visto e per educazione sono venuta a porgervi un saluto > rispose con tutta la naturalezza di questo mondo.
< Bene ora che l’hai fatto… puoi anche andartene > ribatté Monica incrociando le braccia, personalmente non avevo ancora capito se Monica quando vedeva Sammy, combatteva al mio fianco o combatteva la sua guerra personale! Certo si vedeva che Sammy l’aveva ferita, bastava guardarla negli occhi appena la incrociava, la limpidezza dei suoi occhi si dissolveva facendo spazio a un baratro di dolore.
< Ma quanto sei diventata scorbutica, prima eri molto più simpatica… toglimi una curiosità è la nuova compagnia che ti rende così nevrotica o è il mal d’amore? > rispose Sammy senza preoccuparsi minimamente di quello che le aveva suggerito Monica. Rimasi perplessa dall’affermazione di Sammy e vero che ora la loro amicizia era finita ma infilare così tanto il coltello nella piaga era cattiveria pura, era logico che Monica soffrisse per amore del resto era finita da poco una storia di cinque anni. La cosa che mi sorprese di più e che non sentii risposta dalle labbra di Monica, forse c’era qualche cosa che non ci aveva detto… qualche cosa di cui solo loro erano a conoscenza.
< I vostri ragazzi stanno arrivando… Meglio che vada > continuò Sammy. Poi si chinò verso di me come se volesse salutarmi, quel gesto mi colse talmente di sorpresa che m'immobilizzai.
< Non sarai un granché come ragazza, ma hai centrato perfettamente la canzone… > mi bisbigliò all’orecchio sinistro…
< Tu non sarai mai perfetta per lui come lo sono io > continuò, sempre bisbigliando, all’orecchio destro. Chi, da lontano, avrebbe visto quel gesto, gli sarebbe sembrato un semplice saluto, con due baci sulle guance, come di solito si usava tra gli amici. Detto questo si allontanò con la stessa eleganza di quando si era avvicinata. Quella ragazza era capace di farmi sentire totalmente insignificante, il divario che c’era tra noi era enorme, lei era bella, seducente, sicura di se ma soprattutto apparteneva allo stesso mondo di Dan, un mondo completamente diverso dal mio, un mondo dove se non avevi un bel conto in banca e un fisico da modella non contavi nulla, un mondo nel quale ogni volta che ci mettevo piede mi faceva sentire a disagio e fuori luogo. Io ero certamente più imbranata di Sammy, più insicura e certamente avevo meno esperienza di lei per quanto riguardava i ragazzi.
< Che ne dici andiamo via anche noi? > mi chiese Dan facendomi distogliere dai miei pensieri.
< Ok andiamo! > risposi abbozzando un falso sorriso. In macchina non osai aprir bocca per tutto il tragitto, non volevo che qualche mio pensiero uscisse dalla mia bocca, Dan non doveva sapere che mi sentivo totalmente inadeguata a lui.
< Sei silenziosa > disse improvvisamente Dan lanciandomi una breve occhiata.
< Sono solo un po’ stanca… > mentii.
< Devo far finta di crederti? > mi chiese con tono ironico.
< Se ti rispondessi di si, lo faresti? > ribattei supplichevole.
<No… > commentò ridendo < Ma passerò sopra al fatto che mi hai leggermente mentito, non posso obbligarti a parlare a condividere i tuoi pensieri e le tue paure se ancora non ti senti pronta > continuò, poi, serio.
Non sapevo cosa rispondere, lui era così dolce e comprensivo e più lui era così perfetto più io sentivo di non meritarlo. Non meritavo che i suoi occhi mi guardassero come se fossi stata l’unica donna al mondo, non meritavo la sua allegria… il suo modo di farmi sempre ridere qualsiasi fosse l’argomento, non meritavo neanche la sua gelosia, questo perché io non avevo niente da offrirgli in cambio, l’unica cosa che potevo dargli era una ragazzina possessiva e complessata, inoltre ero sicuramente meno bella di tutte le ragazze che aveva frequentato, ma soprattutto ero completamente inesperta per quanto riguardava il lato fisico. Lui meritava di meglio, molto di meglio, lui meritava una come Sammy.
< Mi dispiace aver litigato con te > ammisi.
<Perché abbiamo litigato? > chiese sorpreso. Non potei far a meno di ridere…
<Dimentica quello che ho detto non fa nulla > risposi sorridendo. Arrivati sotto casa mia lo salutai, una volta scesa dalla macchina entrai nel palazzo e iniziai a salire le scale con estrema lentezza, in fondo era vero che la serata mi aveva stancata. Poco dopo nel mio lettino ripensai ancora una volta alle parole di Sammy, oramai erano penetrate nella mia mente... “Tu non sarai mai perfetta per lui come lo sono io” erano queste le parole che accompagnarono la mia mente prima di cadere in un sonno profondo.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora