Senza Te

35 2 0
                                    

La giornata era grigia, come grigio era il mio umore negli ultimi tempi, non volevo restare a casa poiché ogni cosa in quella casa, in quello che facevo, mi faceva tornare alla mente i ricordi della mia vita, insidiati dalla sua “amicizia”. Nulla mi sembrava più come prima, come avrei mai potuto fidarmi di qualcun altro se quello che ritenevo mio fratello, era stato il primo a tradirmi? Avevo la mente in panne non sapevo che fare, come distrarmi da quella situazione… Ero stanco di pensare a lui, a mia sorella, alle bugie, alle omissioni. Mi sentivo letteralmente pugnalato alle spalle, chissà quante volte aveva finto di avere da fare, quando in realtà si vedeva con mia sorella. Non era il fattore in se per sé a mandarmi in bestia ma il fatto che lui non aveva avuto il coraggio di dirmi una cosa tanto importante, di conseguenza io non simboleggiavo per lui quello che lui simboleggiava per me, non era in grado di aprirsi completamente, di condividere con me ogni fattore della sua vita, come io avevo sempre fatto con lui. Esasperato decisi di uscire a prendere aria, magari facendo un po’ di footing mi sarei distratto un po’. Fortunatamente mia sorella, era ancora a scuola, e quindi non avrei dovuto subirmi la sua aria affranta e dispiaciuta. Dopo una doccia veloce, e aver indossato qualche cosa di pratico, afferrai al volo il mio Ipod e mi accinsi ad uscire di casa.
<Dan… tesoro posso parlarti un attimo? > mi domandò mia madre prima che potessi dileguarmi.
<Certo > risposi con scarso entusiasmo per poi seguirla in cucina, mi sedetti a tavola in silenzio, aspettando che iniziasse a parlare. Ora tutti volevano chiarire, parlare, discutere… ma momentaneamente ero io a non voler sentire nessuno, non m'interessava quello che volevano dirmi, tutte quelle parole erano solo dettate dai sensi di colpa. Ero più che convinto che anche mia madre sapeva di quella situazione, come la sapevano Paola, Monica e tutti gli altri, l’unico deficiente che si fidava a occhi chiusi e non vedeva l’evidenza ero io.
<Posso capire cosa succede tra te e tua sorella? > mi domandò preoccupata, ormai erano giorni che non gli rivolgevo la parola e la cosa iniziava ad essere piuttosto ambigua anche per chi non conosceva la situazione.
<Niente > borbottai, quella finta area sconfortata di chi non sapeva nulla non gli si addiceva per niente anche perché lei e mia sorella parlavano molto e di sicuro Camilla non le aveva nascosto una cosa del genere.
<Non credo sia nulla visto che sono giorni che non vi parlate > insisté mia madre.
<Se sei così curiosa parla con lei> sbottai per poi alzarmi ed uscire dalla cucina
< Daniele dove vai?> mi domandò mia madre seguendomi.
<Lontano da questo finto perbenismo! > risposi senza neanche voltarmi. Scesi le scale e mi diressi in garage per prendere la macchina, avevo bisogno di allontanarmi un po’. Dell’ aria fresca, della musica rimbombante e una bella corsa mi sarebbero servite per stare meglio.
Nell’arco di una ventina di minuti mi ritrovai nei pressi di piazza Vittoria, visto che ormai quella zona stava diventando, del tutto zona pedonale, fui costretto a parcheggiare la vettura qualche metro prima. Scesi dalla macchina e mi avviai sul lungo mare dove, finalmente, avrei iniziato a distendere i nervi.
Dopo qualche breve esercizio di stretching, azionai l’ipod, con la speranza che fosse carico, ormai erano mesi che non lo usavo più, non sapevo neanche che canzoni ci fossero al suo interno. Con mia grande sorpresa era completamente carico, la deduzione più logica era che Camilla ci avesse infilato le sue mani, caricandolo e sicuramente aggiungendo altre canzoni, ma questo poco importava, qualunque canzone andava bene, così tra le note di Dance again e Where Have You Been iniziai la mia corsa. C’erano molte le canzoni di cui non conoscevo l’esistenza e molte ancora che non erano per niente il mio genere, per questo non prestai molta attenzione alle parole, la musica era solo un sottofondo musicale di una vita che scorreva inesorabile con o senza la presenza delle persone che ti avevano ferito.
Correre vicino al mare riempiva i polmoni di aria buona e rinfrescante, era quasi appagante sentire i polmoni riempirsi di quell’aria fredda. Finalmente arrivò una canzone di mia conoscenza “Here without you” dei “ 3 doors down”, era una melodia che mi aveva tartassato la mente durante la mia rottura con Sammy…
“Cento giorni mi hanno reso più vecchio, dall'ultima volta che ho visto il tuo grazioso viso. Mille bugie mi hanno reso più freddo e non penso di poter guardare alle cose nello stesso modo. Ma tutte le miglia che ci separano scompaiono ora che sto sognando il tuo viso.” Quella canzone mi riportò alla mente ricordi tutt’altro che piacevoli, sapevo che ripensare con rammarico a quella storia non era giusto nei confronti di Paola ma era quasi inevitabile… forse una piccola parte di me sarebbe sempre stata innamorata della dolcezza di quei profondi occhi azzurri.
“Sono qui senza di te, amore. Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari. Io penso a te, amore, sogno di te continuamente. Sono qui senza di te, amore ma tu sei ancora con me nei miei sogni e stanotte ci siamo solo io e te” Più la canzone andava avanti più i miei ricordi riaffioravano. 

“Tutto quello che so, dovunque vado. E' dura ma non mi porterà via il mio amore e quando tutto sarà finito. Quando tutto sarà stato detto e fatto… Sarà dura ma non mi porterà via il mio amore” In effetti l’amore non mi era stato portato via forse stava solo cambiato punto d’attrazione, chi poteva prevedere cosa sarebbe successo? Il mio cuore era sempre stato imprevedibile, aveva vissuto le cotte più assurde, affrontato le lotte più dure e ora si era cimentato in una nuova storia.
Il solo ripensare a Paola mi fece spuntare un sorriso, tutto di lei mi divertiva, il suo imbarazzo le sue cadute… era adorabile quando rossa come un peperone cercava di nascondersi il viso. Dopo una mezzoretta di corsa, decisi di rallentare un po’, iniziai a camminare cercando di regolarizzare il fiato, ero del tutto fuori forma, in passato riuscivo a correre per più di un ora senza stancarmi in questo modo. Certo non ero mai andato a correre da solo, ero sempre stato affiancato dalla quella sottospecie di essere vivente che si era sempre definito un amico.
“Me la caverò proprio come ho sempre fatto con le gambe ammortizzando il botto poi mi rialzerò ammaccato non distrutto basterà una settimana a letto poi verrà da se ci sarà anche qualche sera in cui usciranno lacrime ci sarà anche qualche sera in cui starò per cedere ma poi piano piano tutto passerà senza accorgermene tutto passerà” Improvvisamente la voce di Max Pezzari mi invase le orecchie, me la caverò… me la caverò… Speravo anche io di cavarmela, anche se caro Max c’è una cosa che non hai messo in conto…
Quando cadevo in basso, quando mi rialzavo, quando ero ammaccato… lui era sempre al mio fianco, e ora la sua presenza era letteralmente sbiadita.
Ormai erano giorni che non lo vedevo, che evitavo le sue chiamate, che uscivo in continuazione di casa per paura di incrociarlo. Ricordavo perfettamente l’ultima volta che l’avevo visto, erano passati precisamente quattro giorni, le ultime parole che gli avevo detto non erano state delle più gentili… anzi ripensandoci erano state piuttosto cattive “Tu mi hai rovinato la vita… perché la mia vita è fatta dei tuoi ricordi” non era una cosa tanto gentile da dire, ma poi perché avrei dovuto essere gentile? Lui era il traditore, lui mi aveva preso in giro, lui aveva sbagliato non dicendomi la verità… quindi non dovevo pentirmi di niente.
Osservai il cielo che stava diventando sempre più scuro, decisi di tornare indietro e avviarmi verso la macchina, altrimenti se avesse iniziato a piovere mi sarei inzuppato tutto e poi avrei bagnato la mia “piccolina”. Riconoscevo che ero estremamente fissato con la pulizia della mia auto ma che ci potevo fare? Non sopportavo l’idea che i suoi interni si bagnassero, si sporcassero di cibo o peggio si impuzzolentissero col fumo di sigaretta.
Quante volte avevo discusso con Mark perché non volevo farlo fumare in macchina, scossi la testa cercando di rimuovere i ricordi ma era tutto inutile, non volevano sapere di svanire, di darmi un attimo di pace, quindi tanto valeva ricordare. Ricordavo come riuscivo a plagiarlo da bambino facendogli fare tutto ciò che volevo, in realtà ancora oggi mi assecondava… quindi questa cosa non era cambiata molto.
Rammentavo ogni risata, ogni lacrima versata nei momenti tristi e difficili, i nostri pomeriggi passati insieme tra partite a calcetto e gare alla play station, nonostante Mark non fosse un tipo che lo diceva spesso, per non dire quasi mai, avevo davvero creduto che il nostro fosse un rapporto speciale. Le gocce di pioggia iniziarono a scendere ma non me ne preoccupai più, ormai nulla aveva importanza, nulla aveva senso… così seguito dalla pioggia camminai con calma, le carezze della pioggerella, appena iniziata, erano rasserenanti poiché sotto la pioggia non si notavano le due lacrime che stavano scendendo dai miei occhi. 

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora