Agosto… mese di partenze e lontananze eppure era il mio mese preferito, nell’aria si respirava l’odore di mare, di allegria, di piena estate, anche se in realtà era il mese della chiusura estiva, la cosa più bella del mese agosto? Nessun genitore in casa che rompesse le scatole.
<Ciao Dany ben svegliato… ti ho preparato la colazione> disse mia sorella appena mi vide entrare in cucina.
<No grazie, non ho fame… > risposi per poi tornare in camera mia, avrei tanto voluto rimangiarmi la parola e convincere i miei genitori a portarsela con sé ma di sicuro mia madre avrebbe fatto mille domande a questo proposito, quindi non ci provai neanche. Tenerla davanti tutto il giorno non faceva altro che riportarmi alla mente quella scena, quel bacio tra lei e Mark, se quel fatidico giorno non avessi deciso di andare a farmi un giro chissà per quanto tempo ancora avrebbero tenuto nascosta la loro relazione.
<Daniele per favore, per quanto andrai avanti così, sono giorni che non mi parli> disse seguendomi.
<Mi sembra di averti appena parlato > risposi infilandomi una maglietta.
<No grazie e Ok sono le uniche parole che usi con me > ribatté.
<Non mi sembra che tu abbia usato molte parole con me… quindi perché dovrei sprecare il mio fiato con te >risposi uscendo di casa, non avevo mete precise ma se potevo cercavo sempre di uscire di casa, scesi le scale velocemente, non usavo mai l’ascensore, d'altronde perché farlo abitavo solo al terzo piano e fare le scale era un buon esercizio fisico. Uscito dal palazzo mi bloccai per qualche secondo, appena fuori dal portone c’era Mark seduto sulla sua moto. Continuai a camminare indifferente e lo sorpassai senza prestargli attenzione.
<Dan aspetta… > disse scendendo dalla moto.
<Perché dovrei, quello che t'interessa e su in casa > risposi voltandomi nella sua direzione.
<Non sono qui per tua sorella, sono qui per… >
<Ah già sarai qui per riprenderti il bracciale, in fondo e tuo no? Bé lo puoi trovare in camera mia deve essere appoggiato da qualche parte, magari puoi riciclarlo con qualcun altro > lo interruppi. Avevo tolto il nostro bracciale lo stesso giorno che lo scoprii con mia sorella, perché continuare la recita? Un bracciale identico non simboleggiava niente senza i fatti, una volta credevo di avere anche i fatti ma oggi non lo sapevo più tutte le mie certezze si erano dissolte. Tornai a voltargli le spalle per proseguire il mio cammino, ma lui mi sbarrò la strada posizionandosi dinanzi a me.
<Rifletti solo un istante… se avrei potuto far a meno di lei non lo avrei fatto? Non avrei mai rischiato di sciupare la nostra amicizia se lei non fosse stata importante > disse tutto d’un fiato, che grande rivelazione, Mark D’Arienzo ammetteva di provare qualche cosa… ma comunque stessero le cose, la situazione non cambiava anzi ogni sua parola non faceva altro che aumentare la mia rabbia, tutte quelle belle parole ormai non servivano più a nulla.
<Oramai questi sono affari tuoi Mark… la cosa non mi riguarda più… Ma tranquillo non c’è l’ho con te, sono arrabbiato con me stesso per essermi fidato di te… d’altronde per te tradire gli amici non è mai stato un problema, ora se non ti dispiace potresti spostarti, sai non ho molto tempo da perdere > sbottai, non sapevo descrivere l’espressione dei suoi occhi dopo quelle mie parole, non sapevo se esprimevano stupore, rabbia, delusione… forse era un misto di tutte e tre le emozioni, sta di fatto che si scostò senza dire più una parola, le nostre strade si separarono ma sentivo ancora il suo sguardo trafiggermi le spalle. Salì in macchina e tirai un profondo respiro, appoggiai le mani sul volante e il mio sguardo cadde sul segno che avevo sul polso destro, una linea bianca che mi incorniciava perfettamente il polso, quel bracciale mi aveva lasciato un bel segno, del resto era normale avere un segno così se il bracciale restava sul tuo polso per otto anni senza mai toglierlo. Non feci caso se lui lo portava ancora e non m'interessava, accesi il motore e partì, mi ritrovai ad inserire la quarta marcia percorrendo solo pochi metri, la velocità era la cosa che al momento mi faceva sfogare meglio… d’altronde attualmente non avevo altri modi per sfogarmi. Sapevo che avrei dovuto parlare con qualcuno ma con chi? Ogni amico che avevo avuto mi aveva tradito o deluso, certo avevo dei compagni, ma c’era una distinzione tra essi e gli amici… anche se ora dopo l’ennesima batosta avevo dei dubbi anche sul significato dell’amicizia, di conseguenza decisi di starmene per conto mio e andare a fare colazione in qualche bar, nonostante tutto avevo comunque bisogno di nutrirmi o no?
Dopo qualche minuto di traffico asfissiante decisi di parcheggiare la macchina e continuare a piedi, tanto col traffico che c’era avrei fatto prima a piedi.
Iniziai a camminare e notai che mi trovavo a Corso Vittorio Emanuele, posto dove abitava Sammy, non l’avevo fatto apposta a venire in questa zona, avevo guidato senza badare troppo alla strada. Una volta venivo spesso da queste parti, era un bel posto, le case erano eleganti e signorili e poi era un posto abbastanza tranquillo.
<Dan? > mi chiese una voce femminile alle mie spalle. Mi voltai di scatto e la vidi, ero quasi sicuro che l’avrei incontrata, Sammy non era un tipo che amava molto stare in casa, questa volta però era sola, non c’erano le sue “amiche” che di solito la seguivano come pecore al pascolo…
<Ciao Sammy > la salutai con un sorriso.
<Che ci fai da queste parti? > domandò ricambiando il mio sorriso.
<Nulla d'importante, faccio solo un giro > risposi per poi osservarla meglio, aveva i capelli semi raccolti dietro la nuca, una gonna di jeans molto corta e una maglietta bianca senza spalline, sul collo si poteva notare il segno del laccetto del costume, ultimamente doveva essere stata a mare anche se la sua pelle chiara ci metteva un po’ per cedere all’abbronzatura.
<E da quando tu girovaghi da solo senza la tua spalla? > mi chiese… La spalla! Era così che aveva denominato Mark e ogni tanto si divertiva a chiamarlo con quel nominativo.
<Diciamo che ho amputato quella spalla > il suo sorriso si spense di colpo e la sua espressione tornò seria.
<Ma è successo qualche cosa in particolare? > domandò, si vedeva benissimo che era a disagio, il suo sguardo si fece più tenue e iniziò a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli, e poi chiedere il perché della fine di una forte amicizia avrebbe messo a disagio chiunque.
<L’ho sorpreso mentre stava con mia sorella > spiegai brevemente.
<Ah > si limitò a dire. Nel suo sguardo percepivo qualche cosa di strano… giuro che se anche lei sapeva di quei due mi sarei incazzato davvero.
<Lo sapevi anche tu? > domandai.
<A saperlo no… però avevo captato qualche cosa ma non avevo la certezza > rispose con quella sua area innocente, quel suo sguardo la rendeva così innocua, sembrava una di quelle persone che non sarebbero in grado di uccidere una mosca, Sammy invece era l’esatto contrario… se la si metteva in una gabbia insieme una tigre ero più che sicuro che ad uscirne sbranata non sarebbe stata di certo Sammy.
<Capito… e tu invece? Cosa fai tutta sola? > chiesi per chiudere l’argomento precedente.
<Così, ogni tanto fa bene starsene un po’ per conto proprio > rispose facendo spallucce.
<Senti io stavo per andare a fare colazione se hai finito di fare l’eremita perché non vieni con me? > domandai. Sapevo che se Paola l’avrebbe saputo sarebbe andata su tutte le furie… ma perché dirglielo? Non stavo facendo nulla di male, stavo solo andando a mangiare qualche cosa con un’amica.
<Colazione a quest’ora? > chiese dando uno sguardo all’orologio < Non è meglio un pranzo? > continuò. In effetti aveva ragione era troppo tardi per una semplice colazione.
<Hai ragione allora decidi tu, dove vuoi andare a pranzo? > chiesi.
<Premettendo che siamo entrambi impegnati e quindi non posso invitarti a pranzo da me perché saremmo soli, in un ristorante o pizzeria è escluso perché mi sa troppo di fidanzatini quindi di conseguenza resta solo qualche panino o pizza a taglio > spiegò. Non potei far a meno di sorridere, era così solare quando non era circondata da quella gente che aveva iniziato a frequentare, sembrava che il fitto muro che avesse costruito in questi mesi fosse crollato. Alla fine decidemmo di sederci a un locale che vendeva pizze a taglio saltimbocca e roba del genere, qui c’erano anche tavolini in legno con sedie abbinate.
<Scusa se riapro l’argomento ma devo chiederti una cosa!> disse dopo pochi minuti che ci eravamo seduti.
<Chiedi pure > dissi appoggiando la testa al muro, questo mi portò a riflettermi nell’azzurro profondo dei suoi occhi visto che lei si trovava seduta al mio fianco nella stessa posizione
<Allora… ecco… tu hai detto che hai sorpreso Mark e Camilla…. Ma come li hai sorpresi? > chiese, notai che appena aveva iniziato la frase aveva spostato lo sguardo altrove, solo alla fine aveva rivolto di nuovo lo sguardo verso di me.
<Ma che malata… cosa vai pensando > dissi ridendo e gettandole un fazzoletto di carta in pieno viso.
<Scusa io che ne so tu quando parli sei equivoco > si difese rilanciandomi il fazzoletto.
<Non sarà mica che il tuo ragazzo non ti soddisfa abbastanza?> ribattei. Mi guardò per un attimo sconcertata, la mia non era una vera e proprio domanda, speravo che non la prendesse come tale, non era confortante sapere che la tua ex ragazza si appagava con qualcun altro. Per fortuna la prese sull’ironia come doveva essere, iniziammo a parlare del più e del meno, fece anche riferimento al suo nuovo ragazzo ma c’era una luce strana nei suoi occhi quando parlava di lui, una luce che non sapevo identificare, ma di una cosa ero sicuro… non era amore… comunque non feci domande tanto di sicuro non avrebbe risposto o avrebbe sviato la domanda poi improvvisamente mi chiese anche di Paola, era così gentile e spensierata non capivo perché sia Paola che Monica la definissero un’arpia. Parlammo anche delle vacanze estive e mi disse che quest’anno sarebbe partita con sua sorella per una piccola crociera, non sapeva la destinazione visto che aveva organizzato tutto la piccola Sara e non aveva voluto dirgli nulla. Era tardo pomeriggio quando ci separammo, parlare un po’ con lei mi era servito a farmi tornare il buon umore che avevo perso la mattina.
Tornai a casa e sentii voci provenienti dalla camera di Camilla… non ci credevo quell’idiota era ancora qui, non aveva capito l’antifona? Doveva andarsene e sparire da casa mia, se voleva stare con mia sorella poteva portarsela a casa sua tanto li non c’era mai nessuno. Mi avvicinai alla porta con l’intenzione di sbatterlo fuori di casa ma poi sentendomi nominato aspettai e rimasi ad ascoltare in silenzio il loro dialogo, anche se più che un dialogo a me sembrava una discussione.
<No non capisco mi dispiace… perché rinunciare ora che lui lo sa? È una cosa assurda… vedrai che gli occorrerà solo un po’ di tempo poi lo accetterà e tutto tornerà come prima > stava spiegando mia sorella.
<Tu non capisci fin quando staremo insieme niente tornerà come prima… non riesco neanche più a parlargli > replicò Mark. Questo era veramente il colmo, voleva mollarla per recuperare i rapporti con me? Qualunque cosa avrebbe fatto non sarebbe servito a niente, tutti i sui tentativi sarebbero stati inutili.
<Cerca di capire Camy non sopporto che mi guardi in quel modo… Non riesco ad accettarlo, soprattutto perché so che ha ragione, ma io senza tuo fratello mi sento spaesato, senza di lui mi sento perso e come se avessi perso il mio punto di riferimento la mia stella polare, quella stella che mi faceva ritrovare sempre la strada di casa, tuo fratello è stato l’unico che mi è stato vicino in qualsiasi occasione, sia nei momenti belli, che nei momenti brutti, sia nelle risate che nei pianti, ho faticato tanto per ottenere questo rapporto con lui, visto che all’inizio mi considerava una palla al piede, e non ho alcuna intenzione di rinunciarci > continuò. Non credevo alle mie orecchie non si era mai aperto in quel modo con me, non mi aveva mai detto quelle cose… allora contavo davvero qualche cosa per lui! Forse avevo un po’ esagerato, forse era meglio mettere fine a quella situazione e riprendermi l’amico che avevo rischiato di perdere.
Entrai in camere senza neanche bussare.
<Hey tu dobbiamo parlare vieni con me > dissi rivolto a Mark, senza fare domande mi seguii in camera mia, entrato mi richiusi la porta alle spalle anche se non sarebbe servito a molto, sapevo benissimo che mia sorella avrebbe appoggiato l’orecchio ad essa per origliare.
<Lo sai che sei veramente un idiota > iniziai.
<Si lo so ma… >
<Guarda che non avevo finito, è scaduto il tuo tempo di parlare ora se permetti parlo io > lo interruppi prima che potesse dire qualsiasi cosa.
<Come si fa a mollare una persona che ti piace solo perché hai avuto una discussione con un amico? > domandai, non ricevendo alcuna risposta decisi di continuare.
<Pensavi davvero che lasciando mia sorella le cose tra me e te sarebbero tornate come prima? > chiesi, qui la risposta la volevo, a costo di aspettare tutta la notte.
<Ci speravo > rispose dopo qualche minuto.
<Allora davvero non hai capito nulla > replicai, mi guardò per un attimo perplesso, quindi non potei far a meno che spiegargli la situazione.
<A me non importa che voi stiate insieme o no… prima o poi dovrà pur star con qualcuno, quindi tanto vale che stia con qualcuno che posso sorvegliare. A me importa che tu non me l’abbia detto e non tirarmi in ballo la scusa… ho giurato che… perché non regge, tu non mi hai neanche detto che ti piaceva > spiegai.
<Lo so, ma avevo paura della tua reazione > disse con quell’aria da cane bastonato.
<Non usare quell’area da cucciolo con me, tanto non funziona… attacca solo con le donne > dissi tanto per sdrammatizzare in po’ la situazione.
<Quindi come rimaniamo? > mi chiese dopo un breve silenzio.
<Rimaniamo che se fai soffrire mia sorella a costo di avere l’ergastolo giuro che ti ammazzo con le mie mani! > lo avvisai.
<E tra noi? Tutto come prima? > chiese esitante.
<Certo dopo quella specie di dichiarazione d’amore che mi hai fatto, anche se alle spalle, e il minimo che io possa fare > dissi sorridendo, sapevo che non avrebbe mai ammesso di aver detto quelle cose, quindi tanto valeva buttarla sull’ironia.
<Perché cosa ho detto? Io non ho detto niente! > ribatté.
<Ok tu non hai detto niente… ma io ho sentito tutto > conclusi ridendo.
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Non ho mai amato così
RomanceUn nuovo amore, una nuova emozione, una relazione tutta da scoprire dove il cuore inizia ad avere un nuovo battito. Lui è Daniele un ragazzo proveniente da una famiglia benestante, che ha appena conseguito la maturità e sta iniziando a decidere cosa...