Incontri o Scontri

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Il giorno della festa era arrivato, questa volta l’abbigliamento poteva essere leggermente più sobrio visto che era una specie di rimpatriata con i vecchi compagni di liceo. Ero arrivato sotto il palazzo di Paola e battevo nervosamente le dita sullo sterzo, tutte le ansie e le preoccupazioni di Monica sull’incontro tra Sammy e Paola mi avevano messo una certa agitazione. Ma che mi agitavo a fare? Non c’era nessun motivo per essere agitati! Sammy non era come la descriveva Monica, non era cinica e superficiale come poteva sembrare a primo impatto. “Oramai lei ti ha accecato per questo non riesci a vedere com’è realmente” continuava a ripetermi Monica ogni volta che provavo a difenderla, questi e mille altri pensieri mi passavano per la mente, poi Paola uscì dal suo palazzo, mi bastò un solo sguardo per far si che tutte le mie preoccupazioni svanissero. Per l’occasione aveva indossato un vestitino bianco con dei disegni neri che le cadeva poco più giù del ginocchio, ai piedi aveva messo delle scarpe nere con un tacco, leggermente, più alto del solito.
<Ciao > disse salendo in macchina e stampando un bacio sulle labbra.
<Ciao! > risposi continuando a guardarla.
<Che ne dici sono passabile? > mi chiese guardandosi.
<Sei più che passabile, sei stupenda > le dissi avvicinandomi per baciarla adeguatamente.
Comunque anche se sarebbe stata male, non gliel' avrei mai detto, mai dire a una ragazza che non ti piaceva quello che indossava altrimenti finivi col rovinarti la serata, ma non era questo il caso, quel vestito le stava d’incanto… anche se avrei scommesso che lo sarebbe stato di più senza.
<Lo dici solo per farmi piacere > disse a pochi centimetri da me e mordendosi il labbro inferiore.   
<Perché dovrei farti piacere? > chiesi sorridendo, senza sentire alcuna risposta tornai a baciarla. Ci impiegammo quasi mezz’ora per arrivare alla festa, Monica e Max erano fermi all'ingresso del locale, lui era appoggiato al muro con aria scocciata mentre lei si guardava distrattamente attorno, vedendoci arrivare ci corse incontro.
<Hola! > disse, salutandoci con due baci sulla guancia.
<Ciao Monica > ricambiammo entrambi, sembrava raggiante aveva un sorriso a trentadue denti, che scompari appena notò il vestito di Paola.
<Questo che sarebbe? >chiese con un tono preoccupato, la guardai perplesso che c’era che non andava? Il vestito le stava bene e anche parecchio.
<Il mio vestito… perché? > chiese quasi spaventata < Sto tanto male? > continuò.
<No… No… Stai benissimo… e solo che… va bene non importa tu sta vicino a me quando incontriamo Sammy > le suggerì accarezzandole la spalla come se volesse infonderla coraggio… ma stavamo andando a una festa o al patibolo?
<La vuoi finire di mettere ansia a questa povera ragazza? > intervenne Max.
<Io non metto ansia! > ribatté Monica.
<Noooo! > disse ridendo Max spingendola verso l’ingresso.
Varcammo la soglia della porta, subito incontrammo lo sguardo di Mark che era intento a parlare con un gruppo di ragazzi, appena ci vide ci venne in contro seguito da un altro ragazzo, ma la stazza di Mark mi impedì di identificare chi era. Quando si furono avvicinati, lo riconobbi subito, era Francesco il quarto del gruppo, ai tempi del liceo io, lui, Mark e Max eravamo inseparabili. Iniziammo a parlare, a ricordare i vecchi tempi e a raccontare i nuovi.
Improvvisamente notai un gruppo di ragazze che ci osservava e parlava sottovoce, cercavo di mettere a fuoco chi potessero essere, ma fu inutile, così decisi di chiedere a Mark, di sicuro lui aveva una memoria migliore della mia.
<Mark… le conosciamo quelle? > gli chiesi indicando con la testa il gruppetto, le guardò per un po’ con aria perplessa.
<Non mi sembra! > disse infine.
<Se non erro sono le amiche di Sammy > intervenne Monica. Trovammo conferma della sua supposizione poco dopo, quando Sammy face il suo ingresso nella sala, suscitando come al solito l’interesse di tutti i ragazzi presenti. Indossava un vestitino nero senza spalline, con delle piccole gemme che ornavano il corpetto, ai piedi aveva dei sandali a tacco alto di color grigio chiaro che portavano le stesse gemme del vestitino. A un certo punto i nostri occhi s'incontrarono, quei suoi occhi azzurri che un tempo avevo amato avevano perso la loro lucentezza, erano diventati freddi e privi di emozione… ma nonostante tutto erano sempre stupendi, con passo lento e deciso si avvicinò a noi sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
<Ciao > disse salutandoci con un sorriso.
<Ciao > ricambiai
<Come stai? Non mi aspettavo di vederti, pensavo non venissi > mi disse.
<Si certo come no! > sbottò Monica.
<Monica che sorpresa ci sei anche tu? Non ti avevo vista! > le rispose appoggiandosi una mano sul petto.
<Beh ora mi hai vista > continuò Monica incrociando le braccia.
<Scusa tanto ma io preferisco posare gli occhi su qualche cosa di più gradevole > rispose voltandosi nella mia direzione.
<Lei chi è? > mi chiese indicando con gli occhi Paola.
<Lei è…. > ecco lei è cosa? Un’amica no, la mia ragazza? Nemmeno, uscente? Suonava male… allora come la potevo definire? Io per lei ero semplicemente un amico, non potevo dire che lei era la mia ragazza se lei non si definiva tale.
<Piacere Paola… un’amica > intervenne con uno strano tono di voce porgendogli la mano… a quelle parole gli occhi di Sammy acquistarono una nuova luce.
<Piacere Sammy… la sua ex ragazza > rispose stringendole la mano. Un brivido improvviso mi percorse la schiena e uno strano presentimento m’invase, non sapevo il perché ma sentivo che le cose non sarebbero andate esattamente come avevo sperato. Iniziammo a parlare del più e del meno, Sammy iniziò a riempire, Paola, di domande riguardo la scuola, il luogo dove abitava e la sua età. Dopo qualche minuto si avvicinarono a noi anche le amiche di Sammy, una era mora con occhi scuri, indossava un vestito rosso quasi inesistente, l’altra era bruna  con occhi castano chiaro a differenza dell’altra portava un jeans, anche se abbastanza attillato, e un corpetto nero. Sommando il costo di tutti e tre i vestiti, indossati dalle charlie’s angels, si raggiungeva una cifra esorbitante con la quale una persona normale ci avrebbe pagato minimo sei mesi d’affitto.
<Bel vestito > disse la mora rivolta a Paola una volta essersi presentata, il suo tono era pressoché ironico.
<Dai smettila non puoi pretendere che siano tutti come noi > l’ammoni Sammy con un sorriso. Vidi l’imbarazzo di Paola farsi strada sulle sue guance. Non sapevo che dire per aiutarla, anche perché una delle caratteristiche di Sammy era quella di offenderti con una tale eleganza da metterti il dubbio se quello che aveva detto era un vero insulto o no, inoltre io di vestiti non ne capivo nulla, per me Paola vestita in quel modo era stupenda, forse era il suo non dedicarsi completamente ai vestiti e alla moda che la rendevano particolare e diversa delle ragazze che avevo conosciuto fino a quel momento.
<Scusa ma che intendi dire? > intervenne improvvisamente Monica con tono di sfida.
<Non intendo dire nulla credo di aver parlato correttamente italiano, se poi tu non lo capisci più non è di certo colpa mia> rispose Sammy con una naturalezza quasi agghiacciante.
<Io capisco perfettamente l’italiano, ma conosco perfettamente anche te, e so che non dici le cose tanto per dire, quindi o dici quello che devi dire o te ne vai > ribatté Monica
<Ma come siamo agitate… per caso hai litigato col tuo ragazzo? Comunque sia non è buona educazione aggredire una persona che non c’entra nulla > rispose Sammy sempre con la stessa naturalezza.
<Tu centri sempre col mio mal umore > sbottò Monica, sentivo che le cose non sarebbero finite tanto bene, qualcuno avrebbe dovuto dire qualche cosa per fermarle ma sembrava che Mark e Max ci trovassero gusto nel vederle battibeccare e in tutta onestà anche io ci trovavo un certo gusto, si vedeva che si volevano ancora bene, entrambe sapevano perfettamente come ferire l’altra utilizzando poche parole, ma non lo facevano, usavano questi finti attacchi solo come una scusa per comunicare tra di loro.
<Mi dispiace povera Monica, ma sai che ti dico non me ne importa affatto> affermò Sammy incrociando le braccia.
<Mi sorprenderei se t’importasse di qualcuno a parte te stessa> rispose Monica.
<Beh almeno a me importa del mio fisico > ribatté  Sammy.
<Che vorresti dire? > sbottò Monica, sgranando gli occhi.
<Non l’hai capito? Beh basterebbe guardarti allo specchio> ribatté, questa era una delle provocazioni migliori di Sammy, lei puntava sull’offendere le persone dal punto di vista fisico perché da quel punto di vista lei era inattaccabile, ad essere sincero anche sul livello intellettuale era quasi inattaccabile ma se eri baciato dalla fortuna avresti potuto metterla in difficoltà per qualche secondo.
<Come? Stai insinuando che sono grassa? > esclamò Monica inorridita.
<Non ho detto che sei grassa, ho detto solo che sei ingrassata > le rispose intrecciando le dita nei capelli.
<Forse se c’è qualcuno a cui serve uno specchio quella sei tu… perché qui l’unica a essere ingrassata sei tu >
<Lo so, ma io ingrassando entro comunque nella taglia 40, tu in cosa  taglia 44? > domandò Sammy allibita
<Guarda che la 44 non vuol dire essere grassi ma essere normali> affermò Monica.
<Queste sono frasi che dicono le donne in sovrappeso per consolarsi> concluse Sammy sorridendo, poi con la stessa eleganza di com’era venuta se ne andò seguita dalle sue amiche, Monica sbuffò desolata poi guardò Max con due occhi supplichevoli.
<Non dar retta a quello che dice Sammy… sei bellissima> le disse Max stringendola a se.
<Grazie! > gli sussurrò < Quella ragazza riesce a farmi sentire brutta e impacciata con due parole > continuò.
<Se la presenza di Sammy a te che ne sei abituata fa questo effetto pensa all’effetto che ha fatto a Paola > intervenne Mark.
In contemporanea ci voltammo tutti in direzione di Paola, che ci guardò con aria perplessa.
<Che c’è? > ci chiese.
<Sammy ti fa un brutto effetto > le disse Mark.
<Non è vero… solo che me la immaginavo diversa, non credevo fosse così… insomma sono rimasta un po’ sorpresa > si difese.
<Invece a me quella fa veramente un brutto effetto! Mi sa che mi è venuto un attacco di gastrite > disse Monica portandosi una mano sullo stomaco.
<Comunque non devi badare a quello che dice Sammy… sai lei si diverte a punzecchiare le persone e se osi darle corda non ne esci più> consigliai a Paola.
<Capisco ma come fai a non rispondere a un tipo del genere? Stavo per risponderla io ma Monica mi ha preceduta > rispose Paola con un’insolita sicurezza.
<Sapevo che stavi per dire qualche cosa, e credimi con te sarebbe stata perfida e ti avrebbe smontata con due parole >rispose Monica.
<Scusate l’intromissione ma mi sa che sono rimasto indietro, tu e Sammy non eravate grandi amiche? > chiese Francesco a Monica.
<Una volta si, poi l’amicizia si è rotta > rispose senza guardarlo.
<Ti conviene non toccare quest’argomento > bisbigliò Mark.
<Perché non andiamo a sederci? > proposi per togliere l’enorme nube di disagio che si era creato. Trovammo un tavolo poco più lontano dall’entrata, vicino a una parete di vetro che mostrava lo splendido panorama.
L’aria di tensione che si era creata poco prima si stava sciogliendo, iniziammo a parlare del più e del meno e soprattutto indagammo su Francesco e su cosa avesse fatto in questi ultimi tempi, scoprimmo che anche lui oramai aveva una ragazza, che attualmente si trovava a letto con la febbre.
<Solo la mia ragazza ha quest’abilità… prendersi la febbre in piena estate > commentò Francesco < Ma stiamo parlando troppo di me> continuò.
<Cosa vorresti sapere? > gli chiesi curioso.
<Da quanto in qua tu porti un’amica a una festa? > mi domandò Francesco con aria di sfida.
<Scusa posso rubarti l’amico per qualche minuto? > disse improvvisamente Sammy, rivolta a Paola, ma da dove era sbucata?
<Dovresti chiederlo a lui non a me… Io non ho nessun problema> rispose Paola continuando a bere la sua bibita come se la cosa non la riguardasse.
<Beh in questo caso… > continuò Sammy< Dan ti andrebbe di ballare con me?> guardai per qualche secondo sia lei che Paola, non sapeva che fare, perché Paola non aveva detto che il suo amico attualmente era occupato? In fondo stavamo parlando di lei, forse davvero la cosa non la interessava. Alla fine acconsentii anche perché conoscendo Sammy non avrebbe accettato un no come risposta e poi non ci vedevo nulla di male nel ballare con un’amica. Mentre mi allontanavo sentivo in lontananza i commenti di Mark e Francesco ma non ci badai. Appena ci avvicinammo alla pista da ballo iniziarono i lenti. 
<Ops... mi sa che dovremmo avvicinarci un po’ di più per fare questo ballo > disse con un sorriso. Senza risponderle la presi per la vita e iniziammo a ballare. Non sapevo cosa aveva in mente ma ero sicuro di una cosa, qualunque cosa fosse non mi sarebbe piaciuta.
<Allora… come stai? > mi chiese con i suoi grandi occhi azzurri che cercavano disperatamente di entrare nei miei.
<Bene grazie… e tu? > le chiesi evitando di incontrare il suo sguardo… Quei suoi occhi erano sempre riusciti a incastrarmi e quello non mi sembrava il momento di collaudare se funzionassero ancora.
<Insomma > ammise abbassando lo sguardo.
<Problemi col tuo nuovo ragazzo? > le chiesi anche se non volevo sapere la risposta, per quanto fossi disinteressato a lei era comunque una mia ex e la versione dell’amico premuroso non faceva per me.
<Si e no > rispose guardando altrove, era segno che qualche cosa la turbava, per quanto fossero belli i suoi occhi avevano un piccolo difetto alle volte parlavano per lei, anche negli ultimi tempi era riuscita a renderli inespressivi e vuoti quasi come se fossero stati di ghiaccio. Feci un piccolo respiro sperando che non mi sarei pentito per  le parole che fra poco sarebbero uscite dalle mie labbra.
<Sammy sai che nonostante tutto se hai bisogno di qualche cosa puoi contare su di me >le ricordai.
<Lo so… Ma non ho alcuna voglia di parlare adesso… > disse tornando a fissarmi. Questa volta non potei non specchiarmi nei suoi occhi, si avvicinò ancora di più, ora potevo quasi toccare le sue labbra… volevo allontanarmi, ma lei fu lei con un leggero sorriso a spostare il suo viso tra il mio collo e la spalla, sapeva che se avesse provato a baciarmi mi sarei scostato e per Sammy ricevere un rifiuto era la cosa più umiliante che le potesse capitare. Sentivo il suo respiro lento e regolare sul mio collo, un brivido mi attraversò la schiena, istintivamente strinsi di più la presa facendo aderire perfettamente il suo corpo al mio ma lei si staccò subito da me come se il mio corpo le avesse trasmesso una forte scarica elettrica. Sembrava spaventata e disorientata forse avevo fatto qualche cosa che l’aveva infastidita.
<Scusa visto che la canzone è finita  ti dispiace se mi riprendo l’amico? Sai non conosco nessuno qui> disse improvvisamente Paola, chi sa da quanto tempo era li ferma a fissarci.
<Certo > rispose Sammy con un bisbiglio per poi allontanarsi.
Feci prendere il posto di Sammy a Paola e continuai a ballare, lei non emise una parola e sembrava intenzionata a restare in silenzio, quindi decisi di parlare io per primo.
<C’è qualche cosa che non va? > le chiesi.
<No va tutto bene > rispose senza guardarmi. Sapevo il perché di quella reazione, forse mi ero lasciato un po’ andare con Sammy ma in fin dei conti non avevo fatto niente di male, si l’avevo stretta un po’ ma nient’altro.
<Guarda che stavamo solo parlando > sostenni.
<Guarda che a me non importa, sto bene… perché non raggiungiamo gli altri? > rispose sviando l’argomento. Il resto della serata passò tranquillamente tra una risata e l’altra, Sammy non si avvicinò più a noi, e Paola sembrava essersi tranquillizzata, sembrava serena e felice, quel suo sorriso mi incantava ogni volta.
Finita la serata riaccompagnai Paola a casa, arrivati sotto il suo palazzo mi avvicinai per salutarla ma lei spostò il suo visto salutandomi con un bacio sulla guancia. Rimasi perplesso per qualche istante non capivo il perché di quel gesto.
<Che succede? > domandai.
<Niente ti ho salutato > rispose. Ok cosa avevo fatto? Conoscendo le ragazze questo era un modo per farti capire che avevi fatto qualche cosa che non andava.
<E come mai ora mi saluti con un bacio sulla guancia? > domandai con un sorriso.
<Sai è così che saluto i miei amici e poi togliti quel sorrisetto del cavolo dal viso > rispose irritata... niente vuoto totale, questa volta davvero non la capivo.
<Scusa non ti seguo > ammisi girandomi completamente per guardala meglio.
<Non c’è nulla da seguire… sono una tua amica, mi hai presentato come tale, ed io gli amici li saluto in questo modo > disse visibilmente arrabbiata. Ora avevo capito… ma come avrei potuto presentarla come la mia ragazza se era stata la prima a presentarmi come amico?
<Guarda che sei tu che ti sei data quel nominativo > mi difesi.
<E normale tu non parlavi che avrei dovuto fare? > domandò.
<Dire semplicemente il tuo nome senza aggiungere specificazioni non ti piaceva? > chiesi con naturalezza.
<No… io adoro le specificazioni > affermò.
<Certo che io non ti capisco tu sei stata la prima a definirmi come un amico e io non ho fatto tutta questa polemica > mi difesi
<Ah perché nel tuo mondo è la ragazza che chiede al ragazzo di mettersi insieme?> mi chiese sempre con lo stesso tono.
<Si > dissi con naturalezza <Sammy ha fatto così > continuai.
<Io non sono Sammy > disse aprendo lo sportello della macchina, l’afferrai per un braccio e la riportai di nuovo seduta al suo posto sporgendomi un po’ sopra di lei.
<Allora dimmelo tu come si fa… sai non sono pratico di queste cose > le bisbigliai all’orecchio. Sentivo il calore delle sue guance sfiorare le mie, era una sensazione dolce, gradevole e rassicurante.
<Non c’è bisogno che ti dica io quello che devi fare > disse nascondendo il suo viso sulla mia spalla.
<Per me potresti ritenerti la mia ragazza sin dal giorno del nostro primo bacio > le dissi iniziandole a dare dei piccoli baci sulle guance per poi scendere e arrivare delicatamente alle labbra, qui a malincuore fui costretto a fermarmi, dovevo aspettare una sua risposta.
<Davvero? > mi chiese con voce tremante.
<Si > le risposi sulle labbra < Ma se non ho una tua risposta dovrò allontanarmi > continuai aggiustandole una ciocca di capelli che le era caduta sul viso. Sentivo sul mio viso il suo respiro irregolare e ogni volta che apriva la bocca per rispondermi le parole le si fermavano in gola, sapevo che la risposta era positiva, non mi sarei mai sbilanciato tanto se non ne avessi avuto la certezza.
<Puoi anche farmi un cenno con la testa… mi accontenterò > le dissi infine.
Lei annui e finalmente le nostre labbra s’incontrarono per un lungo e interminabile istante.
<Devi salire > le dissi, era meglio farla rispettare il coprifuoco, elemento a favore per entrare nelle grazie delle madri, così in seguito si poteva sfruttare meglio qualche occasione avendo la copertura della madre.
<Si dovrei salire… > ripeté con un filo di voce.
<Allora buonanotte > le dissi accarezzandole il viso per poi raddrizzarmi in modo da permetterle di scendere dalla macchina.
<Buonanotte > disse dolcemente per poi uscire dalla macchina. Restai fermo a osservarla fin quando non sparì nell’entrata del palazzo.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora