You are my treasure

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<Allora dove andiamo a   cenare? > chiesi a Sammy una volta che la fui andata a prendere. Quella sera avremmo cenato insieme e poi dopo avremmo raggiunto il resto della comitiva all’ ice park.
<Andiamo al thailandese? > mi chiese. Sammy adorava tutte queste cucine strane, diceva che se provavi la cucina di ogni paese sarebbe stato più facile decidere quale avresti avuto voglia di visitare, “Non ha senso visitare un paese straniero e mangiare cucina italiana” ripeteva sempre.
<Per me va bene > risposi, non era la prima volta che ci andavo e nonostante il mio scetticismo iniziale quella cucina mi era sempre piaciuta.
Arrivammo al locale, logicamente era del tutto diverso dai posti che frequentavo di solito, ogni cosa era di legno scuro e le pareti erano caratterizzate da una sorta di vetri opachi che ti permettevano di intravedere cosa accadeva fuori, il tavolino era molto più basso dei comuni tavoli che si trovavano nei ristoranti, infatti non c’erano come sedie per sederti ma cuscini tutti colorati, forse quello delle sedie era l’unico aspetto negativo di quel posto.
Dopo aver scrutato con attenzione il menù decidemmo cosa ordinare, io presi il SomTum, un piatto composto con tranci di giovane papaya, noccioline e gamberetti asciutti, mentre Sammy optò per il Tom YumKung una zuppa dal sapore più forte e salato che profumava di limone ed era composto da erbe e pollo o frutti di mare.
<Com’è andato il saggio? > le domandai. Nonostante fosse tornata in Italia, Sammy continuava a sostenere gli esami finali a New York, “è inutile restare lì se gli scritti devo mandarli via e-mail, tanto tutti gli esami che dovevo fare lì già li ho fatti” mi spiegò una volta che gli avevo chiesto spiegazioni su quella specie di esami che doveva sostenere.
<Insomma, non è che mi piace tanto > affermò con delusione.
<Quando devi consegnarlo? > le domandai.
<Fra un paio di giorni… ma è talmente orribile che non so se lo manderò! > spiegò. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, come poteva anche solo pensare di non mandare quel saggio e rischiare di perdere tutto il lavoro fatto in quei mesi?
<Ma se non lo spedisci non perderai tutto? > domandai.
<Perderei tutto anche se va male, preferisco non mandarlo piuttosto che farmi dire che non sono all’altezza> rispose.
<Nessuno potrà dirti che non sei all’altezza, Sammy tu sei la persona più capace che io abbia mai conosciuto e se non accettano te, di sicuro non accetteranno nessuno > affermai con convinzione, gli scritti di Sammy ti catturavano, avevano la capacita di farti provare emozioni indescrivibili e di sicuro se ne erano accorti anche quelli della Columbia… il problema era solo che lei non credeva nelle sue capacità.
<Tu non capisci… è davvero brutto! > ripeté.
<Fammelo leggere allora! > proposi, mi guardava con leggera riluttanza non sicura se dovesse accettare o no la mia proposta, ero convinto che quel saggio l’avesse con se, li portava sempre con se quando non erano finiti e soprattutto quando non erano accettabili, diceva che l’ispirazione arrivava all’improvviso e quando arrivava non potevi aspettare per dargli sfogo < Dai so che c’è l’hai con te! > continuai. Dopo un leggero sospiro presa la borsa che aveva appoggiato al suo fianco dalla quale estrasse una cartellina trasparente con dentro una pila di fogli.
<Grazie > dissi prendendo la cartellina, lasciai perdere per un attimo il cibo e iniziai a leggere, cercai di farlo con la massima attenzione per dargli un giudizio costruttivo. In effetti aveva ragione quel saggio non rispecchiava per niente il suo modo di essere, certo era scritto in maniera impeccabile ma non trasmetteva niente, si vedeva chiaramente che l’argomento l’aveva scelto a caso cimentandosi in cose che non la emozionavano. Dopo averlo letto le consegnai i fogli senza dire una parola.
<È tremendo vero? > mi domandò.
<Non è tremendo, è scritto bene e il testo è molto scorrevole solo che non è all’altezza di quello che hai sempre fatto, di solito tu emozioni il lettore, in un modo o nell’altro ma questo saggio e solo ben scritto non trasmette niente  >commentai, cercando di essere il più gentile e chiaro possibile.
<Lo so! Ma non so che fare > rispose sbuffando,
<Devi solo scrivere di quello che ti appassiona, il resto non ha importanza > consigliai.
<Ci vorrebbe un’ispirazione lampo e un’intera notte in bianco per riuscire a scrivere, correggere, tradurre e spedire tutto in tempo > disse.
<Non disperare… sono sicuro che andrà tutto bene, sia che spedirai quello che hai già scritto sia se ne manderai un altro > affermai.
<Grazie dell’incoraggiamento > proferì con un sorriso.
<Non c’è di che! > dissi alzando il bicchiere con il latte di cocco per imitare un brindisi. Dopo la cena ci dirigemmo all’ice park, ci guardavamo attorno ma non c’era ombra degli altri.
<Se ci allontaniamo tra la folla non li troveremo più… fermiamoci qui e aspettiamoli> suggerì Sammy sedendosi su una panchina vicino all’entrata.
<Hai ragione > concordai sedendomi al suo fianco, dopo pochi secondi iniziammo a baciarci.
<Sai più ti sto vicino e più mi convinco che andare con calma sia stata una delle mie idee più stupide> le sussurrai sulle labbra.
<Concordo > commentò Sammy con un filo di voce. Senza dire altro tornai a baciarla ero più che sicuro che se non ci fossimo trovati all’aperto o meglio se non ci fossimo trovati in mezzo a tutta quella gente saremmo andati oltre… molto oltre.
Improvvisamente dei finti colpi di tosse mi obbligarono a staccarmi da lei per controllare chi ci stesse osservando e cercasse di attirare la nostra attenzione con quella specie di verso. Il verso proveniva da Monica che si trovava lì in piedi con tutto il resto della compagnia.
<Ciao ragazzi > li salutai con naturalezza.
<Ciao stallone > ricambiò Monica con poco entusiasmo, non era molto contenta di quello che accadeva tra me e Sammy, temeva che avrei potuto spezzare il cuore della sua povera amica, ma ero convinto che prima o poi le sarebbe passata non poteva avercela con me in eterno, perfino Mark si era rassegnato e non cercava più di convincermi che quello che stavo facendo era un enorme sbaglio.
Per me Sammy non era una semplice distrazione come pensavano tutti per lei rappresentava il presente, rappresentava le mie speranze, i miei sogni anche se non sapevo con certezza se sarebbe durata, ma ero più che sicuro che questa era una storia che volevo vivere a pieno, senza paure e senza rimpianti. Dopo esserci salutati tutti ci dirigemmo all’entrata, come al solito le ragazze camminarono a qualche passo di distanza da noi per fare chissà quali commenti a cui noi non potevamo assistere.
<Amico mio se hai bisogno di una camera chiedi pure, mi basta una telefonata e in dieci minuti te ne trovo una> commentò Mark una volta che si fu assicurato che le fanciulle non potessero sentirci.
<Ti faccio sapere più tardi > risposi.
<Devi controllare prima qualche cosa? > mi chiese Jeremy. Ormai Mark si era quasi abituato alla sua presenza e tutti quegli interventi che lui riteneva “inappropriati” non gli davano più così fastidio, in questi ultimi tempi alcuni legami si erano rafforzati, oltre a Jeremy anche Matteo si era aggregato alla compagnia e anche se non lo vedevamo spesso l’amicizia che si stava creando era abbastanza forte e anche se non voleva ammetterlo anche Mark stava iniziando a legarsi molto a lui.
<Devo controllare se lei ha casa libera! > risposi.
<Ma non dovevate aspettare? > mi chiese Mark con un tono alquanto ironico, a questa affermazione vidi Jeremy che tratteneva una risata, quando erano d’accordo su qualche cosa erano inarrestabili, quindi era meglio spezzare subito quell’idillio.
<Voi riuscireste ad aspettare con un tipo del genere vicino? > domandai.
<No > risposero in coro dopo che si erano osservati per qualche secondo in assoluto silenzio. Dopo che tutti avemmo preso i pattini ci dirigemmo alla pista.
<È una vita che non pattino, cadrò sicuramente mille volte > commentò mia sorella mentre si infilava i pattini.
<Tranquilla potrai appoggiarti a me, ma non per tutto il tempo, sai voglio pattinare anche io non voglio passare tutta la serata a sorreggerti > intervenne Mark.
<Che ragazzo carino che ho! > disse Camilla leggermente irritata.
<Tranquilla Camy ti darò una mano io > disse Monica, per lei era semplice aiutare gli altri e spiegare quali erano i trucchi per non cadere. Monica era nata sui pattini e non c’era differenza se erano quelli a rotelle o quelli con le lame, lei riusciva comunque a fare cose grandiose con entrambi.
<Grazie! > disse Camy con un sorriso carico di entusiasmo. Dopo esserci infilati tutti i pattini entrammo in  pista, Monica era l’unica in grado di muoversi con naturalezza su quegli aggeggi infernali, anche se avevo imparato a portali ero talmente arrugginito che preferii farmi un paio di giri attorno ai bordi prima di spingermi al centro. La prima che prese coraggio fu Sammy che dopo pochi minuti già volteggiava con Monica al centro della pista lasciando la mia povera sorellina in balia di Mark che invece di aiutarla non faceva altro che prenderla in giro.
<Dai vieni non stare attaccato al bordo > disse Sammy prendendomi un braccio.
<Mi stavo solo sgranchendo le gambe, sai è da tanto che non vado su questi cosi > risposi.
<Hai bisogno di qualche altro giro attorno alla pista prima di scioglierti? > mi chiese.
<Mi sa di sì > esclamai deluso, ci stavo mettendo più tempo del previsto a ricordare quali erano i movimenti giusti da fare.
<Ok a dopo allora > affermò Sammy dandomi un piccolo bacio sulla guancia, per poi allontanarsi e tornare a pattinare con Jeremy, ero quasi geloso delle loro risate, delle loro confidenze, dei loro abbracci innocenti, sapevo che era tra di loro c’era solo una sana amicizia ma tutta quella confidenza era alquanto disarmante. Finalmente dopo un paio di tentativi presi manualità con i pattini e riuscii a raggiungere Sammy, dietro di me notai che Mark e Camilla fecero la stessa cosa.
<Finalmente c’è l’hai fatta > commentò Sammy una volta che mi fui avvicinato a lei.
<Te l’ho detto che mi serviva solo un po’ di tempo > risposi.
<Dai seguimi > disse Sammy iniziando a pattinare, la seguii e poco dopo ci ritrovammo tutti a pattinare e a ridere insieme.
<Sammy? > sentii chiamare improvvisamente, ci voltammo tutti quasi all’unisono, notai questo ragazzo dai capelli ramati e occhi castani che scrutava Sammy.
<Antonio > esclamò Sammy avvicinandosi un po’ di più a lui per salutarlo < Che ci fai qui? > continuò.
<Quello che ci fai tu… credo > rispose il ragazzo. Mi chiedevo chi mai potesse essere quel tizio, sembrava avere una certa intimità con lei.
<Io sono degli amici e col mio ragazzo > commentò Sammy iniziando le presentazioni.
<Lui non era in classe con te? > domandò il ragazzo indicandomi con lo sguardo.
<Si! > confermò Sammy.
<Avete aspettato tanto per mettervi insieme > disse il ragazzo.
<In realtà siamo stati insieme per un po’, poi ci siamo lasciati e ora siamo di nuovo insieme > intervenni.
<Mi sa di storia lunga e complicata > commentò il ragazzo ramato.
<Un po’! tu invece cosa hai combinato in questi anni? > domandò Sammy, quindi conosceva quel tizio da tanto tempo. Senza dire niente il ragazzo alzo la mano sinistra mostrando una fede luccicante al dito anulare.
<No! Ti sei sposato? > commentò Sammy stupefatta.
<Si da sei mesi più o meno > rispose Antonio con un sorriso.
<Perché hai fatto questo danno> intervenne Mark.
<Non è un danno sposare la persona che ami > rispose Antonio scrollando le spalle. Ci spiegò che aveva incontrato “l’amore della sua vita” come lo chiamava lui all’età di diciotto anni, il giorno che si erano sposati festeggiavano anche i loro due anni insieme e che il fatto che fosse sposato non impediva ne a lui ne alla sua dolce metà di uscire con gli amici.
Personalmente la ritenevo un’ idiozia sposarsi troppo giovani, dovevano ancora maturare e di sicuro non potevano prendersi cura di un eventuale bambino, visto che avevano anche intenzione di aumentare la specie molto presto. Dopo pochi minuti lo raggiunsero anche gli amici facendo molti apprezzamenti su Sammy, da quei brevi commenti capii che avevano già sentito parlare di lei, forse era uno dei suoi ex.
<Quindi lui è un tuo ex ragazzo? > domandai quando sia Antonio che i suoi amici se ne furono andati.
<In realtà è stato il mio primo ragazzo > rispose appoggiandosi alla pista.
<Quindi è lui l’incapace della tua prima volta?> intervenne Mark. Non avevo pensato che potesse essere quel tipo di ex ragazzo, avevo sempre evitato di chiedergli chi era stato il primo che avesse avuto l’onore di avere la sua prima volta, non era un argomento che mi interessava, anche se le voci della sua come dire… incapacità di far godere una donna erano arrivate anche a me.
<Si! > rispose Sammy rassegnata.
<Perché non era capace? Cosa faceva? > chiese Camilla visibilmente incuriosita.
<A me non interessa > intervenni infastidito da quella conversazione.
<Caso mai te lo spiego poi! > rispose Sammy con l’intento di chiudere quella conversazione.
<Spero che non hai aspettato l’arrivo di Dan per riprenderti > intervenne Jeremy, non capivo cosa importasse a loro della vita sessuale di Sammy, se gli era andata bene o male non dovevano essere affari loro.
<No Sammy si è ripresa con un romano, in una delle nostre tante visite a casa del mio caro papino > intervenne Monica con una risata.
<Che c’è da ridere? > chiese Jeremy alla propria ragazza.
<Scusa non riuscirò mai a dimenticare la faccia che aveva quando tornò a casa di mio padre ma soprattutto ricordare i commenti del posto mi fanno ridere > spiegò Monica.
<Io continuo a ripetere che non mi interessa > intervenni.
<Scusa dove è successo? > chiese Mark come se io non avessi aperto bocca.
<Aspetta voglio provare ad indovinare… >intervenne Jeremy portandosi il dito indice al mento < Il letto di sicuro no, altrimenti non ci sarebbero tutti questi commenti da fare, quindi…Pavimento? > continuò.
<No, non ci siamo arrivati > rispose Sammy, sapevo che sarebbe stato inutile cercare di interromperli, orami erano partiti, l’unica cosa che potevo fare era restare in silenzio e mantenere la calma.
<Ascensore? > chiese Mark.
<No! > rispose Sammy scuotendo la testa.
<Scale? > domandò Jeremy.
<Neanche > ripeté Sammy sorridendo.
<Mi sto esaurendo dove cavolo l’hai fatto con questo tizio? > chiese Mark esasperato.
<Sulla sua moto nel garage del padre > rispose Sammy.
<Non è scomodo? > chiese Camilla.
<Prova e poi mi dirai! > rispose Sammy.
<Mia sorella non deve provare proprio niente> replicai seccato, potevo chiudere un occhio sul fatto che Sammy parlasse dei suoi ex amanti ma non potevo sorvolare sui commenti della mia sorellina.
<Forse e meglio chiudere qui l’argomento > intervenne Monica < Dai Camy vieni con me > continuò trascinando mia sorella a centro pista. Dopo pochi secondi il cellulare di Sammy iniziò ad emettere un certo bip, segno che gli era appena arrivato un messaggio.
<Chi è? > domandai una volta che l’aveva letto.
<Sara, dice che stasera non torna a dormire a casa > rispose con aria malinconica, Sammy si era sempre preoccupata per Sara ma ultimamente le sue preoccupazioni erano aumentate a causa del comportamento leggermente licenzioso della sorellina.
<Sta tranquilla sono sicuro che non farà nulla di male > dissi tentando di rassicurarla.
<Lo spero > continuò poco convinta < Sai ultimamente cerco di recuperare il nostro rapporto ma ogni volta, come stasera, che abbiamo casa libera lei preferisce andarsene nel letto del primo che capita piuttosto che stare con me > continuò. Mi sentivo un emerito stronzo nel sentirmi estasiato dal fatto che lei avesse casa libera, ma come potevo non esserlo? E poi il rapporto con la sorella non si sarebbe risanato questa stessa sera quindi tanto valeva approfittarne e distrarre anche lei da quella situazione nel più piacevole del modi.
<Dai è inutile pensarci ora, tanto prima o poi sarà lei a venire da te, tu hai già fatto tutto quello che potevi fare > dissi avvicinandomi al suo viso.
<Forse hai ragione ma non è semplice lasciar perdere una sorella > commentò, sentivo il suo fiato sulle labbra avevo l’impellente impulso di baciare quelle labbra rosse e perfette ma mi contenni, non potevo baciarla e farle credere che non mi interessasse niente di quella conversazione.
<Lo so che non è semplice ma se continui a starle addosso non otterrai nulla, vedrai che appena allenterai un po’ la presa te la troverai alle calcagna > dissi sperando di aver ragione.
<Basta parlare di lei > commentò Sammy per poi fiondarsi sulle mie labbra, l’afferrai leggermente per i fianchi per intensificare ancora di più quel bacio appassionato.
<Conserva il tuo entusiasmo per dopo > affermò Sammy staccandosi leggermente da me, sapevo perfettamente che quello era un invito e non potei far a meno di sorridere compiaciuto immaginando cosa sarebbe avvenuto da lì a qualche ora. Dopo l’ice park ci dirigemmo tutti a mangiare un cornetto nel bar di fronte alla pista, personalmente presi un croissant blak e white,accompagnato dal mio fedele compagno Mark che aveva uno stomaco quasi più profondo del mio. Ci sedemmo tutti ai tavolini all’aperto del bar con i le nostre leccornie, tranne Sammy che era troppo attenta alla linea per inserire nel suo corpo quasi trecento calorie tutte in un colpo solo.
<Dan sai cosa ci vorrebbe ora? > mi chiese Mark mentre dava un altro morso al cornetto.
<Cosa? > replicai incuriosito, mi piacevano le idee di Mark soprattutto quando includevano il cibo.
<Una bella tazza di latte al cioccolato > affermò compiaciuto.
<Concordo > asserii. L’idea di Mark piacque a tutti così tanto che comprammo una bottiglia di latte al cioccolato per ciascuno per placare la fame di cioccolata che ancora bramava in ognuno di noi. In men che non si dica si fece ora di tornare a casa o almeno per gli altri, io avrei dovuto accompagnare Sammy a casa ed ero più che intenzionato a passare tutta la notte da lei.
Arrivati davanti all’ascensore iniziai a baciarla, quando sentii il bip che comunicava che era arrivata a piano terra, aprii le porte con una mano mentre con l’altra tenevo Sammy stretta a me, la spinsi dentro facendola aderire perfettamente al muro, le sue mani mi cingevano collo e spalle mentre io con le mie iniziai ad accarezzarle la candida schiena.
Giunti al piano indicato fummo costretti a staccarci per aprire la porta di casa, appena entrati ci privammo dei capotti e ci fiondammo l’uno nelle braccia dell’altra. Continuando a baciarla l’adagiai sul letto e iniziai a spogliarla di quei, ormai inutili vestiti, anche Sammy iniziò ad armeggiare con la cintura dei miei pantaloni. Il desiderio che sentivo in quel momento era inarrestabile come anche il suo, gettai i nostri vestiti nel vuoto senza preoccuparmi di dove potessero finire, feci scivolare le mie mani sulle sue gambe mentre con le labbra iniziai a baciargli i seni per poi risalire al collo.
Iniziai ad accarezzarle l’interno coscia per poi entrare con due dita in lei, i suoi sospiri diventarono presto gemiti quando iniziai ad esercitare una maggiore pressione sul clitoride,  continuavo a muovere le mie mani in lei con un ritmo regolare mentre Sammy tra un gemito e l’altro mi baciava collo e spalle intrecciando le sue dita tra i miei capelli.
Mentre la mia eccitazione cresceva Sammy raggiunse l’orgasmo aumentando la sua presa, finalmente potei farmi spazio in lei, l’afferrai per i polsi costringendola a restare immobile, almeno con le mani. Scivolai delicatamente il lei mentre le sue gambe mi cingevano i fianchi, il suo calore mi avvolse completamente facendo provare uno strano ed intenso piacere, sentivo le sue labbra a contatto con il mio collo perdersi in intensi gemiti, tutto ciò contribuiva a farmi perdere completamente la ragione. 
Abbassai lo sguardo per incrociare il suo sguardo, adoravo osservare quei due pezzi d’oceano che erano i suoi occhi, ogni volta che li guardavo mi perdevo in essi rimanendo quasi senza fiato.
Il ritmo degli affondi si faceva sempre più frenetico, fino a quando lei non raggiunse l’apice stringendo energicamente le sue mani tra le mie, dopo qualche altra spinta arrivai anche io perdendo il mio respiro affannato sul suo collo. Lentamente scivolai via da lei adagiandomi al suo fianco, potevo vedere la sua gabbia toracica cercare di riprendere il controllo da quel respiro ansante che pian piano si placò insieme al mio.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora