Epilogo

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Gli esami all’università stavano volgendo al termine, mi mancavano ancora un paio d’esami prima di prepararmi per la tesi di laurea. Tutto nella mia vita sembrava perfetto, stavo con una ragazza che amavo, mia sorella viveva la sua entusiasmante storia d’amore col mio migliore amico, il mio studio, nel quale avrei lavorato negli anni a seguire, era quasi ultimato. Le pareti erano tinteggiate, il pavimento scricchiolante era stato cambiato, le porte erano funzionali e per niente cigolanti, l’unica cosa che mancava era l’arredamento, ma a quello ci avrei pensato in seguito. Infine per completare il quadretto, oggi una delle mie amiche sarebbe andata a farsi una passeggiata all’altare.
Seduto in macchina mentre aspettavo la mia dolce metà, mi sentivo finalmente in pace, nulla mi sembrava più perfetto e rassicurante della mia vita, ormai, perfetta.
Non appena Paola uscii dal palazzo, un sorriso comparve sul mio volto ora ero certo di una cosa ero convito che lei sarebbe stata la donna della mia vita, nessuno riusciva a riempirmi il cuore come lei, nessuno riusciva a tranquillizzarmi con due semplici parole come faceva lei.
< Ciao > disse salutandomi con un bacio non appena entrò in macchina, finalmente dopo più di due anni aveva capito qual era il modo giusto di salutarmi.
<  Ciao > ricambiai.
< Sei allegro oggi > mi fece notare.
< Quando sono con te sono sempre allegro > commentai mettendo in moto.
< Come sei dolce > affermò con un sorriso, adoravo il suo sorriso, in realtà adoravo tutto di lei, ogni singola smorfia, ogni singolo lineamento.
Per l’occasione indossava un vestitino blù con una scollatura a cuore che le fasciava il seno in modo perfetto, scelto con la collaborazione di Sammy.
< Non riesco ancora a crederci di dover far da damigella a Sammy > commentò Paola, in effetti all’inizio anche io ero rimasto sorpreso.
< Perché? Infondo l’ascia di guerra l’avete sotterrata da parecchio > affermai.
< Forse hai ragione! Però che idea carina inserire delle damigelle nella cerimonia >
< Devi ricordare che Ben è newyorkese, quindi hanno mescolato le due tradizioni > spiegai.
< Chissà che vestito ha deciso di indossare >commentò Paola sognante.
< Lo scopriremo tra pochi minuti > affermai, era ormai tradizione di andare a salutare la sposa a casa, prima che si dirigesse in chiesa, speravo solo che Sammy non avesse cambiato idea all’ultimo minuto.
Arrivati a destinazione ci infilammo nell’ascensore e dopo pochi secondi ci ritrovammo davanti alla porta.
< Un attimo > sentimmo urlare dall’interno, una volta che avemmo bussato.
< Ciao > ci salutò Sara aprendo la porta, sembrava alquanto sconvolta ed esasperata.
< Che succede? > le chiese Paola varcando la soglia d’ingresso.
< Quel bambino mi fa esaurire… non fa altro che girovagare per casa e infilarsi nei posti più assurdi ed io non riesco a stargli dietro > spiegò.
< Ora ci siamo noi puoi andare a finire di prepararti mentre noi diamo un’ occhiata al piccolo > proposi, notando che aveva un occhio truccato e uno no.
< Accetto al volo la proposta… > disse senza farselo ripetere due volte < Mattia… amore di zia vieni a vedere chi è arrivato… > continuò guardandosi attorno, forse per capire dove si era nascosto il nipote. Pochi istanti dopo un “cagnolino” biondo gattonò ridendo nella nostra direzione, era incredibile di quanto somigliasse a Sammy.
< Eccolo… buon divertimento > commentò per poi sparire in camera sua.
< Ciao piccolino > lo salutò Paola prendendolo tra le braccia.
< Quanto è cresciuto > notai.
< Già questo piccolino cresce bene > affermò Paola con un sorriso stampato sul volto, vederla con un bambino e soprattutto così felice, mi metteva i brividi… forse avrei dovuto regalargli un cucciolo per placare per qualche altro annetto il suo istinto materno.
< Sara chi era alla porta? > chiese Sammy uscendo da una delle innumerevoli stanze < Ciao > ci salutò non appena ci vide, era letteralmente radiosa e in più con quel vestito da sposa era uno schianto. Era un vestito più corto in avanti e più lungo indietro con dei volant che comparivano qua e là e che davano un po’ di volume a quel corpicino esile.
< Ciao > la salutammo in coro.
< Sei stupenda > osservò Paola.
< Grazie anche tu lo sei! > ribatté Sammy con un sorriso. Improvvisamente Mattia iniziò ad emettere un suono del tutto incomprensibile iniziando a dimenarsi come un forsennato.
< Che gli prende? > domandai confuso.
< Niente vuole solo la mamma > rispose Sammy prendendo il suo adorato figlio tra le braccia.
< Che vuoi rompiscatole? >  domandò con quel tipico tono da menomati che si usava con i bambini, di tutta risposta Mattia le rivolse un allegra risata e si accucciò delicatamente sulla sua spalla < Povero cucciolo è stanco > continuò Sammy con dolcezza, da quando era diventata mamma era totalmente cambiata, era diventata comprensiva, dolce, spensierata e disinvolta. Insomma la maternità le aveva fatto proprio bene, il periodo della gravidanza, invece, era stata letteralmente insopportabile, piangeva per qualsiasi cosa, non importava se fosse triste, felice, eccitata o serena… piangeva di continuo. Ricordavo che una volta durante una cena, il povero Ben stava pulendo il pesce in cucina, non appena Sammy vide quella scena iniziò a piangere urlando “povero pesciolino è morto”, inesorabili furono le risate e le battute dei presenti tra cui Jeremy che tra una risata e l’altra accusò l’amico di aver commesso un pescicidio.
< Sammy non perdere tempo a chiacchierare amorevolmente… Vieni a finire di prepararti > urlò la madre interrompendo i miei pensieri, per fortuna il piccolo Mattia aveva il sonno pesante e non si scompose minimamente a quelle grida.
< Dallo a me, tanto sono pronta > suggerì Sara che intanto si era seduta in salotto, anche lei aveva indossato un vestito blù, era un tubino molto aderente ricoperto di piccoli brillantini, con un velo attaccato in vita che le cadeva come una specie di strascico, insomma era un vero schianto e più cresceva più somigliava alla sorella.
< Noi che facciamo ci avviamo in chiesa? > proposi a Paola, era meglio allontanarsi da quell’allegro quadretto prima che mi venisse in mente di creare il mio quadretto familiare con Paola, d'altronde eravamo troppo giovani per una cosa del genere.
< Certo > concordò con un sorriso. Dopo aver salutato la sposa e l’allegra compagnia, uscimmo di casa e ci avviammo a destinazione, fortunatamente la chiese era poco distante da casa di Sammy, così decidemmo di percorrere il  breve tragitto a piedi.
< Non riesco a credere che si sposino davvero > commentò Paola entusiasta < Ero convinta che il giorno del matrimonio Sammy avrebbe fatto i bagagli e sarebbe partita per una destinazione ignota insieme a Mattia > continuò.
< Potrebbe ancora farlo… in fondo ancora deve mettere piede in chiesa > ribattei facendo spallucce, del resto Sammy era imprevedibile. Di tutta risposta Paola mi lanciò un’occhiata di disappunto < Dai sto scherzando… > continuai con un sorriso, sperando di toglierle il broncio.
< Lo spero tanto > commentò. 
Arrivati alla chiesa, notammo subito l’incredibile moltitudine di persone già presenti, speravo solo di non rimanere in piedi, da lontano potemmo vedere Monica, Jeremy, Mark e Camilla intenti in un’accesa discussione.
< Hey che succede qui? > domandai una volta che ci fummo avvicinati a loro.
< Questi due bifolchi stanno scommettendo sull’arrivo o no di Sammy > spiegò Monica.
< E stanno coinvolgendo tutti gli invitati > specificò Camilla.
< E quali sono le quote? > domandai incuriosito.
< Dan! > mi rimproverò Paola.
< Che c’è? > le chiesi con finta innocenza.
< Lasciali perdere, andiamo a trovare dei posti per sederci > intervenne Monica prendendo sottobraccio sia Paola che Camilla per poi dileguarsi oltre l’entrata della chiesa.
< Ben come sta? > domandai.
< In completa ansia > rispose Jeremy.
< Bene e noi perché non siamo lì a sostenerlo? > chiesi, povero Ben il nostro modo di sostenere non era così appropriato, in realtà ci divertivamo solo a mettere più ansia, giusto per perdere un po’ di tempo.
< Giusta osservazione > concordò Jeremy.  Detto questo ci avviammo verso l’entrata, sull’altare c’era un agitatissimo Ben che camminava nervosamente avanti e indietro.
< Hey sposino come va? > domandò Mark.
< Come vuoi che vada! > sbottò Ben, non avevamo ancora iniziato e già si era innervosito, così non c’era molto gusto.
< Dai sta tranquillo arriverà > disse Jeremy con un sorriso.
< Io per sicurezza avrei portato il bambino con me… così almeno avrei avuto la certezza che si sarebbe presentata > intervenni. Di tutta risposta mi arrivò una terribile occhiataccia da parte di Ben < Sto solo scherzando! > continuai in mia difesa, senza degnarmi di risposta Benjamin continuò la sua inesorabile passeggiata.
< Mi sono stufato vado a sedermi > intervenne Mark.
< Concordo con te! > asserii seguendolo, lasciando così lo sposo in compagnia del suo testimone.  Con nostra grande fortuna Monica e le altre ci avevano mantenuto dei posti a sedere, tanto a loro sarebbero serviti poco visto che dovevano adempiere al ruolo di damigelle, ci sedemmo accanto a loro in attesa che la sposa si facesse viva.
< Ma secondo voi viene? > chiese improvvisamente Camilla.
< Ora ti ci metti anche tu a fare l’uccellaccio del malaugurio? > chiese Monica indispettita.
< Era solo per parlare > rispose Poppy con aria innocente. In quello stesso istante il cellulare di Monica vibrò.
< E’ Sammy… è appena arrivata, ci aspetta all’ingresso > comunicò. Di colpo tutte le ragazze si alzarono per andare ai propri posti, mentre io e Mark restammo seduti nei banchi. Nonostante non fossimo tanto vicini all’altare non appena Sammy mise piede in chiesa, potemmo notare Ban tirare un sospiro di sollievo.
L’avanzata di Sammy fu lenta e aggraziata, i suoi occhi brillavano di una luce intensa, mentre il di tanto in tanto rivolgeva lo sguardo al piccolo Mattia serenamente accoccolato e addormentato tra le braccia della nonna.
La funzione fu lenta e commovente, come da bravo newyorkese, Ben invece del solito “Si, lo voglio” iniziò con la sua promessa… “ Mi cara Sammy, mai avrei immaginato di trovarmi qui, in un altro paese a sposare la donna più testarda e attraente sulla quale abbia posato gli occhi… Ma sta di fatto che non appena ti vidi sapevo perfettamente che eri una persona speciale e non mi riferisco al nostro primo incontro nei corridoi di un albergo. I miei occhi si sono posati su di te molto prima… ma tu eri così glaciale con il mondo che ti circondava che non ho potuto fare altro che osservarti da lontano. Poi un giorno tutto è cambiato ero stanco di fingere di incontrarti per caso e tu che neanche mi riconoscevi, quindi ho deciso di farmi avanti, forse in un modo un po’ strano e inopportuno ma l’ho fatto. E ora che sono qui a sposare la donna che amo, la quale mi ha regalato un piccolo angelo, non posso che essere grato a Dio per avermi condotto da te. Tu sei il mio raggio di sole che mi riscalda nei periodi più freddi, il mio chiaro di luna che mi illumina la notte, il fuoco della mia passione… la ragione della mia esistenza. Ti amo con cuore e anima e ora qui d’innanzi a tutti giuro solennemente di esserti fedele e di amarti sempre come oggi, e di superare tutti gli ostacoli che la vita vorrà metterci d’innanzi con te al mio fianco, promettendo di non ferirti mai poiché ferendo te ferirei la mia anima.”  Il discorso commosse tutte le donne presenti e anche io ad essere sincero avevo gli occhi lucidi, ero felice che finalmente Sammy e Ben si erano uniti, il loro amore era indissolubile e ora ne avevamo la prova. Sammy tra una lacrima e l’altra cercava di rispondere alle romantiche parole di Ben, ma con la voce rotta dalla commozione era difficile comprendere cosa stesse dicendo.
Quando la cerimonia finì, tutti gli invitati erano in visibile eccitazione, anche il piccolo Mattia ormai più che sveglio correva avanti e indietro con i suoi, giovani zii che non smettevano di lanciarsi tenere occhiate… che tra Sara e London stesse nascendo del tenero??? Bah meglio distogliere lo sguardo e farsi i fatti propri.
< Bella funzione > commentò Mark una volta che ci trovammo tutti insieme.
< Già Ben è stato così romantico… > disse Camilla con aria sognante, povera sorellina sapeva perfettamente che Mark non era per niente il tipo da frasi romantiche e grandi manifestazioni d’amore.
< Guarda che tutti sono in grado di mettere due parole insieme > borbottò Mark.
< Certo tutti tranne il mio adorato ragazzo! > ribatté Camilla con un sorriso, ormai era abituata a non sentirsi dire certe cose.
< Stai insinuando che io non ne sarei in grado? > le chiese Mark dubbioso.
< Ne sono convinta visto che neanche un “Ti amo” riesci a dire… > rispose Camilla.
< Io te l’ho detto qualche volta… > commentò Mark.
< Si ma preferisci rispondere “Anche io!” le volte che me l’hai detto si contano sulle dita di una mano e per farlo dovevamo restare da soli per paura che qualcuno ti potesse sentire > spiegò Camilla < Ma tranquillo non è un problema io ti amo anche per questo > continuò con un sorriso.
Intanto io e Paola seguivamo confusi quel discorso non sapendo cosa dire, per fortuna l’argomento così come era nato, morì senza lasciare strascichi.
< Allora ci mettiamo in macchina? > proposi in fondo dovevamo arrivare al ristorante e arrivarci dopo gli sposi non mi sembrava tanto educato.
< Certo… forza ragazzi andiamo… > mi supportò Paola raggiante.
Arrivati a destinazione, notammo subito l’eleganza e la cura dei dettagli di quel posto, di sicuro c’era lo zampino della madre di Sammy, tutto era in perfetto ordine, anche gli uccelli sembravano accogliere gli ospiti con i loro canti melodiosi. Percorremmo il giardino per arrivare all’entrata del ristorante, dove subito dei camerieri ci accolsero indicandoci il tavoli e servendoci un bicchiere di Bellini.
< Cerca di non bere molto, non vorrei portarti ubriaca a casa > dissi all’orecchio di Paola, sapevo perfettamente che le bastava poco per andare su di giri.
< Nel caso dovessi farlo… potresti anche non portarmi a casa stanotte > suggerì con uno sguardo piuttosto accattivante.
< Posso lo stesso non portarti a casa… non c’è bisogno che domani ti svegli con un terribile mal di testa > proporsi levandole il bicchiere da mano.
< Ci penserò! > commentò con un sorriso.
Poco dopo arrivarono anche gli sposi che vennero accolti con notevole entusiasmo, immancabili furono le foto e gli auguri di tutti quelli che non erano riusciti a venire alla funzione nuziale.
Il cibo che ci venne servito era squisito, mi piaceva quel posto e magari un giorno tra qualche anno sarei seduto a centro della sala a festeggiare il mio matrimonio.
< Ti piace questo posto? > domandai a Paola.
< Si lo trovo molto romantico, magari un po’ troppo raffinato per i miei gusti… > rispose.
< A quello si può sempre rimediare, in fondo gli addobbi si possono sempre cambiare… > suggerii.
< Che vuoi dire? > mi chiese confusa.
< Che magari tra qualche anno potremmo trovarci di nuovo qui solo non più in veste di invitati > spiegai.
< Dan Di Mauro questa sembra una vera proposta di matrimonio > commentò Paola.
< Forse ma quando te la farò… la farò per bene > chiarii dandole un piccolo bacio a stampo. i matrimoni mi facevano veramente male, mi rendevano più romantico del solito, forse era meglio darci un freno.
< Comunque si mi piace questo posto > disse Paola con un sorriso. Il pranzo passò velocemente tra cibo, balli e le corse del piccolo Mattia che ogni tanto andava a nascondersi sotto i tavoli facendo impazzire i genitori.
< Allora ragazzi come va? > domandò Sammy sedendosi al nostro tavolo.
< Tutto bene devo dire che il posto è splendido e il cibo è fantastico > commentò Jeremy.
< Non avevo dubbi che per te il cibo fosse buono… ma per quello devi ringraziare Ben, ha scelto lui il menu > spiegò Sammy.
< Tu come stai? > domandò Monica.
< Felice e spensierata > rispose Sammy con un sorriso.
< Sammy l’ho riperso > intervenne Ben avvicinandosi a lei, aveva l’aria sconvolta di certo stava facendo avanti e indietro con il figlio visto che gli adorati zii, Sara e London avevano dato forfè per appartarsi.
< Tranquillo si sarà nascosto sotto qualche tavolo… > disse Sammy.
< Ma perché non sta mai fermo! > commentò Ben.
< Perché ha dormito per tutta la funzione non puoi pretendere che stia fermo anche qui > spiegò Sammy.
< Non puoi chiamarlo? > domandò Ben < Sai che non sto tranquillo a non tenerlo d’occhio > continuò.
< Ok > disse Sammy semplicemente.
< Scusa perché non puoi cercarlo tu? > chiese Mark incuriosito.
< Perché non mi da retta… > rispose Ben facendo spallucce.
< Perché sei rammollito > intervenne Jeremy ridendo.
< Non sono rammollito e solo che non riesco a rimproverarlo e quindi non mi prende mai sul serio > spiegò Ben, in poche parole era un rammollito ma forse era meglio non punzecchiarlo d’altronde era sempre il suo matrimonio. Dopo pochi secondi dal richiamo della madre Mattia sbucò ridendo da sotto un tavolo iniziando a gattonare nella nostra direzione.
< Eccolo qua il tesoro di mamma > commentò Sammy prendendolo tra le braccia
< Ora ti calmi un po’? > gli domandò Ben. Di tutta risposta il piccolo lo guardò per qualche secondo poi si adagiò sulla spalla della madre fingendo di dormire.
< Ti prende proprio per i fondelli > osservò Camilla.
< Lo so > ammise Ben < Scusate ma ora devo fare una cosa > continuò per poi allontanarsi.
< Che deve fare? > domandai curioso.
< Non ne ho idea… > rispose Sammy.
< Io lo so… > intervenne Jeremy, lo guardammo tutti con aria interrogativa in attesa di una risposta che non arrivò, non ci restava che aspettare e vedere cosa aveva in mente. Lo vedemmo dirigersi verso l’animatore che con un sorriso mormorò qualche cosa di incomprensibile.
< Salve a tutti spero che la serata sia stata gradevole, perché adesso non lo sarà più visto che il nostro sposo ha deciso di cantare… > iniziò l’animatore suscitando le risate di tutti i commensali.
< Vedete prima che lui inizia a cantare devo pregarvi di essere clementi, questo povero ragazzo sono settimane che prova questa canzone quindi apprezziamo lo sforzo e cerchiamo di non criticarlo troppo sulla pronuncia visto che il nostro inglesino ha fatto un grande sforzo per imparare una canzone italiana > continuò per poi passare il microfono a Ben.
< Dopo questo grande incoraggiamento mi verrebbe voglia di cambiare idea e di tornare a sedermi > borbottò Ben < Ma visto che ora farei una pessima figura sono costretto ad andare avanti, prima però vorrei specificare che questa canzone l’ascoltavo spesso quando ammiravo da lontano, la straordinari donna, che oggi è diventata mia moglie… avrei voluto dedicargli era prima ma non ne ho mai avuto l’opportunità… > continuò. Osservai Sammy che aveva gli occhi pieni di commozione in attesa di ascoltare le parole del suo adorato marito, anche il piccolo Mattia si era calmato per ascoltare con attenzione il padre. La canzone iniziò e subito iniziarono le grida d’approvazione avendo riconosciuto la canzone “Oggi sono io”, inevitabile furono le lacrime di Sammy che in questo giorno la sua commozione era arrivata alle stelle. In effetti la canzone era abbastanza azzeccata soprattutto quando diceva “Come vorrei poter parlare senza preoccuparmi,
senza quella sensazione che non mi fa dire, che mi piaci per davvero anche se non te l'ho detto, perché è squallido provarci solo per portarti a letto e non me ne frega niente se dovrò aspettare ancora per parlarti finalmente dirti solo una parola… ma dolce più che posso come il mare come il sesso, finalmente mi presento...”  Quando la canzone finii scattarono automaticamente gli applausi e l’incitamento al bacio.
Tutto il resto della serata passò velocemente e ormai era arrivata l’ora di tornare a casa, dopo aver salutato gli sposi Io, Paola, Mark e Camilla ci infilammo in macchina.
< Bella serata > commentai.
< Già è stato un bel matrimonio > concordò Paola.
< Io sono stanchissima > borbottò Camilla con uno sbadiglio.
< Concordo > disse Mark appoggiando la testa sullo schienale.
Dopo una buona oretta arrivammo sotto il palazzo di Mark, la prima tappa del mio taxi era arrivata.
< Buonanotte > lo salutammo in coro.
< Buonanotte > rispose uscendo dalla macchina, stavo per ripartire quando improvvisamente lo vidi tornare indietro.
< Avrà dimenticato qualche cosa… > commentai.
< Probabile > concordò Camilla iniziando a guardarsi intorno per cercare di capire cosa aveva dimenticato.
< Camy… > la chiamò Mark avvicinatosi al finestrino.
< Si aspetta qui non si vede niente… sto cercando di capire cosa hai dimenticato > disse Camy continuando a guardarsi attorno.
< Camy guardami… > le chiese Mark.
< Si aspetta un attimo > ribatté mia sorella, secondo me non era tornato indietro perché aveva dimenticato qualche cosa.
< Camilla Erminia Di Mauro alza quella dannata testa, non ho dimenticato nulla > sbottò Mark, anche lui quando era infuriato usava i nomi per intero.
< Allora che c’è? > domandò Camilla confusa.
< Ti amo > disse per poi fuggire e infilarsi nel suo palazzo prima che mia sorella potesse aprire bocca.
< Ta ta?> borbottò Camilla sotto shock, di certo non si sarebbe aspettata una simile “dichiarazione”, Mark non era per niente il tipo che faceva cose del genere, per quanto semplice potesse essere per lui era un grande sforzo, forse questo era un segno che si stava sbloccando ma era meglio non cantare vittoria.
< Forse meglio ripartire > commentai con un sorriso.
< Già tua sorella non mi sembra in grado di parlare > osservò Paola rivolgendo uno sguardo al sedile posteriore.
< Ta Ta? > continuava a ripetere la mia shoccata sorellina.
< Vabbè mi sa che ci vorrà tempo per riprendersi > commentò Paola con un sorriso.
< Lo credo anche io > concordai < Paola lo sai che Ta Ta? > continuai.
< Lo so… Ta Ta anche io… >  

Fine

Gli esami all’università stavano volgendo al termine, mi mancavano ancora un paio d’esami prima di prepararmi per la tesi di laurea. Tutto nella mia vita sembrava perfetto, stavo con una ragazza che amavo, mia sorella viveva la sua entusiasmante storia d’amore col mio migliore amico, il mio studio, nel quale avrei lavorato negli anni a seguire, era quasi ultimato. Le pareti erano tinteggiate, il pavimento scricchiolante era stato cambiato, le porte erano funzionali e per niente cigolanti, l’unica cosa che mancava era l’arredamento, ma a quello ci avrei pensato in seguito. Infine per completare il quadretto, oggi una delle mie amiche sarebbe andata a farsi una passeggiata all’altare.
Seduto in macchina mentre aspettavo la mia dolce metà, mi sentivo finalmente in pace, nulla mi sembrava più perfetto e rassicurante della mia vita, ormai, perfetta.
Non appena Paola uscii dal palazzo, un sorriso comparve sul mio volto ora ero certo di una cosa ero convito che lei sarebbe stata la donna della mia vita, nessuno riusciva a riempirmi il cuore come lei, nessuno riusciva a tranquillizzarmi con due semplici parole come faceva lei.
< Ciao > disse salutandomi con un bacio non appena entrò in macchina, finalmente dopo più di due anni aveva capito qual era il modo giusto di salutarmi.
<  Ciao > ricambiai.
< Sei allegro oggi > mi fece notare.
< Quando sono con te sono sempre allegro > commentai mettendo in moto.
< Come sei dolce > affermò con un sorriso, adoravo il suo sorriso, in realtà adoravo tutto di lei, ogni singola smorfia, ogni singolo lineamento.
Per l’occasione indossava un vestitino blù con una scollatura a cuore che le fasciava il seno in modo perfetto, scelto con la collaborazione di Sammy.
< Non riesco ancora a crederci di dover far da damigella a Sammy > commentò Paola, in effetti all’inizio anche io ero rimasto sorpreso.
< Perché? Infondo l’ascia di guerra l’avete sotterrata da parecchio > affermai.
< Forse hai ragione! Però che idea carina inserire delle damigelle nella cerimonia >
< Devi ricordare che Ben è newyorkese, quindi hanno mescolato le due tradizioni > spiegai.
< Chissà che vestito ha deciso di indossare >commentò Paola sognante.
< Lo scopriremo tra pochi minuti > affermai, era ormai tradizione di andare a salutare la sposa a casa, prima che si dirigesse in chiesa, speravo solo che Sammy non avesse cambiato idea all’ultimo minuto.
Arrivati a destinazione ci infilammo nell’ascensore e dopo pochi secondi ci ritrovammo davanti alla porta.
< Un attimo > sentimmo urlare dall’interno, una volta che avemmo bussato.
< Ciao > ci salutò Sara aprendo la porta, sembrava alquanto sconvolta ed esasperata.
< Che succede? > le chiese Paola varcando la soglia d’ingresso.
< Quel bambino mi fa esaurire… non fa altro che girovagare per casa e infilarsi nei posti più assurdi ed io non riesco a stargli dietro > spiegò.
< Ora ci siamo noi puoi andare a finire di prepararti mentre noi diamo un’ occhiata al piccolo > proposi, notando che aveva un occhio truccato e uno no.
< Accetto al volo la proposta… > disse senza farselo ripetere due volte < Mattia… amore di zia vieni a vedere chi è arrivato… > continuò guardandosi attorno, forse per capire dove si era nascosto il nipote. Pochi istanti dopo un “cagnolino” biondo gattonò ridendo nella nostra direzione, era incredibile di quanto somigliasse a Sammy.
< Eccolo… buon divertimento > commentò per poi sparire in camera sua.
< Ciao piccolino > lo salutò Paola prendendolo tra le braccia.
< Quanto è cresciuto > notai.
< Già questo piccolino cresce bene > affermò Paola con un sorriso stampato sul volto, vederla con un bambino e soprattutto così felice, mi metteva i brividi… forse avrei dovuto regalargli un cucciolo per placare per qualche altro annetto il suo istinto materno.
< Sara chi era alla porta? > chiese Sammy uscendo da una delle innumerevoli stanze < Ciao > ci salutò non appena ci vide, era letteralmente radiosa e in più con quel vestito da sposa era uno schianto. Era un vestito più corto in avanti e più lungo indietro con dei volant che comparivano qua e là e che davano un po’ di volume a quel corpicino esile.
< Ciao > la salutammo in coro.
< Sei stupenda > osservò Paola.
< Grazie anche tu lo sei! > ribatté Sammy con un sorriso. Improvvisamente Mattia iniziò ad emettere un suono del tutto incomprensibile iniziando a dimenarsi come un forsennato.
< Che gli prende? > domandai confuso.
< Niente vuole solo la mamma > rispose Sammy prendendo il suo adorato figlio tra le braccia.
< Che vuoi rompiscatole? >  domandò con quel tipico tono da menomati che si usava con i bambini, di tutta risposta Mattia le rivolse un allegra risata e si accucciò delicatamente sulla sua spalla < Povero cucciolo è stanco > continuò Sammy con dolcezza, da quando era diventata mamma era totalmente cambiata, era diventata comprensiva, dolce, spensierata e disinvolta. Insomma la maternità le aveva fatto proprio bene, il periodo della gravidanza, invece, era stata letteralmente insopportabile, piangeva per qualsiasi cosa, non importava se fosse triste, felice, eccitata o serena… piangeva di continuo. Ricordavo che una volta durante una cena, il povero Ben stava pulendo il pesce in cucina, non appena Sammy vide quella scena iniziò a piangere urlando “povero pesciolino è morto”, inesorabili furono le risate e le battute dei presenti tra cui Jeremy che tra una risata e l’altra accusò l’amico di aver commesso un pescicidio.
< Sammy non perdere tempo a chiacchierare amorevolmente… Vieni a finire di prepararti > urlò la madre interrompendo i miei pensieri, per fortuna il piccolo Mattia aveva il sonno pesante e non si scompose minimamente a quelle grida.
< Dallo a me, tanto sono pronta > suggerì Sara che intanto si era seduta in salotto, anche lei aveva indossato un vestito blù, era un tubino molto aderente ricoperto di piccoli brillantini, con un velo attaccato in vita che le cadeva come una specie di strascico, insomma era un vero schianto e più cresceva più somigliava alla sorella.
< Noi che facciamo ci avviamo in chiesa? > proposi a Paola, era meglio allontanarsi da quell’allegro quadretto prima che mi venisse in mente di creare il mio quadretto familiare con Paola, d'altronde eravamo troppo giovani per una cosa del genere.
< Certo > concordò con un sorriso. Dopo aver salutato la sposa e l’allegra compagnia, uscimmo di casa e ci avviammo a destinazione, fortunatamente la chiese era poco distante da casa di Sammy, così decidemmo di percorrere il  breve tragitto a piedi.
< Non riesco a credere che si sposino davvero > commentò Paola entusiasta < Ero convinta che il giorno del matrimonio Sammy avrebbe fatto i bagagli e sarebbe partita per una destinazione ignota insieme a Mattia > continuò.
< Potrebbe ancora farlo… in fondo ancora deve mettere piede in chiesa > ribattei facendo spallucce, del resto Sammy era imprevedibile. Di tutta risposta Paola mi lanciò un’occhiata di disappunto < Dai sto scherzando… > continuai con un sorriso, sperando di toglierle il broncio.
< Lo spero tanto > commentò. 
Arrivati alla chiesa, notammo subito l’incredibile moltitudine di persone già presenti, speravo solo di non rimanere in piedi, da lontano potemmo vedere Monica, Jeremy, Mark e Camilla intenti in un’accesa discussione.
< Hey che succede qui? > domandai una volta che ci fummo avvicinati a loro.
< Questi due bifolchi stanno scommettendo sull’arrivo o no di Sammy > spiegò Monica.
< E stanno coinvolgendo tutti gli invitati > specificò Camilla.
< E quali sono le quote? > domandai incuriosito.
< Dan! > mi rimproverò Paola.
< Che c’è? > le chiesi con finta innocenza.
< Lasciali perdere, andiamo a trovare dei posti per sederci > intervenne Monica prendendo sottobraccio sia Paola che Camilla per poi dileguarsi oltre l’entrata della chiesa.
< Ben come sta? > domandai.
< In completa ansia > rispose Jeremy.
< Bene e noi perché non siamo lì a sostenerlo? > chiesi, povero Ben il nostro modo di sostenere non era così appropriato, in realtà ci divertivamo solo a mettere più ansia, giusto per perdere un po’ di tempo.
< Giusta osservazione > concordò Jeremy.  Detto questo ci avviammo verso l’entrata, sull’altare c’era un agitatissimo Ben che camminava nervosamente avanti e indietro.
< Hey sposino come va? > domandò Mark.
< Come vuoi che vada! > sbottò Ben, non avevamo ancora iniziato e già si era innervosito, così non c’era molto gusto.
< Dai sta tranquillo arriverà > disse Jeremy con un sorriso.
< Io per sicurezza avrei portato il bambino con me… così almeno avrei avuto la certezza che si sarebbe presentata > intervenni. Di tutta risposta mi arrivò una terribile occhiataccia da parte di Ben < Sto solo scherzando! > continuai in mia difesa, senza degnarmi di risposta Benjamin continuò la sua inesorabile passeggiata.
< Mi sono stufato vado a sedermi > intervenne Mark.
< Concordo con te! > asserii seguendolo, lasciando così lo sposo in compagnia del suo testimone.  Con nostra grande fortuna Monica e le altre ci avevano mantenuto dei posti a sedere, tanto a loro sarebbero serviti poco visto che dovevano adempiere al ruolo di damigelle, ci sedemmo accanto a loro in attesa che la sposa si facesse viva.
< Ma secondo voi viene? > chiese improvvisamente Camilla.
< Ora ti ci metti anche tu a fare l’uccellaccio del malaugurio? > chiese Monica indispettita.
< Era solo per parlare > rispose Poppy con aria innocente. In quello stesso istante il cellulare di Monica vibrò.
< E’ Sammy… è appena arrivata, ci aspetta all’ingresso > comunicò. Di colpo tutte le ragazze si alzarono per andare ai propri posti, mentre io e Mark restammo seduti nei banchi. Nonostante non fossimo tanto vicini all’altare non appena Sammy mise piede in chiesa, potemmo notare Ban tirare un sospiro di sollievo.
L’avanzata di Sammy fu lenta e aggraziata, i suoi occhi brillavano di una luce intensa, mentre il di tanto in tanto rivolgeva lo sguardo al piccolo Mattia serenamente accoccolato e addormentato tra le braccia della nonna.
La funzione fu lenta e commovente, come da bravo newyorkese, Ben invece del solito “Si, lo voglio” iniziò con la sua promessa… “ Mi cara Sammy, mai avrei immaginato di trovarmi qui, in un altro paese a sposare la donna più testarda e attraente sulla quale abbia posato gli occhi… Ma sta di fatto che non appena ti vidi sapevo perfettamente che eri una persona speciale e non mi riferisco al nostro primo incontro nei corridoi di un albergo. I miei occhi si sono posati su di te molto prima… ma tu eri così glaciale con il mondo che ti circondava che non ho potuto fare altro che osservarti da lontano. Poi un giorno tutto è cambiato ero stanco di fingere di incontrarti per caso e tu che neanche mi riconoscevi, quindi ho deciso di farmi avanti, forse in un modo un po’ strano e inopportuno ma l’ho fatto. E ora che sono qui a sposare la donna che amo, la quale mi ha regalato un piccolo angelo, non posso che essere grato a Dio per avermi condotto da te. Tu sei il mio raggio di sole che mi riscalda nei periodi più freddi, il mio chiaro di luna che mi illumina la notte, il fuoco della mia passione… la ragione della mia esistenza. Ti amo con cuore e anima e ora qui d’innanzi a tutti giuro solennemente di esserti fedele e di amarti sempre come oggi, e di superare tutti gli ostacoli che la vita vorrà metterci d’innanzi con te al mio fianco, promettendo di non ferirti mai poiché ferendo te ferirei la mia anima.”  Il discorso commosse tutte le donne presenti e anche io ad essere sincero avevo gli occhi lucidi, ero felice che finalmente Sammy e Ben si erano uniti, il loro amore era indissolubile e ora ne avevamo la prova. Sammy tra una lacrima e l’altra cercava di rispondere alle romantiche parole di Ben, ma con la voce rotta dalla commozione era difficile comprendere cosa stesse dicendo.
Quando la cerimonia finì, tutti gli invitati erano in visibile eccitazione, anche il piccolo Mattia ormai più che sveglio correva avanti e indietro con i suoi, giovani zii che non smettevano di lanciarsi tenere occhiate… che tra Sara e London stesse nascendo del tenero??? Bah meglio distogliere lo sguardo e farsi i fatti propri.
< Bella funzione > commentò Mark una volta che ci trovammo tutti insieme.
< Già Ben è stato così romantico… > disse Camilla con aria sognante, povera sorellina sapeva perfettamente che Mark non era per niente il tipo da frasi romantiche e grandi manifestazioni d’amore.
< Guarda che tutti sono in grado di mettere due parole insieme > borbottò Mark.
< Certo tutti tranne il mio adorato ragazzo! > ribatté Camilla con un sorriso, ormai era abituata a non sentirsi dire certe cose.
< Stai insinuando che io non ne sarei in grado? > le chiese Mark dubbioso.
< Ne sono convinta visto che neanche un “Ti amo” riesci a dire… > rispose Camilla.
< Io te l’ho detto qualche volta… > commentò Mark.
< Si ma preferisci rispondere “Anche io!” le volte che me l’hai detto si contano sulle dita di una mano e per farlo dovevamo restare da soli per paura che qualcuno ti potesse sentire > spiegò Camilla < Ma tranquillo non è un problema io ti amo anche per questo > continuò con un sorriso.
Intanto io e Paola seguivamo confusi quel discorso non sapendo cosa dire, per fortuna l’argomento così come era nato, morì senza lasciare strascichi.
< Allora ci mettiamo in macchina? > proposi in fondo dovevamo arrivare al ristorante e arrivarci dopo gli sposi non mi sembrava tanto educato.
< Certo… forza ragazzi andiamo… > mi supportò Paola raggiante.
Arrivati a destinazione, notammo subito l’eleganza e la cura dei dettagli di quel posto, di sicuro c’era lo zampino della madre di Sammy, tutto era in perfetto ordine, anche gli uccelli sembravano accogliere gli ospiti con i loro canti melodiosi. Percorremmo il giardino per arrivare all’entrata del ristorante, dove subito dei camerieri ci accolsero indicandoci il tavoli e servendoci un bicchiere di Bellini.
< Cerca di non bere molto, non vorrei portarti ubriaca a casa > dissi all’orecchio di Paola, sapevo perfettamente che le bastava poco per andare su di giri.
< Nel caso dovessi farlo… potresti anche non portarmi a casa stanotte > suggerì con uno sguardo piuttosto accattivante.
< Posso lo stesso non portarti a casa… non c’è bisogno che domani ti svegli con un terribile mal di testa > proporsi levandole il bicchiere da mano.
< Ci penserò! > commentò con un sorriso.
Poco dopo arrivarono anche gli sposi che vennero accolti con notevole entusiasmo, immancabili furono le foto e gli auguri di tutti quelli che non erano riusciti a venire alla funzione nuziale.
Il cibo che ci venne servito era squisito, mi piaceva quel posto e magari un giorno tra qualche anno sarei seduto a centro della sala a festeggiare il mio matrimonio.
< Ti piace questo posto? > domandai a Paola.
< Si lo trovo molto romantico, magari un po’ troppo raffinato per i miei gusti… > rispose.
< A quello si può sempre rimediare, in fondo gli addobbi si possono sempre cambiare… > suggerii.
< Che vuoi dire? > mi chiese confusa.
< Che magari tra qualche anno potremmo trovarci di nuovo qui solo non più in veste di invitati > spiegai.
< Dan Di Mauro questa sembra una vera proposta di matrimonio > commentò Paola.
< Forse ma quando te la farò… la farò per bene > chiarii dandole un piccolo bacio a stampo. i matrimoni mi facevano veramente male, mi rendevano più romantico del solito, forse era meglio darci un freno.
< Comunque si mi piace questo posto > disse Paola con un sorriso. Il pranzo passò velocemente tra cibo, balli e le corse del piccolo Mattia che ogni tanto andava a nascondersi sotto i tavoli facendo impazzire i genitori.
< Allora ragazzi come va? > domandò Sammy sedendosi al nostro tavolo.
< Tutto bene devo dire che il posto è splendido e il cibo è fantastico > commentò Jeremy.
< Non avevo dubbi che per te il cibo fosse buono… ma per quello devi ringraziare Ben, ha scelto lui il menu > spiegò Sammy.
< Tu come stai? > domandò Monica.
< Felice e spensierata > rispose Sammy con un sorriso.
< Sammy l’ho riperso > intervenne Ben avvicinandosi a lei, aveva l’aria sconvolta di certo stava facendo avanti e indietro con il figlio visto che gli adorati zii, Sara e London avevano dato forfè per appartarsi.
< Tranquillo si sarà nascosto sotto qualche tavolo… > disse Sammy.
< Ma perché non sta mai fermo! > commentò Ben.
< Perché ha dormito per tutta la funzione non puoi pretendere che stia fermo anche qui > spiegò Sammy.
< Non puoi chiamarlo? > domandò Ben < Sai che non sto tranquillo a non tenerlo d’occhio > continuò.
< Ok > disse Sammy semplicemente.
< Scusa perché non puoi cercarlo tu? > chiese Mark incuriosito.
< Perché non mi da retta… > rispose Ben facendo spallucce.
< Perché sei rammollito > intervenne Jeremy ridendo.
< Non sono rammollito e solo che non riesco a rimproverarlo e quindi non mi prende mai sul serio > spiegò Ben, in poche parole era un rammollito ma forse era meglio non punzecchiarlo d’altronde era sempre il suo matrimonio. Dopo pochi secondi dal richiamo della madre Mattia sbucò ridendo da sotto un tavolo iniziando a gattonare nella nostra direzione.
< Eccolo qua il tesoro di mamma > commentò Sammy prendendolo tra le braccia
< Ora ti calmi un po’? > gli domandò Ben. Di tutta risposta il piccolo lo guardò per qualche secondo poi si adagiò sulla spalla della madre fingendo di dormire.
< Ti prende proprio per i fondelli > osservò Camilla.
< Lo so > ammise Ben < Scusate ma ora devo fare una cosa > continuò per poi allontanarsi.
< Che deve fare? > domandai curioso.
< Non ne ho idea… > rispose Sammy.
< Io lo so… > intervenne Jeremy, lo guardammo tutti con aria interrogativa in attesa di una risposta che non arrivò, non ci restava che aspettare e vedere cosa aveva in mente. Lo vedemmo dirigersi verso l’animatore che con un sorriso mormorò qualche cosa di incomprensibile.
< Salve a tutti spero che la serata sia stata gradevole, perché adesso non lo sarà più visto che il nostro sposo ha deciso di cantare… > iniziò l’animatore suscitando le risate di tutti i commensali.
< Vedete prima che lui inizia a cantare devo pregarvi di essere clementi, questo povero ragazzo sono settimane che prova questa canzone quindi apprezziamo lo sforzo e cerchiamo di non criticarlo troppo sulla pronuncia visto che il nostro inglesino ha fatto un grande sforzo per imparare una canzone italiana > continuò per poi passare il microfono a Ben.
< Dopo questo grande incoraggiamento mi verrebbe voglia di cambiare idea e di tornare a sedermi > borbottò Ben < Ma visto che ora farei una pessima figura sono costretto ad andare avanti, prima però vorrei specificare che questa canzone l’ascoltavo spesso quando ammiravo da lontano, la straordinari donna, che oggi è diventata mia moglie… avrei voluto dedicargli era prima ma non ne ho mai avuto l’opportunità… > continuò. Osservai Sammy che aveva gli occhi pieni di commozione in attesa di ascoltare le parole del suo adorato marito, anche il piccolo Mattia si era calmato per ascoltare con attenzione il padre. La canzone iniziò e subito iniziarono le grida d’approvazione avendo riconosciuto la canzone “Oggi sono io”, inevitabile furono le lacrime di Sammy che in questo giorno la sua commozione era arrivata alle stelle. In effetti la canzone era abbastanza azzeccata soprattutto quando diceva “Come vorrei poter parlare senza preoccuparmi,
senza quella sensazione che non mi fa dire, che mi piaci per davvero anche se non te l'ho detto, perché è squallido provarci solo per portarti a letto e non me ne frega niente se dovrò aspettare ancora per parlarti finalmente dirti solo una parola… ma dolce più che posso come il mare come il sesso, finalmente mi presento...”  Quando la canzone finii scattarono automaticamente gli applausi e l’incitamento al bacio.
Tutto il resto della serata passò velocemente e ormai era arrivata l’ora di tornare a casa, dopo aver salutato gli sposi Io, Paola, Mark e Camilla ci infilammo in macchina.
< Bella serata > commentai.
< Già è stato un bel matrimonio > concordò Paola.
< Io sono stanchissima > borbottò Camilla con uno sbadiglio.
< Concordo > disse Mark appoggiando la testa sullo schienale.
Dopo una buona oretta arrivammo sotto il palazzo di Mark, la prima tappa del mio taxi era arrivata.
< Buonanotte > lo salutammo in coro.
< Buonanotte > rispose uscendo dalla macchina, stavo per ripartire quando improvvisamente lo vidi tornare indietro.
< Avrà dimenticato qualche cosa… > commentai.
< Probabile > concordò Camilla iniziando a guardarsi intorno per cercare di capire cosa aveva dimenticato.
< Camy… > la chiamò Mark avvicinatosi al finestrino.
< Si aspetta qui non si vede niente… sto cercando di capire cosa hai dimenticato > disse Camy continuando a guardarsi attorno.
< Camy guardami… > le chiese Mark.
< Si aspetta un attimo > ribatté mia sorella, secondo me non era tornato indietro perché aveva dimenticato qualche cosa.
< Camilla Erminia Di Mauro alza quella dannata testa, non ho dimenticato nulla > sbottò Mark, anche lui quando era infuriato usava i nomi per intero.
< Allora che c’è? > domandò Camilla confusa.
< Ti amo > disse per poi fuggire e infilarsi nel suo palazzo prima che mia sorella potesse aprire bocca.
< Ta ta?> borbottò Camilla sotto shock, di certo non si sarebbe aspettata una simile “dichiarazione”, Mark non era per niente il tipo che faceva cose del genere, per quanto semplice potesse essere per lui era un grande sforzo, forse questo era un segno che si stava sbloccando ma era meglio non cantare vittoria.
< Forse meglio ripartire > commentai con un sorriso.
< Già tua sorella non mi sembra in grado di parlare > osservò Paola rivolgendo uno sguardo al sedile posteriore.
< Ta Ta? > continuava a ripetere la mia shoccata sorellina.
< Vabbè mi sa che ci vorrà tempo per riprendersi > commentò Paola con un sorriso.
< Lo credo anche io > concordai < Paola lo sai che Ta Ta? > continuai.
< Lo so… Ta Ta anche io… >  

Fine

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora