Summer Love

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Oramai c’eravamo quasi, mancava ancora una mezz’oretta e l’avrei rivista. Io, Mark, Camilla e Monica eravamo partiti alle sette del mattino per andare a trovare Paola. Non ero mai stato nel Lazio, a parte qualche capatina a Roma per andare a trovare il padre di Monica, quando lui non poteva venire a trovare la figlia. Oramai erano nove anni che i genitori di Monica erano separati e lei era riuscita ad avere un buon rapporto con entrambi, anche se personalmente la vedevo più complice con il padre, quando li vedevi insieme non distinguevi più chi dei due era il figlio e chi il padre.
Mark era seduto al mio fianco intento a stuzzicarmi sul fatto che lì ci sarebbero stati molti dei ragazzi con cui era uscita Paola, avevo smesso di ascoltarlo dopo una decina di minuti… era normale che lei avesse avuto le sue esperienze e lo stesso Mark era una di queste. Camilla e Monica invece dormivano beate sul sedile posteriore, ci avevo messo un po’ per convincere Monica a venire con noi, diceva che si sentiva di troppo, solo quando seppe che ci sarebbe stata anche Federica aveva ceduto.
Finalmente arrivammo a un bar denominato “Triestina” dove Paola e Federica erano ferme ad aspettarci, erano entrambe vestite con abiti da mare. Federica portava una gonnellina di jeans e una magliettina azzurra dalla quale traspariva il costume nero che portava sotto, Paola invece indossava un pantaloncino bianco e una maglietta rosa.
La sensazione di rivederla, abbracciarla e baciarla dopo una lunghissima settimana fu indescrivibile e solo quando la strinsi tra le mie braccia per salutarla capii quanto mi era mancata, quanto mi erano mancati i suoi occhi castani così dolci e profondi, quanto mi era mancato il suo sorriso così timido e impacciato, quanto mi era mancato giocherellare con i ricci dei suoi capelli, quanto mi era mancato il suo profumo così intenso.
Percorremmo la strada che portava al mare davanti c’erano Federica e Monica seguiti da me e Paola, mentre Mark e Camilla procedevano a passo lento dietro di noi.
<Ma a Matteo non da fastidio che la sua ragazza vada in giro vestita in quel modo? >  chiesi a Paola , non che quell’abbigliamento non gli donasse anzi… in realtà credevo gli donasse molto ed era appunto per questo che se fossi stato il suo ragazzo avrei preferito che si vestisse in un altro modo così da non attirare ancora di più l’attenzione dei ragazzi.
<Non sta più con Matteo > rispose Paola.
<Come mai? > chiesi, l’ultima volta che li avevo visti sembravano così felici insieme.
<Bisognerebbe chiederlo a lui, l’ha lasciata da un giorno all’altro senza alcuna spiegazione > spiegò. Eppure Matteo non mi sembrava quel tipo di ragazzo capace di lasciare la propria ragazza senza dir nulla, di solito i ragazzi trovavano scuse plausibili per non dire a una ragazza che ti eri semplicemente scocciato di lei, come ad esempio “siamo troppo diversi” “meriti di meglio", quindi l’unica ragione per la quale non aveva dato spiegazioni ed era sparito, era che Federica poteva averlo ferito in qualche modo.
<Capito! > dissi semplicemente senza aggiungere altri commenti.
<Perché quella faccia? > mi chiese notando la mia espressione perplessa.
<Niente, non conosco la loro storia quindi preferisco non commentare > risposi, iniziai a guardarmi attorno per memorizzare la strada, poteva servirmi se qualche volta avrei voluto farle una sorpresa. Era una strada abbastanza larga dove sia all’estremità destra che a quella sinistra c’erano delle villette bianche, ornate da una piccola parte di giardino, a guardarle emanavano una sensazione di tranquillità, ogni tanto si vedeva qualche gatto che passeggiava tranquillamente passando da una villetta all’altra. Non passavano molte macchine infatti l’aria che si respirava era fresca e pulita.
Dopo una decina di minuti arrivammo alla spiaggia, era abbastanza grande, all’entrata c’era un piccolo bar con la struttura in legno con dei tavolini coperti dall’ombra di alcuni ombrelloni. Il lido era diviso in due da un lato c’era la zona privata, dall’altra c’era quella pubblica, in quest’ultima si trovava l’ombrellone di Paola.
Dopo aver sistemato zaini e asciugamani decidemmo di tuffarci subito in acqua… dopo due ore di macchina mi sembrava anche giusto. La marea era molto bassa e mi ci volle un po’ per arrivare alla profondità giusta per potermi tuffare.
<Ma è sempre così bassa l’acqua da queste parti? > chiesi a Paola una volta emerso.
<Sempre > rispose per poi sparire sott’acqua.
Monica e Camilla sembravano trovarsi splendidamente con la bassa marea, a essere in difficoltà eravamo io e Mark che essendo abbastanza alti ci toccava fare un bel po’ di metri per fare un tuffo decente.
<Dan andiamo a farci una nuotata? > propose Mark.
<Certo è da tanto che non faccio una sfida alla pari, voglio vedere se sono ancora in forma > risposi.
<Se la metti così… allora le ragazze daranno la partenza, arriviamo fino alla boa e poi torniamo qui… il primo che arriva vince> propose.
<Per me va bene > concordai.
<Ma possibile che quando sei a mare non riesci a fare altro che gare di nuoto? > mi chiese Paola imbronciata.
<E che dovrei fare? E poi se ricordo bene anche a te non dispiace vedermi gareggiare, visto come reagisci quando vinco!> risposi sorridendo, gli altri iniziarono a ridere anche se Monica e Camilla cercavano di non darlo a vedere, forse per la solidarietà femminile di cui tanto parlavano.
L’ultima volta che avevo gareggiato la vittoria era scontata, gareggiare contro quel ragazzino non mi era costato alcuno sforzo o impegno, con Mark era diverso, era una sfida ad armi pari, il problema di Mark era che spendeva troppa energia alla partenza riservandosene poca per arrivare alla fine, comunque era un ottimo nuotatore, era l’unico in grado di darmi del filo da torcere, bastava non prendere la sfida alla leggera e cercare di non dargli troppo vantaggio all’inizio se volevi vincere.
<Monica dai tu il via? > chiesi.
<Certo come sempre! > disse mettendosi a qualche centimetro di lontananza tra me e Mark.
<Di solito si abbassa una bandierina o qualcos’altro per dare il via a una gara > disse Mark a Monica.
<Non ho nulla con me quindi dovrai accontentarti di un’abbassata di braccia > rispose Monica.
<Potresti levarti uno dei due pazzi del costume e usarlo come bandierina > la provocò Mark. Speravo solo che Monica non accettasse la provocazione, conoscendola sarebbe stata capace di farlo soprattutto ora che tornata single.
<Ti piacerebbe! > si limitò a dire.
<Da morire guarda! > commentò Mark con un sorriso, Monica non osò più commentare e diede il via alla gara. Mark ebbe una buona partenza come avevo previsto, ma mi bastò poco per tornare alla pari… la boa si rivelò più vicina di quanto avessi previsto, ci mettemmo poco per ripercorrere il tragitto e tornare al punto di partenza. Eravamo alla pari nessuno dei due riusciva a superare l’altro, sembravamo quasi sincronizzati, entrambi eseguivamo lo stesso stile ed entrambi prendevamo aria nello stesso momento.
<Allora chi ha vinto? > domandò Mark una volta arrivati al traguardo.
<Come al solito non vince nessuno dei due, pari come sempre > rispose Monica annoiata.
Facemmo entrambi spallucce e lasciammo perdere le competizioni… almeno per il momento. Tornai da Paola e la trascinai da parte, d'altronde avevamo bisogno di un po’ d'intimità.
<Allora piaciuta la gara? > chiesi prendendola tra la braccia.
<Insomma non c’è gusto nel vedere gare di nuoto tra te e Mark > rispose sorridendo.
<In realtà credo che non ci sia gusto in nessuna gara tra me e Mark, alla fine finiscono sempre alla pari > commentai.
<Ah si? E che altro tipo di gare avete fatto? > domandò.
<Lo vuoi sapere proprio adesso? > domandai iniziando a baciarle la spalla, sentivo il sapore dell’acqua di mare che sulla sua pelle sembrava tanto dolce, anche il suo odore non era cambiato era intenso e inebriante come sempre.
<In realtà no! > rispose. Iniziai a risalire lentamente la spalla per poi arrivare alle sue labbra e rubare quel bacio salato. Restammo per un bel po’ isolati dagli altri e solo quando Paola mi chiese di risalire in spiaggia mi accorsi che gli altri erano già tutti saliti… chissà se lei si era accorta della loro assenza.
Tornammo dagli altri che erano così intenti a parlare tra di loro che quasi non ci notarono.
<Dan hai idea che queste povere ragazze non hanno nulla da fare la sera! > mi disse Mark fingendo stupore, avevo notato che per tutto il percorso che avevamo fatto per arrivare in spiaggia non c’era nessun luogo di grande ritrovo, ma credevo che magari si trovasse da qualche altra parte. Non sapevo se il fatto che non ci fossero locali dovesse rincuorarmi o preoccuparmi, da una parte ne ero contento perché così ci sarebbero stati meno ragazzi che le sarebbero ronzati attorno ma d’altro conto se li non c’era nulla da fare i ragazzi l’avrebbero fermata ugualmente o addirittura l’avrebbero fermata anche di più per perdere tempo e dare un senso alla serata.
<Io non ho detto che non abbiamo nulla da fare… Ho detto che da quando Paola si è fidanzata non abbiamo più niente da fare > ribatté Federica.
<Guarda che anche tu quando stavi con Matteo la pensavi come me > si difese Paola.
<Forse hai ragione ma almeno io quando qualcuno ci fermava non facevo l’apatica > puntualizzò Federica.
< Io non sono apatica! > sbottò Paola incrociando le braccia.
< Stop! > urlò Monica < Fatemi vedere se ho capito bene… Dei ragazzi vi hanno fermati e Paola li ha snobbati anche se erano carini? > chiese Monica.
< Ma che ne sai tu che erano carini? > domando Mark
< Perché se erano brutti non si fermavano proprio > rispose Monica senza neanche guardarlo.
< Comunque si è andata proprio così > confermò Federica. Quindi la mia ragazza si comportava da apatica con gli altri ragazzi? Non potei far a meno di sorridere.
< Io non sono apatica! > bofonchiò Paola. La discussione continuò per un bel po’ con tanto di racconti, meno male che mancavano solo una settimana e poi sarebbe ritornata da me… una settimana, ossia sette giorni… mi conveniva approfittare oggi della sua presenza.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora