Amabili Distrazioni

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<Sei peggio di una donna, ci metti ore a prepararti > commentò Mark mentre ero intento ad aggiustarmi i capelli.
<A questi capelli occorre amore e dedizione per restare in ordine > risposi, mi stavo preparando per una tipica serata tra uomini, questo perché Sammy era tornata da New York e di conseguenza le ragazze dei miei baldi amici avevano organizzato una serata prettamente femminile, quindi noi per contraccambiare avevamo fatto la stessa cosa.
<Ed è per questo motivo che io li raso, per non passare ore davanti a uno specchio > ribatté Mark soddisfatto.
<Il tuo amico viene direttamente lì oppure dobbiamo passare a prenderlo? > domandai. Oltre a Jeremy avevamo invitato anche alcuni nostri amici d’università, in tutto dovevamo essere più o meno una decina, ma quello che mi preoccupava era uno degli amici di Mark, si chiamava Alex e a detta di Mark era un tipo alquanto “particolare”, avevo provato a chiedergli in che senso ma di tutta risposta mi disse che avrei potuto capire solo vedendolo.
<Viene direttamente lì, invece i tuoi amici che fanno? > domandò.
<Idem, vengono direttamente fuori al locale > risposi finendo di aggiustarmi i capelli.
<Quindi possiamo prendere la moto, che prendiamo a fare l’auto > suggerì,
sedendosi sul mio letto.
<Non possiamo, dobbiamo passare a prendere Jeremy, perché Monica si è appropriata della macchina > risposi.
<Uffa, quel tizio rompe sempre le scatole > commentò stendendosi sul letto.
<O lui rompe o tu sei troppo geloso di tua sorella per trovarlo minimamente simpatico > ribattei infilandomi il giubbino.
<Io non sono per niente geloso > controbatté, il suo tono era poco convincente anche per uno che come lui mascherava tutti i tipi di sentimenti.
<Certo come no… ora andiamo! > dissi, lanciandogli il suo giubbino in pieno viso. Andammo a prendere Jeremy che in quel momento si trovava a casa di Monica, arrivati sotto il palazzo notai che a pochi metri da noi c’era parcheggiata l’auto di Sammy, una piccola lancia y di colore viola che spiccava tra le altre macchine grigie e bianche che erano li vicino. Quindi lei era già arrivata da Monica, erano mesi che non la vedevo e il desiderio di rivederla mi spaventava, forse avevo solo bisogno di fare del sano sesso e quale serata sarebbe stata più indicata di questa?
<Scusate se siete dovuti venirmi a prendermi ma alla tua cara sorellina per qualche assurda ragione serviva un’altra macchina! > disse Jeremy salendo nella vettura.
<Non preoccuparti ci fa piacere averti fra noi… vero Mark? > commentai mettendo in moto.
<Certo come no! > rispose con scarsa convinzione.
<Ti passerà mai questa assurda gelosia per tua sorella? > domandò Jeremy con un sorriso, almeno la prendeva ironicamente… anche perché non poteva fare altro.
<Io non sono geloso e poi ti pregherei di non dire che Monica è mia sorella quando saremo insieme agli altri > rispose Mark.
<Perché? > domandò Jeremy perplesso.
<Perché non lo sa nessuno e gradirei che continuassero a non saperlo! > rispose Mark sbuffando.
<Continuo a non capire, perché dovresti tenere nascosta una sorella speciale come Monica! > commentò Jeremy, cercai di non commentare quella conversazione, anche perché una parte di me capiva il comportamento del mio amico ma l’altra parte era dispiaciuta per Monica che era costretta a nascondere continuamente quello che era realmente.
<Non mi va che si sappia che mio padre tradiva mia madre mentre lei era incinta di me > ribatté Mark leggermente irritato.
<Scusa! Cercherò di non dire nulla >disse Jeremy, sembrava visibilmente dispiaciuto da quello che era successo, chissà se Monica gli aveva raccontato tutta la storia.
<Sarà meglio per te! > ribatté Mark, guardando fuori dal finestrino.
<Vabbé ora non ci pensiamo più, abbiamo chiarito la situazione, ora facciamo un bel sorriso e godiamoci la serata> intervenni. Sentii i loro sguardi attoniti che mi trapassavano la nuca ma preferii far finta di niente, d’altronde avevo altri progetti per la serata. Arrivati al locale notai che mancava ancora qualcuno all’appello, ma il misterioso compagno di Mark era già arrivato, a vederlo sembrava un ragazzo normale, alto più o meno 1,80m, capelli ramati e occhi verde scuro, quando finalmente fummo tutti riuniti e le presentazioni furono fatte ci sedemmo a tavolino e iniziammo la nostra serata con commenti sulle ragazze presenti, sull’università, il lavoro e progetti futuri.
<Una cosa non capisco, perché dici che quel tizio è strano? A me sembra piuttosto normale > chiesi a Mark.
<Perché è un totale imbranato quando si avvicina a una ragazza… ora te lo mostro! > rispose iniziandosi a guardarsi attorno.
<Hey Alex, perché non vai da quella ragazza al bancone è tutta sola! > disse Mark dandogli un piccolo colpetto sul braccio.
<No, no… Non ci tengo a fare brutte figure stasera > rispose alzando le mani.
<Dai Alex facci divertire un po’ > intervenne un altro degli amici di Mark.
<Non intendo farvi divertire, mi rifiuto categoricamente!> controbatté il ragazzo.
<Io sono disposto anche a pagarti per vederti a all’opera > continuò Mark. Doveva essere veramente esilarante quel tizio, a quel punto anche io ero ansioso di vederlo in opera.
<Non ci penso pro… pagarmi? E quanto? > domandò Alex visibilmente interessato alla proposta, in effetti essendo più di una decina di noi ne avrebbe ricavato un bel gruzzoletto. Dopo una breve consultazione decidemmo il valore della scommessa, puntammo venti euro a testa per avvicinarsi ma se sarebbe riuscito ad avere anche il numero di telefono della fanciulla avremmo sganciato cinquanta euro a testa. Senza pensarci due volte Alex accettò l’offerta e si diresse in direzione della prescelta. Iniziò la conversazione senza problemi, ancora non capivo cosa avesse di strano quel tizio e perdere cinquanta euro per nulla non era una prospettiva allettante.
<Si può sapere cos’ha di divertente? > bisbigliai all’orecchio di Mark.
<Abbi fede amico mio… tra poco inizia lo spettacolo! > rispose sorseggiando il suo mojito. Senza commentare tornai a guardare in direzione del bancone in attesa di qualche cosa di interessante, notai che la ragazza gli fece segno di sedersi accanto a lei ma non appena lui ci provò lo sgabello di capovolse facendolo ruzzolare a terra… ora capivo la sua stranezza, era un imbranato cronico, a quella distanza si poteva notare benissimo il viso sbigottito della ragazza, tutta la nostra tavolata scoppiò in una fragorosa risata. Alex si alzò subito e riuscì a mettersi seduto senza cadere una seconda volta, riprese subito la conversazione come se niente fosse successo. Dopo qualche minuto, senza capire come, Alex colpì con un braccio uno dei camerieri facendo cadere tutte le bibite che quel povero malcapitato portava sul vassoio, la sventurata fanciulla si scostò salendo quasi sul bancone per evitare di macchiarsi il vestito bianco che indossava, non riuscivo a credere ai miei occhi, come si poteva essere così imbranati? Di sicuro quella ragazza non gli avrebbe mai dato il numero di telefono, passarono un altro paio di minuti e il nostro fenomeno tornò al tavolo.
<Ne hai fatte due in meno di venti minuti, sei un portento > commentò Mark.
<Certo, certo ma ora sgancia! > ribatté Alex.
<Ok, tirate fuori venti euro ragazzi > disse Mark prendendo il portafogli.
<Errato me ne devi cinquanta! >lo corresse Alex mostrandoci un fazzoletto di carta con sopra scritto un numero di telefono.
<Non ci credo > commentò Mark sbigottito.
<Chi ci assicura che ti ha dato il numero giusto? > domandai, era impossibile che fosse corretto almeno che lei non fosse più stramba di lui.
<Può mandargli un sms come prova > suggerì uno dei commensali.
<Ok! >acconsentì Alex estraendo il cellulare dalla tasca < Un attimo… io non so come si chiama> continuò suscitando una risata generale.
<Puoi chiederglielo nel messaggio, così hai una scusa per contattarla dopo due minuti > suggerì Jeremy, con mia grande sorpresa notai che il numero era giusto, certo che le ragazze erano veramente strane. Ora però toccava a me trovare qualcuna con cui passare la serata e chiedere solo il numero non era mia intenzione, mi guardai attorno e notai una ragazza che faceva al caso mio, non ci voleva molto a capire se una donna era di facili costumi o meno, ora bisognava solo avere la conferma.
<Ci vediamo tra un po’ > dissi a Mark per poi allontanarmi dalla tavolata, poi con passo deciso e sicuro mi diressi verso la mia preda.

Finalmente dopo più di una settimana dal suo arrivo, Sammy si era decisa a uscire con noi e visto che era single non avevamo dovuto chiamare nessun amico dell’università, per evitare di fare il terzo incomodo e poi sarebbe stato come tornare ai vecchi tempi solo che invece della presenza di Max c’era Jeremy.
Per l’occasione decidemmo di andare al bowling, fissammo l'appuntamento sotto il palazzo di Sammy visto che era quella che abitava un po’ più lontano rispetto agli altri del gruppo. Appena arrivati a destinazione Camilla fiondò fuori dalla macchina per andare a salutare il suo ragazzo e assicurarsi così il posto sulla moto, prima che Sara, la sorellina di Sammy, ci si fiondasse prima di lei, la piccola Sara si era sempre divertita a “provocare” Mark, anche se quelle provocazioni erano del tutto innocenti, nonostante ciò Camy non apprezzava molto quell’atteggiamento. Scesi anch'io dalla macchina per andare a salutare tutta la comitiva che era radunata vicino all’androne, dopo pochi minuti Sammy e sua sorella uscirono dal palazzo, come al solito Sammy era coperta più che mai, oltre al giubbino visibilmente pesante, indossava anche scarpa e cappello coordinati, era un tipo abbastanza freddoloso, le bastava un po’ di vento per tirare fuori dall’armadio sciarpe e foulard.
<Salve > salutarono in coro le due sorelle.
<Quindi è vero che avresti portato anche la sorellina > commentò Mark con un sorriso.
<Si, ti da problemi? > rispose Sammy ricambiando il sorriso.
<Per carità non oserei mai insinuare una cosa del genere > ironizzò Mark.
<Restiamo qui a congelarci o entriamo in macchina? > intervenne Sara, non mi sembrava molto entusiasta di uscire con noi, forse aveva altri progetti per la serata.
<Si ora andiamo, lasciami solo prendere l’auto > ribatté Sammy con il tipico tono della sorella maggiore.
<Perché prendi l’auto? Potete venire con me!> intervenni, d’altronde che senso aveva prendere un'altra auto se la mia era totalmente vuota.
<Non ti preoccupare, dopo dovresti riaccompagnarci qui, faresti un giro enorme > disse Sammy.
<Da quando in qua io ho problemi ad accompagnarti? > le chiesi sorridendo.
<E che mi dispiace doverti farti fare un giro enorme > rispose Sammy, non mi sembrava molto convinta di quello che stava dicendo, forse era meglio chiedere l’opinione dell’altra sorella Bonavita.
<Tu che ne pensi Sara? > chiesi incuriosito.
<Penso che accetto il tuo passaggio, visto che la mia cara sorellina ha ancora in testa il metodo di guida di New York> rispose Sara dirigendosi verso la mia macchina.
<Non è vero! > protestò Sammy raggiungendola.
<Era solo un modo carino per non dirti che sei noiosa > ribatté Sara entrando in macchina.
<Buona fortuna con quelle due > mi augurò Monica.
<Mi sa che ci vorrà tanta fortuna > commentai.
<Vabbè ci vediamo all’entrata del bowling … e mi raccomando Dan non fare danni! > si raccomandò Mark.
<Che potrei fare? > domandai perplesso.
<Con le due sorelle in macchina? Non lo so di preciso ma vedendo le tue abitudini negli ultimi giorni… la cosa mi preoccupa leggermente > spiegò Mark iniziando ad infilarsi il casco. Non capivo il perché di tutte quelle preoccupazioni, non avevo fatto nulla di speciale negli ultimi giorni, ero solo tornato ad essere quello di un tempo.
<Tranquillo, terrò le mani lontane dalla piccola Sara > commentai dirigendomi alla macchina.
<Dan tu devi tenere le mani lontane anche dalla grande Sammy > urlò Monica affacciandosi fuori dal finestrino della sua auto, a quella sua reazione non potei far a meno di ridere, era logico che avrei tenuto le mani lontane da Sammy. Salii in macchina e la vidi seduta alla mia destra, certo che era difficile mantenere il proposito se lei era così bella e accattivante anche con quattro chili di vestiti addosso.
<Allora com’è andato il soggiorno a New York?> domandai tentando di aprire una conversazione.
<Al solito, studio, esami, corsi, nulla di speciale > rispose facendo spallucce.
<Capito, hai fatto qualche incontro interessante? > chiesi.
<No, nulla d'interessante… a te come vanno le cose? Ho saputo che hai lasciato Paola! > rispose.
<Ti hanno informato bene! > commentai con un sorriso, ero sicuro che fosse stata Monica a dirle tutto, d'altronde era la sua migliore amica ed era logico che la tenesse informata sulle novità.
<Come mai? > mi domandò.
<T' interessa davvero? > ribattei voltandomi nella sua direzione.
<In realtà no! Non m' interessa per niente! > ammise.
<Come immaginavo > commentai sorridendo < A te come vanno le cose Sara? > continuai.
<Una meraviglia, sono bloccata in una serata con tutte coppiette, non potrebbe andare meglio > rispose con un filo d’ironia.
<Non siamo tutte coppie > le feci presente, c’eravamo anch'io e Sammy e noi non eravamo una coppia.
<Certo per il momento! > commentò Sara porgendo lo sguardo fuori dal finestrino.
<Ma che le prende? > chiesi a Sammy.
<Niente, scherza, Sara ha un senso dell’umorismo alquanto particolare > rispose lanciando una strana occhiata alla sorella che di tutta risposta le riservò uno sbuffo annoiato. Non capivo di cosa stavano parlando ma d'altronde capire due donne, soprattutto se sorelle, era un impresa ardua che solo pochi prescelti avevano la fortuna di avere.
<Se lo dici tu > commentai poco convinto.
<Sai Dan, io a differenza di mia sorella sono molto curiosa di sapere perché non stai più con Paola > disse Sara dopo qualche secondo di silenzio.
<Beh diciamo che le bugie hanno le gambe corte > commentai.
<Quindi vi siete lasciati per qualche bugia? > mi chiese sporgendosi davanti tra i due sediolini.
<Se aggiungi anche un pizzico di omissioni e complessi hai un mix perfetto! > risposi.
<Capito! > affermò tornando a sedersi al suo posto, sott’occhio notai che Sammy scuoteva leggermente la testa, chissà a cosa aveva pensato, o quali erano i suoi commenti… di certo non potevo chiederglielo visto che pochi secondi prima aveva chiuso l’argomento Paola. Tentai di distogliere l’attenzione dall’argomento e per questo iniziai a chiedere a Sara cosa avesse fatto di interessante negli ultimi tempi, appresi con piacere che ormai frequentava il quarto anno del liceo linguistico e che i suoi voti erano quasi paragonabili a quelli della sorella. Compresi anche che la sua propensione per i ragazzi non era cambiata affatto, anzi temevo che andando avanti con l’età le cose sarebbero peggiorate. Arrivati a destinazione parcheggiai l’auto sul lato destro dell’entrata, scendemmo dalla macchina ed entrammo nell’enorme sala giochi, indecisi su dove iniziare la nostra serata.
<Perché non iniziamo con una partita a bowling? > propose Monica, senza alcun problema tutti demmo il nostro assenso, tanto prima o poi avremmo fatto tutto.
<Facciamo una partita donne contro uomini? > ci chiese Sara con un sorriso mentre indossava le scarpette.
<Per me non ci sono problemi, però per rendere le squadre eque  vi conviene prendere almeno un ragazzo con voi > rispose Mark.
<Se inseriamo un ragazzo in squadra, che sfida uomini contro donne sarebbe? > ribatté Sara.
<Io lo dico per voi! > controbatté  Mark.
<Sei così sicuro di vincere? > gli domandò Sara incrociando le braccia.
<Certo, siete quattro donne una più gracilina dell’altra… non avete tante speranze > rispose Mark. In effetti aveva ragione, come potevano anche lontanamente pensare di avere qualche possibilità di vittoria? Era quasi ridicolo.
<Allora se sei così sicuro perché non ci giochiamo qualche cosa? > propose Sara.
<Tutto quello che vuoi piccola! > accettò Mark, certo che chiamare Sara “piccola” era un eufemismo, per essere piccola stava crescendo piuttosto bene, alta all’incirca 1,70m, capelli biondo platino e occhi azzurri simili a quelli della sorella, in effetti si somigliavano molto, anche se Sara non aveva lo stesso viso d’angelo di Sammy, i suoi lineamenti erano più delicati, rispetto a quelli della sorella minore.
<Sara mi raccomando attenta a cosa scommetti > le suggerì Sammy.
<State tranquille è una scommessa tra me e lui, voi non c’entrate niente > la rassicurò Sara.
<Ti ricordo solo che sono impegnato! > le ricordò Mark.
<Tu sta tranquillo, tanto non abbiamo nessuna possibilità di vittoria giusto?> ironizzò Sara iniziando a prendere una palla.
<Cosa vuoi giocarti? > le chiese Mark.
<Io gioco solo a scatola chiusa… è più eccitante > rispose Sara iniziando a prendere la mira.
<Per me va bene! > disse Mark con aria spavalda.
<Ok! > asserì Sara facendo il suo primo tiro, la palla rotolò per tutta la pista colpendo tutti i birilli per concludere il lancio con uno strike… dopo di che tornò a sedersi con la sua squadra con aria soddisfatta, era solo la tipica fortuna del principiante.
<Secondo me è molto brava a questo gioco > bisbigliò Jeremy mentre Mark si era allontanato per fare il suo lancio.
<Anche a me sta venendo questo dubbio ma comunque sono quattro non possono essere tutte brave come lei > commentai.
<Almeno noi non abbiamo scommesso nulla > continuò Jeremy.
<Mark si è lasciato ingannare da quella sua finta aria da bambina! > dissi lanciando una breve occhiata a Sara, di sicuro era tutto fuorché  che una bambina.
<Già, ma nonostante tutto, io non intendo perdere > ammise Jeremy.
<Neanche io > concordai incrociando lo sguardo di Sammy che si stava preparando per il suo turno. La partita proseguì velocemente tra un lancio e un altro, tra strike e colpi mancati, alla fine si concluse con le ragazze in vantaggio di due punti… perdere contro quattro ragazze era alquanto umiliante, chissà cosa attendeva Mark per aver perso.
<Allora hai vinto, cosa vuoi? > domandò Mark a Sara che intanto si stava vantando della sua vittoria. Sara lo guardò per un istante con aria pensierosa, quell’attesa stava mettendo una leggera ansia anche a me, non osavo immaginare cosa stesse provando Mark in quel momento.
<Niente, l’ho fatto solo per vedere l’ansia nei tuoi occhi quando avresti perso> rispose Sara per poi allontanarsi da noi e dirigersi al bar per andare a prendersi qualche cosa da bere.
<Che razza di tipo! > commentò Mark sorridendo.
<Io continuo a non sopportarla > intervenne Camilla.
<Tu non la sopporti solo perché ha fatto delle lusinghe che al tuo ragazzo > specificai, in effetti delle lusinghe c’erano state ma ero convinto che Sara le avesse fatte solo per divertirsi ed ero sicuro che nelle sue battute non c’era malizia.
<Non è vero io la detestavo già prima… senza offesa > ribatté Camilla rivolgendo lo sguardo a Sammy.
<Figurati, nessun problema > rispose Sammy con nonchalance.
<Perché non la sopporti?> le chiese Monica.
<A parte il fatto che è una ragazza troppo facile per i miei gusti? > domandò ironicamente Camy.
<Si, a parte quel piccolo dettaglio > asserì Monica.
<Perché si crede migliore di chiunque altro, è superficiale, vanitosa e tante altre cose > rispose Camy.
<Secondo me questo suo atteggiamento è solo una ricerca d’attenzione> intervenne Jeremy.
<Ricerca d’attenzione? > chiese mia sorella sbigottita.
<Si! Insomma il padre non c’è quasi mai, la madre è sempre impegnata col suo lavoro e lei cerca attenzioni altrove, è questo atteggiamento è l’unico modo che conosce per riceverle > spiegò Jeremy, in effetti il suo ragionamento non faceva una piega, possibile che avesse capito più lui di Sara in pochi mesi che noi in sei anni?
<Sarà ma comunque la mia opinione non cambia > affermò Camilla. In quello stesso momento Sara tornò con in viso un’aria piuttosto colpevole.
<Che succede? > le chiese Sammy.
<Niente, ho incontrato un amico… ti dispiace se vado con lui? > le domandò con un sorriso speranzoso.
<Certo che mi dispiace, pensavo che per una sera avresti potuto lasciar perdere i tuoi “amici” per passare del tempo con me > rispose Sammy leggermente irritata.
<Prima di tutto io non sto con te ma anche con i tuoi amici e poi starò via solo per un’oretta poi torna da voi > specificò Sara.
<Non credo che tu mi stia chiedendo il permesso, quindi fa quello che vuoi > rispose Sammy rassegnata.
<Ok, ci vediamo qui tra un’oretta > disse Sara dando alla sorella un piccolo bacio sulla guancia per poi sparire tra la folla.
<Non ci pensare, lasciala divertire! > commentai, notando la sua espressione leggermente rattristata.
<Lo so! E solo che ultimamente non parliamo molto e credo che in parte sia colpa mia> ammise.
<Hai tutto il tempo per recuperare il tempo perso, ora pensa a goderti la serata > suggerii < Perché non ci facciamo una partita a air hockey?> continuai.
<Certo, anche se sono convinta che me lo proponi solo perché sai che sono una frana in questo gioco > commentò alzandosi dalla panca e avviandosi con me al tavolo da gioco.
<Fammi capire, in quale gioco tu non saresti negata? > le chiesi sorridendo.
<Molto divertente! > ribatté con una fina risata.
<Perché non è vero? > domandai con un sorriso.
<No! > rispose dandomi un pizzicotto sul fianco.
<Si invece > controbattei iniziando a farle il solletico sui fianchi, da come ricordavo Sammy soffriva molto il solletico, infatti in men che non si dica si ritirò ripiegata in avanti in preda da una fragorosa risata.
<Ti prego Dan basta… basta > continuò a ripetere, poco dopo la lasciai andare ridendo a mia volta. Tra una battuta e l’altra iniziammo a giocare, nonostante tutti i miei sforzi  di farla vincere non ci riuscii, Sammy era veramente negata per queste cose, era confortante stare lì a parlare, ridere e scherzare con lei senza che qualcuno si sentisse offeso o ferito. Come promesso Sara tornò da noi dopo un’oretta, più allegra che mai, non osavo immaginare cosa avesse fatto col suo “amico” ma la faccia di Mark parlava chiaro, la piccola Sara aveva da poco raggiunto un orgasmo. Nonostante le discussioni fra sorelle la serata passò in perfetta armonia, dopo aver accompagnato le sorelle Bonavita a casa mi diressi verso la mia abitazione con un sorriso sul volto che non riuscivo più a togliere.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora