Bye Bye Paola

24 3 0
                                    


<Come fa a non piacerti questo film? È un classico! > commentò Paola, mentre eravamo intenti a guardare “Orgoglio e pregiudizio” stesi sul suo letto.
<È noioso, si comprende dall’inizio che Elizabeth e Darcy si piacciono ma per stupide ragioni di orgoglio si allontanano l’uno dall’altra > spiegai. Non capivo come si poteva rinunciare a una storia d’amore a causa di stupidi pregiudizi ma soprattutto non capivo come questi film così scontati e dolciastri potessero piacere così tanto a una donna. Io, invece, preferivo un altro genere di film come ad esempio “X men” oppure “Vivere o morire.”
<Per questo il titolo è Orgoglio e Pregiudizio > sottolineò Paola.
<Mah! > borbottai.
<Vabbé ho capito forse è meglio che spenga il Dvd > disse Paola alzandosi dal letto.
<No, dai! Giuro che non sbufferò più > pronunciai fermandola e costringendola a stendersi di nuovo accanto a me.
<D’accordo però se emetti un altro lamento mi arrabbio! > controbatté con un mezzo sorriso, in effetti aveva ragione, non appena aveva messo il film avevo iniziato a lamentarmi, avrei dovuto sopportare in silenzio quella lagna, non volevo rovinare quella giornata, non capitava spesso che i genitori le lasciassero casa libera, quindi se avrei voluto godermi al meglio il dopo film avrei fatto meglio a tacere.
<Va bene! > mugolai dandole un bacino sulla guancia per poi tornare a vedere quel noiosissimo film, oramai era la ventesima volta che lo vedevo, anche a Sammy piaceva quella proiezione, anzi per Sammy era una vera è propria fissazione, aveva visto lo spettacolo, letto il libro e cercato su internet tutte le recensioni e critiche che potevano riguardare la scrittrice e i personaggi da lei narrati. Senza emettere più un suono aspettai con impazienza i titoli di coda.
<Allora sei sempre della stessa opinione? > mi domandò Paola una volta che il film fu finito.
<Sempre! > commentai sorridendo.
<Non capisci niente > borbottò < Vado a bere vuoi qualche cosa? > continuò.
<No grazie! > risposi. Dopo pochi secondi sentii il suo cellulare squillare, sembrava il suono di un messaggio.
<Paola ti è arrivato un messaggio > urlai per farmi sentire.
<Leggilo tu! > rispose dall’altra stanza. Presi il cellulare dalla scrivania vicino al letto era Federica, quando lessi il messaggio non riuscivo quasi a credere a quello che stava scritto… “Hey Paola, allora  hai più sentito Luca dopo che ha provato a baciarti? Ieri non mi hai più detto nulla perché dovevi aspettare la chiamata di Dan, comunque te lo ripeto… secondo me dovresti dirglielo!” quindi lei non voleva dirmi che quella sottospecie di puffo ci aveva provato con lei? Cercai di calmarmi e non saltare subito alle conseguenze, forse aspettava solo il momento giusto, ma come potevo fare per farmelo dire senza farle comprendere che sapevo tutto?
<Chi era? > mi domandò entrando in stanza.
<Solo promozioni! > mentii.
<Ok! > disse sedendosi accanto a me. L’unico modo per darle un’ opportunità di riparare al danno era chiedergli di Luca.
<Forse questo film non mi piace perché lo conosco quasi a memoria > iniziai con la speranza di non perdere di vista l’obbiettivo.
<A si? > commentò.
<Si Sammy era ossessionata da “Orgoglio e pregiudizio” > dissi.
<Bene! E ora anche questo film è rovinato! > borbottò imbronciata. Sapevo che anche solo nominare Sammy la metteva di malumore ma non potevo fare altrimenti.
<Dai perché? E solo un film che piace ad entrambe non c’è niente di male> affermai.
<Forse hai ragione! L’hai più sentita? > mi domandò.
<In realtà è un po’ che non la sento, però ho sentito Monica ha detto che sta da suo padre e che tornerà in questi giorni > rivelai.
<Lo so, l’ha detto anche a me… > disse. Stavo per incartarmi con le mie stesse parole, come facevo coincidere il ritorno di Monica con la notizia appena ricevuta? Potevo chiederle di fare una rimpatriata… semplice ma credibile, infondo Luca era uscito con Monica, quindi perché non invitarlo?
<Sai cosa potremmo fare? Una festa di bentornata > proposi.
<Bell’idea! > asserì con un sorriso.
<Potremmo invitare anche qualcun altro, giusto per non far sentire Monica a disagio tra le coppiette > continuai, in effetti era da un po’ che quando decidevamo di uscire in gruppo c’erano solo coppiette.
<Certo, ma non so chi invitare > disse, sembrava sincera possibile che non gli venisse in mente Luca? La situazione stava iniziando a irritarmi quindi decisi di tagliare corto.
<Perché non chiami Luca? > proposi.
<Luca? > ripeté meravigliata.
<Si qual è il problema? Non lo senti più? > dissi ponendogli la rivelazione su di un piatto d’argento.
<In realtà è parecchio che non lo sento > rispose. Non potevo crederci mi aveva appena mentito, come poteva dirmi che non lo sentiva da parecchio se qualche giorno prima quell’essere aveva provato a baciarla o addirittura ci era riuscito che ne potevo sapere io, se la mia ragazza non parlava con me?
<Sei impossibile > brontolai alzandomi dal letto.
<Cosa? > mi chiese frastornata.
<Luca ha provato a baciarti e tu non mi hai detto niente > sbraitai, non riuscivo più a mantenere la calma, migliaia di pensieri mi invadevano la mente, tutti i suoi complessi, le sue paranoie e ora scoprivo anche che mi mentiva.
<Tu che ne sai di Luca? > domandò.
<Non ha importanza come l’abbia saputo, il fatto è che tu mi hai mentito> risposi.
<Non ti ho mentito ho solo omesso di dirtelo… o mio Dio il messaggio ecco come l’hai saputo non era una stupida promozione! > ribatté alzando leggermente il suo tono di voce, ora si arrabbiava anche? Non solo era in torto per l’ennesima volta ma si adirava anche.
<Vedo che sei perspicacie >affermai con un sorriso ironico.
<Come puoi lamentarti di me se tu hai fatto la stessa cosa > sbottò, non riuscivo a crederci ora mi accusava di mentirle? Era assolutamente ridicolo, ma questa volta non poteva girare la frittata a suo vantaggio, stavolta un semplice mi dispiace non sarebbe servito a nulla. 
<C’è differenza tra uno stupido messaggio e il fatto che tu mi abbia appena mentito dicendo di non sentire Luca > spiegai cercando di non alzare troppo il mio tono di voce, cercavo di regolarizzare il respiro per mantenere un controllo che ormai stavo per perdere.
<Dan quanto la fai lunga… ok non te l’ho detto e ora che vuoi fare? > mi chiese alzandosi dal letto.
<Sinceramente non lo so… >dissi evitando di guardarla, se l’avrei guardata negli occhi non sarei più riuscito a mettere un punto a tutta quella situazione.
<Che vuol dire che non lo sai? > mi domandò perplessa.
<Vuol dire che non c’è la faccio più con te, tu ti senti sempre inadeguata qualunque cosa io faccia, prima credevo che mi tenessi nascosti solo i complessi ma oggi ho scoperto che non è così > dissi.
<Dan io non te l’ho detto perché… >
<Non mi importa perché non me l’hai detto, ormai non mi importa più, se avresti voluto condividere le tue paure, le tue idee con me, avresti dovuto parlarmene prima ora è troppo tardi > la interruppi, ormai ero scoppiato.
<Se la pensi così perché stai ancora con me? > mi chiese sconvolta.
<Non lo so, infatti sto cercando di chiudere questa storia! > ribattei, questa volta non potevo non guardarla, sembrava spaventata e disorientata, anche io mi sentivo allo stesso modo, mi sentivo spettatore di quella scena, era quasi come se non la stessi vivendo di persona. Sentivo una fitta dolorosa al petto e il rumore dei nostri cuori spezzarsi come un cristallo caduto su un pavimento di marmo gelido.
<Non dirai sul serio? > mi chiese con le lacrime agli occhi.
<Si, io non voglio più stare con te! > ammisi, finalmente ad alta voce.
<Non aspettavi altro che uno sciocco pretesto per lasciarmi > urlò con le lacrime che le iniziavano a rigarle il viso.
<Come al solito non hai capito nulla, se ti fa più comodo pensare che io sia il bastardo che ti ha preso in giro fa pure! > sostenni avviandomi fuori dalla stanza.
<Non ho detto questo, ma dove vai adesso? > mi domandò seguendomi.
<Vado via, non ha più senso rimanere > risposi fermandomi ad un passo dalla porta.
<Ma aspetta parliamone! > mi supplicò posizionandosi davanti alla porta.
<Allora non hai capito è tardi per parlare, dovevi pensarci prima… > conclusi spostandola dalla porta e uscendo di casa. Percorsi le scale con calma osservando tutti i particolari di quel posto e soprattutto tutti i ricordi che esso conteneva, tutti i baci, tutte le risate, tutti i passi fatti in silenzio per non farci sentire dal padre, quando il bacio in macchina non mi bastava e la raggiungevo per le scale per salutarla di nuovo.
Ora come un crudele sortilegio era svanito tutto, non sarebbe più tornata la sua timidezza, il suo imbarazzo, la sua buffissima goffaggine. Nonostante c’erano molti bei ricordi nella nostra storia non riuscivo più a proseguirla, erano troppe le divergenze, le incomprensioni e questo punto anche le bugie! Chissà quante volte mi aveva mentito, quante cose mi aveva omesso, un rapporto senza sincerità e fiducia non aveva più valore d’esistere.
Tornai a casa nell’arco di una decina di minuti, entrai nel mio appartamento e senza neanche salutare i presenti in casa mi fiondai in camera mia sbattendo la porta.
Di sfuggita avevo notato i loro sguardi attoniti per il mio rientro leggermente brusco ma attualmente non mi importava di cosa stessero pensando in quel momento, avevo bisogno di restare solo di distendere i nervi, mi gettai sul letto e mi portai il braccio alla testa, sentivo le tempie che pulsavano violentemente contro il cranio, chiusi gli occhi con l’intento di eliminare quell’orribile sensazione ma fu inutile.
Avevo bisogno di sfogare tutta la mia rabbia e la mia frustrazione e per farlo avevo bisogno di parlare con qualcuno, mi alzai dal letto e uscii dalla stanza, ripresi le chiavi della macchina , invano mia madre aveva provato a chiedermi qualche cosa, ma senza neanche risponderle uscii di nuovo di casa, non volevo sfogarmi con lei, di sicuro non avrebbe capito e non avrebbe fatto altro che adirarmi ancora di più, mi misi in macchina e guidai diritto verso casa di Mark.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora