Ricordati Di Noi

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<No… no… è ancora no… te lo ripeto per l’ennesima volta non m'iscrivo a uno stupido concorso di bellezza > stava ribattendo Monica alla proposta di Sammy. Eravamo seduti a quel bar da una ventina di minuti e non si era parlato d’altro del concorso di bellezza che si sarebbe tenuto quella stessa sera.
<Perché no? Non è il solito concorso, prima di tutto non si mostra solo l’aspetto fisico ma anche le proprie capacità con un’esibizione e poi in secondo luogo tutto il ricavato viene dato in beneficenza… dai sarà divertente… > continuò Sammy.
<Ma perché vuoi farmi partecipare a tutti i costi? > domandò Monica esasperata.
<Perché così so già chi arriverà al secondo posto > rispose Sammy con naturalezza, in effetti ad ogni concorso che avevano partecipato, Sammy era sempre arrivata prima mentre Monica era sempre arrivata al secondo posto.
<Ma Federica e Matteo quando arrivano? > chiesi a Paola con l’intento di cambiare argomento.
<Sarebbero già dovuti essere qui > commentò Paola. Federica e Matteo stavano cercando di recuperare tutto il tempo perso, dopo quella fatidica sera Matteo aveva capito che “l’amico” l’aveva mentito, Federica non era mai andata a letto con lui, la reazione di Matteo non fu delle migliori, era tornato dai suoi amici come una furia aggredendo prima verbalmente e poi fisicamente il presunto amico, inutile fu il tentativo di Federica di fermarlo, fummo costretti a intervenire sia io che Mark per mettere fine alla cosa. Morale della favola? Matteo e Federica stavano provando a recuperare il loro rapporto mentre il tizio che aveva creato tutto quel casino era sparito dalla circolazione.
<Non puoi chiederlo a qualcun altro? Sai tipo quelle quattro oche che frequenti?> stava continuando Monica.
<Già partecipano, e poi di certo non posso chiederlo a Paola visto che non ha le qualità fisiche per una cosa del genere, in fine è una cosa che abbiamo fatto sempre insieme da quando avevamo quindici anni… è un modo per riaffermare la nostra ritrovata amicizia > rispose Sammy sfoderando il suo sorriso, Monica sembrava abbastanza dubbiosa ma alla fine accettò rassegnata.
 
La sfilata sarebbe iniziata solo tra un’ora e noi eravamo già nel locale da quella che mi sembrava una vita, sia Monica che Sammy avevano voluto che tutti venissimo con largo anticipo, e quando quelle due erano d’accordo su qualche cosa era meglio assecondarle, quando erano alleate era difficile fronteggiarle. Per l’occasione avevano allestito l’ ambientale con ornamenti abbastanza classici, ogni tavolo era coperto da un’immacolata tovaglia bianca con al suo centro un vaso di vetro con dei fiori blu e bianchi. Il nostro tavolo era poco distante dal palco dove di lì a poco si sarebbero esibite le varie ragazze.  Prima di iniziare Monica e Sammy vennero al nostro tavolo, per mostrarci i vestiti che avevano scelto.
<Allora che ne pensate? > disse Monica, una volta che si erano avvicinate a noi. Nel guardare rimasi quasi senza fiato, avevano scelto vestiti molto diversi, come diverso era il loro fascino e la loro bellezza, Monica indossava un vestitino senza spalline, che portava una fascia intrecciata sul davanti, era di un colore verde chiaro questo metteva ulteriormente in risalto i suoi occhi, al contrario Sammy aveva scelto un vestito leggermente più lungo di quello di Monica, era di colore nero e all’altezza del seno portava una fasciatura dorata, inoltre Sammy ci aveva abbinato un copri spalle nero a giro maniche accentuando così il distacco tra il nero e il dorato. Erano abiti molto leggeri, per fortuna che la sala era ben riscaldata, visto il freddo che stava iniziando ad arrivare in quei giorni di novembre.
<Siete bellissime! > commentò Mark, ricevendo l’assenso di tutti.
<Grazie > risposero entrambe facendo un lieve inchino, per poi mettersi sedute accanto a noi. Iniziammo a parlare dell'esibizione che avevano scelto di eseguire… Sammy aveva deciso di ballare anche se si lamentava di essere fuori allenamento e di conseguenza la coreografia che aveva ideato non era delle migliori, aveva studiato danza per quindici anni, era una delle sue grandi passioni, quando la vedevi ballare rimanevi quasi incantato dai quei movimenti sinuosi e delicati che allo stesso tempo avevano quel non so ché di sensuale. Monica invece aveva puntato su in esibizione con i roller ball, aveva un grande equilibrio e quando era su quei pattini a rotelle riusciva a fare delle cose spettacolari.
<Hey Sammy guarda chi c’è laggiù> disse Monica indicando un punto della sala.
<Oh > esclamò Sammy quasi disgustata.
<Chi c’è? > chiesi voltandomi nella direzione indicata da Monica. Notai subito a chi si riferiva Monica, d'altronde come si poteva non notarla. Rossella aveva frequentato la nostra scuola ma era di qualche anno più grande di noi, infatti quando noi eravamo al secondo anno di liceo lei era già al quarto. Quella ragazza aveva racchiuso nel suo corpo bellezza e fascino, i suoi capelli neri erano di un riccio morbido e sinuoso, i suoi grandi occhi scuri erano dolci e misteriosi allo stesso tempo e il suo corpo… quello aveva fatto invidia a chiunque nonostante Rossella non fosse tanto alta. Era molto sicura di se e otteneva sempre quello che voleva, era testarda e abbastanza riservata, in ultimo era l’ex ragazza di Mark… anzi a dire il vero era stata la prima ragazza di Mark… in tutti i sensi.
<Rossella > esclamai!
<Cosa? > esclamò Mark.
<C’è Rossella > ripetei.
<Ciao! > disse una voce alle mie spalle, voce che riconobbi subito.
<Ciao Rossella > la salutammo, tutti anche se qualcuno con meno enfasi degli altri, una volta che si fu avvicinata al nostro tavolo potei notare meglio il vestito che aveva addosso, era abbastanza corto, era di colore azzurro ricoperto di macchie leopardate di colore nero, all’altezza del seno portava una serie di paillette nere, quel vestito su di lei era spettacolare non credo che l’avrei trovato carino addosso a un manichino.
<Che ci fai qui? > le chiese Mark cercando di mantenere un tono più distaccato possibile.
<Quello che ci fai tu mi godo lo spettacolo > rispose sorridendo.
<Come al solito non partecipi? > intervenne Sammy .
<Non sai non voglio rubarti il primo posto, certa gente si realizza vincendo questi stupidi concorsi > ribatté Rossella senza scomporsi neanche di un millimetro. Lei era l’unica ragazza capace di mettere in soggezione Sammy, mi voltai verso Paola e il suo sguardo sembrava molto divertito al silenzio di Sammy.
<Hai tagliato tutti i capelli > disse Rossella a Mark , iniziando ad accarezzargli leggermente la tasta. Mark rimase spazzato da quell’atteggiamento e solo sguardo assassino di Camilla lo portò a scostarsi da quella mano.
<Tu devi essere il nuovo acquisto? > disse rivolta a Paola.< Se non mi sbaglio ti chiami Paola > continuò.
<Si molto piacere > rispose Paola < Come fai a sapere il mio nome> domandò curiosa.
<Sai Paola hai accalappiato uno degli scapoli più ambiti e la gente mormora > rispose semplicemente. Rossella restò con noi per un po’, nonostante le varie frecciatine tra lei e Sammy la situazione rimase sotto controllo, Mark al contrario sembrava abbastanza a disagio.  
<Quindi le gemelle Kessler si sono ricongiunte… >disse Rossella rivolta a Sammy e Monica.
<E si! > rispose Monica.
<Non era una domanda… ma una costatazione, comunque vedo una testa in meno… allora è vero che la tua storia con Max è finita> ribatté Rossella.
<Sai le storie finisco Rossella, soprattutto quando cominciano all’inizio dell’adolescenza > rispose Monica con finta calma.
<Soprattutto quando uno dei due è innamorato di un’altra persona > rispose Rossella con naturalezza mentre giocherellava con i suoi capelli.
<Ma tu non hai nulla da fare, non hai adocchiato nessuna preda? > intervenne Sammy per evitare che Monica rispondesse, alcune volte Monica era troppo impulsiva e schietta di conseguenza una sua risposta in quel contesto avrebbe creato non pochi problemi.
<No, non c’è nessuno d'interessante e poi i ragazzi migliori già sono stati usati > a questa sua affermazione mi sentii lo sguardo fulmineo di Mark addosso ma non ne capivo il perché.
<Ops… Mi sa che ho fatto un piccolo guaio, mi dispiace> disse Rossella notando lo sguardo di Mark < Be io vado ci vediamo in giro> continuò desolata, per poi sparire tra la folla che si stava creando in sala.
<Tu sei stato a letto con lei? > mi chiese Mark quasi sconvolto.
<Si ma prima che si mettesse con te > risposi con naturalezza.
<E quando avevi intenzione di dirmelo? > domandò irritato.
<Pensavo che fosse scontato visto che sono stato io a presentartela, a quel tempo a parte quelle di classe le ragazze le conoscevo per quel motivo> affermai, non capivo perché era così stupito, possibile che non lo sapesse? Che non avesse capito?
<Mi sento un idiota > dichiarò Mark adagiandosi sulla sedia. Dopo pochi istanti si alzò per andare a prendere aria, o almeno così diceva, in realtà sapeva benissimo che quel “prendere aria” significava “vado a fumare per calmare i nervi”. Non comprendevo quel suo stato d’animo così decisi di seguirlo per battere quel ferro finché era ancora caldo. Lo trovai appoggiato all’entrata intento a dare un’altra boccata alla sigaretta.
<Posso capire che ti prende? > chiesi.
<Nulla mi sento stupido nel non aver capito da solo quello che già era ovvio > rispose. Quando Mark parlava così, sviando il discorso e rispondendo a metà alle domande mi ci voleva un po’ per comprendere cosa voleva realmente dire.
<Senti io non ti capisco, anche tu sei stato a letto con Paola ma io non ho fatto tutto questo casino > commentai.
<Io che? > ribatté perplesso < Io non sono stato a letto con Paola > continuò.  Quella rivelazione mi lasciò letteralmente basito.
<Ma tu sei uscito con lei? > domandai. Non potevo aver immaginato tutto.
<Si ma non è successo niente a parte qualche bacetto innocente> spiegò.
<Come mai? > chiesi incuriosito.
<Dan c’è solo un tipo di ragazza che evito di portarmi a letto > mi rammentò. Come avevo potuto non capirlo da solo, Paola era ancora vergine, povera Paola nonostante avessi rispettato i suoi tempi gli avevo fatto qualche piccola pressione, adesso riuscivo a capire il perché del suo imbarazzo dopo i nostri piccoli momenti di intimità. Restammo a parlare qualche altro minuto prima di far ritorno dagli altri. Finalmente la sfilata iniziò, numerose furono le esibizioni, c’era chi ballava, chi cantava e chi faceva numeri particolari come il contorsionismo. Come da previsione Monica ottenne il secondo posto e Sammy il primo. La serata era finita, un altro giorno era passato e fra qualche settimana io e Paola avremmo festeggiato i sei mesi assieme e già sapevo come rendere quei sei mesi unici e indimenticabili ma per farlo mi sarebbe servito l’aiuto di Mark.

Pov Monica
Queste sfilate di moda mi stressavano, non sopportavo più tutto quel prepararsi e tutto quel mettersi in mostra… anche se ultimamente erano poche le cose che sopportavo. Uscii dai camerini con la borsa in spalla, Sammy era ancora intenta a vestirsi ma decisi di aspettarla fuori, tutto quell’odore si profumi e deodoranti aromatizzati a frutti di bosco e fiori di vario genere, mi stavano dando alla testa. Era strano trovarsi a questi concorsi senza esserne più coinvolta, una volta mi entusiasmava l’idea di partecipare a concorsi di bellezza, anche perché il mio cosiddetto fascino era arrivato sui sedici anni, prima di allora sembravo una balena bassa e poco aggraziata. Era stata Sammy ad aiutarmi, lei mi aveva fatto ottenere la fiducia in me stessa con i suoi modi dolci e gentili, mi aveva insegnato come truccarmi in modo da valorizzare il mio viso senza sembrare volgare e infine mi aveva portato con lei in palestra per togliere qualche chilo in più e rassodare le forme. Era una ragazza speciale e non capivo perché alle volte si comportava in maniera così egocentrica, quando lei era la prima a sentirsi brutta e fuori luogo. Uscii da quel grande cottage, dove era stata organizzata la serata, e mi appoggiai a un muretto poco distante dall’entrata così quando Sammy sarebbe uscita non avrebbe perso tempo a trovarmi. Era una serata magnifica, il cielo era ricoperto da un manto di stelle e la luna piena si specchiava nel laghetto del giardino, in lontananza si sentivano i grilli cantare e i versi di qualche altro animale che non riconobbi.
< Monica? > sentii una voce alle mie spalle, mi voltai di scatto e sentii il mio cuore esplodere, erano mesi che non lo vedevo, che non mi specchiavo nei suoi occhi.
< Max! > dissi sorridendo.
< Allora non mi ero impressionato eri davvero tu su quel palco!> commentò avvicinandosi a un po’ di più a me < Pensavo di avere le traveggole > continuò sedendosi sul muretto accanto a me.
< Tu come mai sei qui?> domandai sperando che Sammy arrivasse il più presto possibile.
< La ragazza di Francesco ha partecipato al concorso, per questo quel rompi scatole mi ha costretto a venire > spiegò.
< Capito! Sei venuto da solo? > domandai sperando con tutto il cuore che non fosse venuto con qualche ragazza.
< No, sono venuto con qualche amico, sai non ci tenevo a stare da solo con Francesco e la sua ragazza > rispose con un sorriso. Che domanda idiota che gli avevo fatto, era logico che non fosse venuto da solo e poi anche se fosse venuto con qualche ragazza non me l’avrebbe di sicuro detto. Però quanto adoravo il suo sorriso.
< Tu come mai qui? > mi chiese, lo guardai per un attimo confusa, aveva visto cosa ci facevo lì, poi tornai a sorridergli capendo che quella domanda serviva solo per allungare una conversazione che nessuno dei due voleva far finire.
< Sammy voleva partecipare ed io le ho fatto compagnia, in fondo è per una buona causa > risposi.
< Logico! Era una domanda stupida! > affermò scuotendo la testa < E solo che non so che dire> continuò.
< Tranquillo, non dobbiamo per forza parlare, possiamo restare in silenzio finché non usciranno gli altri > consigliai.
< In realtà appena ti ho vista qui fuori tutta sola, ho mandato via i miei amici, quindi io non sto aspettando nessuno, tu invece chi stai aspettando? > ammise, sapevo perfettamente il perché di quella domanda, anche lui come me era curioso di sapere se ero venuta con qualcuno in particolare o no.
< Solo Sammy! > dissi semplicemente < Perché hai mandato via i tuoi amici? > continuai scendendo dal muretto.
< Perché volevo stare da solo con te, è tanto che non ci vediamo > ammise con quel suo sguardo da cucciolo, sapevo perfettamente che quello che mi aveva fatto era sbagliato, ma come potevo impedire al mio cuore di non battere così forte ogni volta che lo vedevo, sentivo o quando causalmente per strada avvertivo qualcuno che aveva il suo stesso profumo.
< Lo so! > dissi avvicinandomi un po’ di più a lui avevo bisogno di risentire il suo odore, per verificare se era ancora come lo ricordavo. Mi fermai a pochi centimetri dal suo collo e socchiudendo gli occhi, ebbi la conferma che di lui non avevo dimenticato niente, neanche l’odore… forse era passato poco tempo e quello che stavo facendo ci avrebbe fatto solo del male, ma era un dolore che volevo provare, un dolore di cui avevo bisogno per sfogare l’ultimo residuo del nostro amore che ancora mi batteva nel petto. Appena mi scostai da lui notai che anche lui aveva socchiuso gli occhi ricordando chissà quale episodio della nostra storia. Ero sicura che stava pensando a me, lo notavo dall’espressione triste ma allo stesso tempo sognante dei suoi occhi.
< Posso abbracciarti?> mi chiese con l’aria di un cucciolo bastonato. Senza risponderlo mi avvicinai a lui e lo abbracciai.
< Mi dispiace, per tutto!> mi sussurrò all’orecchio mentre eravamo ancora abbracciati < Mi dispiace per quello che ti ho fatto per come ho reagito in determinate situazioni… > nonostante fossimo così vicini la sua voce mi sembrava lontana chilometri… mi scostai per guardarlo negli occhi e notai che la sua bocca continuava a muoversi ma le mie orecchie non udivano più alcun suono. Senza rendermene conto mi ritrovai a baciarlo, finalmente dopo mesi assaporavo di nuovo le sue labbra. Ma che cavolo stavo facendo? Cosa avevo in testa? Non potevo baciare Max, dovevo staccarmi da lui e tornare a casa il più in fretta possibile. Maledetta Sammy ma dove diamine era finita!
< Scusa! > mormorai una volta che riuscii a staccarmi da lui.
< No scusami tu, non avrei dovuto venirti a parlare, è colpa mia > rispose scendendo dal muretto, stava per andarsene quando la mia mente sadica e masochista pensò che ormai il danno era fatto e che tanto valeva farlo fino in fondo.
< Max! > lo chiamai voltandomi nella sua direzione.
< Dimmi >
< Tu come torni a casa?> domandai.
< Non lo so in qualche modo farò > rispose facendo spallucce.
< Dai vieni con me, ti do un passaggio > ribattei con un tono che non accettava repliche, lo sapeva anche lui che obbiettare era inutile quindi mi seguì alla macchina senza dire una parola. In macchina iniziammo a raccontarci tutto quello che avevamo fatto durante questi mesi, certo evitando i riferimenti a ragazze o a ragazzi con il quali eravamo usciti, non che io avessi un granché di cui parlare, l’unico ragazzo con cui ero uscita era stato Luca… lui invece mi raccontò che oramai non abitava più con i suoi ma che aveva preso un appartamento con degli amici. Sembrava entusiasmato dalla sua nuova vita, un lavoro stabile, una casa nuova e magari tante nuove ragazze.
< Arrivati > annunciai una volta che eravamo arrivati alla sua nuova casa.
< Sai durante il trasloco ho trovato molte cose tue, cioè nostre… le rivuoi? > mi chiese.
< Dipende da cosa hai trovato > risposi con un sorriso. O mio Dio stavo flirtando con Max? Monica torna in te, scendi sul pianeta terra…
< Per saperlo devi salire!> ribatté ricambiando il mio sorriso.
< Ok, saliamo allora!> controbattei, continuando quella specie di gioco. Scendemmo dalla macchina e salimmo le scale del palazzo per arrivare al suo appartamento, l’edificio sembrava alquanto moderno e di sicuro gli affitti in questa zona della città erano abbastanza elevati. Quando entrai nell’appartamento vidi che era vuoto, evidentemente i suoi amici non erano ancora tornati, notai subito che in quella casa ci dovevano abitare solo uomini, infatti sul divano c’erano pile enormi di indumenti che andavano da calzini a camicie, in cucina invece c’erano ancora delle stoviglie da lavare e alcuni cartoni di pizza e bottiglie di birra mezzi vuoti.
< Scusa il disordine, la mia camera non è così sottosopra… >disse notando il mio sguardo attonito. Lo segui nella sua stanza senza dire una parola, come aveva detto la sua camera era in perfetto ordine, non c’erano vestiti sparsi ovunque e strani odori, mi guardai attorno e notai che sul comodino aveva una nostra foto, ne rimasi così sorpresa che quasi senza accorgermene mi avvicinai al comodino e presi quella foto tra le mani.
< Ti ricordi quella giornata? > mi domandò avvicinandosi anche lui.
< Si eravamo al luna park!> risposi rimanendo incantata a fissare quell’immagine.
< Esatto, era una delle nostre prime uscite da soli > continuò.
< Non posso credere che tu l’abbia tenuta > commentai, cercando di contenere il mio entusiasmo e la voglia che avevo di lui.
< Non è l’unica cosa che ho tenuto > ribatté mostrandomi il primo orsacchiotto che mi aveva regalato, fin dall’inizio della nostra storia quel pupazzo simboleggiava l’inizio della nostra storia e del nostro amore, era un oggetto importante per entrambi, così importante che quel peluche per tutta la durata della nostra storia aveva passato un mese a casa mia e un mese da lui. Quando ci lasciammo Bobo stava a casa sua e il fatto che lui non l’avesse buttato o rimasto nella sua casa precedente mi riempiva il cuore di gioia.
< Bobo! > esclamai.
< Pensavo che lo volessi> commentò. Eravamo vicini, troppo vicini, i nostri occhi si incontrarono di nuovo come avevamo fatto poco prima.
< Io voglio tante cose… > bisbigliai, poi con estrema dolcezza lo baciai. Avevo bisogno di lui, di sentire il suo calore, le sue mani sul mio corpo, il suo respiro sulla mia pelle.
Accadde tutto con estrema dolcezza, non avevamo mai fatto l’amore con tutta quella paura di far finire un attimo perfetto. Ogni movimento, ogni carezza, ogni bacio era un tuffo nel passato, un passato ormai scavato, lontano, superfluo a cui avevamo ancora bisogno di aggrapparci, almeno per un ultima volta. Quando entrambi avemmo raggiunto l’apice restammo ancora qualche secondo l’uno sopra l’altra per respirare tutto l’odore di quell’amore svanito. Una terribile morsa allo stomaco mi invase, tutta la passione, la dolcezza di poco prima erano sparite lasciando posto solo alla tristezza e a una voglia matta di piangere per sfogare tutta l’ansia che provavo in quel momento. Dovevo andarmene subito di lì, l’aria stava cominciando a mancarmi . Mi vestii senza dire una parola, lui fece lo stesso.
< Te ne vai? > mi domandò una volta che entrambi ci fummi vestiti.
< Si! > dissi semplicemente.
< Monica ti prego resta!> mi supplicò. Il suo tono era disperato e supplichevole.
< Non posso! > ribattei senza neanche guardarlo.
< Non puoi o non vuoi?> mi domandò alzandomi il viso col dito.
< Non voglio perché già ci siamo fatti del male e non voglio continuare a farcelo o a ridicolizzare la nostra storia > risposi, con le lacrime agli occhi.
< Non ho alcuna possibilità vero> mi domandò malinconico. Senza risponderlo scossi leggermente la testa. Lui si spostò per lasciarmi passare, socchiusi un po’ gli occhi per evitare ai miei occhi di far uscire qualche lacrima mentre ero ancora in quella casa.
< Addio Monica! > disse Max prima che io potessi chiudere la porta alle mie spalle.
< Addio Max > risposi chiudendo la porta alle spalle, scesi le scale di corsa con le lacrime che iniziavano a rigare il mio viso. Mi fiondai in macchina e li sfogai tutto il mio dolore, un dolore per una storia finita, per un amore malato, asfissiante, dolce, passionale, per un amore che in fondo non era mai stato amore.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora