La Mia Storia Con Te

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La storia tra Federica e Matteo era archiviata, almeno per quanto riguardava lui, ormai da quanto mi aveva detto, i sentimenti che aveva provato per quanto intensi potevano essere erano totalmente scemati. L’unico problema era che erano costretti a vedersi di continuo visto che, ormai, facevano parte della stessa comitiva. La sofferenza di Federica era a dir poco palpabile ma ero convinto che prima o poi le sarebbe passata. Questa sera saremmo usciti di nuovo tutti insieme cercando di fingere che tutta quell’aria di tensione fosse normale. Magari avrei potuto proporre un posto neutrale per l’incontro, magari il pub-karaoke, così avrei anche potuto fare una piccola sorpresa a Paola… era da tempo che ci pensavo ma non avevo mai avuto l’occasione. Mi diressi in salotto dove Mark era nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato qualche istante prima, ossia era seduto sul divano con aria assorta. Sapevo cosa c’era che lo turbava, Monica aveva discusso con Jeremy e ormai erano giorni che lui non si faceva ne vedere ne sentire lasciando Mony della disperazione più totale. Oggi però si era decisa a farsi avanti e andare da lui.
< Non ti ha ancora chiamato? > domandai.
< No! Aveva detto che mi avrebbe fatto sapere qualche cosa non appena avrebbero parlato > rispose, lasciando scivolare il cellulare in tasca.
< Forse staranno facendo pace! > ironizzai, cercando di calmarlo.
< Questo non mi aiuta > sbottò.
< Dai lasciala in pace e non preoccuparti, vedrai che si sistemerà tutto > commentai.
< Forse hai ragione, vado a sollecitare tua sorella di muoversi altrimenti non usciremo neanche per Natale > disse alzandosi in piedi.
< Buona fortuna! Io vado a prelevare Paola > replicai.
< Grazie! > rispose andando dalla mia ritardataria sorellina. Con mio grande stupore Paola era già pronta quando arrivai a casa sua.
< Già pronta! > osservai non appena salì in macchina.
< Si! Contento? > domandò con un sorriso.
< Estasiato > risposi per poi salutarla in modo adeguato.
< Come sta Federica? > le domandai, volevo prepararmi psicologicamente a quello che sarebbe accaduto di lì a poco, sperando che le ostilità tra Fede e Matteo non avrebbero rovinato la mia sorpresa.
< Dice che vuole adottare la tattica dell’indifferenza! > spiegò < Ma non credo ci riesca visto che Matteo non si degna minimamente di essere delicato > continuò.
< Andiamo non fa niente di male! > tentai di difenderlo.
< Ah perché alzarsi e andare a letto con un'altra mentre la tua ex ragazza e seduta a tavola con te è normale? > sbottò infastidita, quasi dimenticavo che per le donne la migliore amica era un essere divino e intoccabile.
< Non dico che sia normale ma neanche che sia sbagliato > sibilai cercando di restare sul vago per non rovinarmi la serata.
< Dan ti stai leggermente arrampicando sugli specchi! > brontolò.
< Ah si? > domandai con fare ironico.
< Si! > confermò lei.
< Oh siamo arrivati, dai usciamo e andiamo a vedere se gli altri sono arrivati > disse parcheggiando la macchina a pochi metri dall’entrata del locale.
Senza aggiungere altro, forse per evitare una discussione, scendemmo dalla macchina, in lontananza potei notare Matteo intento a parcheggiare il suo motorino.
< Hey > lo salutai non appena fummo più vicini a lui.
< Ciao ragazzi! > ricambiò < Come mai così puntuali? > ironizzò.
< Diciamo che oggi la mia dolce metà si è sbrigata prima… > risposi dando un’occhiata a Paola.
< Ogni tanto capita > disse Paola leggermente a disagio, non era facile avere a che fare con l’ex della tua amica, soprattutto se questo l’aveva fatta soffrire.
< Ok! Gli altri dove sono? > mi chiese Matteo.
< Staranno arrivando > commentai. Infatti dopo pochi minuti arrivarono tutti, Mark con Camilla e Federica con qualche amica che nonostante tutti i miei sforzi mentali non riuscivo a ricordare i nomi.
< Ti sei portata la scorta? > domandò Matteo a Federica con un pizzico di ironia.
< Per forza, visto che la gente se ne va scopazzando in giro e io mi ritrovo da sola in mezzo alle coppiette > rispose Federica leggermente irritata, forse il sarcasmo di Matteo non era più così apprezzato. Il fattore “comico” della situazione era che Federica non si degnava minimamente di mascherare il suo dolore, diceva che visto che abitavano nello stesso quartiere si conoscevano da quando erano bambini, quindi nascondere quello che provava non sarebbe servito a niente, lui l’avrebbe capito lo stesso, quindi tanto valeva non sforzarsi.
< Quante storie per una decina di minuti > commentò.
< Lascia perdere non controbattere > le suggerii un’ amica tentando di calmarla spingendola ad entrare nel locale. Nonostante i primi minuti di assestamento la tattica dell’indifferenza di Federica sembrava andare più tosto bene, lei era più rilassata, Matteo più allegro e noi più pacati, mi guardai attorno per vedere qual’era il percorso più breve per arrivare al palco… era meglio approfittare della quiete.
< Torno subito! > esclamai alzandomi in piedi.
< Dove vai? > mi chiese Paola.
< Aspetta e vedrai! > risposi lasciando tutta la tavolata alquanto perplessa. Aspettai trepidante il mio turno, col cuore che mi batteva a mille, odiavo fare quel genere d’esibizione ma questo mi sembrava l’unico modo per far capire con chiarezza i sentimenti e le sensazioni che provavo alla mia ragazza.
Salito sul palco mi voltai in direzione della mia tavolata e notai che Mark era già piegato in due dalle risate mentre Paola mi guardava con aria incuriosita, i suoi occhi mi incantarono a tal punto che non ascoltai per niente la presentazione dello speaker, solo quando sentii le note compresi che dovevo iniziare a cantare… sollevai il microfono e iniziai a dedicarle i miei pensieri “Non ho bisogno più di niente adesso che mi illumini d´amore immenso fuori e dentro. Credimi se puoi, credimi se vuoi, credimi e vedrai non finirà mai. Ho desideri scritti in alto che volano. Ogni pensiero è indipendente dal mio corpo. Credimi se puoi, credimi perché farei del male solo e ancora a me. Qui grandi spazi e poi noi, cieli aperti che ormai non si chiudono più. C´è bisogno di vivere da qui… Vivimi senza paura, che sia una vita o che sia un´ora, non lasciare libero o disperso questo mio spazio adesso aperto… ti prego… Vivimi senza vergogna, anche se hai tutto il mondo contro, lascia l'apparenza e prendi il senso… E Ascolta quello che ho qui dentro…”

Pov. Monica:
Mi trovavo di fronte alla sua porta, ogni parte del mio corpo tremava, sapevo che non avrei dovuto essere li, che avrei dovuto dargli tempo per smaltire la notizia, ma non potevo, la mia testa dura e il mio cuore che batteva a mille all’idea di perderlo mi avevano impedito di aspettare, dovevo vederlo, specchiarmi ancora in quei suoi occhi anche se sapevo che forse quella sarebbe stata l’ultima volta. Feci un respiro profondo e bussai. In meno di dieci secondi me lo ritrovai d’avanti, in tutta la sua perfetta bellezza, i suoi capelli castani sempre perfetti non erano mai fuori posto e i suoi occhi castani con quei riflessi dorati mi avevano sempre fatto sciogliere il cuore sin dal primo momento che li avevo incrociati. Non riuscivo a parlare, non sapevo che fare, cosa dire…
< Che ci fai qui… Mi sembrava di essere stato chiaro... > mi disse con un tono che mi fece gelare il sangue.
< Dobbiamo parlare > risposi cercando di mantenere il controllo di me.
< Io non ho nulla da dire… > disse senza guardarmi.
< IO invece si… ho bisogno di parlare, spiegarti come stanno le cose > dissi con un tono di voce sempre più basso, sentivo che di lì a poco sarei scoppiata in lacrime, ma non potevo farlo ora dovevo spiegargli la situazione o almeno provarci.
< Fai come ti pare… > disse scostandosi dalla porta per farmi entrare. I miei passi erano lenti, le gambe mi tremavano e quando sentii la porta chiudersi alle mie spalle per poco non sobbalzai.
Diedi una breve occhiata in giro e notai tutta la mia roba piegata e sistemata sul divano.
< Hai fatto presto! > esclamai voltandomi di nuovo verso di lui.
< Non avevo dove mettertela altrimenti l’avresti già trovata in una borsa > disse fissando la mia roba. Non riuscivo a crederci, stava finendo tutto, ogni momento trascorso insieme, ogni emozione, ogni brivido per lui non avevano più importanza, mi stava cacciando fuori dalla sua vita, sentivo un dolore atroce al petto, anche il mio cuore stava capendo che tra qualche minuto lui sarebbe uscito definitivamente dalla mia vita.
< Allora cosa vuoi? Si può sapere che sei venuta a fare? > mi chiese sedendosi sul divano.
< Quella lettera… >iniziai < Non ha più importanza per me, tutto quello che c’è scritto appartiene al passato… io… >
< Un passato che hai amato, un passato che vive nella tua stessa casa, tu sei venuta a New York per dimenticare quel passato, un passato che non sei riuscita a confidarmi > disse scattando in piedi.
< Grazie a te quel passato non mi tormenta più, grazie a te ora riesco a vedere lui come quello che è realmente… mio fratello! > continuai alzando leggermente il tono della mia voce.
< Non capisci è proprio questo il punto… tu non ti sei innamorata di me… >rispose alzando la voce < Almeno non all’inizio… tu mi hai usato per dimenticare lui, per cancellare il suo ricordo ed è solo un caso che tu ti sia innamorata di me… > continuò tornado alla sua voce normale, anzi abbassandola leggermente.
< Non è un caso essermi innamorata di te > protestai con gli occhi oramai pieni di lacrime.
< Giusto dimenticavo… non è un caso visto che tutto di me ti ricorda lui… il mio aspetto fisico, il mio modo di fare, la mia mania di spaccare le cose quando perdo le staffe… abbiamo addirittura in comune la stessa razza di padre, uno al quale non importa nulla del figlio… non poteva essere un caso > disse con un tono quasi di delusione.
< E ora cosa vuoi fare? > gli chiesi, anche se conoscevo perfettamente la risposta ma non volevo accettarla, il nostro amore non poteva finire così.
< Voglio tornare a casa mia e col tempo riuscire a dimenticarti, anche se devo ammettere non sarà facile > disse guardandomi per la prima volta da quando avevo messo piede in quella casa.
< Quindi mandiamo tutto all’aria… tutto quello che abbiamo passato insieme, tutto quello che abbiamo condiviso che fine farà? >
< Quello che io ho condiviso, tu non hai mai condiviso nulla con me, non sei riuscita a dirmi nulla… mi sento usato… mi sento di essere il tuo premio di consolazione > disse distogliendo lo sguardo.
< Non puoi trattarmi così… non mi merito un simile trattamento> dissi scoppiando in lacrime, mi sedetti sul divano e nascosi il viso tra le mani mentre le sole lacrime facevano spazio anche ai singhiozzi.
< Il punto è che non mi fido più di te… Non sei riuscita neanche a dirmi che la persona per la quale te ne sei andata via da qui, la persona per la quale soffrivi non era Max come mi avevi fatto credere ma era lui… Mark… solo ora capisco perché è così protettivo nei tuoi confronti >
< Ma non ti è mai passato per l’anticamera del cervello che la ragione per la quale non te l’ho detto era perché mi vergognavo… perché mi facevo ribrezzo per quello che provavo… non riuscivo ad accettare il fatto che nonostante sapessi che lui era mio fratello io desiderassi ancora stare con lui… Ma poi sei arrivato tu nella mia vita e mi hai travolto come un uragano, facendomi provare emozioni indescrivibili… Dannazione Jeremy io ti amo… > dissi bloccando per un attimo le mie lacrime, tanto avrebbero avuto parecchio tempo per uscire indisturbate.
< No tu ami lui… e credi di amare me perché io ti ricordo lui> disse stringendo i pugni nelle mani.
< Perché non vuoi capire… io >
< Non mi importa Monica, ora come ora non mi importa più di nulla… voglio solo tornarmene nel mio paese e dimenticarmi dell’unica persona che io abbia mai amato ma anche la persona che mi ha deluso di più > mi interruppe. Non sapevo più cosa dire era chiaro lui non voleva più saperne nulla di me, era inutile continuare dovevo mettermi l’anima in pace lui non voleva più stare con me.
< Disprezzavi tanto Max per tutto quello che mi ha fatto, ma tu non sei da meno > dissi abbassando lo sguardo.
< Non puoi paragonarmi a lui… > mi disse scuotendo il capo.
< Hai ragione tu sei peggio... > Mi guardò perplesso come chiunque avrebbe fatto al suo posto.
< Vuoi sapere il perché? > gli chiesi, ma non ottenni risposta i suoi occhi erano bassi ma questa volta non potevo accettare l’idea che non mi guardassero, d’altronde avevo il diritto di guardarli per un ultima volta, anche se la luce che incontravo sempre era svanita.
Mi avvicinai a lui, e i suoi occhi si posarono istintivamente su di me.
< Il dolore fisico passa… si supera… il dolore che oggi tu hai provocato al mio cuore non si può superare, non amerò mai nessuno come ho amato te… > detto questo mi avvicinai a lui, poggiai le mie labbra sulla sua guancia per dargli un ultimo, innocente bacio.
< Mi mancherai da morire mio piccolo Jemy > gli sussurrai dolcemente all’orecchio, poi mi allontanai attraversando in silenzio la stanza, apri la porta e mi voltai per guardarlo, lui era li immobile voltato di spalle…non si era mosso di un millimetro… chiusi silenziosamente la porta e iniziai a correre, tutto di lui mi sarebbe mancato, ogni singolo gesto, sguardo, cosa sarebbe stata la mia vita senza di lui… la mia favola era finita, solo che le mie favole non si concludevano mai con un vissero per sempre felici e contenti.

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora