Inganni

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Steso sul mio letto, osservavo quella cartellina rossa che qualche giorno prima era finita nelle mani di Paola… Non avevo mai pensato ad architettura come prospettiva di vita, ma dopo il discorso fatto con Paola era diventato quasi un chiodo fisso. Ero più tosto bravo nell’elaborare progetti ma chi poteva assicurarmi che sarei stato altrettanto bravo nel metterli in atto, se c’era una cosa che proprio non riuscivo ad accettare era fallire in qualche cosa in cui sapevo di essere portato.
<Tock… tock… si può? > disse mio padre facendo capolino in camera mia.
< Certo> risposi posando la cartellina sul comodino e mi misi seduto< E’ successo qualche cosa? > chiesi curioso.
< No nulla di che… volevo salutarti prima di ritornare a lavoro… Cosa stavi facendo di interessante? > mi domandò.
< Nulla pensavo un po’ > risposi semplicemente.
< A cosa?> mi chiese.
<All’università! >risposi di gettò.
< Hai qualche idea precisa? > mi chiese sorpreso.
< Diciamo che attualmente sono puntato su una cosa, ma non so se è la strada giusta > spiegai.
<L’unico consiglio che posso darti è quello di provare… in fondo cos’hai da perdere? Se non riesci a portarla avanti, il lavoro assicurato c’è l’hai, anche se non è quello a cui aspiravi> disse, certo mio padre quando ci si metteva sapeva dare degli ottimi consigli, sapevo perfettamente che quando gli comunicai di non voler lavorare con lui ci era rimasto male, lui aveva lavorato molto per arrivare dove era adesso, si era formato dal nulla, e sapere che tutte le sue fatiche sarebbero andate sprecate perché suo figlio non voleva saperne nulla del suo lavoro era stato sconfortante.
< Che facoltà è? > continuò mio padre.
<Architettura > annunciai.
< Bella facoltà… dovrai impegnarti molto visto che partiresti da zero… Ma d’altronde ci sono riuscito io perché non potresti riuscirci  tu? > disse con un sorriso.
Pochi minuti dopo era già per le scale per recarsi a lavoro, mi ristesi e iniziai a osservare il soffitto bianco della mia camera, cercando di analizzare bene la faccenda, prima di prendere una decisione così importante bisognava analizzare tutti i pro e i contro. Mentre ero assorto nei miei pensieri il suono del campanello mi fece sobbalzare, e visto che oramai quella casa era deserta fui costretto ad alzarmi per andare a vedere chi poteva essere. Aprii la porta e con mio stupore la persona che mi trovai dinanzi era l’ultima che mi aspettavo venisse a farmi visita… era Sammy.
<Disturbo? > chiese con quel suo dolce sorriso.
< No prego entra… > risposi facendole spazio per entrare, la sua visita mi aveva colto di sorpresa, non riuscivo ad immaginare perché fosse venuta… e la cosa mi incuriosiva, soprattutto perché era venuta quando mi trovavo da solo… chissà  se l’aveva fatto di proposito o era stato solo un caso.
< Sei solo? > domandò guardandosi attorno.
<Si… sono usciti tutti > risposi semplicemente.
<Capisco… e da quando tu non approfitti della casa libera?> chiese avvicinandosi un po’ di più a me.
< Non credo che la cosa possa interessarti > risposi educatamente e altrettanto educatamente mi scostai.
< Guarda che stavo solo scherzando! > replicò sfoderando un altro dei suoi sorrisi, per poi sedersi sul divano.
<Certo… comunque come mai mi hai fatto l’onore della tua visita oggi? > chiesi.
< Mi trovavo a passare da queste parti e visto che ormai in giro non ti si vede più ho pensato di venirti a fare un saluto, come di solito si fa tra buoni amici > rispose con quel suo tono innocente. 
< Bene allora da buon amico ti faccio la tipica domanda che si fa tra amici… Come ti vanno le cose? > domandai sedendomi al suo fianco.
< Bene grazie e a te? > mi chiese.
< Tutto bene… > risposi sedendomi accanto a lei.
< E con quella tua nuova ragazza… com’è che si chiama… >
< Paola> suggerii.
< Giusto Paola… come procedono le cose con lei? > chiese, mi sembrava strano parlare con lei di Paola ma d’altronde tra amici era normale parlare della propria situazione sentimentale, anche se questi due amici erano due ex o no?
< Tutto bene… > mi limitai a dire < E a te con quel tizio… come si chiama? > continuai.
<Stefano! > suggerì.
< Ecco lui… > confermai.
< Come te tutto bene > rispose senza guardarmi.
< Sei sicura? > chiesi, non mi sembrava tanto sicura quindi mi avvicinai a lei e le alzai il viso < Sei sicura che vada tutto bene? > le richiesi guardandola negli occhi e costringendola a guardare i miei.
< No!> sussurrò. Poi improvvisamente mi ritrovai steso sul divano con Sammy che mi sovrastava, avevo le sue labbra incollate alle mie. Ero talmente rimasto sorpreso da quel gesto che m'immobilizzai. Solo una voce, una voce che non avrei mai voluto sentire in quel momento mi vece sobbalzare e tornare alla realtà.
< Paola? Ti giuro che non è come sembra > dissi scattando in piedi.
<Tranquillo è tutto esattamente come sembra > disse con le lacrime agli occhi. Voltò le spalle e iniziò a correre, iniziai a correrle dietro ma appena uscita dal palazzo si infilò in una macchina che partì all’istante. Mi bloccai non potevo di certo correre dietro una macchina, se non davo errato quella doveva essere la macchina di Monica. Salì le scale e davanti alla porta d’ingresso trovai un pacchetto di una pasticceria… Mi aveva portato un dolce… Ma come faceva a sapere che ero da solo? Entri in casa posai il pacchetto sul tavolino del salotto. Alzai gli occhi e incrociai quelli di Sammy, che non erano dispiaciuti per quello che aveva fatto anzi erano soddisfatti, questo mi provocò un sentimento di rabbia che non riuscivo a controllare.
< Sarai contenta… > affermai, stavo perdendo il controllo, ma non potevo perderlo dovevo controllarmi, dopo tutto era sempre una ragazza.
<Più che contenta direi che sono estasiata… > disse avvicinandosi, il suo passo era sicuro, arrivata ad un passo da me iniziò ad accarezzarmi il petto, dai suoi occhi si percepiva che era convinta che avrei ceduto al suo tentativo di seduzione… D’altronde avere Sammy davanti in modo come dire… così… disponibile, era una forte tentazione ed ero sicuro che qualsiasi ragazzo sano di mente ne avrebbe approfittato, ma non poteva andare così, non potevo cedere in quel modo, dovevo controllare i miei istinti, di controllare quel forte istinto di toccare le sue labbra con le mie, di sentirla mia come lo era stata un tempo… Un tempo ormai passato, archiviato. Paola era troppo importante per me, non potevo farle questo.
Presi le mani di Sammy nelle mie e le tolsi dal mio petto per poi portargliele lungo i suoi fianchi.
< Senti Sammy forse non ci siamo capiti… non funziona così > cercai di spiegargli.
<Perché? > chiese con un tono quasi supplichevole< Dov’è il problema?> continuò.
< Il problema è che io ora amo lei e non farei nulla, almeno non intenzionalmente, che possa farla soffrire > le dissi cercando di essere il più chiaro possibile.
< Non capisco! > disse spostandosi e liberandosi dalla mia presa.
< Tu la ami? > continuò sorpresa.
< Non si vede? Sembra che tu sia l’unica che non l’abbia ancora capito > le dichiarai.
< Ma come puoi stare con lei… come puoi amarla? E così diversa da te… da noi > ribatté quasi irritata. Sembrava che non capisse o che non volesse capire.
< Come fai a non capire è proprio per questo che la amo! > sbottai, non sapevo più come farglielo capire, che parole usare per farle comprendere che ormai il nostro capitolo era chiuso e che ne stavo riscrivendo un altro con una persona che non era lei.
< Ma come puoi avermi dimenticata così facilmente, tu amavi me non puoi aver già dimenticato tutto >
< Sammy io non so più nemmeno se ti ho mai amata… anzi facendo un confronto ne sono sicuro… io non ti ho mai amata! > affermai ormai esasperato, sapevo che erano parole dure, ma era l’unico modo per chiudere quella conversazione anche se quelle parole potevano ferirla. Un silenzio tombale scese si di noi, prese la sua borsa, che aveva appoggiato sul divano e senza dire una parola mi superò apri la porta… stava per andarsene.
< Sammy mi dispiace! > cercai di giustificarmi.
< Non devi scusarti, sono io quella dispiaciuta, dispiaciuta per non aver capito che per te ero solo una delle tante… > il suo tono non era per niente arrabbiato anzi al contrario era deluso, detto quelle parole uscii chiudendo la porta dietro di se. Sospirai esausto, ora che avevo “parlato” con Sammy non mi toccava che andare a cercare Paola… prima tappa… casa di Monica.

Dopo circa una mezz’oretta mi trovai davanti alla porta di Monica, fu proprio lei che venne ad aprire.
<Dan…>esclamò appena mi vide.
<E’ qui Paola? > chiesi di getto.
< Si entra… > rispose scostandosi dalla porta per farmi entrare. Paola era seduta sul divano, nel salone d’ingresso, aveva gli occhi gonfi, segno che aveva appena finito di piangere… vedere quegli occhi così gonfi e lucidi mi provocò una morsa allo stomaco, sapevo di non aver fatto nulla di male che quello che aveva visto era stato solo un equivoco ma mi sentivo in colpa lo stesso, anche perché non sapevo come giustificarmi, visto che non avevo fatto nulla.
< Che vuoi? > chiese appena mi vide, il suo tono era glaciale… come facevo a spiegargli che non c’entravo nulla con quello che avevo visto? Anch'io se avrei visto una scena del genere non avrei voluto sentire spiegazioni…
< Cercare di spiegarti cosa e successo… vedi Sammy è… >
< Non c’è bisogno di spiegazioni, è tutto chiaro… > m'interruppe abbassando lo sguardo.
< Non è andata come credi, se tu mi lasciassi il tempo di spiegare… >ribattei.
< Non ti voglio ascoltare mi basta quello che ho visto > replicò alzando leggermente il suo tono di voce.
< Ma non è come pensi… > mi giustificai, cercando di restare sempre sullo stesso tono di voce di prima.
<Paola… lascialo parlare… dagli l’opportunità di spiegarsi, forse davvero non è andata come pensi > intervenne Monica. Paola fece un profondo respiro poi posò di nuovo il suo sguardo si di me, attendendo la mia spiegazione. Con una morsa allo stomaco le spiegai com'erano andati i fatti.
< Ed è così che è andata… non ti stavo tradendo! > conclusi.
< Non so cosa pensare… > commentò Paola.
< Io si… > intervenne di nuovo Monica, sedendosi accanto a lei.
< Sammy è capace di azioni del genere… e poi pensa tu hai incontrato Sammy una ventina di minuti prima di arrivare a casa di Dan… ed è stata lei ad assicurarti che si trovava da solo e che avrebbe gradito la sorpresa del dolce… secondo te perché l’ha fatto? Per fatti vedere quella scena, per fatti credere una cosa non vera, un’altra prova sta nel fatto che hai trovato la porta aperta… che di sicuro avrà lasciato lei > spiegò Monica. Quindi Sammy non era venuta da me per una semplice visita… era stata lei ad organizzare un piano tanto diabolico. Come aveva potuto architettare una cosa del genere? Ora davvero mi chiedevo come avevo potuto amare una persona del genere, come avevo potuto non vedere quell’altra faccia di lei.
< In effetti così ha un senso > commentò Paola.
< Allora credi alla mia versione? > domandai. Annui dolcemente, con un sorriso la presi tra le braccia alzandola dal divano e iniziando a baciarla.
< Ok… sono contenta che avete fatto pace ma queste effusioni se non vi dispiace fatele fuori, siete pur sempre a casa mia>intervenne Monica.
< Ok hai ragione… Pardon! > dissi ridendo.    

Non ho mai amato così Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora