PROLOGO.

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- Ellie torna in casa, la cena è in tavola!-

La voce della mamma mi raggiunse proprio quando, sedute sul gradino del cancelletto d'ingresso, stavamo decidendo il nuovo gioco da fare.

Eravamo ritornate nel nostro meraviglioso villaggio in riva al mare quella stessa mattina ed io ricordo che non avevo perso neanche un secondo per sgattaiolare fuori di casa e correre dai miei amici, che ero sicura fossero già arrivati.

Era un appuntamento fisso:
Qualsiasi cosa succedesse durante l'inverno, non appena le scuole chiudevano, tutti fremevamo per ritornare lì, dove ogni cosa era magica.

Sbuffando, mi alzai in piedi e mi affrettai a salutare i miei amici perché pensandoci bene.. avevo una gran fame!

Quell'anno ricordo che oltre Grace, che era senza dubbio la mia migliore amica già allora, Kate e Natalie, che non riuscivo a tollerare neanche a diedi anni e Cameron, uno dei bambini più gentili di tutto il villaggio, si erano aggiungi alla nostra allegra brigata anche altri due: Michael e Matthew.

Michael a volte era un po' antipatico, ma Matt... lui mi conquistò dopo appena qualche minuto di conversazione.

Quando rientrai in casa, cercando in tutti i modi di evitare Nebbia, il nostro pastore tedesco che all'epoca era ancora un cucciolo, ma pesava già più di me, trovai mamma sull'uscio ad aspettarmi, raggiante come suo solito.

- Ellie, quante volte ti ho detto di non giocare con Nebbia prima di mangiare? - mi rimproverò quando il cane iniziò a saltarmi addosso, vanificando i miei sforzi.

Mi venne incontro aiutandomi a interrompere quelle manifestazioni d'affetto fin troppo esagerate, sistemandomi poi la gonnellina che era salita fin sopra i fianchi.
- Dai, svelta, va a lavare le mani che ti aspettiamo! - mi sussurrò dandomi un bacio sulla fronte.

Ho sempre pensato che mia madre fosse la donna più dolce che potesse esistere, anche se mi rimprovera non riusciva proprio a farsi durare l'arrabbiatura per più di cinque minuti.

E poi era bellissima.

"Da grande voglio essere come lei" mi ripetevo sempre, mentre la osservavo.

I suoi modi delicati, la sua finezza ed il suo portamento mi hanno sempre affascinata.
Il modo in cui muoveva i suoi lunghi capelli biondo cenere, la sua voce mai alterata e lo sguardo dolce, che riservava per tutte le persone a cui voleva bene, mi facevano desiderare ardentemente di somigliarle, non solo nell'aspetto ma anche e soprattutto nell'anima.

La mia vita in quel piccolo borgo in riva al mare era perfettamente scandita da una particolare routine, fatta da mille piccoli impegni che portavo giornalmente a termine.
Uno dei mie preferiti era sicuramente la mia passeggiata serale in spiaggia con papà, mentre mamma rimaneva in casa a leggere i suoi adorati romanzi polizieschi.

"Da grande non leggerò mai. È noioso!" Pensavo ogni volta che la trovavo distesa sul divano, incapace di staccare gli occhi dalle pagine.

Papà aspettava sempre che io finissi di lavarmi i denti, seduto al suo fianco, e quando sbucavo fuori, le dava un bacio sulla guancia per poi venirmi incontro e prendermi in braccio.

Mio padre è sempre stato il mio eroe, la roccia sulla quale poggiarmi, il porto che mi accoglieva ogni qual volta mi allontanavo troppo.
Era sempre pronto ad ascoltarmi, a farmi ridere, ma anche a riprendermi quando, testarda per come sono, mi impuntavo su questioni inutili.

Reggendomi sulle spalle, percorrevamo il breve sentiero, fiancheggiato da altre case, che si concludeva esattamente sulla spiaggia.

A quel punto, mi faceva scendere per terra, perché sapeva quanto adoravo percorrere saltellando quei pochi gradini che separavano l'asfalto dalla sabbia.

"Ci vediamo tra nove mesi." Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora