CAPITOLO 33.

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Guardo l'orologio appeso alla parete: la nostra estate è finita da esattamente 5 ore.

Oggi è ufficialmente l'1 settembre.

Sospirando, giocherello con i capelli di Matt, addormentato sul mio petto coperto dalla sola trapunta leggera del suo letto.

Dorme da mezz'ora o giù di lì, mentre io non sono riuscita a chiudere occhio per niente.

Anche oggi, il cielo sembra tetro, forse per il sole che ancora deve fare capolino dall'orizzonte, forse per i nuvoloni grigi che intravedo dalla grande porta a vetri che conduce alla terrazza, esattamente di fronte al letto nel quale sono comodamente distesa.

Cerco di coprire meglio Matt, sentendolo rabbrividire nel sonno, ma il suo essere avvinghiato a me, rende tutto più difficile.

Sorrido ripensando alla notte appena trascorsa.

Sfrecciando nella Nissan blu del padre di Cam, abbiamo raggiunto casa mia in men che non si dica, ma al contrario di quanto mi aspettassi, Matt, invece di accostare, ha proseguito, dritto fino alla sua.

- È la nostra ultima notte, non ho nessuna intenzione di passarla divisi - mi aveva risposto mentre cercavo di farlo ragionare.

E per quanto mi dispiacesse dover fare aspettare mia mamma, visto che devo ancora fare le valigie, neanche io avevo intenzione di lasciarlo prima del dovuto.

Abbiamo sfruttato ogni minuto, neanche un secondo è stato buttato, nella speranza di rendere eterna quella notte che però si è conclusa troppo in fretta.

Presi da un'assurda frenesia, abbiamo fatto un sacco di rumore entrando in casa, ma nessuno è sembrato accorgersene... o almeno spero.

Era circa mezzanotte, forse più tardi, quando siamo rientrati, ma Matt mi aveva assicurato che Christine avesse l'abitudine di chiudere ogni porta presente in casa, pur di non fare svegliare la piccola nel cuore della notte, quindi potevamo stare tranquilli.

Matt saliva le scale che portavano alla sua camera due per volta, mentre io arrancavo dietro di lui, cercando di stare al suo passo.

Una volta in cima, è successo tutto in un attimo.

Ricordo solo di essermi ritrovata con le spalle contro la porta chiusa, intrappolata da Matt che teneva i palmi delle mani aperti ai lati del mio viso.

- Adesso arriva il momento migliore di ogni primo appuntamento - mi aveva sussurrato avvicinandosi alla mia bocca, senza mai sfiorarla però.

- Con l'unica differenza che questa non è la porta d'ingresso di casa mia e tu mi hai già baciata abbastanza stasera - gli avevo riposto, facendolo sorridere, mentre iniziavo a sbottonargli lenta la camicia ancora bagnata.
- Infatti io farò ben altro, adesso - aveva affermato facendo scattare la serratura della porta.

Mi spingeva per le spalle, facendomi procedere all'indietro, percorrendo tutta la stanza fino al grande letto posto al centro, senza mai staccare i suoi occhi, che brillavano di  malizia, dai miei

- È una regola universalmente riconosciuta: non si può far l'amore al primo appuntamento - gli ho sussurrato mentre gli toglievo la camicia, alquanto divertita dalla sua urgenza.
- E chi le ha mai seguite le regole, Gelsomino - mi aveva risposto lui, sfiorando il ciondolo che mi aveva regalato e tirando giù la zip del mio vestito.

Abbiamo fatto l'amore tutta la notte, consapevoli che la nostra favola stava per giungere al termine, ma al tempo stesso, consci che, se lo avessimo voluto, poteva iniziarne un'altra, che di favola avrebbe avuto ben poco, ma sarebbe stata altrettanto bella e che si chiama vita reale, fatta di impegni, abitudini e routine diverse.

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