CAPITOLO 9.

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I raggi del sole, che filtrano dalla finestra, mi riscuotono dal sonno, facendomi schiudere piano gli occhi.

Mi rigiro tra le lenzuola, mentre una sensazione di pace e tranquillità mi pervade, tanto che vorrei non mettere piede giù dal letto, proprio per non guastare il mio umore, stranamente buono.

Non dormivo così bene da mesi e, devo proprio ammettere, che ne avevo un gran bisogno.

Un po' controvoglia, decido di iniziare la mia giornata, concedendomi una bella colazione.

Indosso ancora il giubbotto di Matt che, ieri sera, ho dimenticato a restituirgli ed è un po' buffa come cosa: appena due giorni fa volevo strangolarlo, invece oggi sono addirittura felice della serata trascorsa insieme.

Avrei dovuto urlargli contro che, no, non accettavo la sua stupida proposta, perché lui è stato il mio più caro amico, da sempre, e non potevo mandar giù che mi avesse dimenticato.

Invece, come al solito quando si tratta di lui, mi sono fatta sopraffare dalle emozioni: la felicità di riaverlo con me, dopo otto lunghi anni, era di gran lunga maggiore del rancore che potrei riservargli per avermi abbandonata.

Sbadigliando, in modo davvero poco femminile, mi dirigo in cucina dove, aprendo quasi tutti i pensili, frugo alla ricerca di qualcosa da mangiare, scegliendo, alla fine, un pacco di biscotti al cioccolato ed un latte macchiato.

Prendendo tutto tra le mani, decido di consumare la mia colazione in giardino ma, proprio ad un passo dalla porta di ingresso le ultime parole che ho sentito ieri mi ritornano in mente.

"Tra quindici minuti torno a casa"
... Grace!

Il suo letto è ancora intatto e, pensandoci bene, non l'ho sentita rientrare ieri sera.

- Grace? - la chiamo a gran voce iniziando a girare per casa, sbirciando dentro ogni camera, ma invano.

Rientro nella nostra stanza da letto per prendere il mio cellulare e chiamarla, ma mi accorgo che il suo è ancora attaccato al caricabatterie.

Almeno sono sicura che non è andata lontano, non uscirebbe mai senza.

Cercando di riportare alla memoria frammenti della conversazione telefonica di ieri che, magari, mi rivelino dove possa essere Grace, mi avvio ugualmente in veranda, per consumare la mia colazione, tranquillamente distesa su una sdraio.

Ma proprio quando apro la porta, la scena che mi si palesa davanti, mi impedisce di concretizzare i miei piani, lasciandomi lì paralizzata, a chiedermi se fossi realmente sveglia o stessi ancora sognando.

Al settimo cielo, devo praticamente impedirmi di saltellare per l'intero giardino, e correre ad abbracciare
Grace e Cam che, seduti l'uno di fronte all'altro, si baciano ignari della mia presenza.

Faccio subito per chiudere la porta, in modo da non disturbarli, ma nell'esatto momento in cui inizio ad indietreggiare, Grace si allontana da Cam e si volta nella mia direzione.

Restiamo a fissarci per qualche secondo, finché non scoppio a ridere, facendomi notare anche da Cam.

- Scusate ragazzi non volevo interrompervi! - mi giustifico tra le risate, alle quali si aggiungono anche i miei amici, leggermente imbarazzati.

- Nessun problema piccola Ellie, te ne avremmo parlato - minimizza Cameron, sorridente come mai prima d'ora, mentre si alza dal prato, avvicinandosi a me e tenendo un braccio sulle spalle della mia amica.

"Ci vediamo tra nove mesi." Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora