Quella notte sogno Harley nere, sconosciuti che baciano moltissime ragazze bionde e ombre. Tante ombre.
Mi sveglio di soprassalto, il cuore che scalpita e la testa che mi scoppia.
Sbatto le palpebre provando a mettere a fuoco quello che mi circonda e guardando fuori dalla finestra mi accorgo che è ancora buio, così prendo il cellulare e guardo il display per capire che ore siano.
Le 4.30.
Sbuffando mi rimetto giù e abbraccio stretto a me il cuscino, provando a riprendere sonno, ma uno strano malessere mi impedisce di assopirmi nuovamente.
Così, in preda al nervosismo, mi alzo in punta di piedi facendo attenzione a non svegliare né Grace, né mamma, che si trova nell'altra stanza, ed esco in giardino con addosso solo un paio di pantaloncini di maglia troppo corti, che uso come pigiama, e una canottiera scolorita.
Fortunatamente non c'è nessuno che possa vedermi.
Il vento mi fa muovere i capelli, infastidendomi maggiormente, così, non esito un istante, a legarli in una treccia veloce.
Prima ancora di rendermene conto, mi trovo davanti al cancelletto, pronta per immettermi in strada senza una meta precisa, ma un Nebbia molto arrabbiato mi si piazza davanti impedendomi di proseguire.
- Shh, Nebbia per favore. Sono io, Ellie! -
Nonostante il mio tentativo di mediazione pacifica, Nebbia inizia a ringhiare, così in meno che non si dica mi precipito fuori per evitare che abbai e svegli tutti quanti.
Infatti solo quando mi chiudo il cancello alle spalle lui sembra tranquillizzarsi.
Butto un sospiro di sollievo.
"Stupido cane!"I miei piedi iniziano a muoversi ed io li seguo, ritrovandomi poco dopo a scendere i gradini che portano sulla spiaggia.
Il cielo è di un blu cupo, ma già all'orizzonte si intravedono i segni dell'alba imminente, così intenzionata a godermi lo spettacolo del sole che sorge sul mare, mi sfilo i sandali, metto il cellulare dentro la tasca posteriore dei pantaloncini e mi avvicino al bagnasciuga.
L'acqua fresca mi solletica le dita e la mia mente torna indietro a molti anni fa... Torna a papà.
D'istinto guardo il cielo.
- Dove sei, papà? Ho tanto bisogno di te. Dove sei? - lacrime calde scendono sulle mie guance e per la prima volta non mi sforzo di trattenerle.
Le libero tutte quante, facendo scorrere anche quelle che non ho mai versato per quel padre che amavo e amo tanto.
Poi guardando il cielo lo vedo:
Una stella, spuntata dal nulla, brilla in tutto il suo splendore proprio nella mia direzione.- Avevi ragione. Sei qui! - dico alla stella, ripensando proprio a quella storiella che mi raccontava da piccola.
Sorpresa da quella che potrebbe sembrare una coincidenza, ma mi piace pensare non lo sia, mi siedo sulla spiaggia abbracciandomi le ginocchia come se quel gesto potesse, in qualche modo, tenere insieme i vari pezzi di me.
Guardo la stella convincendomi che sia realmente papà e parlo.
Parlo tantissimo.
Gli racconto del nostro dolore dopo la sua morte, gli parlo di Grace, di Natalie e immagino già papà pronto alla battaglia vicino a me, contro di lei, e gli racconto di Matthew.Di come mi stava investendo, di quanto bello è diventato, che purtroppo non si ricorda più di me...
Continuo all'infinito.Il cielo inizia a schiarirsi, ma quella stella è ancora ben visibile.
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"Ci vediamo tra nove mesi."
ChickLit[COMPLETATA] [ REVISIONATA FINO AL CAPITOLO 11.] Si sa, da bambini, è tutto più semplice. Ricevere attenzioni, cure, carezze, baci. È anche più semplice stringere nuove amicizie perché i bambini non si fanno migliaia di problemi che finiscono per...