CAPITOLO 16.

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Il dolore mi penetra all'interno della pelle, mi invade le ossa, spezzandomi.

Mi accascio sul pavimento freddo della veranda e, singhiozzando, mi rannicchio in posizione fetale.

La crudeltà delle parole di Matt mi rimbomba nella mente impedendo al dolore di lasciare il mio corpo.

E rimango lì rannicchiata su me stessa sulla veranda, incapace di trattenermi dal piangere, con una voragine nel petto che si allarga sempre di più.

I singhiozzi si intensificano ad ogni lacrima che verso, impedendomi di respirare in maniera regolare.

Niente ha importanza in questo momento.

Mi ha abbandonata.

Ha abbandonato me che gli avrei offerto tutta me stessa senza volere niente in cambio.

Mi ha abbandonata, senza nessun motivo concreto.

- Ellie! Ma che ti prende? -

Grace.

Grazie a Dio è qui.

Si accovaccia immediatamente al mio fianco, scostandomi i capelli attaccati al viso a causa delle incessanti lacrime e tentando di sollevarmi su.

- Ellie, ti prego non fare così.
Tirati su. -

Faccio come mi dice, raddrizzando la schiena e guardandola negli occhi.

Poi mi fiondo tra le sue braccia e la stringo a me.

- È andato via, Grace.
Non vuole sapere niente di me. - dico tra le lacrime.

Grace non dice una parola.
Si limita ad accarezzarmi la schiena.
E questo mi basta.

Restiamo in quella posizione, zitte, per minuti infiniti, forse ore.

Non ha importanza.

Dopo che anche l'ultima lacrima è sgorgata dai miei occhi e l'ultimo singhiozzo è fuoriuscito dalla mia gola, mi stacco da Grace.

Lei continua a guardarmi, in silenzio, aspettando che mi calmi abbastanza da poter parlare.

O almeno, quel tanto per formulare una frase coerente.

- Sostiene che sia meglio se "continuiamo le nostre vite come prima di incontrarci" - dico asciugandomi rabbiosamente gli occhi e facendo il segno delle virgolette con le dita.

- E il motivo? - la voce di Grace è quasi un sussurro.

- Quando è con me tutte le sue domande a cui non sa rispondere riemergono nella sua dannata testa.
Come cazzo gli faccio capire che è perché in realtà lui era il mio migliore amico e quindi tecnicamente mi conosce da una vita?! Come faccio? - la mia voce cresce di intensità man mano che raggiungo la fine del mio discorso, pronunciando le ultime parole con un grido disperato.

- E tu cosa hai risposto? Hai tentato di farglielo capire? - mi chiede Grace prendendomi una mano e stringendola tra le sue.

- No - sussurro sconsolata - Cosa dovevo dirgli Grace?! Se non mi parla di tutte queste domande che gli tartassano il cervello come faccio ad aiutarlo? -

- Non lo so tesoro - sospira affranta Grace - Vorrei tirarti su, dirti che tutto si risolverà, ma è così strano. Scusami, sono un'incapace. -

- Ma scherzi?! Se non fosse per te non saprei come fare ad andare avanti! - le dico sorridendo.

Il primo sorriso sincero dopo quella che sembra un eternità di tristezza.

Grace mi guarda con gli occhi lucidi.
- Adesso abbracciami, stupida! - le dico spalancando le braccia.

"Ci vediamo tra nove mesi." Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora