Capitolo 10

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Anche qui piccola premessa. Oltre ad essere il secondo capitolo dei segreti e dei mille dubbi svelati è particolarmente cattivo e forte. Buona lettura😉❤⚠

Sono in una cazzo di stanza legata ai polsi e alle caviglie. Le pareti sono piene di muffa, il pavimento e impolverato e sporco, nessuna finestra e una luce che illumina a malapena metà abitacolo.

Sapevo che mi avrebbe messa qui, sapevo che avrebbe usato le mie paure per punirmi, sapevo che aveva parlato di me.

Quando mi sono imbattuta in quella fabbrica non pensavo che mi avrebbero rapita subito e addormentata in modo che non sapessi il luogo o il viaggio. Ma non avevo problemi, loro sapevano dov'ero, mi potevano sentire, mi avrebbero trovata. Mi importava questo.

Non so di preciso da quanto sono qui dentro. Perché ad essere sincera quello che ho inalato mi ha portato fuori tempo parecchio. Quindi potrei essere qui da giorni come da poche ore o minuti, non so se ho dormito molto o tanto, non so un cazzo. So solo che queste corde sono strette e mi stanno facendo parecchio male, per non parlare della testa che mi gira. Dovevano anche colpirmi per essere sicuri che non mi svegliassi o scappassi?

Ho ancora i miei vestiti addosso per fortuna, non ho portato nulla con me, quindi non ho ne telefono, ne orologio, ne collane, ne orecchini. L'addestramento è servito a qualcosa alla fine giusto? Sì a non perdere un patrimonio.

Da quando mi sono risvegliata continuo a sentire voci lontane, movimenti ma nessuno che mi fa visita. Diciamo che mi sento un po' trascurata.

Non vi dico nemmeno cosa prova o come mi sento, perché non lo so. Ho spento qualsiasi sentimento, mi sono così imbottita di pasticche che non riesco nemmeno a ragionare, non sento nulla dentro di me, il vuoto totale. Ed è bellissimo cazzo.

Non provo nemmeno ad alzarmi o a muovermi, mi hanno già fatta del male, mi hanno già dato una testata con la pistola sicuramente visto che sento la testa bagnata.

<<Vedo che la signorina si è svegliata>> aprendo gli occhi. Cazzo e questo chi è? È un armadio, pelato, pieno di tatuaggi e la faccia schiacciata come un ventaglio da quando è grasso.

<<Il capo sarà felicissimo di parlare con te>> sorridendo, uscendo e lasciando la porta aperta. Che imbecille dio.

<<Cinque uomini armati con mitra e caricatori automatici. Niente giubbotti di protezione, nessun'allarme, un computer. Comunicano attraverso dei Walkie Talkie, io sono dentro a una stanza senza finestre e la porta e l'unica rossa vista la posizione attuale>> dissi a bassa voce per non farmi sentire. Mi sentivo una pazza a parlare da sola, ma sapevo che loro mi sentivano e dovevano sapere quanti uomini e la loro organizzazione se volevano entrare puliti e senza intoppi.

<<Bene, bene, bene. Guarda chi abbiamo qui. L'assassina di mio padre>> puntando lo sguardo verso di lui.

Signori e signore vi presento il figlio del mio demone, dei miei incubi, delle mie sofferenze, di tutto quanto insomma. Alessandro Massei. Uomo di 44 anni, preso possesso degli affari di suo padre dopo la sua morte, sposato con una ragazza comprata da suo padre e un figlio che stranamente tratta fin troppo bene. Ha passato gli ultimi dodici anni a portare avanti e ad espandere il cartello e a progettare la sua vendetta contro di me. Bell'uomo nulla da dire, ma assomiglia troppo a lui.

<<Alessandro. È un piacere conoscerti. Vorrei stringerti la mano ma sono leggermente legate sai>> prendendolo in giro. So che non dovrei peggiorare la situazione, ma sono così fatta e rilassata che la mia bocca parla senza avere il consenso del mio cervello che sembra essere andando in vacanza. Infatti mi guadagno il fondo della pistola sul viso facendomi sussultare di dolore e sputare saliva mischiato sangue.

IL MIO MIGLIOR NEMICO IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora