Capitolo 28

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Devo dire che questi mesi con Logan mi sono piaciuti parecchio. Ho scopato un sacco, ho riso con Grace, le ragazze e i ragazzi, ho insegnato a Zoe ha dare qualche pugno, mi sto aprendo sempre di più con Logan, ogni giorno gli racconto un pezzo di me. Nella speranza che trovi il coraggio e gli parli del rapporto che ho con le voci, che capisca che io vivo secondo le loro regole e che non se ne andranno mai.

Ha dimostrato una pazienza pazzesca, mi ha aspettato sempre, non fa mai domande, non mi chiede mai come sto perché sono sempre io parlare e dire com'è andata la giornata. All'inizio era parecchio strano, perché non sono una che racconta gli affari miei, ma sapere che c'è qualcuno che ti ascolta e ti guarda senza disgusto o compassione è piacevole. Come se stessi vivendo per la prima volta. Come se stessi crescendo nella famiglia che voglio, nel mondo che voglio io, circondata da chi voglio io.

-Emily dove sei? –chiede parecchio spaventata Sabrina. Ma che...?

<In ufficio. Stai bene?>> chiedo fissando il telefono. Sono le dieci del mattino dove pensa che sia scusa? In ogni caso mi stava mettendo l'ansia secondo dopo secondo si silenzio.

-Credo di aver fatto un casino- casino? Che ha fatto? Ha tradito il suo uomo? Rigato la sua macchina?

<<Che hai fatto? Sembri sul punto di scoppiare>> riprendendo a leggere la mail che mi è arrivata. Maledette fatture, prima o poi lascerò tutto al commercialista me lo sento.

-Perché lo sono cazzo. Per favore puoi venire qui? Non so chi chiamare- perché me? Perché non Beatrice? Che stava nascondendo?

<<È importante? Avrei da...>> non finisco la frase che la sentii urlare. Ma che cazzo... ma non un urlo di disperazione, ma di rabbia, per quello che ho detto.

-È questione di vita o di morte. Ti basta? – sbottando fuori di se. Ok adesso mi stavo preoccupando seriamente. Mi alzo e prendo le cose dirigendomi fuori.

<<Sto arrivando. Non muoverti>> dissi e riattaccando. Mi precipito fuori entrando in macchina e correndo verso casa della mora. Passo tutti i rossi, taglio le rotonde, evito a malapena i pedoni. Non faccio a meno di pensare a mille problemi che si è cacciata. Il lavoro? La sua relazione? Qualche persona che la perseguita? Il mio passato che sta perseguitando loro? Si e fatta male? Cazzo mille paranoie mi stanno assalendo e io sto guidando, non potrebbe andare peggio di così. Una volta arrivata a casa sua mi catapulto fuori chiudendola e corro verso la porta bussando insistentemente mentre ho la pistola in mano. Dopo tutto devo pur proteggerla no? Non si sa mai chi aprirà la porta no? Appena la porta si apre io entro alzandola e guardandomi intorno, mi rilasso appena vedo che non c'è nessuno e lei sta bene, sconvolta ma sta bene.

<<Ma che cazzo... metti via quell'arma cristo, sei in casa mia>> allontanandosi. Io riprendo a respirare e me la metto dietro alla schiena fissandola. Aveva gli occhi gonfi, rossi e lucidi, faccia sconvolta, capelli che erano un disastro e trucco colato.

<<Ma che cazzo ti dice il cervello? Mi hai fatto preoccupare e quasi ammazzare per venire qui. E mi dici che va tutto bene? Che cazzo. Lo sai questo cosa significa per me?>> sbottando. Adesso stavo entrando in panico io ed ero qui per lei, che pessima amica dio.

<<Lo so, mi spiace. Ma non sapevo chi altro chiamare, potevo chiamare Beatrice ma lei non mi avrebbe detto la verità mi avrebbe consolato e io non voglio. Forse non ne saprai nulla perché non lo hai mai provato ma io sì. Ma cazzo è sempre come se fosse la prima e io non ce la faccio. Ho paura di rovinare tutto, non sono pronta>> ok. Adesso era inpanicata sul serio, non la smetteva di dirmi mille scenari e paranoie, ma se non mi diceva che aveva non potevo aiutarla. Così mi avvicino e le metto le mani sulle spalle facendola stare zitta, ok adesso c'è silenzio e posso ragionare.

IL MIO MIGLIOR NEMICO IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora