Capitolo 6

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ATTENZIONE SCENE DELICATE

È passata quasi una settimana da quando Logan mi ha abbandonato in quel bagno.

Cinque giorni dal mio attacco di panico.

Cinque giorni che rivivo lo stesso maledetto ricordo.

Cinque giorni che sto impazzendo per concentrami sul progetto.

Cinque giorni che non dormo per non ricadere.

Due giorni alla fine di questo inferno. Di questa punizione che mi sono imposta.

<<Pensi che gli andrà bene?>> chiede Erik distrutto anche lui da questo progetto. Al mattino siamo sempre in sede per lavorare più liberamente e con comodità, mentre al pomeriggio ci troviamo nel mio hotel o nel suo per chiarire e confrontarsi.

<<Deve dio. Domani lo presenteremo. Se accetta bene. Altrimenti lo mando a fanculo personalmente, in faccia ovvio>> chiudendo il computer. Sto iniziando a vederci doppio. Perché oltre al progetto che ho qui ne ho altri dieci in Italia da mandare avanti e la burocrazia e le scartoffie non spariscono anche se sei dall'altra parte del mondo.

<<Il capo ci vuole lì. Vuole parlarci>> facendomi vedere il telefono. Perché cazzo questa preferenza a mandare messaggi solo a lui o informare solo lui. Solo perché è un maschio? Che nervoso dio.

<<Spero che sia questione di vita o di morte>> seguendolo verso la sua macchina e salire. Quanto mi manca guidare cazzo.

<<Non hai più visto o sentito Logan?>> ma che cazzo gliene fregava a lui. I cazzi miei sono mie porca miseria.

<<No. Sembra che quella sera si sia ubriacato o fumato qualcosa. Quello che mi ha detto, per quanto poco mi toccavano, sembravano vere. Meglio così alla fine domani sera parto quindi non può tanto rompere>> in realtà mi hanno toccato eccome. Anzi mi hanno scombussolato parecchio, perché alla fine mi ha rifatto la stessa promessa di otto anni fa che non ha mai mantenuto.

L'ultima cosa che mi serve adesso è distrarmi quando sono vicinissima al mio traguardo. Per non parlare che manderei a puttane anni di addestramento, di sofferenze e scelte di merda che mi hanno portato fin qui e allontanarmi da sola.

<<L'ho sempre detto che era uno psicopatico>> non rispondo. Non ne vale la pena, perché non saprei che fare o dire.

Una volta arrivati davanti alla sede le porte si aprono rivelando già il nostro amato capo.

<<Eccovi. Vi voglio presentare le arredatrici di interno e di paesaggio forza>> spingendoci con forza all'interno. Io mi stacco immediatamente nascondendo una smorfia, odio quando la gente mi tocca senza permesso o di sorpresa e lui è in cima alla lista.

<<Ragazzi vi presento Beatrice Wells e Sabrina Cavalli. Signore loro sono i miglior architetti che ho>> che presentazione di merda dio. Fisso il mio capo capendo se era fatto o ha sbattuto la testa per poi spostare lo sguardo su Erik sconvolto e in difficoltà sul cosa fare o dire. Prendo coraggio mettendo da parte le mille emozioni che mi stanno scombussolando lo stomaco e la testa e mi presento come se nulla fosse.

<<Scusate la pessima presentazione del nostro capo. Io sono Emily Rivera e dirigo una sede in Italia e mi occupo di disegno e progettazione. Lui è Erik Fischer dirige la sede di Chicago e si occupa di grafiche e dettagli al computer. Voi invece...>> lasciando la frase in sospeso in modo che si presentassero loro. Ero bravissima a recitare, a fingere e a mettere da parte tutto per salvarmi il culo o proteggere le persone a cui volevo bene e questo è uno di quei casi. Loro mi fissano come se fossi pazza o peggio un'altra persona ma non posso svuotare il sacco qui, non adesso, cazzo ci sono vicinissima.

IL MIO MIGLIOR NEMICO IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora