<<Signorina siamo quasi arrivati>> mi dice la cameriera. La ringrazio e ritorno a lavorare. Sono in aereo diretta a Las Vegas, anzi ci sono quasi in base a quello che mi ha detto la ragazza. Speriamo solo di finire presto e di tornare a casa o stasera o al massimo domani, non di più.
Una volta che l'aereo spegne i motori mi alzo, prendo le mie cose e scendo dirigendomi verso la macchina che mi sta aspettando con l'autista.
<<Buongiorno signorina Rivera>> aprendomi la portiera. Lo ignoro e salgo, ho altro da fare che rispondere, come per esempio chiamare Logan e sapere se Zoe è a scuola, e sapere se Sabrina sta bene.
-Sei arrivata? –mi chiede senza salutare.
<<Sì. Appena adesso. Zoe?>>
-È a scuola. Ci è rimasta male quando non ti ha visto, ma le ho detto che saresti tornata stasera o domani-
<<Il piano è questo. Devo solo vedere quanto sono difficili da convincere. Las Vegas non è proprio una passeggiata>>
-Lo so. Io devo andare. Mi raccomando non guardare nessuno e non infilarti nel letto di nessuno, altrimenti rischi di venirmi a trovare in prigione- ridendo.
<<Ti sembra che faccia una cosa del genere? In caso non ti vengo a trovare invece e non testimonierò per salvarti il culo>> prendendolo in giro.
-Mi offendi così piccola però. Io vado. Ti amo- e riattacca. Ho scoperto che ogni volta che lo dice non mi lascia dire nulla che riattacca anche prima di finire di parlare. Non so se per paura che io non ricambi o che ci ripensi. Ma mi dà il nervoso, parecchio anche, ci ho fatto l'abitudine a quella parola, anzi mi sento meglio quando lo dice. Ma non quando si comporta da ragazzino impaurito.
<<Siamo arrivati signorina>> portandomi alla realtà. Lo ringrazio e mi dirigo in sede dritta nel suo ufficio. Lo so perché gli edifici sono tutti uguali, stesso disegno, stesso arredamento, stesso colore, una noia insomma.
<<S-signorina. C-che piacere r-rivederla. La signorina...>> non la lascio finire. Voglio arrivare al dunque, odio i giri di parole.
<<Signorina Rivera>> alzandosi di scatto dalla sedia. La osservo, giovane, intorno ai trenta, capelli biondi, quasi bianchi, magra, viso pulito e gentile, vestita con un abitino nero.
<<Allora?>> sedendomi sulla sedia. Lei mi guarda un po' spaventata e dopo si siede anche lei porgendomi dei fascicoli.
<<I clienti accettano il prezzo, accettano le tempistiche, accettano i patti. Ma non vogliono firmare affinché non vedano lei. Ho provato a chiedere, ma mi hanno liquidato dicendo che sono troppo giovane per capire, che deve esserci uno con più esperienza per certe cose>> rido. Davvero. Io che sono più giovane di lei, forse non si sono informati bene prima di chiedere aiuto.
<<Va bene. Voglio che mi vieni a prendere alle sedici davanti al mio hotel. Non voglio ritardi, andremo insieme, per cui contata gli avvocati. Chiudiamo una volta per tutte questo affare>> alzandomi. Avevo bisogno di una sigaretta e di un caffè.
<<Le-le va un caffè e di vedere la sede?>> alzandosi un po' intimorita. Beh... non sarebbe una cattiva idea, così vedo se i resoconti mensili di questa azienda sono veri o meno. Acconsento e lei felice mi fa strada verso la mensa.
<<Signorina Rivera>> salutandomi spaventati. Ok che sono stronza, ok che rispondo male e non do molta importanza, ma cazzo così mi fanno sentire un po' in colpa.
Arriviamo in mensa e tutti si zittiscono e mi fissano, ok adesso basta. Tutto a un limite.
<<Non sono un alieno, nemmeno un fantasma. Smettetela di fissarmi in tal modo, non vi mangio e non sono qui per licenziare nessuno. Quindi rilassatevi e tornate a fare quello che stavate facendo>> sbottando. Loro in men che non si dica ritornano a parlare e a fare quello che stavano facendo. Sbuffo e mi siedo su un tavolo massaggiandomi le tempie, sono qui solo da mezz'ora e ho già la testa che esplode. Fantastico no? Sento odore di caffè e alzo la testa. Ludovica mi ha messo una tazza di caffè davanti sorridendo. La prendo e ne bevo un sorso rilassandomi. Ma dura ben poco quando sento dei passi e una presenza vicino a me.
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IL MIO MIGLIOR NEMICO II
ChickLitCosa succede se due persone che non si sono mai sopportate e che si sono ferite a vicenda si ritrovassero dopo otto anni nella stessa città, nello stesso posto per lo stesso motivo? Beh, per Emily è tutto un malinteso, una punizione per essersene an...