Capitolo 44

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ATTENZIONE SCENE ESPLICETE E DELICATE

<<Vedo che te la stai spassando?>> entrando nella sua stanza. Alla fine ieri la festa è stata una noia mortale, tutti che ci provavano, tutti che cercavano di fregami. Classica festa alla fine.

Per quanto riguarda Ludovica e i suoi fratelli mi hanno stupito alla grande, per questo ho deciso di far partire un progetto con delle scuole. In poche parole contatterò delle scuole offrendo disponibilità come luogo di lavoro per uno stage in modo da aiutarli, farli crescere. Devo solo decidere se iniziare da Las Vegas, il che dovrei essere sempre là, oppure iniziare qui a New York.

In ogni modo appena sono atterrata non ci ho pensato due volte e mi sono precipitata in ospedale per vedere come stava Sabrina e la piccola. Anche io ho un cuore dopotutto, piccolo ovvio, ma sempre meglio di niente no?

<<O mio dio sei qui?>> cercando di muoversi. Ma si blocca dal dolore facendo una smorfia.

<<Ho capito che ti sono mancata ma non serve far saltare i punti>> sfottendola. Appoggio la borsa sul letto e mi avvicino in modo che mi abbracci.

<<Ma non puoi presentarti e congratularti e abbracciarmi come le persone normali? Devi prendermi in giro?>> sistemandosi il cuscino.

<<Mi conosci no?>> sedendomi sulla poltrona vicino a lei e guardandomi intorno. Odio gli ospedali, odio le stanze, anche se sono reparti di pediatria.

<<Se stai cercando la bambina me la porteranno tra qualche minuto>> in verità non ci ho nemmeno pensato. Ma meglio non dirlo altrimenti impazzisce, ha ancora gli ormoni impazziti.

<<Stavo guardando la stanza. Non mi mancava per niente venire in ospedale>> sistemandomi meglio sulla sedia. Perché mi sta fissando? Ho qualcosa che non va? Non credo, indosso un pantalone nero a vita alta, una camicetta bianca di seta accorciata dentro i pantaloni, capelli sciolti. Non credo di essere fuori ambiente.

<<Sei diversa. Cioè ogni volta che ti guardo, o ti presenti ancora con le vesti della lavoratrice non ci credo che sei tu. Sei cambiata e ogni volta non ci credo che... che sei...>> e scoppia a piangere. Ecco, ci mancava solo questo, che faccio? Mi alzo e la abbraccio? Resto a fissarla? Odio queste situazione. Così mi alzo e le vado vicina accarezzarle il braccio, non è molto d'aiuto, ma sempre meglio che stare ferma a fissare.

<<Non so se ho fatto qualcosa o sono le cause del parto. In ogni caso più di così non posso fare>> sentendola ridere. Si asciuga le lacrime, mi sorride e mi prende la mano stringendola forte.

<<Grazie di essere venuta a trovarmi>> davvero? Volevo venire ieri ma non potevo. Stavo per aprire bocca quando sentiamo del movimento. Mi giro e vedo un'infermiera trascinare una culla di plastica sorriderci.

<<Buongiorno. La piccola vuole la sua mamma>> prende la piccola e la passa alla mia amica. La vedo di nuovo con gli occhi lucidi e un sorriso pieno d'amore, anche troppo per me.

<<Lei deve essere...?>> mi chiede. Perché si deve annunciare per entrare qui e vedere la mia amica?

<<Sono una sua amica>> mi limito a dire. Lei mi studia un po' troppo a lungo, che vuole fare? Sapere se ruberò una neonata?

<<Si lo so mette paura. Ma è una buona amica, forse la migliore. Ieri non c'era per un viaggio di lavoro>> metto paura? Davvero? E poi che gliene frega a un'infermiera?

<<Tornerò tra un'ora. Dovrebbe arrivare anche il dottore per controllare come si sente>> per poi andarsene. La fisso non capendo.

<<Ieri sera Steven ha fatto una scenata pazzesca quando dovevano fare un cesario, per non parlare di Logan che ha minacciato un dottore perché non vedevo la bambina da ore ormai. Quindi appena vedono gente nuova pensano che sia un altro pazzo>> ridendo e accarezzare la piccola. Chi lo avrebbe mai detto? Logan che si fa buttare fuori dall'ospedale per lei.

IL MIO MIGLIOR NEMICO IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora