6- Scontro

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Non credo che mia cugina (se così si poteva ancora chiamare) avesse voluto realmente farmi male. Ma quando le andai addosso, mossa dai riflessi, alzò gli artigli e mi graffiò il braccio, lacerandomi la pelle. Mi guardò terrorizzata mentre il sangue mi iniziava a scendere.
E a quel punto capii che lei non voleva farmi male. Lei mi voleva bene.
E se il vero mostro in realtà fossi stata io, che le ero saltata addosso per istinto?
Non potevo crederci. Avevo veramente avuto paura di lei, che ogni volta che avevo un problema era lì con la sua spazzola che mi pettinava i capelli e mi aiutava a risolvere qualunque rompicapo nel quale mi ero infilata. Feci per avvicinarmi e abbracciarla ma qualcosa mi tirò via. Mi voltai e il mio cuore mancò di parecchi battiti. Di Angelo mi stava trascinando via, giù dal palco. Rimasi interdetta un attimo a fissarlo. Poi guardai di nuovo mia cugina che mi fissava ancora atterrita. Ero divisa tra il desiderio di correre da lei e l'impulso di avvinghiarmi a Di Angelo senza staccarmi mai più.
«Ti supplico lasciami! Non vuole farmi del male!» gridai al mio rapitore mentre mi sbatteva su una poltrona.
Mi fissò e fece una smorfia di disgusto «Certo, ed io non sono il principe degli Inferi. Per favore Aliissa, sei una di noi
Non capivo cosa stesse dicendo, o forse sì ma non mi importava in quel momento. Lanciai un altro sguardo a Rosalie che annuì impercettibilmente. Come a dire "È vero, è questo il tuo destino"
Uno scoppio fece tremare le quinte ed io trasalii. Cloe raggiunse sua sorella di corsa con una spada dorata in mano e ogni singolo capello in fiamme. «Jackson sei un uomo morto!» urlò.
Spostai lo sguardo da lei al ragazzo che intanto era apparso sul palco. Un'ondata di panico e incredulità mi travolse. Percy Jackson fissava furioso mia cugina e aveva anche lui una lama lunga mezzo metro in mano.
«Fermalo! Ti supplico fermalo!» urlai disperata a Di Angelo che mi fissava con uno sguardo tra il dispiaciuto e la rabbia omicida.
«Ti supplico Aliissa, guardami» mi prese il viso tra le mani e poggiò la fronte sulla mia «Non fare nessuna cazzata. Stai qui.» Mi sembrò che il tempo intorno a noi si fosse fermato. In quel momento esistevano solo lui e i suoi occhi scuri. Mi accarezzò la cicatrice sullo zigomo e ancora prima che Percy urlasse il suo nome io l'avevo già capito. Lo avevo sempre saputo inconsciamemte. «Nico..» sussurrai mentre le lacrime iniziavano a velarmi la vista.
Era lui il ragazzo dei miei incubi.
Mi baciò la fronte e si staccò. «Spero che tu potrai perdonarmi» sussurrò.
All'inizio non capii,ma quando vidi la spada nera e lucente che stringeva in mano e mi mancò la terra sotto i piedi.
Emisi un suono strozzato, nonostante avessi voglia di urlare. Lui si voltò e corse in soccorso a Percy che stava combattendo contro Rose e Cloe che digrignavano i denti e sibilavano come serpenti, fendendo l'aria con gli artigli oppure con la spada. Avrei voluto che tutto quello cessasse, avrei voluto fermare quello scontro ma non sapevo come fare. Ero paralizzata dalla paura.
Mentre combattevano ogni singolo ricordo di quei mesi passati insieme alle mie cugine mi scorreva nella mente. E piangevo, piangevo disperata. Non mi importava nulla se loro avevano una gamba di bronzo, erano mezze asini e avevano delle unghie mortali, erano comunque l'unica famiglia che avevo. Erano diventate la mia casa.
Mi alzai dalla poltrona, nonostante l'ordine di Di Angelo e corsi incontro al palco. Ma arrivai tardi.
Cloe inciampò per terra e Nico ne approfittò subito, piantandole la lama nel petto. Cloe cacciò un urlo terrificante mentre il suo corpo iniziava a bruciare e a diventare cenere velocemente. Ed io stavo lì, davanti al palco, immobile, senza sapere cosa fare, senza nemmeno respirare, mentre le lacrime ormai mi inondavano il viso, a guardare quell'orribile scena.
Nico si accorse di me e mi lanciò una delle sue occhiate più profonde di dispiacere.
Tutto questo non è reale, mi ripetevo nella testa. No,no,no,no!
E mentre la consapevolezza della morte di Cloe e di ciò che stava realmente accadendo cresceva dentro di me, insieme a lei cresceva un potere che non avevo mai sentito. Rabbia, tristezza e frustrazione alimentavano l'energia che montava nel mio petto.
«NO!» urlai a pieni polmoni. Una folata di vento entrò dalla porta del teatro e si raccolse intorno a me. Alzai il braccio e in un secondo mi ritrovai tra i due ragazzi e Rosalie. «Smettetela immediatamente » dissi a denti stretti mentre l'uragano infuriava sul palco.
«Percy stai indietro!» urlò Nico. «Aliissa, calmati. Noi ti stiamo solo proteggendo da loro»
Nico mi parlava lentamente, come si parla a un cane impazzito o a un bambino in preda a una crisi. E quella cosa mi fece infuriare ancora di più.
«Tutti a proteggermi! Ma proteggermi da cosa?» lo guardai male e lui indietreggiò. Sentivo ogni secondo che passava l'energia dentro di me che aumentava. «Io non devo essere protetta da nessuno» sibilai a denti stretti.
Nico alzò la mano e fece un gesto veloce del polso. Sentii un alito freddo sul collo e quando mi voltai, mi ritrovai a pochi centimetri dal viso, un volto pallido, senza orbite che mi sorrideva sinistramente. Cacciai un urlo e il fantasma mi prese i polsi facendo cessare immediatamente l'uragano.
«Tu non capisci» disse Nico con uno sguardo furioso.
«Lasciala stare!» urlò mia cugina ed ebbi di nuovo quello strano formicolio sulla pelle che ora riconoscevo. Era magia.
Il fantasma quasi inebetito mi lasciò.
«Maledetta lingua ammaliatrice! » sbottò Nico mentre le ombre si muovevano intorno a lui.
Era diventata una guerra tra poteri ed io mi ci ero volutamente infilata in mezzo.
Nico ora guardava mia cugina ed io ne approfittai per sgattaiolare via e riprendere fiato e cercare un modo per fermarli.
Cosa aveva detto Nico? Lui era il principe degli Inferi. Ed io, chi ero?
La mia mano strinse qualcosa di freddo. Abbassai lo sguardo e mi ritrovai nel palmo un ciondolo. Lo guardai trovandolo stranamente familiare. Era a forma di omega rovesciata fatto di diamanti scuri e la catenella era d'oro. Era troppo femminile per appartenere ad uno dei ragazzi. Sfiorai i diamanti col pollice e una nuova energia mi attraversò. "Sei una Earthborn" risuonò una voce nella mia testa "E sei mia figlia, nonostante tutto"
Trasalii e mi guardai intorno quasi aspettandomi di vedere mio padre accanto a me. Quella era la sua voce.
"Vai" mi spronò.
Mi alzai in piedi e strinsi più forte la collana che iniziò a brillare e a cambiare forma. Quando il bagliore si estinse avevo in mano un violino oro con le corde scure e un archetto di diamante nero. Lo osservai ammirata ma un urlo mi riscosse dall'incantesimo.
Guardai il palco e con orrore vidi Rose che giaceva a terra fissando Percy con sguardo supplichevole, mentre lui si stagliava su di lei con la lama puntata al suo petto.
«Rose!» urlai e mi portai il violino sotto il mento. L'avevo già fatto una volta, non potevo fallire ora.
«Aliissa, fermati! Non fare idiozie! La tua anima non reggerà!» disperò Nico. Lo ignorai e suonai la prima nota, seguita poi dalla seconda e dalla terza. L'aria intorno a me iniziò a crepitare e fui subito circondata dalle fiamme. Sentivo Rose che mi chiamava e Nico e Percy che urlavano, ma più forte di tutto sentivo la musica dentro di me che cresceva. Sei mia figlia, aveva detto mio padre. Era vero. Era l'ora di renderlo orgoglioso di me.
Suonai fino alla fine, fino a che le mie forze non mi abbadonarono e crollai sul legno bruciato del teatro. Quando staccai l'archetto dalle corde, il fuoco si ritirò e vidi delle figure venirmi incontro. Avevo la vista velata dalle lacrime a causa della cenere e del calore ma riconobbi i ragazzi e mia cugina. Rose si chinò su di me piangendo e mi strinse forte a sé.
«Sei una stupida!» singhiozzò mentre mi accarezzava i capelli «Cosa volevi fare?!»
«Volevo far cessare quello stupido scontro» sussurrai alzando lo sguardo su Di Angelo che mi fissava con le labbra contratte e uno sguardo incazzato nero.
«Sei una stupida pazza suicida» sibilò a denti stretti.
Non sapevo perché, ma a quell'affermazione sorrisi. «Lo so.»
Il suo sguardo si rilassò e scosse la testa. «Un giorno ti rinchiuderò in una gabbia»
«Tesoro» Rose mi accarezzò la guancia e mi guardò triste «non hai più tempo. Devi scegliere. Lei non aspetta più ora»
«Cosa?» la guardai confusa «Lei chi?»
«Vuoi andare con loro» lanciò un'occhiata sprezzante a Percy «e ritrovare il tuo passato, oppure restare con me, e tornare alla tua normale vita senza pericoli, per quanto normale possa essere ora?»
Spostai lo sguardo da lei a Nico. Mi guardavano entrambi speranzosi. Non avevo idea di cosa fare, ero a corto di spiegazioni e di tempo.
Poi un'ondata di calore si sprigionò da Rosalie. Mi voltai verso di lei e vidi che stava andando lentamente a fuoco intorno alla punta di una lama che sporgeva dal suo sterno. «Rose!» mi gettai su di lei ma non potevo fare niente. Non sapevo come guarirla e probabilmente non potevo nemmeno.
Le sfiorai la guancia mentre il suo corpo svaniva.
«Va bene così » sussurrò «significa che hai scelto » mi baciò la mano e poi la posò in quella di Nico. «Proteggila. Tornerò, un giorno.»
Nico annuì serio e mi strinse la mano. «La proteggerò anche a costo della mia vita»
«Ne sono convinta» Rose sorrise fiduciosa e svanì, trasformandosi in polvere.
«Non ditemi che avevate stipulato una pace» ringhio Will con un pugnale in mano. Lo stesso che aveva ucciso mia cugina.
Lo fissai incredula, incapace di muovermi. Non piangevo nemmeno. Il dolore che provavo era al di là delle lacrime.
«Cretino» sibilò Nico. «Vieni, ti accompagno a casa»
Mi fece alzare e mi passò un braccio intorno alla vita senza lasciare la mia mano.
«Non ho più una casa» sussurrai «Ne una famiglia»
Mi baciò la tempia e mi strinse a se. Nonostante la sua pelle fosse marmata, sentivo una sensazione di sollievo al contatto con essa.
«Tranquilla, ci sono io ora»

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora