«Te l'avevo detto di sbrigarti! Ed ora cosa diremo a Chirone?!»
«Per favore, non urlare. Lo sai, domani ci ritorneremo.» alzai gli occhi al cielo, irritato.
«Già, me lo immagino.» continuò. «"Ci scusi riproveremo domani, perché Nico si è distratto avendo una visione su una ragazza morta e..."»
«Will!» mi voltai verso di lui, ringhiandogli come un animale ferito. Sentivo i miei nervi a pezzi, dormivo più male del solito nelle ultime settimane, e le continue litigate con lui non aiutavano affatto. Non c'era un secondo in cui non mi rivolgesse occhiate furiose o iniziasse brontolare, facendomi innervosire. Gli bastava la mia minima distrazione per iniziare ad incazzarsi.
Vidi l'erba sotto i miei piedi appassire lentamente. Presi un bel respiro e cercai di calmarmi. «Per favore» gli sussurrai, cercando di fargli capire che doveva smetterla o sarei crollato. Quello che mi era successo quel pomeriggio mi aveva scosso profondamente.
Sembrò comprendere la mia supplica e si incupì. «Va bene» disse infine «Ma dobbiamo parlare seriamente di questa cosa, una volta al campo.»
Annuii, con il cuore che mi pesava come un macigno e, insieme, ci lanciammo contro un'ombra.***
Era strano un come figlio di Apollo si fidasse così ciecamente di un figlio di Ade, a tal punto di Viaggiare nell'Ombra con lui senza battere ciglio. Ma io e Will ne avevamo passate tante negli ultimi tre anni. Era arrivato persino ad accettare il mio orientamento sessuale, e non solo. Solo che nelle ultime due settimane le cose stavano precipitando tra noi. Eravamo sempre più distanti e diffidenti. La nostra fiducia reciproca stava iniziando a crollare.
Ma nonostante tutto, attraversò l'ombra senza esitare neanche un attimo. E in pochi secondi ci ritrovammo davanti al portico della Casa Grande, al Campo Mezzosangue. La nostra casa.
Era il tramonto, i ragazzi giravano per il campo con le loro solite magliette arancioni, chiacchieravano, giocavano a basket nel campetto, vicino alle cabine, e i ragazzi di Ermes si burlavano come sempre dei ragazzi di Ares. Una solita e tranquilla giornata sulla baia di Long Island, solo che per me era una giornata iniziata male e destinata a finire anche peggio.
Salimmo le scale del portico e entrammo senza bussare. Chirone si voltò così velocemente che credetti gli si stesse per staccare la testa dal collo. Dietro di lui un messaggio Iride scomparì. Mi sembrò di vederci riflesso dentro un satiro, ma non potevo esserne sicuro. Mi bloccai guardando la scena più insolita di tutte: Chirone, Percy e Apollo intorno al tavolo del salotto. Un trio decisamente strano. E sospettoso. Ma Apollo non sembrò accorgersi di noi. Con uno scintillio si trasformò in un ragazzo alto, quanto me, con i suoi stessi occhi azzurri, i suoi capelli color grano e i suoi zigomi. Annuì soddisfatto, guardandosi le braccia.
«Allora a domani, signor Jackson. Peccato che non ti ricorderai.» disse. Sembrava ansioso di qualcosa.
«Ma cosa sta succedendo qui?» sbottò Will, togliendomi le parole di bocca.
A quel punto Apollo ci guardò, ma non apparve così sorpreso come Chirone.
«Oh, perfetto. Aspettavo proprio voi due.»
Il dio del sole guardò negli occhi suo figlio ed io spostai lo sguardo su quello di Percy. Aveva le sopracciglia inarcate, chiedendosi la nostra stessa cosa. Cosa voleva Apollo da noi?
Poi un'idea, un piccolo barlume di speranza, si fece spazio nella mia mente. E se quello che avevo visto quel pomeriggio era reale? Se lei non fosse stata una visione, un trucco, ma solo la realtà? Poi i ricordi dolorosi del nostro addio a Epiro, e la sensazione di morte che avevo provato subito dopo, tornarono a galla, e mi fecero male quanto un pugno ben assestato allo stomaco.
«Nico?»
La voce di Chirone mi riportò nel salotto della Casa Grande.
«Scusa, non stavo ascoltando. » dissi imbarazzato.
Sentii Will sospirare frustato. Lo avevo fatto arrabbiare di nuovo. Non potevo pensare a lei senza che lui si ingelosisse. Solo che non riuscivo a non pensarla. Non in quel momento.
«Apollo ha spiegato la nuova impresa a Will, che accompagnerà Percy domani mattina alla Goode.»
Lo guardai senza capire. «Alla Goode? Ma ci siamo già stati oggi. Anche se ci siamo fatti scappare i due mostri noi...»
Chirone alzò la mano ed io mi zittii. «Quelle due empusae non sono il nostro problema principale al momento. Per ora, si sono dimostrate pacifiche. Il problema è un altro.» Lanciò un'occhiata fugace ad Apollo, che si mosse a disagio. «E domani Percy e Will andranno a controllare, con Apollo sotto copertura.»
In poche parole mi stavano dicendo che non servivo più alla missione, qualunque essa fosse.
«Aspetti, e lui cosa c'entra?» guardai il dio scettico e lui inarcò un sopracciglio. «Senza offesa.» aggiunsi velocemente.
«Più di quanto immagini.» rispose irritato. Aveva lo stesso cipiglio di Will. Erano straordinariamente simili, anche nella nuova forma di Apollo.
I corni risuonarono sopra la collina. Era l'ora di cena.
«Bene, un' ultima cosa prima di andarmene.» Apollo si sfregò le mani, evidentemente sollevato e felice di poter fare qualunque cosa stesse per fare. «Per far sì che l'impresa funzioni, vi devo cancellare la memoria. Voi non dovete sapere della mia presenza.»
« Cosa?!» Will sembrava essere stato preso a pesci in faccia. Ed io continuavo a non capire.
Apollo alzò le mani, come per difendersi. «Ordini delle Parche, e con loro non si discute. Da domani mi conoscerete come Matthew, ma purtroppo non ve lo ricorderete.» Fece un veloce gesto con le mani, tutto divenne buio e quando la vista mi tornò, Apollo era scomparso, e con lui l'immagine di Matthew.
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La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]
Fanfiction"I Fati Troveranno La Via" Aliissa Earthborn è una sedicenne che crede di avere una vita normale. Fino a quando non incontra il suo primo amore del quale non ricorda nemmeno l'esistenza, Nico di Angelo. Scoprirà di aver fatto scelte che neanche c...