27- Canzoni

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Quando tutti gli altri si svegliarono, io e Matt eravamo ancora abbracciati.
Ma ci separammo subito, non appena Coach Hedge ci lanciò un'occhiata di rimprovero. Matt cercò di fargli capire che eravamo insieme solo da pochi minuti, ma il vecchio satiro scuoteva la testa non ascoltando neanche una parola di quello che gli veniva detto e minacciandoci di metterci un campanello al collo, come ai gatti.
Mi allontanai lentamente e mi rifugiai in bagno. Mi lavai il viso e fissai l'acqua scorrere per poi scomparire nel buco del lavandino. Desideravo scomparire proprio come l'acqua. Più passava il tempo, più mi chiedevo come avevo fatto a infilarmi in un casino così grosso. A volte mi sentivo disorientata.
Un colpo di tosse mi riscosse dai miei pensieri ed alzai lo sguardo davanti a me. Vidi riflesso nello specchio, oltre alla mia immagine, un paio di jeans scuri, una felpa nera e due iridi nere come pozzi senza fondo, che mi scrutavano la schiena. Poi anche lui alzò lo sguardo sul vetro e i nostri occhi si incontrarono nel riflesso.
Mi voltai, ma non ressi il suo sguardo a lungo, e il mio finì per scivolare altrove.
«Cosa vuoi Di Angelo?»
Nico fece un mezzo sorriso e alzò lo sopracciglia, sorpreso. «Voglio fare quello che si fa di solito in un bagno» disse, indicando il gabinetto accanto a lui.
Arrossii. «Va bene.»
Mi avvicinai alla porta, ma per uscire dovevo passargli accanto, e quando la mia spalla sfiorò la sua, il cuore mi batté fastidiosamente più veloce nel petto.
«Aliissa.»
Una parola, il mio nome, ed io mi bloccai immediatamente al suono della sua voce. Lo guardai, cercando di tirare fuori la mia miglior maschera di disappunto, ma tutto quello che uscì fu solo stanchezza.
«Cosa c'è, Nico?» sospirai.
Si passò la mano tra i capelli, ormai il suo gesto di esasperazione e nervosismo, e strizzò gli occhi, come se quello stava per dire fosse difficile per lui. «So che sei partita per recuperare i ricordi di noi due. So quanto ci tieni, ma a questo punto credo..»
«No.» lo interruppi, già sapendo come voleva finire la frase. «Sono partita per te, per noi, è vero, ma le cose sono cambiate. Ora lo sto facendo solo per me.»
La mia voce uscì più dura di quanto in realtà volessi. Ma ero stanca di parlare con lui, soprattutto perché sapevo che lui non avrebbe capito.
Mi guardò con sconcerto. «Ma..»
«Non sono stata io a decidere di partire in compagnia. Fin dall'inizio vi ho detto che se volevate, potevate benissimo tornarvene indietro, ed è ancora così Nico. Se vuoi andartene, vai. Porta in salvo Hazel, Hedge, Alexa, chi vuoi. Ma io sono partita con lo scopo di scoprire il mio destino, di trovare chi veramente io sia e non mi fermerò fino a quando non sarò arrivata in fondo.»
Presi un bel respiro, cercando di riacquistare la calma.
«Ognuno in questa impresa ha i suoi scopi, ma non sono sicuro che arrivare fino alla fine sia la cosa giusta da fare.»
Mi avvicinai lentamente a Nico, questa volta senza staccare gli occhi dai suoi. «Davvero? Qual'è il tuo scopo Nico?»
Mi fissò, reggendo il mio sguardo alla perfezione. Lui era più bravo di me a indossare maschere. «È quello di proteggerti. Ti ho seguito solo perché ero preoccupato per te.»
A quell'affermazione scoppiai a ridere. Una risata che non durò a lungo. «Proteggermi da cosa?» chiesi avvicinandomi a lui di qualche altro passo. E lui si allontanò, indietreggiando. Improvvisamente resosi conto delle distanze che erano diminuite. «Non sai nemmeno starmi vicino.» sputai acida.
«Non posso starti vicino, Aliissa.»
Scossi la testa.«Non vuoi. Hai paura di me.»
Stette zitto, rimuginando su quelle ultime parole, uscite dalla mia bocca. Volevo andarmene, stare il più lontano possibile da lui. E in quel momento mi resi conto che c'era un altro sentimento che covavo per lui da tempo, dentro di me.
Era odio.
Lo odiavo. Con tutta me stessa.
Quando quel pensiero raggiunse il mio cuore, capii che era il momento di andarsene. Di andarsene definitivamente via da lui.
Feci qualche passo indietro, e mi allontanai da lui.
Poi, senza dire altro, mi voltai, e uscii dal bagno.

***

La colazione si trascinò a fatica. Nessuno parlava, mentre nel resto della sala, tutti gli altri tavoli erano pieni di ragazzi che ridevano e urlavano.
Mi chiedevo con quale energia potessero farlo di prima mattina.
Ad un certo punto, la donna della reception, tirò fuori un telecomando, sotto richiesta esplicita di un ragazzo, e accese la TV che stava nell'angolo in alto a destra, attaccato alla parete. Si accese su un canale di musica italiana e i ragazzi italiani iniziarono a cantare tutti in coro.
Mi ci volle qualche secondo prima di riuscire a focalizzare nella mia mente la canzone che era trasmessa. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'avevo sentita. Era stato quando Nico..
Mi alzai in piedi con talmente tanta foga, che feci cadere il coltello a terra. Lo raccolsi e guardai gli altri, evitando accuratamente solo uno sguardo, che sapevo che stava facendo lo stesso. «Credo sia ora di andare.» sentenziai, prima di scavalcare la panca di legno dove erano seduti gli altri e avvicinarmi alla reception per pagare il pernottamento e la colazione.
Gli altri annuirono e mi seguirono, e dopo una decina di minuti eravamo già in cammino per la spiaggia di Punta Licosa. «Qualcuno conosce il mito di questa Sirena?» chiese ad un certo punto Hazel.
«Io.» risposi ricordandomi quello che la guida turistica mi aveva raccontato quando ero stata lì in vacanza. «Il mito dice che la Sirena Leucosia, si era innamorato di un principe greco che viveva nelle vicinanze della spiaggia. Ogni sera cantava per lui, sotto la finestra della sua camera da letto, e lui la ascoltava dal terrazzo che dava sul mare. Tutte le sere era così, per anni. Poi una sera lui non si presentò e la Sirena, preoccupata, si trasformò in umana e si affacciò ad una finestra del castello del principe e vide che si stava svolgendo un matrimonio. Il matrimonio tra il suo amato principe ed una dama della città vicina. Si dice che la Sirena, ferita, sia tornata in mare, abbia cantato solo un'ultima volta, per la felicità del suo amato, e poi se ne è tornata in fondo al mare, smettendo per sempre di cantare. Un altro finale racconta che lei sia rimasta in cima al tratto scoglioso, aspettando il suo amato, anche dopo la sua morte, rimanendo comunque in silenzio e perdendo persino l'uso della parola.»
Eravamo arrivati in spiaggia.
«Quindi secondo il mito dovrebbe trovarsi alla fine degli scogli» Alexa fissò dritto davanti a sé, seguendo con lo sguardo le onde che si infrangevano debolmente contro il tratto scoglioso.
E così facemmo tutti.
«Beh, andiamo a vedere, no? Se stiamo fermi come pali non otterremo niente. » Nico iniziò a camminare e gli andammo dietro.
Anche se il tratto era stretto, c'entravamo tutti e otto, un po' in fila indiana, un po' in gruppo.
Non staccai gli occhi dal mare che si muoveva ai nostri lati. Era verde, proprio come quello del mio sogno. Rabbrividii e alla fine distolsi lo sguardo.
Però, se non guardavo il mare, guardavo le spalle di Nico. E cercavo di ignorare il suo profumo che mi inondava le narici, facendomi girare la testa. Proprio come una volta.
Pensai che queste cose non sarebbero mai cambiate. E sarebbero sempre rimaste lì, a ricordarci ciò che non potevamo essere. O che non volevamo essere.
Scossi la testa e iniziai a cantare una canzone nella mia mente, cercando di distrarmi. Una brutto sensazione iniziava a stringermi il petto in una morsa dolorosa.
Stavo ancora cantando mentalmente, quando Nico si fermò improvvisamente ed io gli andai addosso, sbattendo contro la sua scapola.
«Ehi, ma che fai? Perché ti sei fermato?» chiesi guardandolo male, quando si voltò verso di me.
«Perché, almeno che tu non voglia fare un tuffo in acqua, non possiamo andare più avanti. » mi indicò gesticolando davanti a sé, e notai che, effettivamente, gli scogli finivano lì.
E non c'era nessuna traccia della Sirena.
«Ed ora?» Talia mi scrutò, cercando di capire la mia prossima mossa.
La conversazione con Artemide era ancora impressa nella mia mente, e mi ripromisi di parlarne con lei al primo momento giusto che sarebbe capitato.
In quel momento scrollai solamente le spalle e mi misi a sedere sul bordo di uno degli scogli. «Aspettiamo.»
«Sul serio?» Rheim alzò le sopracciglia e mi guardò sorpreso. «C'è altro da fare?» chiesi.
Alexa fece un piccolo sorriso e si sedette accanto a me. «Ha ragione. Io rimango qua con lei.»
Le sorrisi di rimando, per ringraziarla del supporto.
Matt si sedette dall'altra parte. «Anche io rimango qua.»
Hazel e Talia fecero lo stesso e Coach Hedge le seguì. Gli unici rimasti in piedi furono Rheim e Nico.
Dopo qualche secondo di incertezza, anche Nico si mise a sedere accanto a sua sorella.
«Oh, andiamo» esplose Rheim. «Davvero volete stare qua a sedere tutto il giorno ad aspettare un mostro che non si sa neanche se collaborerà o ci ucciderà tutti?»
«E cosa vorresti fare?» gli chiese Alexa, fissandolo curiosa. Non comprendeva perché Rheim fosse così restio a mettersi a sedere come tutti noi.
Alexa e Rheim si guardarono negli occhi per quella che sembrò un'eternità, parlandosi attraverso gli sguardi. E in quel momento vidi quanto fossero uniti come coppia. E mi sprofondò il cuore dall'invidia.
Smisi di guardarli, ma poco dopo sentii lo sbuffo irritato di Rheim, e il tonfo che produsse, quando si mise a sedere.
Sorrisi tra me e me, e guardai di sottecchi Alexa che sorrideva dolcemente al suo ragazzo. E il mio sorriso svanì.
Inziammo ad aspettare in silenzio, spezzato solo dal rumore del mare o di qualcuno che cambiava posizione.
«Tutto questo mi sembra assolutamente inutile. » sbottò ad un certo punto Nico.
Gli lanciai un'occhiataccia. «Se ti stai annoiando puoi andartene. Mi pare che te l'abbia spiegato stamattina. »
Sai perché non me ne vado Aliissa, non insistere, sussurrò nella mia mente, provocandomi inspiegabili brividi sulla schiena.
«E allora sta zitto.» lo rimbeccai dura.
Mi guardò male, ma non disse niente.
«E se avesse bisogno di qualcosa per presentarsi?» disse Matt.
Lo guardammo tutti come se avesse parlato in cinese. «In che senso?» chiesi.
Matt alzò le spalle, come se non ne fosse nemmeno lui del tutto sicuro. «Forse deve avere una spinta a presentarsi. Tipo uno scambio.»
«E tu cosa proporresti? » chiese Rheim.
«Forse, visto che lei non può cantare, se sente qualcuno cantare si avvicina. Può essere attratta da quello che non ha più. »
«Ma certo così si avvicina e ci strangola tutti per averle ricordato che lei non canta più. »
«Rheim!» lo rimproverò Alexa. «La smetti?»
«Non mi fido di quel mostro!» rispose Rheim in sua difesa. «E poi chi canterebbe, scusa?»
Sette teste si voltarono verso di me. Sentii il sangue affluire più velocemente nel viso. «L'idea è stata di Matt! Non sono l'unica che sa cantare qua!» dissi, indicando Matt, sperando in un aiuto da parte sua.
Ma lui scoppiò a ridere e mi diede una spallata giocosa. «Ma sei tu quella a cui importa più di tutti. »
Guardai Alexa che mi stava implorando con lo sguardo. Glielo avevo promesso.
Sospirai e annuii. «Va bene.»
Controvoglia, iniziai a cantare, fissando il mare davanti a me e ignorando le occhiate degli altri ragazzi. Era la canzone che avevo canticchiato mentalmente fino ad allora. Ormai mi era entrata in testa.
In quel momento, tutti i ricordi di ciò che avevo passato da quando Nico si era presentato alla mia finestra mi passarono davanti come fotogrammi di un film. E un nuovo ricordo si fece spazio tra quelle immagini. Ero china su un ragazzino, steso su un letto improvvisato,e gli stavo cantando la stessa canzone che cantavo in quel momento, mentre lo imboccavo con del nettare. Le mia mani, che sbucavano da delle maniche lunghe del vestito che stavo indossando, erano piene di cicatrici. Il ragazzino era messo veramente male. Aveva graffi e lividi ovunque. Poi aprì gli occhi e lo riconobbi subito. Era Nico.
Mi stavi salvando la vita, lo sentii sussurrare.
Il ricordo svanì e tornai a vedere il mare. La mia voce tremò quando tornai al presente, ma feci finta di niente e terminai la canzone.
Alzai lo sguardo su Nico, ma lui continuava a guardare davanti a sé. Eppure ero sicura di aver sentito la sua voce nella mia testa. Come se anche lui avesse rivissuto quel ricordo.
All'improvviso si alzò, con uno sguardo carico di irritazione.
Lo guardammo tutti sorpresi.
«È tutto inutile»disse. «Io me ne va..»
Non riuscì a finire la frase, perché una macchia bianca uscì dal mare e gli afferrò la caviglia. Un braccio.
E con la velocità con cui era sbucato, svanì sott'acqua, portandosi dietro Nico, che dalla sorpresa non riuscì a fare niente. Neanche a urlare.
Lo vidi mentre inciampò per terra e battè la testa, schizzando sangue sugli scogli circostanti. E poi scomparì tra le acque verdi, lasciando dietro di sé, solo il segno del suo sangue.

//Cosa dire... Siamo arrivati a 7K e passa visualizzazioni, ed io stamattina ho pianto dalla felicità (non sto scherzando).
E siamo, purtroppo, arrivati agli ultimi capitoli, e stamattina ho pianto anche dalla disperazione.
(Se non si è capito, sono molto sensibile... quando voglio)
Quindi, anche se è ancora presto voglio ringraziarvi per tutti i commenti e i voti che avete lasciato e (spero) lascerete fino alla fine.
I love you my guys
P.s. Per chi non lo sapesse, o non lo avesse ancora capito, i personaggi Rheim e Alexa sono stati presi dalla mia fan fiction preferita "The Ade's Son" scritta da Anonimus87, che consiglio a tutti, perché è scritta benissimo e potete stare sicuri che non ritroverete una storia così da nessuna parte. È tragica ma davvero stupenda. Unica non è abbastanza per descriverla.
Bene, grazie per l'attenzione, evaporo via ~
Bye my little cupcakes

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora