29- Fata Viam Invenient

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Non so cosa si stesse aspettando in realtà Nico, ma certamente non quello.
Il suo sguardo si incupì all'istante e iniziò a studiarmi il viso cercando un segno che gli dimostrasse quello che gli avevo appena confessato.
«Non hai più la cicatrice. » disse, toccandomi la guancia.
Il suo tocco freddo mi provocò un brivido lungo la spina dorsale. Mi tirai indietro e scossi la testa, confermando ciò che aveva appena detto.
Il suo sguardo si spostò, inchiodando di nuovo i suoi occhi nei miei. Lo guardai, in ansia, sperando che accettasse. Era la mia unica ancora di salvezza, in quel momento, anche se non ne andavo pazza ad ammetterlo.
«Va bene.» sospirò infine. «Almeno non ti sei suicidata.»
Gli sorrisi, ringraziandolo mentalmente.
«Potreste dirci cosa sta succedendo?» Hazel ci guardava con le sopracciglia alzate.
Talia sbuffò rumorosamente di nuovo. «Aliissa, puoi spiegarci?»
Guardai timorosa Nico e lui annuì nella mia direzione, per poi rivolgersi agli altri. «No, non può.»
Avevo voglia di scappare, era la cosa più imbarazzante e terrorizzante che mi fosse mai successa. Feci un passo indietro, ma sentii la mano di Nico sulla schiena. Mi stava fermando.
«Cosa significa che non può?» chiese Matt, che teneva le braccia incrociate davanti al petto. Sembrava irritato.
Spiegami quello che è successo, per filo e per segno.
Presi un bel respiro, come se avessi dovuto parlare io, e inziai a raccontare a Nico. Gli dissi tutto, omettendo solo la conversazione che avevo avuto con la Sirena su ciò che provavo per lui.
E lui fu abilissimo a raccontare l'accaduto agli altri.
Alla fine, lo guardai sbalordita.
Che ottime capacità oratorie.
Sorrise, e non riuscii a fare a meno di notare la fossetta sulla guancia. Grazie.
«Aliissa.» mi voltai verso Alexa, che ora stava in piedi davanti a me, con le guance rigate dalle lacrime. La guardai allarmata e lei mi abbracciò. «Mi dispiace così tanto.» sussurrò al mio orecchio, stringendomi più forte, ma con qualche difficoltà, a causa del pancione.
Scossi la testa, per dirle che non doveva preoccuparsi, ma sentii il nodo alla gola farsi dolorosamente più grande, e gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma in qualche mondo, ricacciai tutto dentro. Non era il momento giusto per piangere.
Le accarezzai a testa, e quando si calmò e si allontanò, le sorrisi per rassicurarla.
«Grazie.» sussurrò. «Elizabeth ti sarà per sempre debitrice.»
Senza pensare, aprii la bocca per parlare, ma un bruciore tremendo si espanse nella gola. La richiusi immediatamente e feci una smorfia di dolore.
«Stai bene?» Alexa mi sfiorò la gola, ed io sussultai.
Nico le allontanò gentilmente il braccio e le sorrise. «Sì, tranquilla. È felice che tua figlia abbia una possibilità di vivere. E le piace il nome.»
Mi lanciò un'occhiata di sottecchi ed io gli feci cenno di non preoccuparsi.
Abbassai lo sguardo e stetti zitta, ormai non potevo fare altro.
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, Coach Hedge suggerì di andare a mangiare qualcosa. Accettammo tutti, la paura e l'adrenalina ci aveva svuotato gli stomaci, e ci avviammo ad un bar vicino alla spiaggia.
Avevo ancora i capelli e i vestiti fradici, ma la temperatura del mio corpo stava tornando normale, per quanto potesse essere normale, facendomi sentire ancora di più la presenza fresca di Di Angelo al mio fianco.
La sua mano era ancora poggiata sulla mia schiena. E stavo tornando a sentire quella fastidiosa morsa allo stomaco.

***

Dopo pranzo, Alexa e Rheim decisero di tornare a casa, negli Stati Uniti.
Prima di partire Rheim mi ringraziò e si scusò per la reazione che aveva avuto quella mattina. Nico, sotto mio pensiero, gli disse che non doveva preoccuparsene.
In fondo, lo capivo.
Alexa mi strinse le mani e mi avvisò che avrebbe seguito il mio consiglio. Sarebbe andata al Campo Mezzosangue. Sorrisi, contenta della notizia. Sapevo che Chirone l'avrebbe aiutata con la gravidanza. Mi ringraziò ancora una volta, poi afferrò la mano di Rheim, pronta a partire.
Ma subito prima di Viaggiare nell'Ombra si voltò verso Nico. C'era una scintilla di avvertimento nei suoi occhi viola. Dopo qualche secondo di scambio di sguardi tra loro, Nico annuì e le fece l'occhiolino, infilandosi le mani nelle tasche della felpa.
Poi, Rheim e Alexa si voltarono e, mano nella mano, svanirono nell'oscurità.
In quel momento mi sentii come se avessi perso una parte di me. Speravo davvero che, qualunque cosa ci fosse alla fine del viaggio, mi avrebbe permesso di rivedere ancora quei due ragazzi.
Non volevi andartene?, chiesi a Nico, cercando di distogliere il pensiero da quello che ci stava aspettando.
Quello che mi stava aspettando.
Lui per tutta risposta fece spallucce, sorridente. E poi con chi parli?
Gli diedi una spinta scherzosa e non risposi. C'era un'altra persona, in realtà, con cui potevo parlare.
Mi morsi il labbro, e scacciai quel pensiero dalla mente prima che potesse raggiungere quella di Nico.
Coach Hedge si gonfiò il petto e sollevò la mazza. «Prossima destinazione: Epiro!» iniziò a urlare.
Sorridemmo tutti, davanti alla sua intramontabile esuberanza. Se c'era una cosa che ammiravo di quel satiro, era la sua energia.
Sei sicura, vero?
Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi scuri carichi di preoccupazione che scrutavano l'orizzonte.
Sospirai. Sì, Nico.
Lui annuì, rivolto più al mare che a me, e mi prese la mano. Bene, andremo in fondo a questa storia.
Poi il suo sguardo scivolò su di me.
Insieme, aggiunse.
Insieme, ripetei io. Come all'inizio.
Come è sempre stato.
Non sapevo se quello era la conferma di un nuovo inizio, o solo uno sprazzo di calma prima della tempesta.
Abbassai lo sguardo, e mi cadde sul piede di Matt, che batteva nervosamente e ripetutamente sulla sabbia. Lo guardai e lui guardò da un'altra parte, evitandomi.
Una sensazione d'orrore mi gelò il cuore ma cercai di sopprimerla quando Hazel mi tirò una gomitata nel fianco.
«Pronti?» Sorrise raggiante, osservando le mani di suo fratello intrecciate con le mie.
Annuii, sperando di non essere così rossa come in realtà sentivo di essere.
«Andiamo» scrollò le spalle Nico, senza riuscire a nascondere un piccolo sorriso.
Guardammo tutti il buco nero che iniziò a formarsi davanti a noi.
E facemmo un passo avanti.
Chiusi gli occhi e sentii il gelo strisciarmi addosso, mentre entravo nell'oscurità.
E mentre ci uscii pochissimi secondi dopo.
Il viaggio era stato più veloce di quanto in realtà mi aspettassi.
«Ma cosa?» sentii la voce di Matt incredula.
«Pasticcino, cosa combini?»
Riaprii gli occhi, e vidi che non andava qualcosa. Eravamo ancora con i piedi immersi nella sabbia, e il mare si muoveva ancora mosso dal debole vento che spirava.
Perché siamo ancora qua?
«Siamo entrati dentro l'Ombra? » Talia si guardò intorno, cercando di capire cosa fosse successo.
Nico?, lo chiamai mentalmente.
Non mi rispose. Mi ignorò, e continuò a fissare davanti a sé con un viso indecifrabile.
Il silenzio nella mia testa si fece insopportabile.
Gli tirai la manica della felpa e lui finalmente si voltò verso di me.
Cosa sta succedendo?
Il suo sguardo si rabbuiò improvvisamente.
«Non lo so.» disse alla fine.
Poi si rivolse a Thalia. «Vieni con me.» Le lanciò un'occhiata di urgenza e a lei non rimase altro che accettare.
Si allontanarono, iniziando a discutere dopo pochi passi.

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora