32- Segreti Mortali

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Ero un mostro. Non riuscivo ad evitare di sentirmi così. Come non riuscivo a guardare negli occhi Nico per più di due secondi senza che i sensi di colpa mi bruciassero il petto. Non sapevo come fare a raccontargli ciò che mi era successo, e avevo paura della sua reazione. Lo avrei allontanato di nuovo e non ce l'avrei fatta ad affrontare tutto quello che mi stava succedendo da sola, senza di lui.
Cercavo costantemente di apparire tranquilla, ma fallivo sempre miseramente.
Sobbalzai, quando Nico mi posò una mano sul fianco.
«Ti disturbo?» mi sorrise, e si chinò sulla terrazza del portico, senza smettere di guardarmi. Gli feci cenno di no e spostai lo sguardo sui ragazzi che andavano avanti e indietro, davanti alla Casa Grande.
«Ho interrotto i tuoi pensieri?» mi chiese, mordendosi l'interno della guancia.
Feci spallucce. Tanto non erano interessanti.
Il disagio per ciò che gli stavo nascondendo si fece strada dentro di me, come acido tra le mie viscere. Per favore, non ora, volevo dirgli. Ma sapevo che mi sarei sentita solamente peggio se lui si fosse voltato e avesse iniziato a scendere gli scalini del portico.
Alla fine sospirai, e gli afferrai la mano, che lui strinse subito, facendo intrecciare le nostre dita. Mi comparì sul volto l'ombra di un sorriso, davanti a quel gesto. Lui era lì per me, non dovevo cacciarlo.
Sono solo preoccupata per Matt, sussurrai infine nelle nostre menti.
Quella strisciante sensazione di disagio si attenuò un poco, non gli avevo propriamente mentito. In realtà, avevo ancora impresso a fuoco l'immagine della freccia che faceva fuori il mio migliore amico.
Will aveva assicurato che quella freccia conteneva un potente sonnifero e che quindi Matt stava solamente dormendo profondamente, ma c'era una strana scintilla di preoccupazione nei suoi occhi, mentre me lo diceva, che non mi aveva convinta del tutto.
Tutti sapevano che erano state le Cacciatrici, ma nessuno lo diceva ad alta voce, e Chirone sembrava essere troppo indaffarato per dire loro qualcosa. Mandava costantemente messaggi a Reyna per discutere della situazione dei due campi, ma ero certa che sospettasse qualcosa su quanto era accaduto durante la Caccia alla Bandiera. Mi lanciava strane occhiate, come a obbligarmi di sputare il rospo. Ed io prontamente distoglieva lo sguardo, come la mia coscienza sporca mi diceva di fare.
«Si riprenderà, ne sono sicuro.» Nico mi riportò alla realtà.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e non dissi niente. Sapeva benissimo che non potevamo esserne certi.
Rimanemmo in un silenzio complice, a guardare il resto del Campo, che svolgeva le solite attività giornaliere. Il pensiero della spaventosa Lei si fece spazio nella mia mente. Cercai di scacciarlo via il più velocemente possibile. Non volevo pensarci in quel momento.
Alzai lo sguardo e colsi Nico che mi fissava. Sentii il mio cuore mancare parecchi battiti dal terrore che avesse sentito quel pensiero.
Cosa c'è?, gli chiesi facendo finta di niente.
Sembrò rinvenire solo in quell'istante, e distolse subito lo sguardo dal mio.
Niente, rispose cercando di nascondere il suo nervosismo per l'essere stato colto sul vivo.
Perché mi fissavi?, tentai ancora.
Si passò una mano tra i capelli esasperato.
Aliissa...
Senti i miei muscoli tendersi, pronta ad un rimprovero o a qualunque fosse stata la sua reazione. Lo fissai negli occhi, ormai troppo terrorizzata anche per scappare.
Invece mi stupì. Mi strinse a sé e mi baciò la testa. Sentii il suo respiro caldo sulla fronte. Provai a parlare, ma mi morirono le parole in bocca quando sentii le sue labbra che si poggiavano sul mio orecchio.
«Ti amo.»
Fu sussurro, niente di più. Ma in quel momento gioia, ansia, terrore, felicità mi colpirono il petto. Lo guardai sbalordita, mentre nei suoi occhi campeggiava la paura. Cerca di calmare tutte le emozioni che mi stavano travolgendo.
E tu mi fissavi per quello?
Vidi il suo viso distendersi un po' e sospirò scuotendo la testa.
«Ma hai sentito ciò che ti ho appena detto?»
Avvampai e annuii. Come potevo non averlo sentito. Risuonava ancora nella mia testa. Come il ritmo della mia musica preferita. O come un campanello di allarme.
«E...?» mi esortò.
La sua ansia mi fece scappare un sorriso e scossi la testa sconsolata. Lo vidi incupirsi e corrucciarsi. Possibile che non lo avesse ancora capito?.
Ti amo anche io, Di Angelo.
Gli poggiai le mano sul petto e mi alzai a baciargli la guancia. Sentii che rilassava del tutto. Non potevo credere che era stato nervoso per tutto questo tempo solo per quello. Non dopo ciò che avevamo passato.
Passò una mano tra i miei capelli e mi sorrise a tutti i denti, evidentemente felice della nostra dichiarazione. Ed io mi ritrovai ancora una volta ad ammirare la tenerezza della fossetta che gli solcava la guancia, tutte le volte che sorrideva.
Mi stampò un bacio sulla fronte. «Devo andare adesso.»
Di già?, chiesi quasi delusa della sua fretta.
Sollevò le spalle. «Avevo un appuntamento con Percy al lago, circa mezz'ora fa. Se non mi affretto a raggiungerlo, mi affoga.» fece rotolare gli occhi al cielo per ribadire il suo disprezzo per tutto ciò che significava dover nuotare.
Va bene, acconsentii alla fine. Ci vediamo stasera.
Annuì e mi lasciò un ultimo bacio veloce sulle labbra. Lo guardai saltare gli scalini della Casa Grande e avviarsi verso il lago.
E mentre mi dava le spalle, il senso di colpa quasi mi soffocò. Lo amavo davvero, e non sapevo come fare ad abbandonarlo. Sarei dovuta andarmene, lasciandolo di nuovo con il cuore spezzato.
Non appena realizzai ciò che avevo combinato, ciò che stavo realmente per perdere non potei fare a meno di sentirmi male e, a quel punto, arrivarono le lacrime.

***

Mi rintanai in infermeria, dove chi poteva vedermi, avrebbe pensato che le mie lacrime fossero solo per Matt.
Sembrava che potesse svegliarsi da un momento all'altro, ma anche se lo scuotevo e lo chiamavo mentalmente, le sue palpebre rimanevano inesorabilmente chiuse.
Devi svegliarti.
Svegliati.
Mi manchi.
Non fare il cretino, svegliati.
Ripetevo nella sua mente quelle parole, a volte anche urlandogliele. Ma lui sembrava sordo.
Sospirai frustrata e gli lanciai un'occhiata furiosa, come se lui potesse vedermi. L'ultima cosa che volevo, era lasciarlo con il mio ultimo ricordo di lui in quello stato, impresso nella mia mente. Volevo rivedere il mio Matthew sorridente e felice, come lo era sempre stato. Prima di seguirmi in quel viaggio in Europa, che aveva sconvolto un po' la vita di tutti. Mi tornarono ancora una volta le parole di Nico in mente, ma lei cacciai via ancora prima che potessero scatenare in me qualsiasi emozione.
Non posso andarmene senza aver risentito la tua voce un'ultima volta.
Alla fine, dopo quasi cinque ore seduta al suo capezzale, alzai lo sguardo sulla finestra, appostata sopra la testiera del letto di Matt. Era sera, e la luna splendeva e rischiarava le nuvole sempre più spesse e più grigie che ormai stavano perennemente sopra le nostre teste. In quel momento entrò Will, che mi avvisò piuttosto freddamente che l'ora delle visite era conclusa da un pezzo. Mi alzai dalla sedia e feci per andarmene. Un ricordo, in quel momento, attraversò la mia mente e quasi scoppiai a ridere. Il nostro ultimo discorso era avvenuto proprio in infermeria. Lo guardai, mentre era intento a fissarmi di rimando, e fece un piccolo sorriso. Stava pensando alla stessa cosa.
Uscii dall'infermeria e mi sentii spaesata. Non sapevo dove andare, né cosa fare. Mi guardai intorno cercando una meta, poi mi venne in mente che probabilmente la grotta in cima al bosco non era vuota. Mi avviai, con una mezza idea di quello che avrei raccontato a Rachel. Non potevo dirle la verità completa, ma qualcosa poteva sfuggirmi senza innescare nessuna bomba pericolosa.
Mentre il bosco intorno a me si faceva sempre più oscuro, notai una luce fioca, seminascosta dai tronchi degli alberi. Mi avvicinai curiosa, contro ogni istinto di sopravvivenza, e vidi che c'era qualcuno che parlava. Ma sembrava da solo. Ed era la voce di una donna.
Mi si gelò il sangue, ma quando mi avvicinai e riuscii a vedere meglio, vidi che era Hazel. E stava parlando con qualcuno tramite messaggio Iride. Non riconobbi chi era il destinatario della chiamata, poi udii la vice di Frank.
Mi rilassai all'istante e decisi di allontanarmi. Dopotutto non avevo nessun diritto di farmi i fatti loro.
Fino a quando non sentii le parole di Frank.
«È pericolosa, Hazel.»
Mi bloccai.
«Frank, è Aliissa. Ora come ora non farebbe del male a una mosca. A meno che non venga stuzzicata.» rispose Hazel.
A quel punto mi voltai e mi appostai dietro un albero. Frank sembrò esitare un attimo a soppesare le parole della sua fidanzata.
«Reyna ha fatto un sogno» disse poi. «Ha sognato le Parche.»
«Non ci ha raccontato i dettagli» continuò, vedendo che la ragazza non diceva niente. «Ma ci ha fatto capire che non era un buon presagio.»
«Cosa avete intenzione di fare allora?» domandò infine, preoccupata Hazel.
«Domani Reyna raggiungerà Long Island per parlare con tuo fratello. E con Chirone. Secondo lei deve essere cacciata. Rappresenta la minaccia che sta incombendo su tutti e due i campi.» Il tono di Frank era sorprendentemente freddo e distaccato. Segno che era completamente d'accordo con Reyna.
Al contrario di Hazel. Sul suo viso passarono tristezza, preoccupazione, rabbia, contemporaneamente.
«Non potete cacciarla! Dove andrà poi?»
Ebbi un moto di affetto enorme per lei in quel momento. Mi stava difendendo, nonostante tutto.
Frank non rispose. Forse non lo sapeva. O forse non voleva dirlo.
Sentii dei brividi solleticarmi dietro il collo e la sensazione di essere osservata si diramò dentro di me. Mi voltai velocemente, ma non c'era nessuno alle mie spalle, se non gli alberi secolari con le loro ombre. Probabilmente erano le Driadi che stavano osservando tutta la scena, mi dissi.
Decisi di allontanarmi, avevo sentito abbastanza.
Ripresi il sentiero, e in pochi minuti mi ritrovai davanti alla grotta illuminata dal fuoco greco di Rachel. Ma non sapevo più cosa dirle. C'erano così tante domande e segreti mortali nella mia testa che mi chiedevo come potesse essere possibile che ci entrassero tutti. Ed ero a corto di risposte.
Decisi che avevo fatto bene ad andare là. Ero convinta che l'unica persona che poteva e voleva aiutarmi, forse dentro quella grotta. Così, scostai le numerose tende colorate che facevano da uscio, ed entrai.

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora