33- Fiori e Gelo

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Entrai nella caverna e il freddo mi colpì come un pugno. Tutte le luci erano spente e di Rachel non c'era nemmeno l'ombra. Ero sola insieme alle sue tantissime tele e bozze, impilate un po' ovunque, come erano solite essere.
Mi sedetti sul letto, che cedette un po' sotto il mio peso, e mi guardai intorno. Mi sentii persa, non sapevo più dove andare, o cosa fare. Passai in rassegna tutti i dipinti appesi alla parete, cercando di rimettere in ordine i miei pensieri, fino a quando le parole di Frank iniziarono a sovrapporsi a quelle di Artemide, e il panico mi montò addosso fino a soffocarmi. Mi alzai e mi diressi all'uscita della grotta. Ormai era chiaro che Rachel non sarebbe tornata prima di domani. Mi appoggiai ad una mensola per non picchiare contro nessun cavalletto e riuscire ad orientarmi nel buio, quando le mie dita si posarono su una tela e la fecero scivolare a terra. Mi chinai a raccoglierla, e i miei occhi si incastrarono in quelli della donna del dipinto, che a malapena erano visibili nell'oscurità della grotta. Mi portai il disegno vicino al naso, per vederci meglio, e fu come ricevere uno schiaffo in piena regola. Mia madre, in tutta la bellezza che Rachel era riuscita a racchiudere in quella tela, mi fissava dal dipinto. Passai le dita sul suo viso, mentre lentamente scivolavo a sedere sul pavimento, ammirandone i tratti morbidi, gli occhi che sembravano davvero vivi, che sembravano brillare nel buio. L'ultima volta non avevo potuto esaminarlo a causa di Apollo che me lo aveva tolto di mano subit, ma in quel momento mi pareva di avere tutto il tempo del mondo. Sfiorai i gigli che le contornavano il corpo e sorrisi mentre le lacrime iniziarono a scorrermi lungo le guance.
Fra poco ti rivedrò, sussurrai nella mia mente, rendendomi conto di quanto fosse vero.
Strinsi al petto la tela, quasi fosse una persona vera, e mi lasciai andare al pianto. Mi dispiace, dissi ancora. Non era certo questo che ti saresti aspettata da me.
Nel momento in cui chiusi gli occhi, la testa iniziò a girarmi all'impazzata, mi sentii mancare e all'improvviso non ero più nella grotta di Rachel, ma in un prato vastissimo che poteva benissimo passare per il Paradiso cristiano. Il cielo era di un azzurro quasi accecante, e l'erba profumava dei fiori bianchi che spuntavano ovunque intorno a me. Ne colsi uno, e accarezzai i suoi petali. Era un giglio. Ad un certo punto, nel silenzio della pianura, si levò una risata. Mi guardai intorno, col cuore che iniziava a battere a mille, e feci per alzarmi in piedi, quando la vidi. A una decina di metri da me, a sedere anche lei in mezzo ai gigli, con un sorriso di gioia stampato sulle labbra. Mi gelai immediatamente. Sapevo di avere una faccia di puro terrore, ma lei non ci fece caso, mi guardò e mi sorrise, con gli occhi che le scintillavano. Gli stessi occhi ritratti nel dipinto, la stessa scintilla che potevo ritrovare nel mio riflesso allo specchio. Mia madre colse un giglio e lo alzò davanti a sé, come un calice di vino a tavola con i parenti che festeggiano, come se anche lei volesse augurarmi qualcosa, poi se lo portò al naso e lo annusò. Strinsi il fiore che avevo colto poco prima, e me lo portai davanti al viso come aveva fatto lei, senza staccare gli occhi dai suoi, ma uno movimento mi distrasse. Al fianco di mia madre, comparve un uomo, era alto, grande come un armadio, i capelli neri e lucenti gli ricadevano sulle spalle, e mi fissava con i suoi occhi rossi come il sangue. Le sue ali erano spalancate, quasi volesse farsi notare di più, nonostante fosse difficile non farlo già di per sé. Cupido spalancò le braccia, sembrava volesse mostrare qualcosa, ma non disse nulla, mi guardò aspettando. Non sapevo cosa fare, né cosa si stesse aspettando, così mi limitai a non staccare gli occhi dai suoi senza muover nessun muscolo. A quel punto mia madre si voltò verso di lui e, sempre con il suo splendido sorriso, gli offrì il giglio. Lui le lanciò una rapida occhiata poi tornò a me, ignorandola completamente. Continuai a guardarlo immobile, con il fiore ancora stretto in mano. A quel punto l'angelo scosse la testa e sospirò esasperato, quasi rassegnato. Svanì, e insieme a lui iniziò a svanire tutto il resto.
No!
Scattai in avanti, lanciandomi su mia madre, ma prima che potessi raggiungerla, scomparì anche lei.
Riaprii gli occhi e il buio mi colpì come un cieco la luce. Abbassai lo sguardo sulla tela e l'immagine di mia madre mi balenò di nuovo in mente. Mi era sembrata nuovamente felice. Nuovamente viva.
Poi la sua voce mi parlò.
Questo non è un mondo adatto a te, bambina mia.
Mollai il dipinto, facendolo ricadere a terra con un tonfo e mi allontanai da esso. Sapevo benissimo che non era stato lui a parlare,ma erano successe cose talmente inquietanti che credevo di star perdendo la testa.
Un brivido freddo mi percorse la schiena e mi fece rabbrividire pure le punte delle dita. A quel punto mi misi in piedi e mi precipitai fuori dalla grotta. Non sapevo spiegare cosa fosse successo, ma sapevo che era successo qualcosa. Mia madre o Cupido avevano cercato di dirmi qualcosa.
Mi ripetei le parole di mia madre fino a quando la consapevolezza di ciò che potevano significare, mi bloccò. Rimasi a fissare un punto indefinito tra gli alberi, mentre il freddo, che prima non riuscivo a sentire, si infiltrava velocemente sotto i miei vestiti leggeri. Mi strinsi le braccia al petto, tremando non solo dal gelo che era improvvisamente calato, ma anche dalla consapevolezza che ormai non c'era più via di uscita dalla mia fine. Mi accorsi solo in quel momento che ci avevo sempre sperato.
Non avevo mai smesso di sperare in una via di fuga dal mio destino, ma ormai me lo avevano detto in fin troppe persone, ed era scritto nero su bianco nella carta da lettere di Apollo.
Un rumore mi fece destare dai miei pensieri. Passi, rami secchi che si spezzavano. Mi guardai intorno terrorizzata e riniziai a camminare velocemente, cercando di uscire il prima possibile dalla foresta che stava iniziando ad essere un luogo lugubre. I passi si fecero più veloci e più vicini, non riuscivo a capire da dove arrivassero. Fino a quando andai a sbattere contro qualcuno. Mi sentii prendere per le spalle, per evitare una brutta caduta.
Alzai lo sguardo, e per poco non mi venne da piangere per il sollievo. Era solamente Matthew.
Poi mi ricordai dove si dovesse in realtà trovare il mio migliore amico.
Cosa ci fai tu qui?!
Lui mi guardò e mi sorrise. Vieni, ti devo mostrare una cosa. Mi prese la mano e iniziò a trascinarmi all'interno del bosco, nella direzione opposta a dove stavo andando.
Esitai un po', ma poi iniziai a seguirlo, riempiendolo di domande su come avesse fatto a svegliarsi e su come stava.
Ma lui non rispose a nessuna di esse. Si limitò a sorridermi e a dirmi di seguirlo. Sentii che c'era qualcosa che non andava.
Matt. Mi fermai e lui si bloccò a sua volta. «Cosa c'è Aliissa?» disse, guardandomi scocciato.
Perché non rispondi alle mie domande?
Alzò gli occhi al cielo, senza smettere di sorridere.
«Vuoi sempre le risposte ora e subito. Fidati di me.»
Riprese a camminare ed io sfilai la mano dalla sua presa, senza seguirlo. Rispondimi.
Mi guardò, e passò una strana scintilla nei suoi occhi, ma fu un lampo ed io non riuscii a decifrarla.
Si avvicinò, ed istintivamente feci un passo indietro.
«Volevo solamente dirti una cosa, cercando di evitare di essere beccato dalle arpie fuori dal coprifuoco».
Sorrise piu ampiamente. Sapevo cosa stava per succedere ancora prima che le sue labbra trovassero le mia. Mi posò una mano sul fianco e con l'altra mi prese il viso, mentre sentii la sua lingua sul mio labbro inferiore. Cercai di spingerlo via, ma era troppo più forte di me. Aumentò la presa al fianco e mi strinse più a sé. In quel momento non ci vidi più, piegai il braccio e gli tirai un ceffone.
Mi mollò ed io indietreggiai il più velocemente possibile. Mi pulii la bocca con la manica della maglia e tentai di fermare i conati di vomito.
Sei un cretino!
Gli urlai più che potei nella testa. Lui mi guardò furioso,come non l'avevo mai visto. Mi si rivoltò lo stomaco per la rabbia, la paura e il senso di tradimento che mi aveva attanagliato. «Non dire che non ti è piaciuto»
Matt tentò di sorridere, ma tutto quello che uscì fu una smorfia di frustrazione. Fece qualche passo in avanti ed io gli puntai la mano contro.
Non toccarmi! Non-avvicinarti, gli intimai sbattendo le palpebre per non far uscire le lacrime che stavano iniziando ad offuscarmi gli occhi.
Più ripensavo alle sue labbra sulle mie, più non riuscivo a togliermi dalla testa Nico e a ciò che avrebbe fatto se lo avesse saputo.
Cosa devo sapere?
La sua voce si insinuò nella mia mente, dolce e melodica come sempre, e persi un battito di cuore.
Niente, risposi evasiva, continuando ad indietreggiare, mentre Matthew continuava ad avvicinarsi guardandomi furioso.
«Smettila di parlare con lui!» urlò ad un certo punto. «Io vi sento! Vi ho sempre sentiti!» si avventò su di me, e mi sbatté a terra. Picchiai la testa, e non ci vidi per qualche secondo. Tentai di rialzarmi, ma mi bloccò le gambe sedendovisi sopra.
Nico, vieni nella foresta! CORRI!, urlai a quel punto iniziando a scalciare e a cercare di toglierlo da sopra di me, inutilmente.
Cosa sta succedendo?, sentii Nico allarmato. Sentii che si stava precipitando da me.
«Zitti!» urlò ancora Matt. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un coltello, di quelli svizzeri tascabili.
Rimpiansi di non poter urlare, mentre mi puntò la lama sotto la mascella.
«Perché lui e non me! Io ti sono stato vicino in questi due anni!»
Non capivo cosa stesse succedendo, il cuore mi stava martellando dolorosamente troppo veloce nel petto, e vedere Matthew, il mio migliore amico, in quel modo mi stava facendo male. Davvero troppo male.
Matt, per favore, non sei tu.
La scintilla che avevo visto prima tornò a brillare negli occhi di Matt e la riconobbi. Era follia. Follia pura.
Vidi il braccio di Matt alzarsi e poi scendere velocemente in direzione del mio petto. Chiusi gli occhi pronta a morire, pronta ad affrontare qualunque cosa ci fosse stata dopo.
Ma non accadde.
Riaprii gli occhi quando non sentii più nessun peso sopra di me. Matthew era scomparso. Ero sola, distesa in mezzo ai rami secchi e le foglie cadute degli alberi. Non riuscivo a smettere di tremare e le lacrime che seguirono furono quasi liberatorie. Strinsi le gambe al petto, con quelle immagini orribili impresse nella mente. Ero quasi arrivata a pregare che la terra si spalancasse e mi inghiottisse.
I brividi di freddo tornarono a percorrermi il corpo, e il naso iniziò a gelare.
In quel momento comparve Nico. Lo vidi correre verso di me, ed io lo fissai senza fare altro. Aspettavo solo il suo tocco, solo un suo abbraccio. Non avevo bisogno di altro se non di lui.
Ma non arrivò.
La terra iniziò a tremare, all'inizio non me ne accorsi, credevo di essere io, poi vidi Nico perdere l'equilibrio e cadere a terra. Cercai di rialzarmi, ma dove prima c'erano foglie e rami secche, ora c'era il vuoto. Allungai la mano per aggrapparmi a qualcosa, ma non fui abbastanza veloce ed iniziai a precipitare in quel pozzo di oscurità che si era creato in pochi secondi sotto di me.
Sentii il vuoto allo stomaco, e il cuore in gola, mentre il vento freddo mi sferzava il corpo. Alzai lo sguardo e vidi Nico e le sue labbra muoversi, ma ero troppo lontana per sentire cosa stesse dicendo e il vento mi fischiava nelle orecchie. Ma i suoi occhi riuscii a vederli, sfaccettature di piccoli diamanti scuri in preda a mille emozioni diverse.
E furono l'ultima cosa che vidi, prima che la terra si richiudesse sopra di me e mi inghiottisse nel suo buio più profondo.



// I KNOW.
I KNOW CHE VOI TUTTI VOLETE UCCIDERMI, ma sappiate che io vi adoro e che mi scuso immensamente per il mega iper orribile ritardo del capitolo ma è un periodo un po' brutto
Peroo volevo dirvi che sto riprendendo a scrivere ehehe, anche grazie a una piccola (e posso dirlo, unica) gioia che è quella della foto a destra
Non è bellissimoooo *^* OK, scusate ma l ho fatto vedere a tutti, mancavate voi hahaha
Ho messo pure la foto del capitolo (quella di sinistra ⬅) perché la trovavo immensamente figa (ed è tipo dal primo capitolo del primo libro che è nel mio telefono che mi dice usamiii, uuusamiii e quindi dovevo accontentarla)
Quindi, al final posso dire che è stata un'immensa gioia tornare nel mondo degli scrittori (o cosichescrivonomerdate come la sottoscritta) e spero vivamente di non andarmene un'altra volta hahaha
Love u guys

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora