22- Nelle Ombre

2.7K 227 18
                                    

Nico

Uno dei problemi che ci ponemmo non appena finii di raccontare l'incontro appena avvenuto con Tiresia fu:
«Come possiamo fidarci di lui? Se è una trappola?»
Talia mi guardava scettica mentre mi rigiravo l'ampollina di vetro tra le mani. Non avevo idea di come potevamo fidarci di quel vecchietto, ma sentivo che lui c'entrava più di quanto sembrasse in questa strana impresa.
«Non so se possiamo fidarci, ma vorrei capire cosa c'entra questo indovino in tutto questo.» disse Matt, dando voce ai miei pensieri.
«È un indovino, forse ha visto qualcosa
nel nostro futuro che la mia profezia non dice» lo appoggiò Aliissa.
Nessuno replicò, ma nessuno commentò. Non sapevamo cosa fare. Potevamo metterci tutti in pericolo, come potevamo salvarci tutti.
Mi passai la mani tra i capelli frustrato. «Non sappiamo dove si trovi questa Sirena Bianca e non possiamo stare troppo tempo qua. Dopotutto siamo cinque semidei e un satiro nelle Terre Antiche »
Quattro semidei e un quarto, per precisare.
Aliissa mi guardava, ma i suoi occhi erano diventati più scuri. Come i vecchi tempi.
Tu vali per dieci.
In che senso?
Se risvegli i tuoi poteri vali per dieci semidei, ovvio.
Ah, sì ovvio.
Spostò lo sguardo da un'altra parte e rimase immersa nei suoi pensieri.
Provai a guardare nella sua mente, ma sentii che mi stava buttando fuori, come un portone che si chiudeva davanti al mio naso ed io non potevo evitarlo, neanche con tutta la forza che avevo in corpo.
Erano affari sua, avevo recepito il messaggio.
Dopo mezzo minuto Aliissa si riscosse e guardò allarmata Matthew.
«So dove si trova la Sirena Bianca, ma ci porterà fuori dalla rotta che avevamo deciso» disse infine.
Sentii qualcosa sfiorarmi la scarpa. Abbassai lo sguardo e un luccichio tra i miei piedi attirò la mia attenzione. C'era un rubino perfettamente intatto che scintillava alla fioca luce invernale.
Guardai Hazel che era troppo occupata a cercare di controllare le pietre preziose che stavano iniziando a spuntare come funghi.
Aveva imparato a controllare il suo potere qualche anno fa, ma le capitava di perderne il controllo quando era veramente agitata.
Come quella volta che aveva sommerso la cabina di zaffiri, topazi e diamanti perché Frank non tornava da una missione.
Ancora trovavo dei gioielli sotto il letto.
«Fammi indovinare» si fece avanti mia sorella, con l'aria di una che avrebbe preferito non indovinare niente «Dobbiamo andare in Italia, vero?»
Aliissa annuì, studiandole il volto per capire come mai sembrasse così a disagio, poi ci rinunciò e continuò. «Ci sono già stata. Si trova nel Cilento, in Campania»
La guardammo tutti senza capire.
«La parte costiera sotto Napoli» si spiegò lei, alzando gli occhi al cielo davanti alla nostra ignoranza.
«Andiamo allora» sentenziò Talia.
Sembrava che ogni traccia di diffidenza fosse sparita dal suo sguardo. Anzi sembrava ansiosa di partire.
Ma non le diedi molto peso perché ero troppo concentrato a capire cosa stesse succedendo a mia sorella.
«Già, ma come ci arriviamo? Arion e Layla non ce la fanno a portare tutti » Aliissa ci guardò tutti. Potevo quasi vedere le rotelle nel suo cervello mettersi in funzione per cercare una soluzione.
«L'unico modo è il Viaggio Ombra» dissi, per niente contento.
Sapevo che non potevo fare troppi Viaggi Ombra ma soprattutto avevo paura della mia matrigna. E anche Aliissa. Potei notarlo dallo sguardo ansioso che mi lanciò.
«Nico..»
«Io non rifaccio un altro Viaggio nell'Ombra rischiando la vita» esclamò Matthew stringendo i pugni.
Hazel mi si affiancò e mi guardò, ma quando i nostri occhi si incontrarono, i suoi scivolarono velocemente in un'altra direzione.
«È l'unica soluzione» disse, «a meno che Aliissa ed io non vi seguiamo con Layla e Arion. Voi usate il Viaggio Ombra, noi vi raggiungiamo a cavallo in poche ore»
Annuii, poco convinto di stare lontano da Aliissa e non poterla controllare, ma almeno ero sollevato che ci fosse Hazel con lei.
«Va bene»
Hazel e Aliissa corsero ai loro destrieri ed io adocchiai un'ombra abbastanza grande da poter utilizzare. Matthew sospirò arreso.
Guardai un'ultima volta Aliissa e lei mi fece un piccolo sorriso incoraggiante poi alzò la mano e fece un cenno di saluto. Feci per risponderle quando Matthew fece lo stesso e capii che non si stava rivolgendo a me.
Spostai lo sguardo e mi cadde su Tiresia ancora chino sui due poveri serpenti. Era tornato maschio.
Nel momento stesso in cui i miei occhi si posarono sulla sua schiena ricurva, lui alzò il viso e si voltò verso di me.
Ridacchiò, mostrando di nuovo i suoi denti verdi ed io mi girai velocemente, con una brutto presentimento che mi stringeva lo stomaco, facendo un passo avanti, verso l'ombra.
«Andiamo»
«Muoviamoci» disse Talia «Ho una brutta sensazione»
«Sì, anche io»
Sospirai, dandomi del pazzo per quello che stavo per fare, e feci un altro passo avanti, entrando nell'oscurità, che si piegò sotto il mio comando.
Se mi fossi voltato meno velocemente, avrei sicuramente notato la figura dietro Tiresia, ma quel nodo allo stomaco mi aveva distratto, ed io non avevo idea di cosa ci stesse aspettando.

***

Iniziai a rendermene conto solo quando le ombre svanirono e al posto di vedere il mare, come avevo immaginato, vidi un pioppo bianco e un piccolo cespuglio pieno di foglie di menta, vicino alle sponde di un fiume nero.
«Dove siamo?» chiese Matthew guardandosi intorno, soffermandosi poi sui bastioni impenetrabili accanto a noi.
Mi avvicinai al pioppo bianco e guardai la vallata desolata oltre i suoi rami. Conoscevo bene quel posto. Era il luogo in cui mi rifugiavo più spesso negli ultimi tempi. Passai la mano sui rami secchi e morti dell'albero e sorrisi amaramente. La mia matrigna non aveva potuto farmi un vero e proprio regalo di consolazione, mentre era troppo impegnata a festeggiare.
Un leggero fruscio d'aria attirò la nostra attenzione e gli altri tirarono fuori le armi.
Io mi limitai ad allontanarmi dall'albero.
«Ti diverti a giocare a nascondino, Ade?» dissi guardando davanti a me.
Ci fu un piccolo movimento dell'aria e comparì mio padre, con il suo elmo dell'oscurità tra le mani. Ormai riconoscevo il silenzio dei suoi passi dopo tutti quegli anni passati nel suo castello.
Sentii Talia che abbassava l'arco e Matthew che tratteneva il respiro. Coach Hedge si limitò a sbuffare, deluso dal non poter combattere.
«Ti ho portato qua per avvertirti. » disse Ade, senza tanti giri di parole, mettendo la sua maschera di apatia che utilizzava quando si trovava con me quando c'erano altre persone. Voleva fare il superiore, ma io lo detestavo comunque. Non mi importava quale maschera indossasse, a lui non interessavano i miei sentimenti e a me non doveva interessare lui.
Ma le sue parole e la sua schiettezza mi incuriosirono. Strinsi l'elsa della spada e sentii quel brivido freddo, familiare alle mie dita.
«Parla»
Ade mi scrutò con un'occhiata e quando parlò, la sua voce fu più carica di monito di quanto mi aspettassi realmente da lui.
«La prossima volta che tornerai, non ci sarà nessun dio che salverà quella ragazza, riflettici bene prima di buttarti in questa impresa»
Ecco un'altra persona che mi fermava proprio quando avevo deciso di prendere una strada e mi diceva di tornare indietro. Prima Tiresia che mi aveva detto di andare, ed ora mio padre, che mi diceva di rifletterci bene.
Mi stava scoppiando la testa. E ovviamente la causa era Aliissa.
Tirai fuori la spada. «Cosa te ne importa? Cosa ti importa di lei? Cosa ti importa di me?»
La sua maschera cedette per un attimo e intravidi un barlume di tristezza nei suoi occhi «Nico..»
Un urlo agghiacciante si riversò nella valle e gli smorzò il fiato in gola. Alzai lo sguardo col cuore che iniziava a battere a mille e le vidi. Le Furie. Stavano volando nella nostra direzione ed erano più minacciose che mai, con gli artigli già in bella vista. Alecto, ovviamente, era al centro.
Guardai furioso mio padre per quel tiro basso, ma anche lui stava guardando le Benevole con aria preoccupata.
«Dobbiamo andarcene, Nico!» urlò Talia in preda al panico.
Le Furie non erano mostri alla loro portata. Non erano mostri alla portata di nessuno. Se non mia. Ma io non potevo sconfiggerle, potevo al massimo dar loro ordini, nelle loro giornate migliori.
«Nico torna al Campo. Lascia quella ragazza al suo destino, tu non c'entri niente con lei»
Ma mentre mio padre lo diceva, sapeva pure lui che non era affatto così.
Quella ragazza era l'unica ragazza che mi avrebbe mai fatto provare qualcosa, anche in un altro secolo, in un altro mondo o in un'altra vita.
Mi faceva diventare pazzo ma quando c'era, mi sentivo meglio. Come quando tornavi al Campo, dopo una brutta giornata, e scoprivi che i fratelli Stoll erano riusciti a farti avere un panino e la Coca-Cola del McDonald.
Semplicemente, ti sentivi meglio, e le tue preoccupazioni si affievolivano per un po'.
«Lasciami andare, lei ha bisogno di me. Se nessun dio la proteggerà, ho intenzione di farlo io» dissi.
«La tua protezione non si estenderà a tanto»
Lo guardai negli occhi ostinato, e lui fece altrettanto con me. «Finché sarò con lei, nessun Olimpo le farà del male». Infilai la lama della spada nelle acque nere vicino a me. «Lo giuro sul Fiume Stige».
Il letto del fiume tremò e sentii una scarica elettrica fredda che mi attraversò il polso con il quale stavo stringendo la spada. Il giuramento era stato saldato. Mi rendevo conto che era stato un gesto avventato, ma ormai avevo imparato che con lei non c'era niente che potessi fare coscientemente.
Ade fece un piccolo sorriso e si rigirò l'elmo dell'oscurità tra le mani.
«Attento a quale strada prendi, figliolo. L'amore è un mostro che ti inganna facilmente»
Detto questo si mise in testa l'elmo e svanì, come se fosse fatto solo di nebbia scura. L'urlo delle Furie si fece più vicino. Mi volarono sopra la testa, ma prima che potessi alzare il braccio con la spada, mi ritrovai avvolto dall'oscurità. Le urla delle Furie diventarono le urla disperate delle anime perdute e in pochi secondi stavo di nuovo Viaggiando nell'Ombra.

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora