2- Rottweiler

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Io e Matt ci eravamo conosciuti il primo giorno di scuola di quell'anno scolastico, quando mi ero trasferita da poco dal Tennessee, dove prima vivevo con mio padre.
Era stato il primo che si era avvicinato a me, quando si era seduto nel banco accanto al mio e aveva iniziato a parlare con me, come se fossi sempre stata una sua compagna di classe.
Era affascinante, coi suoi occhi azzurri e i capelli color grano corti sui lati della testa e più lunghi sopra che portava sempre alti e spettinati.
Moltissime ragazze gli andavano dietro, ma lui non se ne era mai curato. Era modesto, quando si parlava della sua bellezza.

Quando suonò la campanella di fine lezioni sospirai di sollievo e raggiunsi quasi di corsa il mio armadietto. Come primo giorno, era stato estenuante. La professoressa di matematica mi aveva fatto fare un compito di recupero per quello che avevo saltato mentre ero in Europa e il professore di biologia mi aveva assegnato due relazioni sulla duplicazione del DNA.
«Ben tornata, Al!»
Matt mi abbracciò così forte da farmi staccare i piedi dal suolo. In confronto ai suoi due metri, il mio metro e settantacinque appariva abbastanza scarso.
«Matt! Che bello rivederti!» gli gettai le braccia al collo e gli baciai la guancia.
Di solito ero chiusa coi ragazzi, ma con lui era tutto diverso. Per me era come un fratello.
«Ti va di stare con me oggi? È da tre settimane che non ci vediamo e tu mi devi raccontare tutto ciò che hai visto!»
«E tu devi raccontarmi tutti i nuovi pettegolezzi della scuola » dissi imitando i gesti e le voci delle oche che giravano per i corridoi.
Matt rise ed io fui trascinata nella sua risata. Era veramente impossibile resistere alla sua felicità. «Speriamo solo che le mie cugine accettino » sbuffai.
«Tranquilla! Ci pensa il grande Matthew» mi strizzò un occhio e mi prese la mano, trascinandomi fuori dalla scuola.
«Aspetta!» risi cercando di tenere il suo passo.
Ero sempre stata una ragazza un po' imbranata, e ovviamente mentre scendevamo le scalinate della scuola andai addosso ad un ragazzo. Se non fosse stato per la sua presa salda, sarei caduta.
«Scusami! Non ti ho fatto male vero?»
Alzai il viso sul malcapitato e quando i nostri sguardi si incrociarono ebbi un flashback.
Un ragazzo di quindici anni, con gli occhi verdi era affacciato ad una finestra del suo appartamento. Aveva accanto un piattino di carta blu, con un pezzo di torta con la glassa azzurra. Poi un ragazzo, completamente vestito si nero sbucò davanti a lui, appoggiandosi alla scala di ferro che correva sul fianco di quel palazzo. Mi mancò il fiato. Era lo stesso ragazzo del mio sogno. Il ragazzo dagli occhi verdi lo guardò intimorito. Poi tornai alla realtà e gli stessi occhi verdi impauriti ora mi guardavano con intensità.
«Percy!» mi scostai velocemente da lui avvampando. «Non ti avevo visto, scusa» sussurrai abbassando lo sguardo.
«Tranquilla, ci vuole ben altro per farmi male» disse lui, parlando lentamente mentre mi scrutava.
Perché mi sentivo sotto esame?
«Aliissa?»
Matt mi toccò la spalla e mi voltai di scatto verso di lui quasi sorpresa di vederlo lì. Avevo completamente dimenticato la sua presenza.
«Vieni, andiamo» fece scivolare la mano nella mia e mi trascinò via.
Percy abbassò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e aggrottò la fronte.
Matt mi tirò via ed io feci un cenno di saluto a Percy, che quest'ultimo ignorò, completamente concentrato com'era, nei suoi pensieri.
«Scusa» dissi, sentendo il bisogno di giustificarmi «Quel ragazzo è..»
«Veramente attraente? Già» Matt fissava davanti a se. Sembrava infastidito.
«Cosa?! No!» mi accigliai e lo guardai « È strano. Volevo dire quello.»
«Strano?» Matt si fermò «Cosa significa? »
Lo fissai, indecisa se rivelargli ciò che avevo visto e di conseguenza, l'incubo che mi ossessionava tutte le notti.
«Mi guarda strano. Quasi come mi studiasse » abbassai il tono della voce spostando lo sguardo da un'altra parte.
«Ehi» Matt mi si avvicinò e mi prese il mento tra le dita costringendomi a guardarlo «se ti da noia, non esitare a dirmelo. Farò di tutto per proteggerti»
Sorrisi al pensiero del pacifista Matt, che sedava le risse con solo un sorriso e cercava sempre di essere sempre gentile con tutti, che faceva a botte per me.
«Grazie» dissi «sei il migliore amico del mondo»
Il suo sorriso sembrò vacillare per un attimo ma si ricompose subito e mi baciò la fronte. «Lo so. Ora andiamo dalle streghe e cerchiamo di estorpiarti un pomeriggio libero»
«Non chiamarle così, sono stupende»
Matt fece una smorfia e si avviò verso il parcheggio della scuola.
«Certo, escluso quando si tratta di una persona di sesso maschile che rivolge la parola alla loro bellissima cugina»

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora