35- La Resa Dei Conti (Parte 2.)

2K 164 13
                                    

Persefone era l'esatto contrario di suo marito. I capelli, dello stesso colore del Ferro dello Stige, risaltavano i suoi occhi dorati come il sole, che davano luce al suo viso mulatto. Il vestito che indossava era di un semplice grigio chiaro e verde, che ricordavano la foschia mattutina e l'erba appena tagliata. E sembrava rilassata e contenta. Forse perché sapeva di avermi in pugno.
«Ecco la semidea che mi ha dato tanti grattacapi. Pronta a morire finalmente?» sorrise maliziosamente.
«Io non ti ho fatto niente di male.» risposi accigliata.
Le mie gambe sembravano fatte di gelatina, ma feci finta di non essere tanto spaventata quanto in realtà ero.
I suoi occhi si accesero di rabbia. «Hai ucciso le mie empuse.» scattò.
La guardai sbigottita. «Io cosa?»
«Non fare finta di niente.» ringhiò. «Su quel promontorio in Bretagna.»
«Le hai mandate tu!» urlò Nico esterrefatto quanto me.
La dea lo guardò come se fosse un insetto disgustoso. «Certo.» disse «Chi altro se no?»
Feci un passo avanti per intervenire, nonostante la paura che mi potessero cedere le gambe. «Ma le empuse non sono seguaci di Ecate? Te cosa c'entri?» chiesi, cercando di capire.
Guardai mia nonna, ma lei si limitò a scrollare le spalle.
«Era in debito con me.» spiegò Persefone.
Nico tornò a dimenarsi, infuriato come l'avevo visto poche volte. «Immagino che anche Tiresia sia stata un'idea tua»
Persefone si guardò le unghie come se quello che stava dicendo il suo figliastro non le importasse molto. «Sì» rispose infastidita. «Gli ho ordinato di ucciderla. Non mi importava in quale modo. Ma lui come sempre ha fatto di testa sua e vi ha dato una stupidissima missione credendo che fosse mortale per voi. E invece..» spostò lo sguardo da Nico a me «beh, eccovi qui.»
La rabbia mi stava montando dentro come il mare in tempesta. Volevo uccidere con le mie stesse mani quella dea.
«Ed i miei amici?!» le urlai. 
Rosalie soffiò, avvertendomi. Dovevo state attenta al tono che utilizzavo davanti alla regina.
«Oh, quelli che hai conosciuto a Venezia? Mi stavano tra i piedi. Dopotutto il canto della sirena alla fine è utile anche a me e tu mi hai aiutato a prenderlo senza muovere neanche un dito. A parte per uccidere i vostri amici, ovvio. E poi, secondo te avrei accettato un altro ragazzo legato di mio marito?» lanciò un'occhiata irritata a Nico. «A malapena ne sopporto uno di figliastro.»
Ero senza parole. La parola subdola non era abbastanza per quella donna.
«Ed ora che ti ho qua e posso vedere se funziona veramente questo canto magico.»
Fece un cenno ad una delle empuse vicino ad Ecate e quella si avvicinò a me bloccandomi anche l'altro braccio. Sbiancai. Era Cloe. Immaginai che Persefone l'avesse fatto apposta, ma non commentai.
La dea si alzò dal trono e fece un largo sorriso, che non mi piacque per niente.
«Vedi, il canto della sirena ha un potere taumaturgico. Ma non come l'ambrosia o il nettare. Può guarire ferite più profonde.» Allargò la mano e fece comparire nel suo palmo una piccola ampollina azzurra. La stessa per la quale io avevo dato la mia voce. Indietreggiai, temendo di poter perderla di nuovo solo avendo vicino quella maledizione. «La tua anima è instabile.» continuò Persefone. «E immagino tu sappia il perché.»
La fissai senza capire, mentre una gelida sensazione mi attraversò le viscere. «Perché tornando nel mondo dei vivi ho cambiato modo di essere.» dissi, ripetendo le parole che aveva usato Rachel la volta che me lo aveva spiegato. Sembravano passati secoli.
Il sorriso di Persefone si fece più ampio. «O perché stai ancora cercando di cambiarlo?»
Mi salirono i brividi lungo la schiena e la guardai terrorizzata.Mi sentii come se avessi appena nei venuto minò schiaffo. Aveva centrato il mio punto debole, nonostante avessi cercato di nasconderlo in tutto quel tempo.
«Lo sappiamo tutti Aliissa. A te non piace essere una semidea.»
Sentirselo dire da un'altra persona invece che dalla propria mente, era una cosa completamente differente. Era spiazzante.
«Immagino che tu abbia una proposta allettante da farmi. Tipo uccidermi miseramente.» le dissi, nonostante mi stessero tremando anche i peli delle braccia.
La dea si avvicinò a me e per un attimo pensai che mi volesse uccidere, pestandomi con il suo piede enorme. Ma le sue dimensioni cambiarono e diventò poco più alta di me.
Mi si parò davanti e rise. Rise di gusto. Mi irrigidii sentendomi presa in giro. Ora che era davanti a me, e tutt'al più della mia altezza, volevo ucciderla come non mai. Ma sapevo che era impossibile.
«Cara io non ti voglio uccidere, non ci troverei piacere. Ti uccido e poi? La tua anima va nei campi dell'Elisio a godersi l'aldilà, mentre a me non resta altro che il tuo corpo morto e puzzolente.»
Cercai di non sentirmi offesa a "corpo puzzolente". «E allora quali sono le tue intenzioni?» Avevo paura a farle quella domanda, ma ormai era giunto il tempo di affrontare ciò che mi aspettava.
«Il contenuto di questa ampollina può curare la tua anima. Puoi diventare un'immortale.»
Fissai il canto, con lo stomaco che si contorceva su se stesso. Immortale. Non ci avevo mai pensato. Ma la cosa mi puzzava di trappola. E tanto.
Sentii Nico ringhiare. «Brutta..»
«Nico!» tuonò Ade.
Nico non lo ascoltò. «Aliissa se diventi un'immortale ti torturerà per l'eternità. È quello il suo scopo!»
Persefone rise, iniziando a girarmi intorno. «Ovviamente. Credevi che ti facessi un favore?» rise alle mie spalle.
La guardai senza risponderle. Non sapevo cosa fare. La sua non era chiaramente un'offerta. Era un ordine. Ma tentai comunque.
«Se non accetto cosa succederà?»
Lei tornò davanti a me. Aveva ancora un sorriso divertito sul viso. «Se non accetti ucciderò il tuo ragazzo.» disse semplicemente.
«Persefone! Questo non era nei patti!» urlò furioso Ade.
Credetti di svenire. Mi voltai verso Nico che aveva il viso cinereo. Non potevo certo fargli questo.
La morte non è la risposta giusta.
La voce di Eros si fece spazio tra i miei pensieri. E non potevo essere più d'accordo con lui in quel momento.
Ma non potevo davvero accettare quell'ampolla. Ne avevo passate veramente troppe per dover veramente finire torturata all'infinito da una dea vendicativa. Potevo quasi sentire le Parche che se la ridevano per quello scherzo del destino che mi avevano tirato.
Poi la lampadina nella mia testa si accese. Era un'idea stupida, quasi senza senso, ma sembrava azzeccata.
«C'è un altro modo altrimenti.» ringhiò Ade tra i denti, cercando di riprendere il controllo della sua rabbia.
Non sapevo se Ade poteva leggermi nel pensiero o meno. Ma in quel momento scommettei che avevamo in testa la stessa idea.
Il destino non poteva essere così crudele con me. Non ero nell'antica Grecia, non facevo parte di una tragedia e, certamente, non ero l'eroina che tutti i semidei aspiravano ad essere. Io ero solo una pazza che si gettava nelle imprese per le persone che amava, sbagliando a volte.
Ero solo un essere umano.
La sera che eravamo usciti insieme, Nico mi aveva parlato dell'essere un semidio. Dovevi cercare di far pace nell'anima tra la tua natura divina e mortale. Io non ci ero mai riuscita. E le ultime settimane erano state una prova.
Io non ero mai stata un semidio e mai lo sarei stata. Io non ero fatta per essere un'eroina.
«Potrei diventare Mortale.» dissi infine.
Mortale. Quello mi piaceva. Quello era ciò che dovevo essere. Ciò che volevo essere.
Nico trattenne il respiro e vidi Ade muoversi a disagio sul trono. Era la sua stessa idea. Lanciò un'occhiata al figlio che aveva il viso ancora più bianco rispetto a prima. Sembrava un fantasma.
L'espressione di Persefone si corrucciò.
«Perché dovrei accettare? Che gusto c'è?»
Il cuore mi stava esplodendo nel petto. Mi stavo giocando il resto della mia intera vita in quel momento. Guardai di sfuggita Ade, che mi stava implorando con lo sguardo di continuare. Ed in quel momento seppi cosa offrire alla regina dell'oltretomba. Anche se la cosa non mi faceva impazzire. Ma sempre meglio che venire torturata per l'eternità.
«I miei poteri. Rinuncerò a tutti i miei enormi poteri. Non sarò più un'arma pericolosa per l'Olimpo. Sarò solo una Mortale e..» esitai ma a quel punto il dado era tratto. «E non avrò progenie. Niente discendenti di Gea, niente discendenti di Ade.»
Sentii Ade rilassarsi sul trono. Se quello era stato il suo piano fin dall'inizio, ed io lo avevo solamente anticipato, significa che non era poi così tanto senza senso. «È perfetto.» disse poi, staccandosi dal trono, senza riuscire a nascondere un sorriso soddisfatto. «È quello che anche Zeus e gli altri vogliono. Preferiscono che sia una Mortale senza poteri, senza essere in grado di fare del male a una mosca, che un'immortale con tutti i poteri degli Olimpi.» Aveva uno scintillio così speranzoso negli occhi che mi fece ricredere tutto ciò che avevo pensato su di lui. Alla fine non era così terribile come Nico me lo aveva descritto. «E poi tu non dovrai più preoccuparti di dover avere dei miei legati.» concluse il dio.
Persefone guardò il marito in cagnesco, cercando di ribattere, ma sapeva che aveva ragione. Nemmeno lei poteva andare contro il volere di Zeus e della maggioranza degli Olimpi.
Alla fine sospirò irritata.
«Va bene.» ringhiò, prendendomi la mano e appoggiandoci l'ampollina. La guardai e la studiai senza sapere esattamente cosa fare. Persefone mi stava fissando, perdendo velocemente la pazienza. In quel momento le sembrava piacevole anche l'idea di uccidermi sedutastante.
Bevila.
Guardai mia nonna come se fosse matta. Lei mi lanciò uno sguardo di sfida, come a vedere se l'avrei fatto davvero. Tolsi il tappo dall'ampollina e vidi che all'interno vi era davvero un liquido azzurro come il mare. Me lo portai alle labbra ma Cloe mi bloccò il braccio.
Avrei voluto risponderle male ma notai lo sguardo di fuoco di Persefone. «Giura che farai ciò che hai detto.» disse.
La guardai negli occhi dorati, con una determinazione ed una calma che non credevo possibile che fossero mie. Pensai che fosse la stanchezza di tutte quelle stranezze, di tutti quei rischi di morte, di tutto quel mondo che a cui non ero mai realmente appartenuta se non tramite le persone che amavo. Come mio padre Apollo e Nico.
«Lo giuro sul fiume Stige.» dissi.
Mi liberai dalla presa dell'empusa, che una volta era stata mia cugina, e bevvi quell'acqua di mare.

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora