18- Lettera

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Quello che leggerai in questa lettera non è una possibile scelta, un incrocio di Ecate o un'opzione. È il tuo destino. È ciò che le Parche hanno tessuto davanti ai miei occhi. Ti trascriverò ogni singola parola che hanno riferito a me, e tu non dovrai sottovalutarne neanche una. Ti supplico, stai attenta.
Tuo padre, Apollo

"La tua protetta andrà dove la morte le ha teso la mano, per reclamare ciò che le è stato sottratto.
I cuori con lei andranno e i fati la via troveranno. E alla fine, la sua anima metterà a tacere.
Ma le dee adirate che nulla dimenticano e nulla perdonano dovrà temere, perché il debito non è stato soddisfatto"

Girai il foglio,ma non c'era scritto altro.
Fissai quelle tre misere righe che in realtà contenevano il mio destino.
Eccola lì, l'impronta di Nico. Un'ombra che non mi lasciava mai. Era ovunque guardassi, in tutti i miei pensieri, nel mio cuore, ormai ridotto in briciole.
Ed ora era anche lì. Nella profezia delle Parche.
"I fati la via troveranno". La frase che mi aveva sussurrato la sera che ci siamo ritrovati, e che, precedentemente, io gli avevo sussurrato per aiutarlo coi suoi sentimenti.
Poteva forse significare che alla fine io e Nico avremmo trovato la nostra strada? Poteva esserci una conclusione felice per noi?
Non era per quello che mio padre mi aveva dato la lettera?
Cercai di non soffermarmi troppo su quella frase, perché pensare a Nico in quel momento mi faceva male.
Rilessi una decina di volte le parole delle Parche, ma non riuscii a capire niente.
"La sua anima metterà a tacere", "un debito insoddisfatto".
Cercai di immaginarmi mio padre, seduto nervoso, davanti al filatoio delle tre vecchiette che intanto tessevano il mio futuro.
Fui percossa dai brividi e decisi di rimettere al suo posto la lettera, troppo spaventata.
Avrei fatto finta di non aver mai letto quella lettera. Sarei andata avanti come avrebbe voluto mio padre.
Più in là l'avrei ripresa in mano. Ma non ora.
Potevo comunque risolvere con Nico. Dovevo solo parlarci. Non mi serviva quella lettera.
Era quello che mi ripetevo nella mente, mentre affondavo la testa nel cuscino cercando di riprendere sonno, vista l'ora tardi.
Ma qualcosa attirò la mia attenzione. Un rumore flebile. Un piccolo spostamento d'aria.
Feci per voltarmi per individuare l'artefice del rumore, quando sentii la voce. La sua voce.
«Ti ha conciato male, eh?» sussurrò Nico.
Iniziò a battermi forte il cuore nel petto. Stavo per rispondere, ma qualcuno mi precedette.
«Sta zitto, cretino. Che cosa vuoi? Vuoi vendicare la tua ragazza?»
La voce di Will era impastata. Probabilmente aveva del ghiaccio o qualcos'altro vicino alla guancia o alla bocca.
«Non è la mia ragazza,Will. Smettila» sibilò Nico a denti stretti. Quasi riuscivo a immaginarmi la sua postura irrigidita e le sue mani strette a pugno. «Sono venuto per dirti di lasciarla in pace. Almeno per ora. Si deve ambientare.» continuò.
Will stette zitto. Credetti che si fossero separati quando chiese «La ami?»
Sentii il sospiro irritato di Nico e la sua risposta, forte e chiara. «Non lo so. La paura di farle del male è troppo grande.»
A quel punto sentii Will uscire dalle coperte e avvicinarsi a Nico. I suoi passi non erano silenziosi come quelli del suo ex.
«Non mi ami più vero?» sussurrò Will.
Non sentii nessuna risposta. Avevo il cuore in gola, dalla paura di ciò che credevo stesse succedendo. Ma mi voltai ugualmente. Lentamente e il più silenziosamente possibile.
E li vidi. Avvinghiati l'uno all'altro, come due amanti. Non era un bacio casto il loro. Tutt'altro. La loro passione sembrava incendiare anche me.
Nico non mi aveva mai baciata così.
Sentii una stretta dolorosa allo stomaco, e subito dopo le lacrime, arrivarono i singhiozzi.
Affondai il viso nel cuscino e lo morsi cercando di soffocare quella sofferenza che gridava silenziosamente di essere liberata.
Lo ammetto, credevo che, anche solo un poco, potesse amarmi. Dopo tutto quello che mi aveva detto e che avevamo passato avevo tutto il diritto di pensarlo.
Mi venne in mente quando ci eravamo baciati per la prima volta sulla spiaggia. Dopo che mi aveva fatto riprendere il controllo di me stessa, si era incupito. La paura lo aveva attanagliato. Avrei dovuto dare più peso a quel gesto.
Sentii dei sussurri ma non distinsi le parole. Poi i passi di Will sul pavimento e un altro spostamento d'aria.
Nico se ne era andato, e non mi aveva degnato di uno sguardo. Lo sapevo perché se mi avesse guardato in quel momento si sarebbe accorto che ero sveglia, con le lacrime che solcavano le guance e il cuscino stretto tra i denti, scossa dai singhiozzi.
Ma Will se ne era accorto, infatti quando riaprii gli occhi, era davanti a me.
Sussultai dallo spavento e cercai di mettere più distanza tra noi. Non volevo stargli vicino, sapendo che pochi secondi prima era stato tra le braccia di Di Angelo.
Aveva ua guancia gonfia, incerottata, e un'occhio nero.
Matt ci era andato giù pesante.
Will scosse la testa e lanciò un'occhiata alla lettera stretta tra le mie mani.
«Sappiamo tutti che sei la preferita di papà. E sappiamo che l'hai incontrato l'altro giorno e che ti ha dato una profezia.»
Il suo sguardo tagliente incontrò il mio, ed io abbassai subito gli occhi. Mi sentivo colta con le mani nel barattolo. Non sapevo cosa dire.
«Siamo solo invidiosi. Non tutti, anzi, nessuno, ha mai avuto la fortuna di essere cresciuto con il proprio padre divino.» disse, quasi con sollievo, come se si fosse tolto un peso.
Fortuna? Lo guardai incredula. «Non è una fortuna. Non per me. Ho mezzo olimpo contro che vuole farmi fuori perché sono cresciuta con loro. Non è una fortuna perché mi sento diversa da voi. Non migliore, non peggiore, ma diversa. Come un alieno che è atterrato su un altro pianeta, credendo di essere sul proprio »
Mi si incrinò la voce alla fine, sentendo il magone salirmi in gola.
Will mi fissò e mi toccò la spalla. «Mi dispiace»
Alzai lo sguardo su di lui. Il suo tono era sembrato sincero ma i suoi occhi erano ancora diffidenti.
«Lo dici perché Nico ti ha chiesto di trattami bene o perché ti dispiace davvero?»
La mia voce fu più acida di quanto avessi voluto.
Will mi studiò con lo sguardo. «Ci hai sentiti?»
«Vi ho visti» sussurrai a denti stretti, stritolandolo il lenzuolo per impedire che mi tremassero le mani.
Will scosse la testa e mi disse soltanto «Non mi ama»
Poi si voltò e tornò nel suo lettino.
Dovevo sentirmi felice, o almeno sollevata, da quella notizia. Ma, in realtà, mi fece stare peggio.
Nico trattava così chiunque lo amasse? Non mi era sembrato il tipo, all'inizio. Ma ora non sapevo più cosa pensare.
Sospirai afflitta e mi stesi nuovamente, ma ormai la mia testa era da tutt'altra parte. Mi rigirai tra le lenzuola parecchie volte fino a quando mi arresi a una notte insonne.
Erano passate circa due ore quando il mio occhio cadde sulla lettera, ormai stropicciata, sulla sedia, dove si trovava prima che la aprissi.
La fissai per un attimo. Io non l'avevo mai mollata. Cosa ci faceva lì sopra?
La ripresi in mano e per poco non la lasciai cadere. La carta emanava un calore bruciante.
Mi lanciai un'occhiata intorno, continuando ad avere la sensazione che ci fosse qualcuno. Will si mosse, cercando una posizione comoda per addormentarsi. Almeno non ero l'unica che non riusciva a prendere sonno.
Mi avvicinai a lui cercando di non far rumore.
«Will» sussurrai piano.
Alzò lo sguardo sorpreso su di me.
Mi fissò cercando dj capire leoe intenzioni.
«Che c'è?» sussurrò infine.
«Posso farti una domanda?»
Si mise a sedere circospetto e annuì.
Mi ricordavo ogni singola parola del racconto di Nico e Chirone del mio passato, ma c'erano tantissime lacune che non mi era permesso completare. Mi ronzavano sempre in testa, specialmente una.
«Molto probabilmente Nico ti ha raccontato ciò che mi è successo a Epiro.» lo guardai cercando un segno rivelatore sul suo viso.
«Mi puoi dire come sono morta?»
I suoi occhi chiari si incupirono di colpo.
«Come dovresti essere morta, semmai. Perché lo vuoi sapere?»
Feci spallucce, come a dire che era solo una curiosità, ma lui vide subito la lettera tra le mie mani.
«Vuoi partire per la profezia»
Non era una domanda, era un'affermazione. Lo aveva capito con una sola occhiata.
«Lo faccio per Nico» dissi a mia difesa.
Mi lanciò un'occhiataccia ma questo sembrò rassicurarlo un poco.
«Non posso fermarti, e se mi dici che è per Nico, neanche voglio. Prendi il tuo pegaso nelle scuderie. Lui saprà dove portarti»
Sorrisi, contenta di poter andare finalmente via di lì. Contenta di poter sistemare le cose tra me e Nico.
«Fai attenzione alle arpie che controllano che nessuno sfori il coprifuoco. Se Dioniso o Chirone ti scoprono è la fine»
«Va bene, grazie Will»
Tornai al mio letto, mi infilai le scarpe e afferrai la borsa che qualcuno aveva attaccato alla testata del mio letto.
La aprii. C'era tutto. Soldi, vestiti di ricambio e l'album fotografico.
Me la misi in spalla e mi avviai fuori, ma una volta sulla porta Will mi richiamò.
«Aliissa»
Mi voltai a guardarlo, in ansia per la partenza.
Era buio, quindi non riuscivo a vedere il suo sguardo.
«Sei sicura?» mi chiese.
«Sì» risposi subito.
Ed era la verità. Non ero mai stata così sicura di qualcosa, da quando ero capitata lì.
Ero sicura che quello era il momento giusto per partire. Sapevo che era stato mio padre a mettermi la lettera su quella sedia e che era stato lui ad attaccarmi la borsa lì vicino. Lui lo voleva. Aveva capito che non ce l'avrei fatta un altro giorno al campo. Non in quelle condizioni. Will annuì, si girò dall'altra parte ed io corsi fuori.

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora