10- Figlia di Ares

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Non riuscii a replicare perche Percy e Nico mi trascinarono fuori dalla casa, che avevo intuito fosse il quartier generale del Campo Mezzosangue.
Percy era estasiato di farmi provare l'arena, Nico era estasiato perché avevamo cambiato argomento. Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa, ma era inutile costringerlo a parlare. Lo avrei solo irritato.
Annabeth ci corse dietro insieme agli altri. Avrei voluto conoscerli meglio. Ma non me ne stavano dando tempo. E poi, in quel momento ero troppo preoccupata dalla questione del "combattere". Non potevano parlare sul serio.
Mentre passavamo accanto alle cabine, una ragazza uscì in quel momento da una cabina scura, fatta con pietra intagliate di parole in greco e salutò Di Angelo calorosamente con la mano, e lui fece altrettanto.
«Chi è?» gli chiesi sentendo una piccola spilla di gelosia nel petto.
«È Lou Ellen, una figlia di Ecate. Mi ha aiutato molto, anche con gli incantesimi»
Cercai di ignorare quell' "anche" e pure lei.
Quando arrivammo all'arena rimasi per un attimo incantata. Era magnifica.
E dentro lo era ancora di più. Ed era enorme.
Quando entrammo, notai però che era già occupata da qualcun altro che maneggiava un giavellotto ammutinando dei manichini di paglia come una furia omicida. Indietreggiai istintivamente. Quell'arma aveva tutta l'aria di essere vera e micidiale come colei che la stava utilizzando.
Quando non restò nemmeno un manichino intero si fermò e si asciugò il sudore dalla fronte, scostandosi i capelli rossicci dalla testa. Era una ragazza alta, grande come un armadio e sembrava avere l'aria di una che non si piegava davanti a nulla. Quando ci notò sorrise e si avvicinò a noi.
«Jackson! Sei venuto a farti sbudellare un po'?» rise assestando una pacca violenta sulle spalle di Percy che barcollò leggermente.
«No, Clarisse» rispose massaggiandosi la zona colpita. «Sono venuto a vedere come se la cava ancora Aliissa»
Lo sguardo di Clarisse scivolò su di me e il suo sorriso si allargò ancora di più, mostrando un dente saltato della mandibola.
«Allora sei viva! È bello conoscere una persona con così tanto coraggio» mi seppellì in un abbraccio stritola ossa, che non era carico di affetto ma di rispetto. «Chiunque si sacrifichi in una battaglia giusta, per me è ufficialmente tra i migliori»
Arrossii fino alla punta delle orecchie, in imbarazzo. Sorrisi cauta massaggiandomi il braccio che mi aveva spiaccicato.
«Non incoraggiarla, Clarisse.» sospirò Nico.
Lo guardai male e lui mi rispose con un sorrisetto sghembo.
«Su, forza Figlia dell'Olimpo!» Clarisse mi strattonò portandomi al centro dell'arena «mostraci cosa ti ha insegnato nostro padre Ares!»
Solo in quel momento mi accorsi con orrore che negli spalti c'erano tantissimi ragazzi. Alcuni erano molto simili a Clarisse, dovevano essere figli di Ares anche loro. Ma c'era anche altri ragazzi. Alcuni ragazzi biondi con gli occhi grigi che stavano insieme ad Annabeth, suoi fratelli immaginavo, figli di Atena. Altri erano sporchi di grasso e olio per motori, figli di Efesto. Sedevano con Leo Valdez e Calypso, che stava con lui nonostante fosse figlia del titano Atlante. E poi c'erano i figli di Afrodite, che parlottavano tra loro e lanciavano sguardi maliziosi a Nico o ai ragazzi carini intorno a loro insieme a Piper e Jason.
Insomma, c'era una gran parte del campo.
Mi voltai ansiosa verso Nico. «Perché tutta questa gente?»
Sfoderò la spada che teneva sempre con sé. Trasalii e avvampai.
«Vuoi davvero combattere con me?»
Scrollò le spalle. «Farò piano te lo giuro. Voglio solo vedere come te la cavi»
Mi accigliai. «Sono senza arma»
Non ci potevo credere, stavo davvero accettando quell'assurdo combattimento.
«La tua collana» si limitò a dire il mio sfidante mentre faceva qualche passo indietro.
Guardai il ciondolo che brillava sotto la luce del sole. Sfiorai la collana e visualizzai nella mente una spada. Mi sentivo una stupida, ma l'omega si trasformò veramente in una lama di diamante nero con l'elsa in oro. Era semplice ma facile da maneggiare. Era stata fiorgiata appositamente per me.
«Pronta?» Nico mi fissò con uno sguardo divertito mentre si metteva in posizione.
Ero terrorizzata ma non volevo darlo a notare davanti a tutte quelle persone. Stava per finire male, me lo sentivo.
Strinsi la spada nella mano destra e mi misi anch'io in posizione. Non sapevo cosa avrei fatto, non ero pronta e tutti quegli occhi puntati sullo scontro non aiutavano.
«Non farmi fare brutta figura Di Angelo»
Ci sorridemmo e Clarisse urlò il via.
Nico scattò e me lo ritrovai davanti in un batter d'occhio. Alzò la spada ma gli bloccai il polso con il piatto della lama spostandomi di lato velocemente.
«Non dovremmo avere delle armature o degli scudi?» chiesi mentre deviavo un suo fendente e mi allontanavo da lui.
«Sono pesanti e scomode se non ci sei abituata. Se ti colpisco gravemente abbiamo i medici sugli spalti, tranquilla »
Non finì la frase che provò un altro colpo ma lo feci deviare con la spada. Quando le nostre armi si sfregarono si alzarono delle scintille chiare e fredde intorno. Un brivido freddo mi percorse il braccio, dalle punte delle dita, nelle quali stringevo l'elsa, fino alla spalla.
"Non scappare, colpisci! Ti sta trattando da femminuccia!" urlò una voce profonda nella mia testa.
Sentii un'energia nuova dentro di me.
Nico provò un affondo nella mia coscia, ma mi scansai e provai a menare un fendente contro di lui. Sorpreso dal mio attacco si scansò all'ultimo secondo e lo mancai per un pelo. Si accorse che le cose si erano fatte serie. Ghignò e fece un salto indietro per distanziarsi. Ne approfittò per filarsi la felpa e rimanere in canottiera. Fissai le sua braccia muscolose e gli addominali scolpiti che si vedevano dalla maglia aderente. La cosa avrebbe dovuto scoraggiarmi, invece mi infiammò di più. Volevo vincere, volevo rendere orgogliosa me stessa. Nico ripartì all'attacco. Era veloce, ma riuscivo a capire la sua mossa un attimo prima che la facesse. Lo intercettavo ma lui riusciva sempre a prevedere la mia contromossa. Era una sfida alla pari.
Fino a quando non mi venne l'idea stupida del giorno, che utilizzai subito.
Quando alzò il braccio per attaccarmi alla testa, mi abbassai velocemente e lo colpii dietro al ginocchio con l'elsa della spada facendogli perdere l'equilibrio. Urlò e cadde a terra. Gli montai sopra la pancia con la spada puntata alla gola.
Mi guardò esterrefatto ed io sorrisi beffarda. «Vinto»
Ridacchiò «Non credo proprio»
Alzò il braccio che mi ero scordata di bloccargli e mi picchiò la spalla con l'impugnatura della sua spada. Rotolai di lato e lui si alzò di scatto puntandomi la spada al petto. Sugli spalti erano tutti silenziosi, ansiosi del verdetto finale. Io e Nico ci guardavamo ansimanti. Ma non era finita. Io avevo ancora la mia spada in mano. Gli tirai una calcio sulla caviglia e lo feci di nuovo finire a terra. Mi rialzai il più velocemente possibile e mi allontani da lui.
«Sei tremenda» ringhiò rimettendosi in piedi.
Mi fermai a guardarlo mentre si asciugava il sudore dalla fronte. La maglia bagnata gli aderiva ancora più al corpo, ora tutto impolverato. Era sexy.
"Grazie per i complimenti" ridacchiò la sua voce nella mia testa.
"Sparisci dalla mia mente!" urlai mentalmente.
Rise e partì di nuovo all'attacco. Gli bloccai il polso nuovamente, ma mentre mi scansavo di lato qualcosa di freddo mi afferrò il braccio sinistro. Mi voltai e vidi una sagoma nera senza identità che mi tratteneva. Urlai e senza pensarci affondai la lama in quell'ombra scura. Guardai Nico sconcertata. Non poteva essere opera sua. Ma mi sbagliavo. Intorno a lui c'erano una mezza dozzina di ombre scure che tremolavano come se fossero etere, ma che non lo erano affatto e Di Angelo mi guardava sorridendo, come se fosse una cosa normale.
Un'ombra si lanciò su di me. Scattai all'indietro e la tagliai in due. Quando si trasformò in fumo dei lamenti mi risuonarono nelle orecchie.
Rabbrividii e fui distratta dalle urla piangenti. Un'altra ombra mi venne addosso e mi colpì il petto. Mi mancò il fiato e mi gelai per qualche secondo. La spada mi volò via dalle mani e indietreggiai leggermente.
Lo scontro avrebbe dovuto essere finito, ma lo sguardo di Nico mi faceva capire che non era così.
Ero spalle al muro, senza arma e con cinque ombre contro di me. Ero sfinita e i miei muscoli gridavano pietà.
"Cosa farai, Aliissa Earthborn?"
La voce di una donna mi parlò mentalmente. Trovavo veramente fastidioso quel modo di comunicare.
"Chi sei?"
Nessuna risposta. Ovviamente.
Mi misi in posizione di difesa. Avevo tutti i nervi tesi e fissavo quelle ombre cercando un modo di attraversarle e riprendere la mia spada.
«Molto onesto da parte tua» ruggii quando incontrai lo sguardo divertito di Nico.
Certe volte non lo capivo. Cosa gli era preso?
«Stava diventando noioso il combattimento» scrollò le spalle.
Mi si mozzarono le parole in gola dalla rabbia che provai. Non era giusto. E perché nessuno interveniva?
Nico fece un piccolo gesto con la mano all'ombra accanto a lui e quella si avvicinò a me velocemente. Senza pensarci allungai un braccio verso di lei e chiusi a pugno la mano. Uno spostamento d'aria rapido la fece a pezzi, come una lama. Guardai incredula il punto in cui prima c'era l'ombra. Aveva funzionato davvero. La folla urlò impazzita. Mi voltai verso le altre ombre. Allungai tutte e due le braccia e chiusi i pugni. Le ombre si disintegrarono. E questa volta non sentii nessun lamento. Fissai la spada a una ventina di metri da me. Aprii la mano nella sua direzione e la chiamai mentalmente.
«Sei stata bravis..»
Nico si avvicinò a me ma non lo lasciai finire la frase. Mossi velocemente il polso e anche lui fece lo stesso. Ci ritrovammo le lame delle spade dell'avversario a pochi millimetri dalle nostre guance.
Un ricordo si fece strada nella mia mente. Il sogno che avevo fatto la sera in cui ci eravamo conosciuti. Quel ragazzino con la lama insanguinata, e la mia guancia ferita. Lui.
La cicatrice sullo zigomo formicolò. Era stata opera sua. Era tutto vero. Tutto quello che mi aveva raccontato.
Strinsi la spada ma la abbassai e lui fece altrettanto.
«Non arrabbiarti. Mi hanno detto dopo di dover testare anche i tuoi poteri» disse lui rinfoderando la spada.
«Chi ha vinto?»chiesi mentre la spada tornava ad essere il ciondolo appeso al mio collo.
«Pareggio» rispose Percy avvicinandosi.
Sospirai. Almeno non avevo perso.
«È stato grande!» urlò Clarisse stritolandomi con una stretta energica le spalle.
Molti dei ragazzi che avevano assisitito allo scontro erano scesi nell'arena per parlarmi.
«Guarda, hai fans» ridacchiò Nico.
«Ma sta zitto » borbottai arricciandomi le maniche della maglia a causa del caldo che mi era preso. «Oh, guarda c'è Lou. Vieni te la presento»
Mi prese la mano e iniziò a trascinarmi dai ragazzi all'uscita dell'arena.
Risentii l'odiosa spilla di gelosia nel petto, ma mi balenò in mente una cosa, questa volta.
Fermai Nico che si voltò verso di me incuriosito.
«Aspetta» lanciai un'occhiata dietro di lui,accertandomi di essere fuori portata dalle orecchie indiscrete. «La tua ex che credevi morta.. sono io?»
Mi guardò incredulo. Sembrava uno a cui avessero appena tirato un pugno in faccia. «Sì» rispose solamente. Mi scrutava cercando ci capire dove volessi andare a parare.
«Hai detto che la amavi. Ed ora? Ora che l'hai ritrovata i tuoi sentimenti sono cambiati?»
Non staccavo gli occhi dai suoi. Volevo apparire coraggiosa, nonostante me la stessi facendo sotto.
Aprì la bocca per rispondere ma fummo interrotti da dei lampi che illuminarono il cielo e lo fecero brontolare.
«Impossibile non può piovere dentro al campo» sussurrò Nico.
Eppure grosse gocce d'acqua iniziarono a riversarsi dal cielo. Tutti urlarono increduli, cercando il riparo più vicino.
Un uomo grassoccio, con una maglia tigrata arancione e viola, molto vistosa, dei calzoni a mezza gamba bianchi accecanti e sandali ai piedi, entrò dentro l'arena, facendo impallidire i pochi che erano rimasti, tranne me e Nico. La pioggia gli cadeva intorno, senza osare bagnarlo.
«Signorina Earthborn» tuonò con autorità «venga con me»
Inchiodò il suo sguardo nel mio. I suoi occhi violacei brillarono e tutto intorno a me svanì.

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora