7- Domande

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Tornai a casa aggrappata a Nico, sulla sua moto, mentre scendeva la sera.
A volte mi sembrava di scivolare via dal mio corpo, solo il rumore del motore e i respiri di Di Angelo mi tenevano attaccati alla realtà.
Arrivati davanti casa, Nico mi aiutò a scendere ed io non mollai la presa dalla manica del suo giubbotto di pelle. Temevo che se l'avessi lasciato sarei ceduta.
Mentre camminavamo lungo il vialetto di casa mi bloccai. «Non voglio entrare Nico» sussurrai.
Mi guardò e sembrò capirmi con una unica occhiata. Sapeva che se fossi entrata lì dentro sarei crollata e non sarei più riuscita a riprendermi. Sapeva cosa stavo passando, sapeva che stavo andando a pezzi lentamente, sempre più confusa, sempre più sola. Lui sapeva.
Ci sdraiammo nel giardino sul retro, incuranti dell'erba umida e delle foglie secche. Guardavamo le stelle in un silenzio complice. Trovavo strana tutta quella tranquillità dopo il pomeriggio appena passato.
«Che cosa succederà ora?» dissi dopo un po'.
«Quello che tu vorrai. Potrai venire con me ed entrare a far parte del nostro strano mondo, oppure potrai tornare alla tua vita da Mortale»
Mi voltai verso di lui, poggiando la testa sulla mano. «Se mi vorrai, verrò con te»
Non mi guardò. Continuò a fissare le stelle che si riflettevano nelle sue iridi scure, come un altro cielo. Un altro universo.
Stette zitto ed io iniziai a pentirmi di ciò che avevo detto.
Poi, all'improvviso si voltò verso di me, appoggiandosi sul braccio e sollevando la testa in modo da guardarmi negli occhi.
«Dimmi Aliissa, cosa provi quando stai con me?»
Studiai ogni singolo angolo del suo viso. «Paura.»
Aggrottò la fronte e mi sorrise cupo, cercando si mascherare la delusione. «Capito»
Scossi la testa. «No, non hai capito. Ho paura perché non ho mai provato nulla di simile con qualcun'altro. Nonostante ti conosca da soli tre giorni, ti sei intrufolato in camera mia di notte per dirmi cose assurde, mi hai incasinato la vita e hai pure ucciso mia cugina, provo una strana attrazione verso di te. Non so cosa significa, non so questo a cosa porterà ma so che è profonda. Come se..» avvampai e abbassai lo sguardo «niente.» Non ero abituata a esprimere così apertamente ciò che provavo.
«Come se noi fossimo legati da qualcosa di potente. Volevi dire questo?»
Alzai lo sguardo su di lui incredula «Leggi nel pensiero? » sussurrai terrorizzata.
«A volte. Ma solo nei tuoi» fece spallucce e si alzò a sedere.
«Rassicurante» sbuffai e lo guardai circospetta. «Cos'altro sai fare?»
«Muovere le ombre, usarle per viaggiare, chiamare spiriti e fantasmi e viaggiare anche attraverso i sogni altrui» si rigirava l'anello al dito, come se fosse in imbarazzo.
«Da vero figlio di Plutone» esordii.
«Ade» rispose subito, quasi fosse abituato a replicarlo. Poi trasalì e mi guardò allarmato.
Touché. Ci avevo visto bene.
«Davvero credevi che non l'avessi capito?» sorrisi e mi misi a gambe incrociate. «È facile arrivarci una volta che inizi a crederci davvero. Una volta che inizi a guardare tra le fratture della bolla di bugie»
Spuntò sulla sua guancia la fossetta adorabile. «Allora ogni tanto ascolti ciò che ti viene detto»
Ignorai la sua battutina. «Perché Will mi odia tanto?»
Scrollò le spalle e sospirò. «È il mio ex.»
«Oh» avvampai e spostai lo sguardo. «Mi spiace che sia finita»
«A me no. Non facevamo altro che litigare negli ultimi tempi e non provavo neanche più dei veri sentimenti per lui»
«Come mai?» mi morsi la lingua «Cioè, scusa non sono affari miei»
Sorrise e strappò un filo d'erba. «Tranquilla. L'ho mollato io alla fine, dieci giorni fa. Non potevo più continuare a stare con lui mentre avevo in testa un'altra ragazza »
Uno spillo di gelosia mi punse il cuore. «E lei ricambia?» cercai di fare l'indifferente.
Rise davanti al mio scarso tentativo di mascherare l'invidia e la cosa mi infastidì. Lo guardai male e lui si limitò a ridacchiare.
«Fino a qualche giorno fa credevo fosse morta»

**
Quando mi svegliai, ci misi parecchio a capire dove fossi. La cosa che mi colpì fu l'odore forte di erba e rugiada e il sole che mi scaldava il viso. Affondai la mano nella terra e mi godetti quella tranquillità. Avevo la testa intorpidita dal risveglio, ma continuando a guardare il cielo avevo di nuovo quell'orrenda sensazione di déjà vu che mi perseguitava da giorni.
Socchiusi gli occhi e scavai nella mente, cercando anche il più piccolo cenno di un'immagine che potesse aiutarmi a comprendere quella sensazione. Ma non trovai nulla. Mi sforzai talmente tanto che iniziò a girarmi la testa.
Alla fine riaprii gli occhi e sbuffai irritata. Era snervante quel continuo oscillare da una vita a un'altra. Perché mi pareva di essere davvero divisa tra due vite.
Mi alzai in piedi e qualcosa mi scivolò dalle spalle. Lo ripresi al volo e notai che era un giubbotto. Lo portai al naso e inspirai forte il profumo di pioppo e menta. Il profumo di Nico.
Sorrisi involontariamente e me lo infilai. Se me lo aveva lasciato tanto valeva usarlo.
Mi guardai attorno ma non vidi nessuno. Non poteva avermi lasciato da sola. Il cuore iniziò a martellarmi nel petto ma una risata colse la mia attenzione. Corsi in casa e quando lo vidi appoggiato al bancone della cucina che preparava il caffè, mi scoppiò il cuore di gioia.
«Ci si vede oggi allora?»
Una voce parlò ma nella stanza non c'era nessuno a parte noi due. Poi notai una nuvola di vapore accanto a lui, creata dall'acqua calda che scorreva nel lavandino. C'era una ragazza nel vapore ed era a cavallo.
«Speriamo Hazel. Ho una sorpresa per te» «Non sono io che dovrei farti il regalo?»
Nico sorrise dolcemente «A oggi. E niente regali»
Passò una mano sulla nuvola e svanì.
«Un'altra cosa da figli di Ade?» dissi appoggiandomi al muro.
Si voltò velocemente verso di me e il suo sguardo sorpreso lasciò posto al suo sorrisetto sghembo. «No, puoi farlo anche tu se hai una dracma e un modo per creare arcobaleni»
«Una cosa?»
«Moneta greca» mi passò un bicchiere con il caffè latte. «Buongiorno, comunque»
«Buongiorno» strinsi il bicchiere senza bere fissando il suo contenuto.
«Cosa c'è che non va?»
Alzai lo sguardo su di lui. Mi sentivo da giorni barcollare nel buio totale, fatto di dubbi e paure, ma ogni volta che vedevo quel ragazzo, vedevo la luce che illumanava quel buio. Era il mio punto fermo in mezzo a una tempesta.
«Ho bisogno di spiegazioni, non ce la faccio più ad andare avanti con la testa che mi scoppia di domande»
«Non hai neancora capito?» mi guardò incredulo e si avvicinò a me.
«Sì. No.» mi passai la mano sul viso «Qualcosa, forse»
Ridacchiò e tolse un filo d'erba dalla mia guancia. Arrossii e mi voltai dall'altra parte. «Fammi mandare un messaggio. Intanto vai in camera tua e prendi solo il necessario»
«Il necessario per cosa?» lo guardai confusa.
«Hai detto che venivi via con me, no? Vai, ora»
Tirò fuori dalla tasca una moneta d'argento e si voltò verso il lavandino.

Tornai dopo 5 minuti con una borsa con solo qualche vestito di ricambio e l'album fotografico con le foto di me e le mie cugine in gita in Europa. Volevo domandare a Nico cosa era successo a loro, ma non ne avevo il coraggio.
Quando scesi era intento a rigirarsi nel dito le chiavi della moto.
Quando mi vide se le infilò in tasca e mi sorrise. «Continuo a pensare che il mio giubbotto ti stia benissimo»
«Mi sta un po' preciso, quindi o tu sei incredibilmente magro oppure io sono grassa» risposi mentre mi aggiustavo la manica.
Rise e si mise a sedere al tavolo.
«Non andiamo?» chiesi, quasi delusa. Speravo di partire subito e lasciarmi quella casa piena di fantasmi alle spalle.
«Piccola lezione di storia, prima»
Scivolai sulla sedia accanto a lui. «Devo prendere penna e carta?» sbuffai nervosa.
«Non ce ne sarà bisogno » scrollò le spalle e si chinò sul tavolo appoggiandovi i gomiti, facendosi serio. «Allora, partiamo dalle cose semplici»
Lo guardai e sospirai «Fammi indovinare. Gli Dèi dell'Olimpo vivono ancora»

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora