Nico
Quando le ombre svanirono, non vidi il mare neanche questa volta. La prima cosa che mi colpì fu il forte odore di pesce e alga, poi le urla in lingue diverse, specialmente in italiano, e per ultimo, l'enorme leone in pietra che mi fissava minaccioso con le fauci spalancate.
Un brivido freddo mi percorse la schiena, fino a dietro la testa.
«Non ci tenevo a tornare qua» borbottò Hedge.
Figurarsi io, pensai.
Venezia era rimasta proprio come l'ultima volta che c'ero stato. Forse con più turisti. Il Campanile in Piazza San Marco era ancora là, che faceva "el parón de casa", e la Chiesa di Santa Maria della Salute era ancora lì, davanti a me, con le sue statue provenienti dall'antica Costantinopoli e i suoi mosaici in oro.
Ero completamente perso nel contemplare la piazza, e fu per quello che non mi accorsi di Hazel che mi correva incontro.
«Nico! Ragazzi!» urlò per farsi notare.
Ci voltammo tutti verso di lei e per un momento fui immensamente sollevato nel vederla. Nonostante tutto, Arion e Layla erano riusciti a seguirci.
Poi notai che Aliissa non c'era, e Hazel aveva un profonda ferita che gli attraversava il polpaccio, e che, di conseguenza, la faceva correre un po' storta e molto più lentamente.
Una morsa gelida mi strinse lo stomaco e la brutta sensazione di qualche ora prima si fece sentire ancora più intensamente.
«Attenti, dietro di voi!» urlò mia sorella con la faccia bianca dal terrore.
Ci girammo tutti e impugnammo le armi. Ma fu talmente tanto veloce che con un solo colpo volarono via dalle nostre prese. Mi guardai le mani scioccato e vidi dei riccioli di oscurità che svanivano nell'aria, come fumo.
Un ragazzo comparì davanti a me e agitò la sua falce in aria, cercando di colpirmi. Mi abbassai appena in tempo e rotolai a terra. Il ragazzo continuò a tentare, ma io riuscivo a spostarmi sempre un momento prima che potesse veramente ferirmi. Ringraziai mentalmente Clarisse per i suoi allenamenti.
Ad un certo punto il ragazzo mi lasciò perdere e si allontanò da me di scatto.
Matt aveva tirato fuori un pugnale da sacrifici e aveva cercato di ferirlo, ma l'avversario era troppo veloce. Lo disarmò un'altra volta e il figlio di Apollo cadde a terra. Lo ammirai per il coraggio che aveva avuto, ma una cosa catturò la mia attenzione.
Quando quel ragazzo l'aveva disarmato, aveva piegato l'aria sotto il suo volere, facendola diventare scura. Aveva creato l'oscurità e l'aveva controllata. Proprio come facevo io, ogni volta che volevo creare un'ombra per Viaggiare.
Coach Hedge provò uno scontro corpo a corpo mentre Talia era corsa a recuperare l'arco.
Ma Hedge non riuscì a distrarlo e non appena il ragazzo si accorse di ciò che stava cercando di fare Talia, spintonò via il nostro satiro e allungò il braccio verso di lei. Le ombre la avvolsero e quando si diradò, Talia era svanita con loro.
Non feci in tempo a realizzare la cosa che me la ritrovai addosso, lanciata come una sacco di patate, che mi spiaccicò lo stomaco.
Non divagò in tante scuse, ma si rimise in piedi pronta a combattere di nuovo. Ed io feci lo stesso.
«Nico.. È un figlio di Ade» sussurrò senza distogliere lo sguardo da lui.
«Impossibile» ribattei subito.
Il patto tra i Tre pezzi grossi c'era ancora, e quel ragazzo non dimostrava più di sedici anni.
Mi rialzai e mi concentrai su di lui. Le ombre si alzarono intorno a lui e in poco tempo un paio di scheletri comparirono da esse. Erano le guardie del palazzo di mio padre, almeno loro mi avrebbero dato retta.
«Uccidetelo!» urlai, e i tre scheletri eseguirono subito gli ordini.
Il ragazzo menò fendenti con la falce per respingerli, ma ogni volta che gli rompeva qualche osso, loro si ricomponevano subito.
Indietreggiò, e per la prima volta sembrò in difficoltà.
Sapevo che non poteva essere un figlio di Ade, né uno di Plutone.
Recuperai la mia spada e quando la sua schiena toccò il muso del leone di pietra e gli scheletri lo accerchiarono, mi avvicinai, tenendo la spada davanti a me. Gli scheletri si spostarono ed io mi misi in mezzo, puntando la punta della lama davanti alla sua gola.
Lui mi fissava impassibile, quasi ci fosse abituato. I suoi occhi scuri riflettevano i miei, ed io suoi capelli neri, tagliati corti, erano impregnati di sudore.
«Chi sei?» chiesi sfiorando la spada alla sua gola.
Lui continuò a guardarmi e sentii un formicolio alle tempie.
«Non ci provare!»
Gli scheletri scattarono e gli andarono addosso, eliminando così il contatto visivo.
Era un trucchetto che conoscevo bene. Mi stava leggendo nella mente.
Notai un luccichio oro al suo polso, e prima che potesse alzare il braccio glielo bloccai col piede, schiacciandoglielo a terra, insieme al braccialetto dorato che portava. Conoscevo anche quel trucchetto. L'arma che diventava un gioiello.
Lui mi guardò sconvolto ed io gli puntai di nuovo la spada alla gola, fissandolo di nuovo negli occhi, ma stando ben attento a chiudere la mia mente.
Sorrise divertito, quando vide che non riusciva a entrare nella mia testa.
«Sei Nico di Angelo? Figlio di Ade? » mi chiese.
Lo studiai sospettoso per qualche secondo. «Sì. E tu chi sei?»
Indicò gli scheletri accanto a me. «Bel trucchetto, è da lì che ti ho riconosciuto. Anche se avrei dovuto farlo prima, visto che ci somigliamo abbastanza»
«Nico..» Hazel, che nel frattempo mi aveva raggiunto, cercò di parlarmi ma feci cenno di aspettare.
Le sue parole mi avevano fatto rigirare lo stomaco, ma non lo diedi a vedere. Strinsi più forte la spada.
«Chi sei?»
Feci più pressione con la lama e nei suoi occhi passò una scintilla strana.
«Mi chiamo Rheim» sputò con rabbia. «E sono un discendente di un figlio di Ade»
Hazel mi tirò la maglia per richiamare la mia attenzione, ma dovetti ignorarla. Non potevo spostare lo sguardo da lui.
«Sei un legato?» chiese Talia.
Non mi ero accorto che anche gli altri ci avevano raggiunto.
«Non sono tenuto a dirvi nient'altro di me» rispose spostando lo sguardo su di lei.
Talia lo guardò con la sua migliore aria minacciosa. «Cosa vuoi da noi?»
Il ragazzo indicò con un cenno del capo me. «Voglio il canto della Sirena Bianca»
Feci più pressione con la spada «Se no?»
Ghignò divertito e a quel punto Hazel mi tirò il braccio con forza, facendomi voltare.
«Hazel!» mi lamentai.
«Ha preso Aliissa, Nico!» urlò mia sorella infuriata e preoccupata allo stesso tempo, a due centimetri dal mio viso.
Rimasi spiazzato per qualche secondo, ma a Rheim bastarono tutti. Si fece forza su un fianco, e tirò un calcio al mio polso, facendomi volare via la spada di mano. Di istinto indietreggiai e di conseguenza lasciai libero il suo braccio.
Veloce come un fulmine, lui si alzò e mi piantò la canna di un fucile in fronte. Quel braccialetto era come la collana di Aliissa, avevo ragione.
Alzai le mani, in senso di arresa.
Gli scheletri fecero per saltargli nuovamente addosso ma furono risucchiati dall'oscurità. La stessa che li aveva fatti comparire prima, ma comandata da un'altra persona.
Coach Hedge strinse la mazza che aveva recuperato, ma Rheim gli lanciò un'occhiata assassina. «Avvicinatevi e sparo » sputò aggressivo.
Fecero tutti un passo indietro,per sicurezza.
Guardai il ragazzo, in cerca di una via di fuga. Non potevo fare scatti bruschi, o avrebbe sparato e se mi avrebbe mancato, uno dei ragazzi dietro di me, o peggio, un turista innocente, ci avrebbe rimesso.
I turisti ci passavano accanto, senza accorgersi di niente. Se solo avessi potuto attirare la loro attenzione.
«Rheim!»
Una voce si alzò sopra la folla.
«Rheim, dove sei!»
Una ragazzina stava sgomitando tra un gruppo di stranieri per raggiungerci. Era lei che aveva urlato. Si teneva la pancia dove c'era una profonda ferita che perdeva sangue.
Rheim si voltò sorpreso e senza pensarci due volte le corse incontro.
«Alexa!» la chiamò.
Corse come un forsennato per tutta la piazza, ma quando la raggiunse lei si dissolse nel nulla. Era Foschia.
Mi voltai verso Hazel ma non mi diede il tempo per le spiegazioni, perché mi afferrò per il polso e mi trascinò via.
«So dove è Aliissa. Correte!» urlò.
Le andammo dietro ma appena girammo l'angolo ci imbattemmo in un Rheim livido di rabbia.
«Come avete osato, stupidi semidei!» ringhiò. «Prenderò quel canto con la forza e Aliissa farà una brutta fine, proprio come voi.»
Non ci vidi più. Strinsi la spada e mi lanciai su di lui. Cercai di colpirlo più volte con la lama ma lui parava abilmente ogni mia mossa con il manico della falce. Alla fine lasciai perdere la spada e provai con un corpo a corpo.
Doveva proprio divertirsi, perché al posto di uccidermi con la falce, ora che ero disarmato, la rinfoderò anche lui e passò come me al corpo a corpo. Ma non appena rotolammo a terra, vicino alle gradinate di un ponte, lui mi afferrò la felpa e mi guardò con sguardo allarmato.
«Devi darmelo! »
«Perché mai?» ansimai, cercando di scrollarmelo di dosso.
Rimase in silenzio e credetti che mi stesse per mollare. Invece la terra si aprì e l'oscurità ci avvolse.
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La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]
Fanfiction"I Fati Troveranno La Via" Aliissa Earthborn è una sedicenne che crede di avere una vita normale. Fino a quando non incontra il suo primo amore del quale non ricorda nemmeno l'esistenza, Nico di Angelo. Scoprirà di aver fatto scelte che neanche c...