9- Passato

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Avevo sempre odiato essere al centro dell'attenzione, nonostante il mio sogno fosse quello di diventare una musicista famosa. Come quando le mie cugine mi obbligavano a cantare alle loro feste oppure dovevo parlare davanti a tutta la classe, in piedi come una stupida. In quei momenti desideravo sparire nel nulla. E anche adesso avrei voluto rimpicciolirmi e scappare via.
Nico ogni tanto mi indicava le varie strutture che si vedevano dalla strada che stavamo percorrendo. «Quello è il teatro. Quella è la foresta, ma meglio non andarci da soli e disarmati. Quelle sono le cabine dei ragazzi e lì ci sono i bagni pubblici»
Facevo finta di ascoltarlo, ma in realtà cercavo di nascondermi sempre di più dietro a lui. Tutti i ragazzi quando passavo si fermavano a guardarmi. Chi a bocca aperta, chi con uno sguardo confuso, chi con un sorrisetto malizioso indicando me, poi Nico e poi qualcuno dietro di noi. Probabilmente spettegolavano sulle nostre mani intrecciate e lo sguardo furioso di Will che sentivo sul collo e che mi aveva lanciato pure prima di scendere dalla collina.
Ero ancora arrabbiata con Nico per lo strano tiro che mi aveva fatto con quel bacio, ma il suo tocco freddo continuava a tenermi stretta alla realtà. Non appena mi allontanavo da lui, la sensazione di disorientamento era micidiale.
Quando un satiro inciampò sui suoi stessi piedi, confuso anche lui di vedermi non ce la feci più.
«Perché mi fissano tutti Di Angelo?»
«Quello è il.. cosa?» mi guardò sorpreso dal mio tono brusco.
«Ho detto, perché mi stanno fissando tutti come se fossi un fantasma?»
Si guardò intorno incredulo e una scintilla di consapevolezza iniziò a brillargli negli occhi. «Ah» si voltò verso di me e scosse la testa «Capirai.»
Lo guardai accigliata. Speravo in un'altra risposta. Ero stanca di tutti quei misteri.
Nico sorrise. «Dai tranquilla.» mi strofinò leggermente il pollice sul dorso della mano. Sentii il mio stomaco sfarfallare e lo trovai irritante. A che gioco pensava di giocare?
Non ebbi il tempo di replicare. Andai addosso a un uomo e per poco non cascai. Era duro come un muro.
«Mi scusi non l'avevo... vista» mi morirono le parole in bocca quando lo guardai meglio. Non era affatto un uomo. Cioè sì, per metà. Dal busto in giù era uno stallone bianco di almeno due metri.
Avevo letto delle storie sui centauri. Ma dal vivo era tutt'altra cosa.
Rimasi a fissarlo a bocca aperta fino a quando parlò.
«Ben arrivata. Io sono Chirone»
Il centauro mi sorrise ma il suo sorriso non si estese agli occhi. Era preoccupato, come tutti quelli che mi vedevano. Ed iniziavo a preoccuparmi anche io.
«Chirone, lei è Aliissa» intervenne Di Angelo visto che io non riuscivo a formulare una frase sensata nella mia testa.
«È un incredibile piacere rivederti»
Aspetta, cosa?
«Mi deve aver scambiata per qualcun'altro io non..» balbettai come una cretina. Troppe assurdità in una mattinata sola.
«Nessun'altro porterebbe il suo ciondolo, signorina Earthborn»
Mi portai automaticamente la mano al collo. Io non avevo nessun ciondolo. O così credevo. La mia mano toccò la superficie fredda di una collana. Abbassai velocemente lo sguardo e vidi il gioiello di diamanti neri appeso al mio collo.
Ma io l'avevo messo in borsa quando ero partita. Non l'avevo mai tirato fuori.
Alzai lo sguardo disorientato su Nico e notai che fissava il ciondolo, bianco come un fantasma in viso. Mi voltai verso gli altri ragazzi e anche loro mi fissavano gravemente. Era caduto un silenzio di tomba tutt'intorno.
«Glielo giuro, non avevo nessun ciondolo addosso poco fa» sussurrai tenendo lo sguardo basso.
«Andiamo dentro» ringhiò Nico.
Alzai lo sguardo su di lui per capire di cosa stesse parlando, anzi di dove, ma lo notai subito, perché mi stritolò la mano e mi trascinò in una casa enorme, vittoriana, che si trovava dietro Chirone.
Mi voltai verso gli altri e vidi che i ragazzi del campo iniziavano a disperdersi, mentre Percy e il gruppetto che avevo conosciuto accanto al pino ci seguivano insieme a Chirone.
Stava per cominciare il mio inferno personale, me lo sentivo.
Nico mi spinse dentro e qualcosa ringhiò vicino al camino. Mi guardai attorno ma non c'era nessun animale. Poi alzai lo sguardo. La testa di un ghepardo era attaccata sopra il camino e mi stava guardando con la lingua penzoloni. Ed era viva. Ringhiò un'altra volta senza staccarmi gli occhi di dosso. Temevo che sarebbe uscita dal muro con tutto il suo corpo e che mi sarebbe saltata addosso da un momento all'altro.
«Tranquilla vuole solo dei croccantini » mi rassicurò una ragazza accanto a me. Mi voltai a guardarla. Era Piper e mi sorrideva cercando di rassicurarmi.
«Aliissa per favore siediti. Abbiamo molto di cui parlare» Chirone mi indicò un divano davanti a un tavolino basso al centro della stanza. Scivolai a sedere e mi sentii subito a disagio. Tutti gli altri stavano in piedi dall'altra parte del tavolino e mi guardavano come se fossi una bambina che aveva fatto qualcosa che non doveva. Cercai Nico con lo sguardo, sperando che mi tranquillizzasse, ma quando incontrai i suoi occhi, quest'ultimi mi fissavano pieni di rabbia.
Mi accigliai. Non avevo fatto nulla, perché non mi credeva?
'Aspetta a dirlo' risuonò una voce nella mia testa.
Spalancai gli occhi e fissai Di Angelo. La sua voce mi aveva appena inondato la mente. Lui non si scompose e continuò a guardarmi come se mi volesse strozzare da un momento all'altro.
'Fidati, ci sono volte in cui vorrei farlo'
«La smetti?» sbottai premendomi la mano sulla tempia. Era una cosa fastidiosa.
«Nico, testeremo dopo i suoi poteri e il vostro collegamento»
Di Angelo sbuffò e iniziò a camminare in su e giù per la stanza.
«Posso uscire? » disse dopo un po'. Sembrava agitato e nervoso. E di conseguenza agitava e innervosìva me.
Chirone lo guardò male. «Certo che no. Anzi, inizia tu a spiegare la situazione alla ragazza»
Nico alzò gli occhi al cielo. Era contrario ma non poteva ribattere. Il capo era il centauro. Smise di camminare e si appoggiò al camino, continuando a guardarmi accigliato.
Dove era finito il Nico simpatico e affascinante che era entrato in camera mia di notte?
Questo Nico assomigliava di più al ragazzo che mi aveva fatto quasi mordere dal suo cane. Assomigliava di più allo stereotipo del Figlio di Ade.
In un secondo avevo perso tutta la voglia di ricevere spiegazioni. Strinsi i pugni ma gli feci un piccolo segno di assenso comunque.
«Quattro anni fa, la Madre Terra ha cercato di ridestarsi dal suo sonno e ha cercato di mettere semidei romani e semidei greci contro.» iniziò Nico «E tu, durante quell'assurda impresa per sconfiggerla mi hai salvato la vita e poi mi hai ucciso senza pietà»

La Figlia Dell' Olimpo - L'ultima Discendente [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora