✨VINCITORE THE WATTYS 2022 CATEGORIA STORIE D'AMORE✨
«La speranza è la sua armatura. La penna è la sua spada. Il perdono è la sua Alba di perla.»
Regno della Palestina Orientale. Nel cuore di Petra, uno dei siti archeologici più antichi al mondo, Za...
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Quel mattino Harun si scoprì restio a incontrare Stefano Zevi.
Era giunto all'ospedale centrale da diversi minuti, in visita ufficiale per i feriti dell'ultimo attentato e, dopo quegli incontri, fece per recarsi dal giovane italo-israeliano con una riluttanza che rasentava il ridicolo.
«Prego, Sua Maestà» lo invitò il medico dinanzi alla stanza d'ospedale.
Al passaggio di Harun, le due guardie che vegliavano su Zevi si scostarono con un profondo inchino.
Nel vederlo entrare, lo straniero spalancò gli occhi: aveva una gamba ingessata e la testa, le braccia e il petto fasciati, ferite che si era procurato nel tentativo di proteggere Zara dai terroristi. Era quel genere di uomo coraggioso che non si tirava indietro dinanzi alle situazioni disperate, pur di proteggere le persone care...
E allora perché la riluttanza di Harun non si placava?
Ripetendo quel quesito tra sé e sé, rimase in silenzio, lasciando che il medico facesse le dovute presentazioni come da protocollo reale.
«Signor Zevi, è un piacere vedere che sta meglio» enunciò infine.
«Sua Maestà, le devo la vita» mormorò lui, gli occhi un po' lucidi di commozione. «Ho saputo che ha preso parte di persona al nostro salvataggio. Non so davvero come ringraziarla».
Harun si sforzò di sorridere.
«I ringraziamenti non sono necessari» ribatté. «Siamo lieti che lei e la signora Ascarelli siate sani e salvi e stiate entrambi bene».
Sul volto di Stefano si dipinse un'espressione sgomenta.
«Zara... lei come sta?» domandò preoccupato. «Non sono potuto andare al funerale del professore, avrei voluto rimanerle accanto. Immagino che stia soffrendo molto, ha già perso suo padre...».
«La signora Ascarelli è al sicuro nel palazzo» asserì Harun. «Non deve preoccuparsi».
Il signor Zevi annuì.
«Mi sento responsabile per Zara, sa» mormorò mesto. «È stata in parte una mia idea di intraprendere questo viaggio».
Harun si incupì, ma si affrettò a celarlo.
«A nome di tutto il popolo della Palestina Orientale le porgo le mie più sentite e sincere scuse» dichiarò in tono fermo. «I miei uomini, affiancati dai soldati americani, stanno setacciando il paese in cerca dei responsabili».
«Non c'è stato un attentato di Shahiba proprio ieri notte?» domandò Zevi.
«Sì» replicò lui. «Tuttavia hanno i giorni contati».
«Se riuscirete a prenderli, ovviamente...».
Harun sorrise di più.
«Tolga pure il se» ribatté, imprimendo un tono più dolce alla sua voce. Era irritato dall'insinuazione dell'uomo: avrebbe dato la caccia a Shahiba e al suo sultano fino in capo al mondo pur di ottenere la sua vendetta.
«Se non ci avreste trovati...» riprese Stefano, riscuotendolo da quelle lucubrazioni.
«Sareste sopravvissuti» lo contraddisse. «La signora Ascarelli avrebbe fatto del suo meglio, è una donna incredibile».
E anche quella era la verità per Harun, nuda e cruda.
In un battito di ciglia ripensò alla sera prima, a quella conversazione avuta con la ragazza e si ritrovò ancora sorpreso e incredulo dalla reazione di lei: lo aveva lasciato spiazzato, era stato come guardare un riflesso di sé, vedere il vecchio se stesso discutere con il padre e il fratello in un ieri talmente lontano da sembrargli ora un sogno, un'altra dimensione, un'altra vita.
Ricordi che ora avevano un sapore dolce-amaro, e Harun era talmente cambiato da non riconoscersi alle volte nemmeno allo specchio, tanto aveva indurito il cuore e aveva assunto comportamenti che non facevano parte di lui per andare avanti, per sopravvivere, nel modo più spietato e al contempo il più disperato possibile.
«Piuttosto, se c'è un modo per rendere la sua degenza più confortevole non si faccia alcun scrupolo, signor Zevi» propose allo straniero, consapevole di quanto quelle parole gli fossero costate, anche se era suo dovere e responsabilità offrire ospitalità.
«In effetti, un desiderio lo avrei» replicò l'uomo con un'espressione imbarazzata. «Vede, a causa delle ultime misure antiterroristiche, la mia famiglia e la mia futura moglie sono ancora in attesa del pass per entrare nel regno...».
Per la prima volta, da quando era entrato in quella stanza, Harun si sentì come sollevato e, tra l'altro, confuso da quella sensazione inaspettata che lo avvolse come un abbraccio.
Dunque Stefano era già impegnato sentimentalmente e in procinto di convolare a nozze? E perché la notizia lo spingeva a sorridere come uno sciocco?
«Mi metterò in contatto con le ambasciate» affermò solenne. «Farò in modo che arrivino qui entro la prossima settimana, glielo assicuro».
«Grazie, sua Maestà».
«Non c'è alcun bisogno che mi ringrazi» controbatté. «È un vero piacere».
Harun era sincero questa volta e gli indirizzò uno dei suoi più collaudati sorrisi abbaglianti.
Detto ciò lo salutò e uscì dalla stanza con la strana sensazione di sentire il cuore più leggero, al contempo consapevole di non provare quella percezione da così tanto tempo da essersene persino dimenticato il significato.