Capitolo cinque (2 di 3)

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Zara alzò lo sguardo al cielo. Per quanto fosse irritata da quell'uomo, cos'aveva di preoccuparsi? Harun aveva dato dimostrazione di potersela cavare anche contro una tempesta di sabbia...

«Hai affermato di essere stato addestrato prima» mormorò pensierosa. «Posso chiederti ulteriori chiarimenti?».

A quel punto lui mutò espressione, diventando severo in volto.

«Per il mio lavoro» rispose sfuggente. 

Zara aggrottò la fronte. 

«Quale lavoro fai?». 

Harun sospirò. 

«Mi occupo di queste... faccende, alle volte» rivelò, restando sempre sul vago.

«Sei un mercenario?» ipotizzò stupefatta.

Lui parve studiarla per un momento, però non asserì né negò.

«Con me sei al sicuro, Zara» la rassicurò. «Provvederò alla tua sicurezza, è una promessa».

Sopraffatta dal tono usato da Harun, lei percepì gli occhi inumidirsi e la gola stringersi in una morsa quasi soffocante. Si sfregò l'anello, quasi sovrappensiero, e condusse la vista annebbiata sul paesaggio arido che la faceva sentire piccola e insignificante.

«D'accordo» soggiunse infine. «Ti concedo il beneficio del dubbio».

L'uomo parve sollevato da quella risposta.

«Grazie» lo udì sussurrare. «La tua fiducia, per me, significa molto».

Detto ciò le indirizzò un altro sorriso, questa volta di gratitudine, per poi comunicarle le coordinate della loro attuale posizione e invitarla ancora a riposarsi.

Poco dopo ripresero il cammino.

L'alba giunse proprio quando cominciarono a intraprendere la strada vicino alla parete rocciosa delle montagne, spazzando via le stelle della notte, e i raggi del sole portarono un aumento insostenibile della temperatura.

Iniziò a fare caldo. Troppo caldo!

Con il tempo ogni passo di Zara si fece pesante e sempre più doloroso, ma lei indurì la mascella e non cedette: c'era qualcosa che le impediva di farlo, eppure non sapeva definire esattamente cosa. Tuttavia, era concentrata sulla propria sopravvivenza e a seguire Harun, pertanto decise di mettere da parte quell'incognita, almeno per il momento.

Dopo aver bevuto un piccolo sorso d'acqua dalla borraccia di Harun, sollevò lo sguardo stanco e scoprì che lui la stava guardando fisso.

Lei inarcò un sopracciglio e gli lanciò un'occhiata interrogativa.

«Cosa c'è?» chiese.

«Zara, deve togliersi quell'abito» replicò lui in tono serio.

Incredula, lo fissò, a corto di parole, per l'ennesima volta da quando il suo cammino aveva incrociato quell'impenetrabile individuo.

Poi lo vide sorridere.

«Se non ti sfila quell'abito, così com'è adesso, suderai ti disidraterai...».

«Ah» si lasciò sfuggire, per poi mordendosi le labbra per scacciare quel ridicolo senso di allarme che l'aveva travolta. «Capisco», aggiunse. «Può voltarti dall'altro lato, per piacere?».

«Per quale motivo dovrei?» obiettò lui con finta noncuranza, incominciando a sfilarsi il gilet e la maglia. «Lo stiamo facendo per sopravvivere, no?».

In un primo momento, Zara rimase ipnotizzata da quei movimenti, e quando il suo cervello recepì quell'ultima dichiarazione, fu invasa dalla furia e da un altro sentimento che non le andava di analizzare al momento.

«D'accordo, se non t'importa del pudore, non interessa nemmeno a me!» sbottò.

Mentre il lungo vestito nero cadde a terra e lei rimase solo con la sottoveste, all'improvviso lui le lanciò la maglia e il gilet ai piedi.

«Indossa questi» sostenne divertito. «O vuoi andare nuda in giro?».

Colta di sorpresa, Zara restò muta a fissare quegli abiti.

«Razza di... di... infido serpente!» esclamò tremando l'attimo seguente, rossa in volto. «Mi hai preso in giro!».

Poi gettò a terra il tutto e li colpì come avrebbe voluto colpire lui. All'improvviso, però, la testa prese a girarle...


Alba di Perla [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora