Capitolo quattro (7 di 9)

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Intanto Zara si stropicciò gli occhi stanchi, con il ruggito della tempesta ancora potente nelle orecchie mentre un'agghiacciante sensazione di smarrimento le gravava addosso.

Al tocco della mano del suo salvatore sulla spalla, trasalì e lo guardò con sguardo allarmato.

«Ha paura di me, signora Ascarelli?» chiese lui, sorpreso.

Seppure fosse affascinata da come la luce della torcia gli illuminasse un lato del volto, dimentica persino del grido affranto della tempesta che imperversava all'esterno del loro riparo, Zara si sforzò di stare ancorata al presente.

«N-non lo so» rispose sincera. «Lei... ecco...».

«Dammi del tu» fece gentile, sfiorandole le mani tremanti. «Il mio nome è Harun».

Per tutta risposta, Zara si tormentò le mani rovinate dalla sporcizia e dall'estremo calore affrontato sino a quel momento.

«Quanto tempo è passato,» incominciò esitante «Harun?».

Lui la fissò per un attimo, indecifrabile, poi scostò lo sguardo e lo condusse ancora al soffitto.

«Non molto» ribatté poco dopo. «Quando la tempesta cesserà, usciremo da qui. Per ora è meglio aspettare che smetta».

«Vuoi dire che non possiamo fare nulla?» protestò. «Non è possibile che siamo bloccati qui finché il clima non si calmerà!».

«Porta pazienza». Con un gesto lento si scostò un po' e la fissò dritta negli occhi. «Ora c'è un solo argomento di cui dobbiamo occuparci ed è la nostra sopravvivenza».

Un fremito le percorse tutto il corpo, nonostante la temperatura vigente nella grotta.

«Cosa vuoi dire?».

Harun fece un respiro profondo.

«Voglio essere onesto con te, signora Ascarelli, e ti dirò che non siamo ancora sfuggiti alla morte» le fece presente. «I terroristi di Shahiba potrebbero farsi vivi e mettersi sulle nostre tracce».

«A questo punto, non mi spaventano» ribatté con un sospiro, guardandolo sottecchi.

«Divertente» commentò lui con occhi scintillanti d'ironia. «Posso sapere chi temi ora?».

Zara tossì due volte, cercando di schiarirsi la gola riarsa.

«Dopo quella storia della corsa a piedi nella tempesta, chiunque avrebbe faticato a non darti del pazzo» osservò franca. «Come diamine ti è venuto in mente?».

«Direi che potrei anche essere concorde con te, ché non sei la sola a pensarlo» e rise. Poi tornò serio in volto. «Quando quest'inferno finirà, dovremo raggiungere le coordinate che ho dato a Dunab prima di partire con il signor Zevi» aggiunse. «È l'unico modo che abbiamo per salvare la pelle».

«Quindi devo dedurre che sei davvero a conoscenza del luogo in cui ci troviamo?» chiese diretta.

«Sì, ma è...» incominciò esitante «complicato».

«Complicato?» ripeté aggrottando la fronte.

Lo sguardo di Harun si fece nervoso.

«Per la verità... ci sarà da camminare un bel po' per raggiungere il luogo pattuito», mormorò.

Lei sollevò il mento in segno di sfida.

«Quanto dista?».

Lui scosse il capo.

«Adesso cercherò di distruggere la serratura che ti incatena i polsi» affermò, invece, evitando di risponderle e recuperando il cofanetto con i piccoli attrezzi. «Avrai bisogno di muoverti eretta».

A quella notizia, Zara sollevò le sopracciglia e non mascherò più il suo sgomento.

«Dici sul serio?» esclamò. «Stai scherzando?».

Harun inarcò un sopracciglio.

«In realtà, molti mi hanno detto che non conosco l'ironia» replicò con una luce divertita negli occhi.

A quella risposta, Zara lo fulminò con lo sguardo.

«Posso confermarlo, allora!» lo riprese. «Non sono una grande esperta, ma dopo brevi ricerche, rammento che è impossibile procedere in linea retta per la presenza delle dune, giusto?». 

Alba di Perla [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora